Freud e la storia sullo sfondo

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La storia dell’Austria al tempo della nascita di Freud

Il Congresso di Parigi si riunì nella capitale francese dal 25 febbraio al 16 aprile 1856 al fine di ristabilire la pace dopo la guerra di Crimea, combattuta vittoriosamente da Turchia, Francia, Regno Unito e Regno di Sardegna contro la Russia.

Questo congresso fu molto importante perché sancì la fine della sanguinosissima guerra di Crimea e permise alle potenze europee di ridisegnare la geografia dell’antico continente. Le potenze interessate erano: Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia, Turchia e Piemonte. La guerra era durata due anni.

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Ufficialmente era iniziata perché Napoleone III di Francia e lo zar Nicola I di Russia si contendevano il possesso dei luoghi santi in Palestina; in realtà c’era in gioco il dominio della regione balcanica che, a causa dello smembramento dell’Impero Ottomano, sembrava alle potenze europee una facile terra di conquista. Ad iniziare le ostilità fu lo zar di Russia Nicola I, che occupò i principati danubiani della Moldavia e della Valacchia (l’odierna Romania) appartenenti all’Impero ottomano e attaccò la flotta turca nel porto di Sinope sul Mar Nero.

I Francesi si allearono allora con gli inglesi per arginare l’espansionismo russo. A Vienna si era perplessi, non senza ragione: se ci si alleava con la Francia e l’Inghilterra si trattava di rompere l’alleanza delle potenze del Nord: Russia, Prussia ed Austria; in più si trattava di rompere l’amicizia fra le famiglie regnanti degli Asburgo e dei Romanov. L’alleanza con la Russia invece non avrebbe consentito l’espansione dell’Austria nella regione balcanica.

L’Austria era allora governata dal giovane Francesco Giuseppe I, che aveva ventisei anni e che, proprio nel 1854, si era sposato con Elisabetta (meglio conosciuta come Sissi), figlia del duca Max della Baviera e di Ludovica di Wittelsbach, sorella dell’arciduchessa d’Austria.

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L’Arciduchessa Sofia, la madre dell’Imperatore Francesco Giuseppe, era la persona che in realtà era seduta al telaio delle politiche internazionali dell’Austria e fu lei che vide nella chance della ‘neutralità’ la possibilità di poter essere, a guerra finita, arbitra della situazione.

All’alleanza franco-inglese si aggiunse un anno dopo anche il piccolo stato del Piemonte, guidato da Camillo Cavour. Anche il Piemonte aveva mire espansionistiche, ma sul Lombardo-Veneto, allora occupato dall’Austria. La speranza era quella di sfruttare la guerra di Crimea per contrapporsi al nemico austriaco. Dunque questa scelta della neutralità austriaca deluse moltissimo i piani di Cavour, che però decise comunque di partecipare alla guerra, in modo da potersi poi sedere, accanto alle potenze vincitrici, al tavolo della pace (come infatti fece, a Parigi, in quel 1856).

Lo sbarco in Crimea è del settembre 1854, con un esercito comandato dal francese Saint-Arnaud e dal britannico Lord Raglan. Il 25 aprile 1855 il Gen Alfonso La Marmora partì dal porto di Genova al comando del Corpo di Spedizione italiano per la campagna di Crimea.[2]

La guerra fu dura e sanguinosissima, visto che costò la perdita di circa mezzo milione di uomini.[3]. Nel 1855 la potente piazzaforte russa, Sebastopoli, fu dunque assediata dalle truppe anglo-franco-piemontesi e resistette circa un anno prima di cadere. Il che segnò la fine della guerra e la convocazione del Congresso di Parigi.

La Russia, con Alessandro II che era succeduto a Nicola I, dovette stipulare un armistizio e poi cedere la parte meridionale della Bessarabia, riconoscere i confini ottomani, smilitarizzare il mar Nero e permettere la libera navigazione sul Danubio.

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L’Austria, in un primo momento, sembrò uscirne abbastanza bene: non aveva partecipato alle ostilità, ma aveva avuto il consenso del sovrano turco ad occupare i principati danubiani della Moldavia e della Valacchia fino al termine del conflitto. In realtà questo mancato schieramento bellico ne decretò l’isolamento politico.

La Francia si presentava invece come massima potenza militare europea; salivano inoltre le quotazioni della Prussia, che sembrava poter unificare i popoli di lingua tedesca ed infine, ne usciva a testa alta il piccolo Piemonte che, pur se non aveva conquistato dei territori, poteva sollevare la questione dell’unificazione italiana. [4] Napoleone III era ormai il vero arbitro della politica europea e fu in questa veste che strinse un patto segreto con Cavour (accordi di Plombières, luglio 1858) in cui la Francia si impegnava ad accorrere in soccorso del Piemonte, qualora l’Austria avesse attaccato per prima. E così perse la Lombardia.[5]

Malgrado tutto ciò, fu proprio in quegli anni che l’Impero Asburgico godette di uno sviluppo industriale ed economico senza precedenti. Nel 1857 il giovane imperatore[6] decise di fare di Vienna la moderna capitale di un grande Impero: le antiche mura della città furono demolite per far posto al Ring, vasto viale attorno alla città, ai lati del quale sarebbero stati costruiti, nei decenni successivi, gli splendidi palazzi ed edifici che ancora possiamo ammirare.

L’anno peggiore per l’Austria fu il 1866, in cui perse Venezia e il Veneto, ma soprattutto perse la guerra con la Prussia di Bismarck (battaglia di Sadowa) e il predominio sugli stati tedeschi.

Ma questa è un’altra storia…

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[1] Il trattato di Parigi decise la neutralizzazione del Mar Nero (nel quale non dovevano più circolare navi da guerra russe o turche; i Russi rinunciavano a ogni protettorato sui Balcani; i Turchi si impegnavano a riservare lo stesso trattamento ai cristiani ed ai musulmani; si formava il nuovo Stato indipendente della Romania con le regioni della Moldavia e della Valacchia e con la parte meridio­nale della Bessarabia, ceduta dalla Russia. Si formava lo stato della Serbia. (Nel 1870 però, nel corso del conflitto franco-prussiano, la Russia denunciò il trattato di Parigi e pochi anni dopo, a se­guito di massacri di cristiani operati dai turchi, riprese la guerra tra Russia e Impero Ottomano).
[2] . La spedizione, di 20.000 uomini, giunse a Balaklava nel maggio 1855 e si concluse nel maggio 1856.
[3] Molti di loro non morirono uccisi in battaglia, ma a causa delle ferite riportate in combattimento, che non poterono essere curate. Ben presto giunsero in Gran Bretagna corrispondenze di guerra, che fecero inorridire l’opinione pubblica. Si attivò allora Florence Nightingale che organizzò un corpo di infermiere volontarie, favorendo subito dopo la nascita della Croce Rossa.
[4] Cavour nella seduta alla Camera del 6 Maggio 1856 disse: “Per la prima volta nella nostra storia la questione italiana venne discusa davanti ad un Congresso europeo… Con l’intenzione di arrecare alle sue piaghe qualche rimedio.
[5] Nel 1859 l’Austria fu sconfitta dai Franco-Piemontesi, alleati a seguito del già citato accordo di Plombieres e perse la Lombardia (Armistizio di Villafranca). In cambio di questo ‘favore’, Napoleone III chiese a Cavour Nizza e la Savoia, che da allora divennero francesi. [6] Francesco Giuseppe I, in Italia soprannominato ‘Cecco Peppe’, da cui la parola ‘cecchino’ usata per la prima volta per indicare i soldati austriaci nella prima guerra mondiale.

Dott.ssa Giuliana Proietti

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Bibliografia consultata:
Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Procacci, Storia degli Italiani, Sansoni

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