Sarà pure una Freud, ma non è freudiana: Sophie Freud

Sophie Freud, la nipote di Freud

La professoressa (ora in pensione) Sophie Freud, come si può vedere nei links sotto menzionati, è tornata a parlare in pubblico la settimana scorsa, dopo quasi venti anni di silenzio.

Da tempo si conosce il suo pensiero sulla psicoanalisi e, per illustrarlo, si farà qui riferimento a vecchie e nuove interviste sulla sua vita, il suo lavoro, la sua famiglia.

La Freud sostiene anzitutto che molte delle teorie di suo nonno sono ormai ‘antiche’ e ritiene che altri psichiatri, come ad esempio Irving Goffman, abbiano compreso molto più di quanto abbia fatto Sigmund Freud sulla motivazione umana.

Accusa inoltre suo nonno di essere stato un tipo troppo animoso nei confronti di chi lo criticava o la pensava in modo diverso dal suo (persone che solo per questo venivano definite “ignoranti” ).

Freud e Hitler, dice ancora Mrs. Sophie, non erano poi così diversi ed avevano qualcosa in comune: l’ambizione di convincere gli altri che esiste una sola verità, cioè la loro. Ancora oggi, secondo la Freud, gli psicoanalisti non osano criticare le teorie classiche, sebbene la psicoanalisi si sia tenuta in disparte dal resto del mondo scientifico e dalle sue scoperte.

“Se non hai un orgasmo vaginale, non sei una donna matura, e l’orgasmo clitorideo non conta nulla. Cose del genere, compresa l’invidia del pene sono incredibili. Le donne hanno creduto al grande uomo anziché alle esperienze che fanno sul loro corpo” sostiene Mrs. Freud.

Sophie Freud

Non tutta la psicoanalisi è da buttar via, comunque. Per Sophie Freud – ad esempio – è grazie ad essa se si è creato il setting terapeutico in cui lo psicologo si siede ed ascolta quallo che il paziente desidera dirgli. Oggi però ci sono nuovi metodi, nuove cure e la psicoanalisi è stata in parte superata dal fatto che tutte le teorie del nonno sull’inconscio e sulla malattia mentale erano semplicemente sbagliate.

La Freud, professore emerito presso il Simmons College, dice di avere dei dubbi sulla relazione edipica, quanto al transfert, la Freud sostiene che le donne tendono sempre ad innamorarsi del terapeuta, cosa che Freud aveva ‘sanitarizzato’ creando il concetto del transfert. Secondo la Freud non è vero che questo innamoramento finisca con la fine della terapia: poi le donne vanno da un altro terapeuta e si innamorano anche di questo, per dimenticare l’altro.

Quanto all’invidia del pene è lapidaria: ”Oh, it’s such nonsense.

Insomma, secondo la nipote di Sigmund Freud il nonno non avrebbe lasciato nulla di buono all’umanità? ”Non sto dicendo che non abbia avuto delle buone idee… Non lo devo difendere io; ci sono già tante persone che lo difendono, anche se altri lo contestano“. E ancora: ”Sono molto scettica su buona parte della psicoanalisi”; lei stessa non si è mai fatta psicoanalizzare.

Da bambina, a Vienna, andava a trovare il nonno ogni domenica, ma niente coccole o attenzioni: ”Non era il tipo che sprecava le parole“. Soffriva molto per il suo cancro, ricorda la Freud. ”Non era un nonno affettuoso o giocherellone. Non era nella sua cultura.”

Una cosa del nonno però è rimasta a Sophie: la sua precisione. Nonno Sigmund, come lei, viveva con l’orologio in mano. Non si deve sprecare neanche un secondo ed infatti la professoressa teneva sempre un grosso orologio in classe, per insegnare agli allievi a non perdere tempo. Come il nonno inoltre dice di aver sempre lavorato su più progetti contemporaneamente.

Nel 1988 la Freud ha pubblicato un libro ”My Three Mothers and Other Passions,” che racconta del rapporto con sua madre, la sua zia materna e la famosa zia Anna, la più giovane figlia di Sigmund Freud.

Nel 1938 Sophie e la madre Esti furono praticamente allontanate dal clan Freud, a causa dei continui litigi fra i coniugi Martin ed Esti. Le due donne fuggirono a Parigi e poi da qui scapparono in bicicletta. Racconta questa storia Andrea Freud Loewenstein, la figlia di Sophie, nel libro ”The Worry Girl.”

Di questa fuga Sophie Freud dice che: “E’ stata una strana avventura.” Nel Dicembre del 1941 infatti, lei e la madre Esti fuggirono a Casablanca e poi verso l’America. A 18 anni, Sophie si iscrisse a Radcliffe, dove si laureò in psicologia, per poi specializzarsi nei servizi sociali a Simmons e in social welfare presso la Brandeis University.

A 21 anni si aposò con un immigrato tedesco, Paul Loewenstein, anche lui fuggito da un campo di concentramento francese. Dal matrimonio, durato quaranta anni, sono nati tre figli. La coppia ha divorziato nel 1986.

L’ex-marito (morto nel 1992), “era un brav’uomo ed un buon padre” ma la Freud precisa che nessuna delle sue tre madri si era invecchiata accanto ad un uomo: il non avere modelli di riferimento ele ha sicuramente fatto mancare qualche necessaria abilità per far durare il matrimonio fino alla fine.

Nella sua casa la libreria è piena di libri firmati Freud: da quelli del nonno a quelli della zia, ai suoi, a quelli di sua figlia. C’è inoltre una stampa che ritrae uno barbuto Sigmund Freud con le parole ”Id,” ”Ego, ” ed ”Oedipus” scritte sopra e anche un busto di suo nonno su uno scaffale.
Scrive la figlia Andrea, la maggiore dei tre figli di Sophie: “quando mia madre vuole fare un giuramento è solita dire ‘lo giuro sulla barba di mio nonno’ ” (Andrea Loewenstein, vive ora a Brooklyn ed insegna Inglese presso il Medgar Evers College).

Sophie è ancora una donna molto attiva: fa molto sport, gioca benissimo a ping pong, è andata in motorino fino a pochi anni fa e viaggia da sola.

La Freud ha introdotto il femminismo nel campo del lavoro sociale e si è dedicata all’aiuto delle madri non sposate. “Siamo state cresciute con dei solidi valori fra cui quello di aiutare gli altri” dice Dania Jekel, la seconda delle figlie femmine di Sophie.

Fare soldi non era la cosa più importante” dice Jekel, che ora vive a Newton, e dirige la Asperger’s Association of New England, un’associazione per i malati della sindrome di Asperger, che è una forma di autismo.

Il figlio più giovane di Sophie, George, è specializzato in scienze sociali ed insegna presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh.

Una delle relazioni più complesse nella vita di Sophie è stata quella con la zia Anna, la figlia di Sigmund. Finché sua madre Esti fu in vita, Sophie evitò di entrare in contatto con la zia, perché le due cognate non erano mai andate d’accordo. Anni prima, quando Sophie ed Anna Freud vivevano entrambe a Cambridge, non si sono mai incontrate.

Ma poi le tristi vicende familiari hanno lasciato il posto ai legami di sangue. Aveva bisogno di parlare con la zia del padre Martin, del fatto che egli l’aveva praticamente abbandonata al suo destino quando aveva solo 18 anni. Nel 1979-80 Sophie si prese dunque un congedo dal Simmons College, dove lavorava, e se ne andò per un anno in Inghilterra, per frequentare la zia. Le due si sedevano insieme e lavoravano a maglia. “Non era un tipo facile da conquistare” dice Sophie, che amava la zia ma che non era certa di essere ricambiata.

Fonti:
About.com
Boston Globe 1/3/2002
Post Gazette 06-02-2008

Libri:

Sophie Freud – Le mie tre madri, Bompiani Milano 1990
“Living in the Shadow of the Freud Family” (Praeger Publishers)

Dott.ssa Giuliana Proietti

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