Invidia: un sentimento doloroso e triste

Invidia: un sentimento doloroso e triste

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Invidia: definizione

Malanimo provocato dalla constatazione dell’altrui prosperità, benessere, soddisfazione; uno dei sette vizi capitali, secondo la dottrina cattolica (opposto alla virtù della carità). Secondo S. Natoli (2011) “L’invidia si nutre di tristezza e provoca tristezza e dolore. L’invidia è il tormento dell’impotenza che si consuma in se stessa e desidera costantemente la distruzione di colui che viene invidiato”.

Etimologia

Il termine invidia  deriva dal latino in – avversativo – e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi “gettare il malocchio”.

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Invidia, dal punto di vista psicologico

L’invidia è anzitutto un sentimento doloroso, che si impone spesso contro la propria volontà e del quale è difficile liberarsi attraverso riflessioni di tipo razionale. L’invidia comporta infatti emozioni negative, che sfiorano il rancore, l’odio e l’ostilità.

Perché è la più segreta, fra le emozioni

L’invidia è una tra le emozioni umane meno gradite, sicuramente la meno rivelata e condivisa. Dichiarare di essere invidiosi significa infatti mostrare agli altri di sentirsi inferiori, avere desiderio di danneggiare l’altro, o di godere dei suoi insuccessi, il che non sarebbe  socialmente considerato in modo molto favorevole.

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L’invidia buona

L’invidia buona rappresenta comunque un sentimento doloroso,  ma in questo caso non si provano sentimenti negativi di odio e rancore per l’invidiato, non si cerca di ostacolarlo, o di togliergli ciò che possiede o ha ricevuto in premio.

L’invidia ‘buona’ corrisponde all’emulazione: un desiderio profondo di arrivare allo stesso livello dell’altro, anziché abbandonarsi allo scoramento o alla maldicenza e alla denigrazione dell’altro più fortunato. L’invidia positiva è dunque uno stimolo, una motivazione verso l’automiglioramento: colmando le proprie lacune e valorizzando i propri punti di forza, si cerca di somigliare sempre di più al modello vincente rappresentato dall’altro.

Nella cultura americana questi comportamenti di emulazione, di invidia positiva, sono perfettamente accettati e vi è anzi una incitazione esplicita ad identificarsi con il vincitore. Ciò non accade nelle culture latine, dove invece chi è più bravo o ha più fortuna mette in evidenza l’altrui insufficienza e l’altrui sfortuna, generando malumori, complessi di inferiorità e desideri di rivalsa.

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L’invidia cattiva

L’invidia ‘cattiva’ è infatti quella che non prevede e non auspica null’altro che il male, la sfortuna e la definitiva sconfitta dell’odiato rivale.

Invidia e Gelosia

Si tratta di due emozioni simili in quanto entrambe spiacevoli, dolorose e ostili verso qualcuno. Esse portano la persona a rimuginare ossessivamente su alcuni temi, che portano inevitabilmente a una diminuzione dell’autostima.

Per il resto, queste due emozioni sono diverse: la gelosia è causata dalla paura di perdere qualcuno o qualcosa, a cui si è attaccati affettivamente, a causa di un’altra persona che vorrebbe appropriarsene, mentre l’invidia è un risentimento causato dal fatto che qualcuno possiede qualcosa che l’invidioso non possiede, ma desidera. (Perché lui si e io no?).

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L’invidia sui Social

Uno studio dell’Università Humbolt di Berlino ha osservato quanto si sentano frustrati oltre un terzo degli utenti di Facebook dopo aver trascorso del tempo sul social network. Infatti, guardando qua e là nei vari profili si scoprono  informazioni sulla felicità degli “amici” (specialmente le foto delle vacanze e del tempo libero), che alimentano l’invidia di chi guarda.

Questo è tanto vero che le persone, quando vogliono mostrare su Facebook un loro successo, una cosa bella che hanno comprato o fatto, tendono ad abbellirla,  aumentando la cupidigia dei propri followers. Un meccanismo che i ricercatori hanno chiamato “spirale dell’invidia”.

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Invidia e Cristianesimo

L’invidia è considerata un vizio dalla tradizione cristiana ed è uno dei sette peccati capitali definiti da Tommaso d’Aquino. In questo contesto, il termine designa in particolare la cupidigia o l’emozione vissuta da colui che desidera intensamente possedere la proprietà degli altri.

L’invidia del pene

Freud teorizzò l’ ‘invidia del pene’ da parte delle bambine, le quali a suo parere si sentivano danneggiate dalla mancanza dell’organo sessuale maschile e per questo sviluppavano nei suoi confronti una forte invidia. Questa invidia sarebbe per il fondatore della psicoanalisi addirittura al centro dello sviluppo della psicologia femminile, per quanto riguarda la formazione del carattere e lo sviluppo psico-sessuale.

Oggi questa teoria è superata, perché fin troppo ‘fallocentrica’: le contestazioni hanno iniziato ad arrivare negli anni settanta, da parte delle femministe ed oggi nessuno prenderebbe realmente sul serio questo postulato freudiano.

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Come superare l’invidia

La cosa più importante è evitare il continuo confronto tra sé e gli altri, in particolare quando questoconfronto porta le persone a sentirsi sminuite, frustrate, perdenti: un vero e proprio attacco all’autostima. L’invidia può essere utile solo in quanto ci fa capire quali siano i nostri desideri e ci spinge a realizzare le condizioni per soddisfarli.

Occorre però avere la saggezza di comprendere che non tutto può essere raggiunto nella vita e che contentarsi di ciò che si ha, a volte, può essere la carta vincente non solo per sbarazzarsi del doloroso sentimento dell’invidia, ma anche per realizzare qualcosa di positivo.

Dr. Walter La Gatta

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Famosa occhiata valutativa (o invidiosa?) di Sophia Loren al décolleté di Jayne Mansfield, in un ristorante di Beverly Hills (Usa) nel 1958.

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Un commento

  1. Sono finita in questo sito perché cercavo qualche parola di conforto visto che sono molti anni che sono vittima di feroci ed assurde calunnie fatte da gente evidentemente invidiosa di me. E nonostante l’evidenza sia sotto gli occhi di tutti, queste dicerie continuano, e le persone pur rendendosi conto della verità preferiscono andare appresso a chi mi denigra, perché evidentemente non vogliono mettersi contro questa gente. Pazzesco ma è così.
    Da parte mia cerco di restare calma, cerco di non dare importanza a questa gente che mi vuole male, di fare finta di niente. Cerco di vivere la mia vita nella maniera più serena che posso, per rendere loro il boccone insipido. Un’altra cosa che mi aiuta tantissimo è la preghiera (sono cristiana e credente), perché non mi permette di macerarmi nell’odio e nella rabbia, quando subisco questi attacchi vigliacchi da questa gente. E’ la protezione più grande che ci possa essere, credetemi.
    Infine cerco di andare avanti per la mia strada, pensando che questi esseri così malvagi che portano tanto dolore nella vita degli altri, non possono essere felici. Chi fa del male agli altri specie senza motivo, è un essere infelice, frustrato. Vendicarsi quindi non serve, visto che la sua punizione la sta già avendo.

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