Lo schema corporeo e l’immagine corporea

Lo schema corporeo e l’immagine corporea

Una intervista sulla Timidezza

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In quali discipline si usa il concetto di “schema corporeo”?

Lo schema corporeo è un concetto utilizzato in diverse discipline, tra cui psicologia, neuroscienze, filosofia, medicina dello sport e robotica.

Come può essere definito?

Il termine “schema corporeo” definisce una rappresentazione mentale della posizione e dell’estensione del proprio corpo nello spazio e nell’organizzazione gerarchica dei singoli segmenti corporei, finalizzata principalmente all’organizzazione dell’azione nello spazio. Può anche essere definito, ma impropriamente,  “immagine corporea”, oppure “modello posturale del corpo” (Head).

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Ci sono differenze fra schema corporeo e immagine corporea?

Si. L’ “immagine corporea” indica la rappresentazione consapevole, di come il nostro corpo ci apparirebbe visto dall’esterno. Potrebbe essere dunque definita come “ciò che penso gli altri vedano di me”. L’immagine corporea è un’immagine vissuta, dinamica, che cresce e si trasforma durante la vita di una persona. In alcuni soggetti (ad esempio quelli con disturbi alimentari), l’immagine corporea può essere tuttavia completamente distorta.

Lo “schema corporeo” è caratterizzato invece da uno scarso grado di consapevolezza da parte del soggetto. Esso non dipende solamente dalle proprie sensazioni e percezioni, ma è una vera e propria ‘costruzione’ che il soggetto fa di se stesso, attraverso la rappresentazione che ha del proprio corpo. Si parte sicuramente da sensazioni tattili, visive, o cenestesiche, per arrivare alla componente sociale, ovvero al confronto fra la propria immagine corporea e le immagini corporee e degli altri.

Quando comincia a formarsi l’immagine corporea?

L’immagine corporea comincia a formarsi durante la primissima infanzia e si costruisce sulla base delle esperienze percettive proprie e dei corpi altrui, vissuti dal soggetto nei diversi rapporti interpersonali. Una certa stabilità dell’immagine corporea si ottiene al termine dell’adolescenza.

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Esiste una immagine corporea idealizzata?

Si. Essa è legata ai valori sociali e culturali dell’ambiente in cui si vive. Durante l’adolescenza è abbastanza probabile che il vissuto della propria immagine corporea sia sentito come insoddisfacente e sia spesso in contrasto con quella immagine ideale, così apprezzata dal proprio gruppo sociale di appartenenza.

In genere l’immagine idealizzata, per quanto importante punto di riferimento, non dovrebbe mai diventare prevalente sulla propria immagine corporea personale, ma può accadere, specie in adolescenza che vi sia un rifiuto della immagine di sé costruita fino a quel momento in favore di una ricerca di identificazione con modelli idealizzati, che può spingere verso comportamenti patologici come ad esempio i disturbi dell’alimentazione.

Dove può essere localizzato lo schema corporeo nel cervello?

Può essere localizzato nella corteccia parietale destra, precisamente nelle aree 5, 7, 39 e 40 di Broadman. E’ presente già nel bambino, nel momento dell’assunzione delle prime esperienze percettive del proprio corpo.


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Lo schema corporeo rimane sempre uguale a se stesso?

No, esso viene aggiornato durante il movimento del corpo, in modo non consapevole. Questa rappresentazione riguarda la lunghezza degli arti, la loro disposizione, la forma della superficie del corpo, la forma e le dimensioni degli eventuali strumenti utilizzati. Lo schema corporeo si autocostruisce e si autodistrugge attraverso continue differenziazioni ed integrazioni, pur con la tendenza all’unificazione delle parti del corpo in un’unità, rappresentata dall’immagine corporea.

Quali autori importanti si sono occupati dello schema corporeo?

  • Lo psicologo William James (1890)  sosteneva che: «ogniqualvolta due persone si incontrano ci sono in realtà sei persone presenti. Per ogni uomo ce n’è uno per come egli stesso si crede, uno per come lo vede l’altro  ed uno infine per come egli è realmente». 
  • I due neurologi britannici Henry Head e Gordon Morgan Holmes ne parlarono allinizio del Novecento.  Il concetto fu dapprima definito “schema posturale” per descrivere la rappresentazione spaziale disordinata dei pazienti in seguito al danneggiamento del lobo parietale del cervello. Oggi per  “Schema corporeo” intendiamo i “modelli organizzati di noi stessi”.
  • Lo psicologo Paul Schilder sosteneva che lo schema corporeo fosse il modo in cui il corpo appare a noi stessi. Esso si forma a partire da stimoli somatosensoriali, vestibolari e visivi, ma anche attravero l’integrazione di queste sensazioni con i vissuti esistenziali ed emotivi del singolo soggetto. In Immagine di sé e schema corporeo, 1935-1950, scrive:”Con l’espressione ‘immagine del corpo umano’ intendiamo il quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, vale a dire il modo in cui il corpo appare a noi stessi. Noi riceviamo delle sensazioni, vediamo parti della superficie del nostro corpo, abbiamo impressioni tattili, termiche, dolorose, sensazioni indicanti le deformazioni del muscolo provenienti dalla muscolatura e dalle guaine muscolari, sensazioni provenienti dalle innervazioni muscolari e sensazioni di origine viscerale. Ma al di là di tutto questo vi è l’esperienza immediata dell’esistenza di un’unità corporea che, se è vero che viene percepita, è d’altra parte qualcosa di più di una percezione: noi la definiamo schema del nostro corpo o schema corporeo, oppure, seguendo la concezione di Head che sottolinea l’importanza della conoscenza della posizione del corpo, modello posturale del corpo. Lo schema corporeo è l’immagine tridimensionale che ciascuno ha di sé stesso: possiamo anche definirlo ‘immagine corporea’. Questo termine indica che non si tratta semplicemente di una sensazione o di un’immagine mentale: ma che il corpo assume un certo aspetto anche in relazione a se stesso; esso implica inoltre che l’immagine non è semplicemente percezione, sebbene ci giunga attraverso i sensi, ma comporta schemi e rappresentazioni mentali, pur non essendo semplicemente una rappresentazione”.

    Secondo Schilder insomma non agiamo semplicemente come un apparato percettivo, ma vi è sempre una personalità che ‘sente’ la percezione.

  • Maurice Merleau-Ponty filosofo francese, esponente di primo piano della fenomenologia francese del Novecento,  sostiene che la persona è fatta da un corpo e lo schema corporeo non è altro che il suo modo di esprimere che “il mio corpo è al mondo”: l’essere umano è consapevole di possedere degli organi e ne conosce le rispettive posizioni e orientamenti.

  • I ricercatori Ajuriaguerra e Wallon ritengono che la strutturazione dello schema corporeo attraversi tre fasi nello sviluppo del bambino: corpo vissuto (3-36 mesi), corpo percepito (3-6 anni), corpo rappresentato (6-14 anni). Oltre ad essere il risultato di sensazioni e percezioni, esso va considerato anche una costruzione che il soggetto si fa attraverso la rappresentazione che ha del proprio corpo (sia per le componenti libidiche teorizzate da Freud, sia per le componenti sociali, quali ad esempio i processi di identificazione e di imitazione.

Quali sono i disturbi somatognosici specifici e quali ne sono le cause?

Essi sono il disorientamento destra-sinistra, la prosopoagnosialarto fantasma e l’anosoagnosia. Fra le cause si riscontrano carenza di afferenze (ad esempio, nelle paralisi cerebrali), deficit di elaborazione delle informazioni o deficit motori.

Cosa è il disorientamento destra-sinistra?

E’ l’incapacità di distinguere la destra dalla sinistra, dopo gli 8 anni.

Cosa è la sindrome dell’arto fantasma?

La sindrome dell’arto fantasma è la sensazione anomala di persistenza di un arto, anche dopo la sua amputazione,  o dopo che questo sia diventato insensibile: il soggetto affetto da questa patologia ne avverte la posizione e accusa perfino sensazioni di dolore nell’arto, oppure la sensazione di movimenti, come se questo fosse ancora presente. Si tratta di una sensazione normale e che non rientra in nessun tipo di problema psichico.

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Che cosa è l’anosoagnosia?

L’anosognosia (o nosoagnosia) è un disturbo neuropsicologico che consiste nell’incapacità del paziente di riconoscere e riferire di avere un deficit neurologico o neuropsicologico.

Cosa è la prosopagnosia?

La prosopagnosia (o prosopoagnosia) è un deficit percettivo acquisito o congenito del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne vengono colpiti di riconoscere i tratti di insieme dei volti delle persone; può presentarsi in forma pura o associata ad agnosia visiva, ed è causata soprattutto da lesione bilaterale (o, più di rado, unilaterale destra) alla giunzione temporo-occipitale (giro fusiforme).

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