Training autogeno come tecnica di rilassamento

1. COSA SIGNIFICA TRAINING AUTOGENO

Il Training Autogeno (che, per comodità, possiamo abbreviare in T.A.) significa, letteralmente ‘allenamento auto generato’. Cosa sia un allenamento lo sappiamo tutti : è l’apprendimento graduale di esercizi sistematici e ripetuti, che in questo caso riguardano sia l’aspetto somatico (o fisico) sia quello psichico. Cosa significa invece ‘auto generato’ ? Significa, come dice la parola stessa (dal greco autos= da sé, genos = che si genera ) che questo tipo di allenamento ha la caratteristica di generarsi da sé, senza dover essere diretto da altri, come ad esempio avviene nell’ipnosi, in cui gli individui che svolgono l’esercizio hanno un ruolo prevalentemente passivo.

(Naturalmente parliamo qui della tecnica autogena una volta che essa sia stata completamente appresa in via teorica, sotto la guida di un esperto, e dopo un conseguente allenamento di almeno 6-12 mesi)

2. JOHANNES HEINRICH SCHULTZ: L’INVENTORE DEL T.A.

Il Training Autogeno è una tecnica ancora attualissima, e, come una bella signora, non dimostra la sua età; in realtà, come del resto anche la psicoanalisi, è stata elaborata già all’inizio del 1900, precisamente tra il 1908 e il 1912, da Johannes H. Schultz, nato nel 1884 a Gottingen, nella Bassa Sassonia, e morto nel 1970 a Berlino.

Schultz conosceva perfettamente il funzionamento del corpo umano in quanto medico internista, ma fu presto attratto dalla ancor giovane scienza psicologica e psichiatrica. Si interessò dapprima di ipnosi medica, che in quegli anni si praticava con grande entusiasmo, e fu allievo dell’ipnotista Oskar Vogtpartecipò in seguito al movimento psicoanalitico di Freud e si sottopose ad analisi per tre anni), e infine si dedicò esclusivamente allo studio e alla diffusione del suo metodo, il Training Autogeno.

La pubblicazione dell’opera fondamentale di Schultz risale al 1932. Si pensi che, durante la seconda guerra mondiale, molti furono i prigionieri dei campi di concentramento che usarono le tecniche di Schultz per fronteggiare meglio le privazioni. Dalla Germania, patria del creatore del metodo, in poco più di 50 anni, il Training ha conquistato tutti i paesi del mondo, penetrando in tutte le culture.

3. IL METODO

Schultz, nel descrivere la tecnica terapeutica da lui ideata, così espone il principio del metodo:

< < … consiste nel determinare, per mezzo di particolari esercizi fisiologico-razionali, una deconnessione globale dell’organismo che, in analogia con le metodologie eteroipnotiche, permette di raggiungere le realizzazioni proprie degli stati suggestivi >>.

Due infatti sono i concetti di fondo su cui si basa il T.A :

1. La psiche agisce sul corpo. Un’immagine o un pensiero, espressi in formule verbali interne, inducono modificazioni somatiche reali e quantificabili.

2. Lasciar accadere . L’atteggiamento psichico da assumere è quello della passività, ovvero rappresentarsi mentalmente le formule dell’esercizio, e lasciare che esse agiscano autonomamente. Un atteggiamento attivo della volontà impedirebbe, sin dall’inizio, la corretta realizzazione degli esercizi stessi.

4. COME SI STRUTTURA

Il T.A. si struttura in due serie di sei esercizi :

1. la serie inferiore (o somatica), nella quale la concentrazione mentale è rivolta a particolari sensazioni somatiche;

2. la serie superiore (o psichica), dove ci si concentra su particolari rappresentazioni psichiche.

Gli esercizi superiori sono di tipo più meditativo, e possono essere praticati solo dopo una completa acquisizione degli esercizi inferiori, non prima di almeno un anno di allenamento agli esercizi-standard.

Nel T.A. inferiore, o di base, ogni esercizio si basa sulla ripetizione di una formula particolare che viene rappresentata alla mente in uno stato definito di concentrazione passiva, o di disposizione a recepire. Si producono così dei mutamenti fisiologici che interessano l’organismo nella sua totalità. La prima concentrazione riguarda lo stato di calma; si passa poi agli altri sei esercizi, che sono quelli della pesantezza, del calore, del cuore, del respiro, del plesso solare e della fronte fresca.

5. COME APPRENDERE IL TRAINING AUTOGENO

Le tecniche di questa metodica di distensione concentrativa autogena vanno, per definizione, praticate da soli, ma è sempre consigliabile che esse siano inizialmente apprese da un professionista qualificato, almeno per tre motivi :

1. Per chiarire i dubbi che sempre assalgono i principianti;

2. Per adattare le applicazioni al proprio caso personale;

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3. Per avere lo stimolo a proseguire con costanza

Lo stesso Schultz esortava a non sperimentare il metodo da soli, e sottolineava l’importanza di una visita preventiva. (Prima di iniziare il Training si consiglia infatti di richiedere al proprio medico curante un’attestazione di idoneità, anche se la cosa appare veramente esagerata!).

L’apprendimento del Training in media dura tre mesi, le sedute con l’operatore che insegna il metodo hanno cadenza settimanale. La frequenza degli esercizi da praticare da soli è di due o tre al giorno. (Meglio due ben fatti che tre fatti male!)

Ogni esercizio, all’inizio, dovrebbe durare massimo 1 o 2 minuti, in quanto sforzarsi di mantenere la concentrazione oltre questi limiti sarebbe controproducente. Con l’arricchirsi delle formule il tempo dedicato al Training diverrà sempre maggiore, ma non dovrà comunque superare i 10 minuti totali.

E’ possibile apprendere il Training da libri, cassette, etc.? Per concorde opinione di tutti gli studiosi di T.A., assolutamente no. Nel caso delle cassette, audio o video, si corre il rischio di diventare ‘dipendenti’ da questi oggetti, evitando così di esercitarsi davvero in sé stessi, per cercare di interiorizzare l’esercizio. Il Training Autogeno perderebbe allora il suo significato più intrinseco, cioè l’allenamento a fare da sé, il che consente di acquisire la capacità di autodistendersi in qualsiasi momento o situazione, senza alcuna eterosuggestione.

Se eseguito completamente da soli, senza seguire un corso tenuto da un operatore, l’allenamento autogeno non viene mai rispettato nei modi e nei tempi stabiliti. Nel tentativo di fare meglio e di più, gli autodidatti modificano arbitrariamente la frequenza e la durata degli esercizi, contando su una guarigione o un miglioramento più immediato. E, per l’apprendimento del T.A., questo è dannosissimo. E’ infatti di fondamentale importanza seguire una certa disciplina riguardo ai tempi e alle modalità degli esercizi.

Dr. Walter La Gatta

Immagine:
Pixabay

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