Nevrosi e Psicosi | Freud 1924

Nevrosi e Psicosi – Freud 1924

Parlando di nevrosi e psicosi, la prima cosa da notare è che Sigmund Freud si occupò sicuramente più delle prime che delle seconde.

Questo accadde soprattutto per due differenti ragioni: la prima è che Freud era un libero professionista, che serviva la ricca borghesia viennese e non un medico ospedaliero. Dunque, alla sua osservazione arrivavano sicuramente più soggetti nevrotici che psicotici.  La seconda ragione è che Freud riteneva impossibile curare uno psicotico con la psicoanalisi, perché riteneva impossibile generare con questi soggetti un transfert positivo.

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L’articolo Nevrosi e psicosi fu scritto da Freud nel 1923, mentre nel 1924 uscì “La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi”. Freud si era in realtà già occupato di psicosi molti anni prima, ne 1910, analizzando il caso del Presidente Schreber, presidente della Corte di Appello di Dresda, che aveva pubblicato un libro di memorie.

Il pensiero di Freud sulla nevrosi e la psicosi può essere sintetizzato come segue:

    • nevrosi e psicosi sono diverse;
    • la nevrosi è caratterizzata dal conflitto tra l’Io e l’Es: essa si costituiva attraverso il meccanismo della rimozione delle pulsioni più arcaiche dell’Es, ad opera dell’Io e a tutela della realtà esterna.
    • la psicosi è il risultato analogo di un disturbo simile, ma che riguarda la relazione tra l’Io e il mondo esterno: la realtà esterna viene negata o sottovalutata, il che rende possibile alle forze dell’Es invadere il territorio della percezione-coscienza, frantumando le fragili difese dell’Io.
    • La nevrosi non rinnega la realtà: semplicemente non si interessa ad essa; la psicosi invece rinnega la realtà e cerca di rimpiazzarla con la realtà interna.

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Quanto alla sintomatologia,

  • nella nevrosi i sintomi sono caratterizzati dal “ritorno del rimosso” in forma compromissoria, dimostrando un fallimento nella rimozione;
  • nella psicosi si producono deliri e allucinazioni, nel tentativo di ricostruire un ordine, in risposta alla perdita della realtà data dallo strapotere dell’Es.  Ciò accade perché l’Io sente che alcuni desideri sono stati vanificati dalla realtà, per cui la realtà gli diventa intollerabile.

Prima o poi sia le nevrosi, sia le psicosi, rappresentano un ritiro dalla realtà esterna verso un mondo creato dal soggetto: il ritiro libidico dalla realtà esterna è ciò che Freud definisce “la perdita della realtà”. 

Se, nelle nevrosi, il soggetto ricorre alla fantasia per sostituire la realtà (ad esempio le fantasie infantili attorno a cui si costruiscono le basi della nevrosi adulta), nelle psicosi il soggetto sostituisce la realtà esterna con la sua versione della realtà interna.

Se la nevrosi evita un pezzo di realtà che le è intollerabile; la psicosi rimodella completamente la realtà in una forma accettabile per l’Es. Le allucinazioni, ad esempio, aiutano l’Es a evocare immagini mentali che corrispondono ai desideri della realtà interna, mentre ripudiano quelle della realtà esterna.

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Nella psicosi, inoltre, non vi è consapevolezza del mancato riconoscimento della realtà esterna. Per evitare la perdita di contatto con la realtà esterna, l’Io può dunque scegliere la via della scissione, o della frammentazione. Questa è la ragione che porta poi il paziente ad esprimere comportamenti stravaganti, incoerenti, folli o perversi.

Psicolinea

Né la fantasia nevrotica, né le allucinazioni psicotiche riescono a sostituirsi alla realtà. La conclusione di Freud è quindi che sia nella nevrosi che nella psicosi non si debba esaminare solo la perdita della realtà ,ma anche ciò che, in questi pazienti, sostituisce la realtà.

Inoltre, né in una nevrosi, né in una psicosi la realtà esterna può essere elusa nella sua interezza: la realtà respinta minaccia sempre di ritornare nella coscienza del soggetto, e questo induce ansia.

Dr. Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

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