Disoccupazione e mercato del matrimonio

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In Francia la disoccupazione, nel secondo trimestre, ha raggiunto il 10,2%, un dato considerato veramente preoccupante.

Vorrei parlare di questi dati francesi non perché le cifre che riguardano la disoccupazione italiana siano meno allarmanti (noi abbiamo un tasso di disoccupazione al 10,8%), ma per mettere in luce un aspetto che mi ha particolarmente colpito, riportato da Le Monde:

L’ INSEE (Institut Nationale de la statistique et des études économiques) ha pubblicato una statistica relativa alla disoccupazione in Francia di soggetti compresi nella fascia d’età che va dai 30 ai 54 anni: in questa classe di età il tasso di disoccupazione delle persone non sposate è del 13 % per gli uomini e del 12 % per le donne. Valori dunque che superano di molto la media nazionale. Per contro, gli uomini e le donne che vivono in coppia hanno invece un tasso di disoccupazione molto inferiore alla media nazionale, pari al 5 % per gli uomini e al 6 % per le donne. Perché dunque gli sposati, uomini e donne, lavorano più dei singles della stessa età? Come ci si può spiegare un fenomeno del genere?

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Molte sono naturalmente le ragioni, ma la principale indicata dall”INSEE riguarda il livello di istruzione degli uomini e il mercato del matrimonio. Dicono infatti i responsabili dello studio che: “Il diploma conferisce agli uomini un vantaggio nel mercato del matrimonio”.

Con l’espressione “mercato del matrimonio”, nella letteratura psico-sociologica si intende l’incontro della domanda e dell’offerta matrimoniale. In questo particolare “mercato”, le donne più desiderate sono quelle che offrono giovinezza, salute e bellezza fisica (in termini evoluzionistici sinonimi di capacità riproduttiva); queste donne, a loro volta, richiedono all’uomo sicurezza economica, status sociale e cultura (in termini evoluzionistici: mezzi concreti per assicurare la crescita della prole).

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Gli uomini che vivono in coppia dunque, secondo l’Istituto Francese di Statistica, hanno maggiori possibilità di occupazione non tanto a causa del loro stato di famiglia ma perché, avendo un titolo di studio più elevato della media e dunque un reddito e uno status sociale migliore di molti altri coetanei, hanno avuto maggiori probabilità di essere scelti dalle donne, che poi li hanno sposati. Ecco dunque, in primis, perché gli sposati, secondo l’Istituto di statistica francese, sono anche i meno disoccupati. Del resto è esperienza comune, specie fra le coppie meno giovani, che il marito abbia un titolo di studio più elevato della donna e che un uomo di status sociale elevato si sposi con una donna di bell’aspetto ed anche molto più giovane di lui.

Questo però non è l’unico criterio indicato dagli statistici francesi. Gli uomini che hanno dei figli (e che dunque in genere sono sposati), “hanno maggiore motivazione a lavorare, o a cercare un lavoro che soddisfi le proprie esigenze“, mentre gli uomini singles sono più spesso vittime di disagi di vario genere, rispetto agli uomini che vivono in coppia (ad esempio, sappiamo che essi hanno problemi di salute maggiori degli uomini sposati).

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E le donne? Le donne sposate lavorano meno dei loro mariti ma, quando lavorano, hanno tassi di disoccupazione ridotti della metà, rispetto alle coetanee non sposate (6% contro 12%) anche se in genere queste donne svolgono un lavoro part-time (34% le sposate contro il 23% delle singles. Queste ultime sono più attive nel mondo del lavoro, o perché non hanno figli, o perché li hanno e devono dunque mantenerli spesso da sole).

Anche in questa scelta, si vede come le donne sposate contino sul reddito del marito per rinunciare a parte del loro stipendio e trascorrere più tempo in famiglia, confermando in qualche misura le regole del mercato del matrimonio.

A questo punto è abbastanza chiaro capire perché, sempre secondo gli stereotipi diffusi sulla vita di coppia, le donne considerate più attraenti dagli uomini non dovrebbero, in genere, essere troppo colte. Che il titolo di studio fosse un tempo un handicap per le donne, rispetto al rapporto di coppia, lo si legge infatti anche nello studio francese: “Tra i 30 e i 44 anni, avere un titolo di studio superiore non è più penalizzante per la vita di coppia, come accadeva alla stessa età nelle generazioni più anziane”.

I più giovani hanno dovuto, necessariamente, adeguarsi ai tempi e modificare i tradizionali desideri maschili circa la partner ideale, dal momento che le loro coetanee ottengono risultati scolastici e titoli di studio più elevati dei loro (anche se poi continuano ad incontrare grandi difficoltà di inserimento lavorativo, anche dal punto di vista qualitativo).

In Italia il tasso di occupazione femminile è oggi al 47,2% rispetto alla media europea del 58,6%.

Dr. Giuliana Proietti

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Immagine:
Pixabay

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