Psicoterapia, modelli medici e modelli educativi

Ho trovato in Rete un interessante articolo di una collega americana, Art Frenz, che lancia delle interessanti provocazioni sulla psicoterapia.

La domanda che la psicologa si pone è la seguente: siamo sicuri che aiutare una persona a stare meglio, con gli altri e con sé stessa, sia qualcosa che appartiene alla sfera del “curare” e non dell’ “educare”? Vi riassumo l’articolo, in modo da stimolare le vostre riflessioni (e magari anche i vostri commenti).

Per troppi decenni, la psicoterapia è stata concettualizzata, condotta e gestita all’interno del modello medico. A parte le poche eccezioni che riguardano le gravi malattie mentali, la psicoterapia andrebbe invece meglio concettualizzata all’interno di un modello educativo. Il modello medico infatti prevede che vi sia necessariamente una patologia, che deve essere diagnosticata e curata. (C’è insomma qualcosa di sbagliato, che non va, che non è normale, che deve essere risolto…)

Nel DSM, il manuale diagnostico e statistico degli psichiatri c’è, ad esempio, la diagnosi di schizofrenia: indubbiamente questa condizione va considerata come una malattia, che richiede cure mediche.

Ma le ragioni più comuni per cui le persone iniziano una psicoterapia spesso non sono concettualizzabili all’interno del modello medico. Lo stress e l’ansia, ad esempio, sono davvero malattie che giustificano un trattamento medico? O sono problemi della vita che possono essere limitati, se si impara meglio ad affrontarli e a gestirli?

Per molte persone, ancora oggi, rivolgersi ad un terapeuta è come un segno di debolezza o di fallimento. Ci si colpevolizza con frasi come: “Dovrei essere in grado di gestirmi da solo/a”. Cambiare dunque il paradigma e utilizzare un modello educativo, anziché un modello medico, significherebbe lavorare soprattutto sull’apprendimento.

Il modello educativo non si basa su pazienti, malattie, cure: parte invece dall’assunto che una persona desideri imparare qualcosa da un’altra persona, che ha qualcosa da insegnare. Nessuno pensa che andare a scuola sia un segno di debolezza o una debolezza mentale: lo vediamo anzi come un modo intelligente per acquisire conoscenze e competenze, che ci aiuteranno ad affrontare meglio la vita. Non potrebbe essere la stessa cosa – dice la Frenz – per la psicoterapia?

La psicoterapia dovrebbe servire ad apprendere un modo più adeguato di valutare le esperienze e di fare le cose, anche modificando pensieri ed atteggiamenti fino ad allora utilizzati. Il terapeuta è colui che fornisce comprensione, incoraggiamento, sfide personali, direzioni e raccomandazioni per affrontare meglio i problemi psicologici ed emotivi dell’esistenza: tutto questo è davvero “medicina”?

A mio parere la collega ha ragione: la psicoterapia non è sicuramente “medicina”… Però, a dire il vero, a me non pare neanche semplice “educazione”: mi sembrerebbe riduttivo nei confronti della psicoterapia! Se un professore infatti può limitarsi ad andare alla lavagna e a “spiegare”, ad esempio, i concetti di un teorema matematico, lo psicologo non deve spiegare nulla: piuttosto deve ascoltare attentamente, calarsi nei panni del suo paziente-cliente, cercare di cogliere il suo punto di vista, per aiutare la persona a riflettere sui suoi punti di forza e sulle sue vulnerabilità ed intraprendere la strada della crescita personale, fino a che non trovi un maggiore equilibrio. Mi sembra un lavoro sicuramente diverso da quello del medico, ma ancora più diverso da quello dell’insegnante… Voi che ne dite?

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Fonte:

Psychological Fitness: Psychotherapy does not fit with medical model of health care StarGazette

Immagine:

Wikimedia

I Social

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *