Second Life: ricchezza virtuale? No, reale.

Come ben sanno gli appassionati lettori di questo Blog, da sempre seguiamo con grande attenzione quanto accade nella realtà virtuale di Second Life, il gioco on line che permette a tutti di vivere una seconda vita. Non di solo gioco si tratta se, secondo un’inchiesta di Business Week si sono quadruplicati i residenti che, grazie all’inventiva e a un irrilevante investimento economico iniziale, sono arrivati a guadagnare più di cinquemila dollari americani (reali) al mese, lasciando, nella maggior parte dei casi, il lavoro reale. Il funzionamento del gioco è molto semplice: ci si iscrive gratuitamente, si scarica un software (per Windows o Mac e in versione alpha anche per Linux) con cui collegarsi al mondo virtuale, si sceglie un nome e un cognome, si crea il proprio avatar (cioè la rappresentazione grafica) e si può iniziare a girare per questa terra costituita da enormi isole e piena di negozi, ristoranti, attività commerciali, aree per adulti.

Il mondo di Second Life ha un’economia integrata, “studiata – spiegano gli ideatori – per premiare il rischio e l’innovazione”. La moneta di scambio è il Linden Dollar ed esiste un vero e proprio sistema di cambiavalute: per un dollaro americano si ottengono circa 300 Linden Dollars. In una giornata tipo vengono scambiati circa due milioni di dollari statunitensi.

Trovare un lavoro veramente remunerativo in Second Life all’inizio può sembrare un’operazione alquanto complessa. Quando si comincia, infatti, i (pochi) soldi si guadagnano solamente scommettendo nei casino oppure ballando nei locali o, al limite, prostituendosi. Poi, piano piano e soprattutto con le amicizie giuste, ci si può imbattere in lavori più remunerativi come hostess, commessi, organizzatori di eventi o baristi per circa 10 dollari l’ora. Per sfondare, però, c’è bisogno di ben altro: la maggior parte dei paperoni di Second Life, infatti, è costituita da persone che hanno creato un’attività in proprio come stilisti e creatori di vestiti, costruttori di oggetti, consulenti, venditori di appezzamenti di terra. I “paperoni”. Il primo milionario della storia di Second Life è una donna, Anshe Chung (nome virtuale Ailin Graef), conosciuta da tutti come il Rockfeller di Second Life: con un investimento iniziale di soli 9,95 dollari ha acquistato oltre 400 lotti di terra rivendendoli tra i 1.200 e i 1.600 dollari (reali) l’uno. Al secondo posto troviamo Philip Rosedale (in Second Life, Philip Linden), uno dei creatori del gioco, che all’inizio è stato la controparte di Ailin Graef, con cui negoziava la vendita di grandi appezzamenti di terra. Ha guadagnato, insieme alla sua compagnia, oltre 19 milioni di dollari. Non solo venditori e compratori di terra, però. Reuben Steiger, nome in codice Reuben Millionsofus, ha addirittura lanciato una propria azienda virtuale, la Millionsofus. Il suo lavoro è quello di consulente di marketing per grossi clienti. Ogni giorno qualche importante azienda o qualche politico apre un proprio quartier generale in Second Life, per farsi pubblicità. Ebbene, aiutare le aziende a interfacciarsi con questo nuovo mondo sembra essere il lavoro in assoluto più remunerativo: Steiger ha stretto accordi con nomi di primissimo piano come Microsoft, Toyota, Coca-Cola e Warner Bros, per fare alcuni esempi. Solo nel 2007 prevede di guadagnare sei milioni di dollari. Sulla stessa scia anche Sibley Verbeck (nickname Sibley Hartor), fondatore della Electric Sheep Co. che dà lavoro a 55 dipendenti: oltre alla consulenza, la sua azienda disegna anche palazzi e avatar per grandi società come Aol-Time Warner, Reuters, Cbs, Sony. Per ogni lavoro la fattura si aggira intorno ai 15mila dollari. Stessa cosa per Alyssa LaRoche (Aimee Weber) che ha iniziato disegnando vestiti e organizzando feste. Con la sua azienda, Aimee Weber Studio, ha creato una marca di abbigliamento, Preen, e viene pagata dalle aziende dai 30mila ai 100mila dollari. Non poteva mancare, lo dicevamo, il settore del divertimento per adulti. Qui troviamo Kevin Alderman (conosciuto in rete col nome di Stroker Serpentine), che ha avuto l’idea, alcuni anni fa, di ricostruire nel mondo virtuale il quartiere a luci rosse di Amsterdam. Ebbene, con un’astuta mossa l’ha rivenduto su eBay per 50mila dollari (non virtuali!).Tratto integralmente da ‘Repubblica’

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