Sabina Spielrein: l’anima di Jung

Sabina Spielrein: l’anima di Jung


Nessuna cenere, nessun carbone può bruciare con una tale luminosità
come un amore segreto
di cui nessuno deve sapere.
Sabina Spielrein, dal suo diario, il 22 febbraio 1912

Sabina Spielrein era una dottoressa russa, la prima a laurearsi in medicina con una tesi psicoanalitica sulla schizofrenia. Freud e Jung, grazie a lei, trovarono ispirazione per alcune delle loro idee più importanti: ciò nonostante di lei ci rimangono pochissime e sfocate immagini, non conosciamo l’esatta data della morte ed abbiamo pochi testi su cui studiarla, perché il suo nome e il suo lavoro, come quello di molte psicoanaliste della prima ora, ben presto venne dimenticato.

La conosciamo oggi solo per una ragione, la sua travagliata relazione clandestina con Carl Gustav Jung, scoperta negli anni settanta, per un caso fortuito.

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Primi anni di vita

Sabina Spielrein nacque a Rostov-sul-Don, in Russia, il 7 novembre 1885, da una ricca famiglia ebrea. Suo padre, Naphtul Arkadjevitch Spielrein, era un uomo d’affari di successo e sua madre, Emilia (Eva) Marcovna Lujublinskaja, era una dentista, anche se non esercitava. Suo nonno e bisnonno materni erano entrambi rabbini. I genitori erano severi e a volte violenti, ma ponevano una forte enfasi sull’istruzione di Sabina,  che parlava correntemente russo, tedesco, francese e inglese.

Sabina, che aveva tre fratelli e una sorella, frequentò un liceo femminile, pur avendo diversi problemi di comportamento (che oggi forse definiremmo border-line) a partire dai 14 anni, dopo la morte della sorella Emilia.

La ragazza infatti aveva una fissazione sulle feci, che cercava di trattenere in tutti i modi, e problemi di masturbazione compulsiva; soffriva inoltre di «pavor nocturnus», di allucinazioni, accessi di riso, urla e pianto e, infine, di depressione.

Ai tempi Sabina ricevette una diagnosi di ‘isteria psicotica’ e fu per questo ricoverata nella clinica psichiatrica di Zurigo, il Burghölzli, per quasi un anno (dal 17 agosto 1904 al 1 giugno 1905).

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Sabina Spielrein, Carl Jung e Sigmund Freud

Sabina, allora diciannovenne, fu accompagnata alla Clinica psichiatrica del Burghölzli, a Zurigo, da suo zio e da un ufficiale medico di polizia, alle ore 22.30 del 17 agosto 1904. La ricca ragazza ebreo-russa si trovava in Svizzera per un soggiorno di relax, che però non era riuscito ad alleviare il suo stato d’animo inquieto.  Aveva fatto una scenata terribile – presumibilmente non la prima – presso l’hotel di lusso in cui si trovava e i suoi parenti avevano rinunciato ad occuparsi di lei.

I registri ospedalieri annotano che la paziente rideva e piangeva in modo stranamente misto e compulsivo. Aveva numerosi tic; ruotava la testa a scatti, sporgeva la lingua, agitava le gambe… Non sopportava le persone o il rumore. L’anamnesi fu raccolta dal giovane Dr. Carl Gustav Jung,  che la descrisse come “voluttuosa”, con “un’espressione seria e sognante”.

Sabina, durante il periodo del ricovero, fu sottoposta da Jung alla tecnica delle associazioni verbali: con questa tecnica venivano proposte al paziente una serie di parole casuali e il paziente doveva rispondere con la prima cosa che gli veniva in mente. Jung notò che le menzioni del padre provocavano in Sabina “smorfie e gesti di orrore”.

Lavorando con Sabina, Jung scoprì che la famiglia della Spielrein era davvero problematica. La madre aveva “la strana abitudine di comprare tutto ciò che vedeva” e per questo aveva chiesto dei prestiti ai parenti e inoltre aveva la costante preoccupazione che il marito avesse potuto scoprire questa sua debolezza.

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Il padre della ragazza era un personaggio violento, che tiranneggiava tutta la famiglia. Sabina confidò a Jung che il padre la picchiava “sulle natiche nude” in una “stanza speciale” lontana dalla famiglia e questo le produceva una strana eccitazione sessuale.

Sabina fu, quasi sicuramente,  il motivo per cui Jung si mise in contatto con Sigmund Freud. Nel 1906, infatti, Jung scrisse una lettera al famoso psicoanalista di Vienna per chiedere consigli su un caso impegnativo che coinvolgeva una giovane donna russa.

“Burghölzli-Zurigo, 23 ottobre 1906

Stimatissimo professore,

mi permetto di spedirLe, con la stessa posta, un nuovo plico a parte che contiene altre ricerche in tema di psicoanalisi… Devo abreagire su di Lei un’esperienza recente, a rischio di annoiarLa. Sto applicando attualmente il Suo metodo alla cura di un’isteria. E’ un caso difficile: una studentessa russa ventenne, ammalata da sei anni. Primo trauma: verso il terzo-quarto anno di vita. La bimba vede il padre che percuote sul sedere nudo il fratello maggiore. Forte impressione. In seguito è costretta a pensare di aver defecato sulla mano del padre. Dal quarto al settimo anno continui tentativi di defecare sui propri piedi, compiuti nel modo seguente: si siede per terra tenendo un piede ripiegato sotto il corpo, preme il calcagno contro l’ano e cerca di defecare e, al tempo stesso, di impedire la defecazione. In questo modo frena più volte l’evacuazione anche per due intere settimane! Non so come sia arrivata a questa storia stranissima; si trattava, così pare, di un fatto di carattere assolutamente pulsionale, accompagnato da una deliziosa sensazione di orrore. In seguito questo fenomeno è stato sostituito da una masturbazione intensa. Le sarei estremamente grato se volesse comunicarmi in poche parole la Sua opinione su questa storia.
Con stima deferente
Suo devotissimo
C. G. Jung”

Il resto, come si suol dire, è storia. Jung e Freud divennero presto amici e confidenti intellettuali, mentre Sabina, anche grazie alle cure di Jung, guarì, e nel mese di giugno 1905 si iscrisse alla Facoltà di medicina dell’Università di Zurigo.

Nel tempo intanto, la relazione terapeutica e professionale con Jung era diventata amore: iniziò infatti fra loro una relazione intensa, che sarebbe durata sette anni.

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Relazione con Jung

Jung si giustificò dicendo che aveva voluto continuare a seguire Sabina anche fuori dalla clinica “perché temeva ricadute”, ma in realtà si era lasciato coinvolgere completamente da questa storia d’amore e si era spinto al di là di quanto avrebbe dovuto.

Dalle lettere di Jung emerge che i due amanti si incontravano spesso nell’appartamento di Sabina, “in modo da essere meno inibiti” o facevano giri in barca “in modo da poter essere soli”. Nel 1908, quando Sabina andò in Russia per  trascorrervi l’estate, Jung le scrisse “Mi rendo conto di quanto sono attaccato a te, più di quanto avessi mai pensato.”

Il rapporto fra Jung e la Spielrein andò nettamente in crisi quando Sabina cominciò pressantemente a chiedere un figlio a Jung che invece, essendo sposato, non voleva darglielo, per non rischiare lo scandalo.

Lo scandalo tuttavia emerse ugualmente, in quanto la madre di Sabina un giorno si vide recapitare una lettera (forse scritta in forma anonima dalla moglie di Jung) in cui le si suggeriva di prestare più attenzione ai comportamenti della figlia.

La madre della Spielrein scrisse dunque allo psicoanalista svizzero, chiedendogli di non “rovinare” la ragazza che lui stesso aveva salvato.

La risposta di Jung fu sorprendentemente insensibile:

“Deve capire che un uomo e una ragazza non possono continuare indefinitamente ad avere rapporti amichevoli l’uno con l’altro senza la probabilità che qualcosa di più possa accadere nella relazione”.

Jung aggiunse anche che, fino ad allora, i loro incontri erano stati amichevoli. Se la madre di Sabina pretendeva che la loro relazione rimanesse strettamente professionale, allora avrebbe dovuto riprendere a pagarlo:

“La mia tariffa è di 10 franchi per consultazione”.

Nonostante l’intervento della madre, Spielrein e Jung tornarono presto in contatto. “Ci siamo entrambi amati di nuovo con fervore”, racconta lei nel suo diario.

A questo punto Jung chiese aiuto a Freud come maestro, collega e ‘padre’.

“ Burghölzli-Zurigo, 7 marzo 1909

Caro Professore,
il suo telegramma odierno mi ha provocato non poca agitazione.
…attualmente sono terribilmente perseguitato da un complesso: una paziente che anni fa ho strappato con estrema dedizione a una gravissima nevrosi ha deluso la mia fiducia e la mia amicizia nel modo più offensivo che si possa immaginare. Mi ha provocato uno scandalo unicamente perché ho rinunciato al piacere di darle un figlio. Mi sono sempre comportato come un gentiluomo con lei, ma non mi sento limpido di fronte alla mia coscienza un po’ troppo sensibile, e questo mi fa soffrire più di ogni altra cosa, perché le mie intenzioni sono sempre state oneste… Queste esperienze dolorose eppure quanto mai salutari hanno scatenato l’inferno in me…

Suo devotissimo
Jung”

Freud rispose due giorni dopo, consolando Jung, fra l’altro, con queste parole :

“ Essere calunniato e rimanere scottati dall’amore con cui operiamo, sono questi i pericoli del nostro lavoro, a causa dei quali però non abbandoneremo certo la professione…”

Freud mostra dunque di comprendere Jung, che è ancora il suo allievo prediletto, e lo conforta, mostrando una forte solidarietà maschile, che tende a giustificare l’accaduto.

Secondo lo storico e psicoanalista Peter Loewenberg  la relazione fra Jung e Sabina mise a repentaglio la posizione di Jung  al Burghölzli e determinò le sue dimissioni dall’Università di Zurigo.

In una lettera del 4 giugno 1909, Jung tenta ancora di giustificarsi agli occhi del Maestro:

“… Sapevo per esperienza che sarebbe ricaduta subito se le avessi rifiutato la mia assistenza, il rapporto s’è trascinato per anni, e io ho finito col ritenermi quasi moralmente impegnato a concederle anche il seguito la mia amicizia, fino al momento in cui vidi che questo metteva in moto una rotella imprevista, e perciò alla fine ho troncato. Essa aveva naturalmente programmato di sedurmi, cosa che io consideravo inopportuna. Ora sta maturando la sua vendetta. Recentemente ha sparso la voce che entro poco tempo divorzierò da mia moglie e sposerò una certa studentessa, cosa che ha suscitato una certa agitazione presso alcuni miei colleghi. Non so cosa abbia in mente ora: niente di buono a quanto presumo. Penso che voglia abusare di Lei coinvolgendoLa in un tentativo di mediazione….
Suo Jung”

La Spielrein non accettava il ruolo della tentatrice che Jung le attribuiva e, a sua volta, scrisse a Freud per difendersi. Freud si scusò per essere arrivato troppo in fretta alle sue conclusioni, e disse a Jung che Sabina era “molto brillante. Tutto ciò che dice ha senso”. Freud continuò a corrispondere con lei per anni, anche dopo che lui e Jung avevano cessato ogni contatto.

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Nel 1909, durante il viaggio in piroscafo che portò Jung e Freud in America a tenere un ciclo di conferenze, i due pionieri della psicoanalisi analizzarono l’uno i sogni dell’altro. In questa occasione Freud, a detta di Jung, ebbe un atteggiamento di reticenza su alcuni particolari della sua vita privata che invece sarebbero serviti a Jung per una migliore interpretazione, mentre lui gli aveva apertamente confidato tutti i segreti della sua relazione clandestina con la Spielrein. Questo determinò un primo allontanamento fra Freud e Jung che poi li avrebbe portati a prendere strade diverse.

Negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, Jung formulò le sue teorie psicoanalitiche e definì il concetto di “anima”.

Egli investì l’anima con tutti i tipi di caratteristiche che, scrisse, aveva riconosciuto in “una donna … una paziente, una psicopatica di talento che era diventata una figura vivente nella mia mente”.

Jung così definisce l’anima:

“L’uomo ha sempre portato in se’ l’immagine della donna, non l’immagine di una determinata donna, ma di un determinato tipo di donna. Questa immagine è, in fondo, un insieme ereditario inconscio di origine molto remota, innestato nel sistema organico, un “archetipo”, sintesi di tutte le esperienze ancestrali intorno all’animo femminile” 

Molto probabilmente l’anima di Jung non è l’immagine di un determinato tipo di donna, ma è quella di una determinata donna: Sabina Spielrein.

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Carriera e vita successiva

Nel 1911 la Spielrein si laureò con una tesi su un caso di schizofrenia: Uber den psychologischen Inhalt eines Falles von Schizophrenie (Dementia praecox), “Il contenuto psicologico di un caso di schizofrenia” , che fu pubblicato lo stesso anno sullo Jahrbuch, la rivista ufficiale di psicoanalisi. Sempre nel 1911 la Spielrein e Jung troncarono la relazione (pur continuando la corrispondenza con Jung, che durò fino al 1919) e Sabina si trasferì a Vienna, dove divenne membro della Società psicoanalitica.

Tra Jung e la Spielrein ci fu anche una forte rivalità professionale. Quando Jung lesse la tesi universitaria sulla schizofrenia della Spielrein disse:

“Sono sorpreso dall’abbondanza di pensieri eccellenti, che anticipano varie mie idee personali. Ma è positivo che gli altri vedano le cose come le vedo io”.

Nel 1912, per dimenticare Jung, Sabina sposò un medico russo di nome Pavel Scheftel ed ebbe subito una figlia, Renate (nel 1924 avrà un’altra figlia, Eva).

Dieci anni più tardi la coppia tornò in Russia, per stabilirsi a Rostov sul Don. Nella sua città natale, la Spielrein fondò un Ospedale psichiatrico per bambini (l’Asilo Bianco). L’istituto era fondato su principi molto moderni per l’epoca: si cercava di far crescere i bambini in piena libertà. Tre anni più tardi l’istituto venne chiuso dalle autorità sovietiche, perché accusato di praticare principi educativi contrari alla dottrina del partito.

Nel 1924 Stalin dichiarò la psicoanalisi fuori legge, ma Sabina continuò, illegalmente, a praticarla in privato. In questo periodo di ‘purghe’ staliniane morirono sia i fratelli che il marito della Spielrein (1938).

Nel 1941 Rostov sul Don fu occupata dall’esercito Tedesco. La psicoanalista non credeva fino in fondo alla crudeltà nazista e per questo si rifiutò di fuggire dalla sua città. Con molti altri ebrei e con le sue due figlie (28 e 18 anni), fu invece portata in una sinagoga e uccisa dai nazisti nell’agosto del 1942. Non si conosce la data precisa della sua morte.

Da allora, non si è più parlato di lei fino agli anni settanta quando, con grande sorpresa degli studiosi di psicoanalisi, nell’archivio di Édouard Claparède, sito negli scantinati dell’Istituto di Psicologia di Ginevra, sono stati trovati alcuni quaderni e delle lettere in cui Jung chiedeva a Freud di essere aiutato ad uscire dalla relazione extraconiugale che aveva stabilito con la sua ex paziente Sabina. Freud, nelle sue risposte, formulò la tesi del controtransfert.

In quel periodo la Spielrein esisteva solo per quattro note a pié di pagina presenti nelle opere di Sigmund Freud.

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Contributi della Spielrein alla psicologia

Attraverso la sua relazione con Jung, Sabina Spielrein influenzò direttamente lo  sviluppo della psicoanalisi, nonché sullo sviluppo delle idee e delle tecniche di Jung. Fu, inoltre, la prima persona a introdurre l’idea dell’ istinto di morte, un concetto che Freud avrebbe successivamente adottato come parte della sua stessa teoria. Oltre ad aver diffuso la psicoanalisi in Russia, la Spielrein influenzò anche altri pensatori dell’epoca, tra cui Jean Piaget e Melanie Klein.

Scrisse trenta articoli psicoanalitici in francese e in tedesco e affrontò il tema della paura del sesso nello psicotico, collegandola alla paura di disintegrazione del paziente: la paura di perdere se stessi, di dissolversi in un’altra persona amata. Per questo, secondo la Spielrein gli schizofrenici sostituiscono la realtà con le loro fantasie. Anche nei suoi lavori successivi la Spielrein tornò più volte su questo tema del perdere se stessi.

Ma comunque cadde nell’oblio.

In Al di là del Principio del Piacere Freud citò la Spielrein (lo fece una sola volta in tutta la sua opera) spiegando che “Nel suo ricco e intenso lavoro, che sfortunatamente non mi è del tutto chiaro” Sabina Spielrein aveva anticipato una considerevole parte delle sue meditazioni ed aveva anche notato una componente sadica della pulsione sessuale come una “pulsione distruttiva”.

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Trasposizioni artistiche

Sabina Spielrein è recentemente diventata oggetto di libri, film e opere teatrali, tra cui:

  • Una simmetria segreta: Sabina Spielrein tra Freud e Jung, un libro del 1982 di Aldo Carotenuto
  • A Most Dangerous Method, un libro del 1993 di John Kerr
  • Sabina, opera teatrale del 1998 di Snoo Wilson
  • Ich hieß Sabina Spielrein (Mi chiamavo Sabina Spielrein), un documentario realizzato nel 2002
  • Roberto Faenza ha realizzato una pellicola di successo, Prendimi l’anima, nel 2002
  • The Talking Cure, opera teatrale scritta nel 2003 da Christopher Hampton
  • Sabina Spielrein: Forgotten Pioneer of Psychoanalysis, pubblicato nel 2003 che include estratti del diario di Sabina e lettere scambiate con Jung
  • A Dangerous Method, film del 2011 con Keira Knightley nei panni della Spielrein

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Rif. Bibl.

“Lettere tra Freud e Jung”, 1974, Edizione Boringhieri
“ Diario di una segreta simmetria “, Aldo Carotenuto, 1980, Astrolabio-Ubaldini
Jung Love: Sabina Spielrein, a forgotten pioneer of psychoanalysis, The Telegraph

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