Storia della sessuologia

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Sessuologia: cosa si intende

La sessuologia è una scienza interdisciplinare che si concentra su diversi aspetti del comportamento sessuale e della sessualità umani: lo sviluppo sessuale, le relazioni, i rapporti sessuali, le disfunzioni sessuali, le malattie sessualmente trasmissibili e le patologie, come l’abuso sessuale o la dipendenza sessuale.

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Storia della sessuologia

La storia della sessuologia può essere suddivisa in tre periodi, Prescientifico, Prescientifico sessuologico e Scientifico :

a. Periodo prescientifico

Comprende i numerosi secoli che precedettero la rivoluzione galileiana, quando il pensiero magico prevaleva su quello sperimentale. Non è possibile tuttavia parlare di scritti sessuologici veri e propri, relativamente a questo periodo, ma di spunti o riflessioni sulla sessualità, della quale i medici evidenziavano soprattutto gli aspetti legati alla riproduzione, alla contraccezione, alle disfunzioni sessuali ecc. ed i filosofi quelli relativi al piacere e all’amore.

Fra i numerosi esempi di questi scritti possiamo ricordare gli studi di Ippocrate (460-377 AC) sul funzionamento del corpo umano, di Platone (428/427 a.C. –  348/347 a.C), che mise in discussione i benefici del piacere sessuale e distinse il sesso procreativo dal sesso non procreativo, il libro del poeta romano Ovidio, (43 a. C. – 17 d. C.) che nella sua Arte di amare, offrì un trattato sull’amore e la seduzione e il dotto indiano Mallanga Vatsayana (IV secolo) che scrisse il “Kama Sutra”, il manuale per eccellenza sulla vita amorosa e sessuale.

Le teorie di Platone sulla sessualità contribuirono a plasmare l’approccio cristiano alla sessualità che ebbe inizio con l’Epistola di San Paolo ai Romani e che successivamente fu elaborato nelle opere di Sant’Agostino (354-430) e Tommaso d’Aquino (1225-1274).


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Nel Medio Evo tuttavia furono soprattutto gli studiosi islamici ed ebrei a continuare la tradizione scientifica e medica greca, preservando ed estendendo la conoscenza sessuologica presente nell’antichità. Tra essi, possiamo citare Ar-Razi (Rhases), Ibn Sina (Avicenna), Ibn Ruschd (Averroes), Maimonides ed altri meno conosciuti. Avicenna, in particolare, diffuse in Europa l’idea di Aristotele sull’inferiorità del potere generativo femminile in relazione al maschio, che fu adottata per la prima volta da S. Alberto Magno (1206-1280) e poi ulteriormente elaborata dal suo discepolo San Tommaso d’Aquino nel XIII secolo. Il Medioevo ha visto la comparsa di altre due opere significative sulla sessualità umana: il manuale cinese sul sesso intitolato Sunu Jing (“Classico della donna immacolata”) e Al-Rawḍ al-‘āṭīr fī nuzhat al-khatīr (“Il giardino profumato riguardante le delizie del cuore “), un manuale d’amore scritto dallo sceicco tunisino al-Nafzāwī, che dedicò uno dei capitoli della sua opera all’amore omosessuale.

Il Rinascimento portò una rivoluzione nel campo dell’anatomia umana, il che permise nuove intuizioni sulla natura e sulle caratteristiche degli organi sessuali umani relativamente al comportamento sessuale. Per la prima volta, alcuni organi sessuali interni furono esaminati visivamente. L’opera dei pionieri dell’anatomia rinascimentale come Leonardo da Vinci, il quale fu forse il primo a rappresentare uno spaccato anatomico del rapporto sessuale, pur riproponendo le incomplete conoscenze dell’epoca, fu in seguito ripresa e promossa da altri studiosi europei, che fecero importanti scoperte riguardo agli organi sessuali umani.

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b. Periodo pre-scientifico sessuologico

Va dagli anni della rivoluzione galileiana all’inizio del 1900 e presenta una ricca produzione di scritti medici e scientifici. Ne ricordiamo i più importanti:

Nel 1642 il medico J.B. Sinibaldus pubblicò il testo “Genanthropoeia” che trattava di anatomia sessuale e stimolazione erotica. Tra gli anatomisti ricordiamo Gabriele Falloppio (1523 circa – 1562) botanico, anatomista, chirurgo e naturalista italiano scoprì le tube di Falloppio, nell’apparato riproduttivo femminile, Reinier de Graaf  (1641-1673) che scoprì i follicoli ovarici (noti come follicoli di Graaf), Caspar Berthelsen Bartholin (Bartholinus, 1585-1629) e William Cowper (1731-1800) che scoprirono, rispettivamente, le ghiandole di Bartolino (nell’apparato genitale femminile) e le ghiandole di Cowper (nell’apparato genitale maschile), Anton van Leeuwenhoek , che vide al microscopio, per la prima volta, una cellula di sperma umano (1677).

Nel 1735 il botanico svedese Karl von Linné (Linneo) introdusse il suo “methodus sexualis” ovvero un sistema di classificazione nel quale le piante venivano elencate secondo il carattere e il numero delle loro strutture riproduttive. Il sistema (ora obsoleto) impressionò molto gli studiosi del tempo, ma fu attaccato dai moralisti perché ritenuto osceno (Dio non poteva aver pensato alla natura nei termini descritti dal botanico!).

Nel 1760 il medico di Losanna Samuel Tissot, con il suo libro “Onanismo” parlò dei problemi della masturbazione, creando non poco allarmismo sull’argomento, visto che assimilò masturbazione e devianza. Queste teorie furono credute per almeno 150 anni.
Nel 1762 Jean-Jacques Rousseau, nel libro “Émile” chiese che i bambini e gli adolescenti fossero preservati dalla sessualità, in modo da rimanere il più a lungo possibile nella loro naturale innocenza.

Nel 1782 l’inglese Mary Wollstonecraft, pubblicò il libro “Vindication of the Rights of Woman“, per richiedere la parità dei sessi nella vita sociale e familiare.
Il medico John Hunter (1728-1793) parlò invece per la prima volta di terapia sessuale nel capitolo ‘Sull’impotenza ‘ nel libro “Treatise of the Venereal Disease”.

Il XIX secolo rappresentò un periodo importante nello sviluppo della sessuologia e fu segnato da numerose scoperte e innovazioni significative. Nel 1827, ad esempio, Karl Ernst von Baer  scoprì la cellula-uovo dei mammiferi. Nel 1839 fu scoperto il processo di vulcanizzazione della gomma, consentendo la produzione di massa di preservativi. Nel 1844 il medico russo Heinrich Kaan pubblicò Psychopathia Sexualis (da non confondere con la Psychopathia Sexualis di Krafft-Ebing pubblicata nel 1886), che postulava una connessione tra il comportamento sessuale e le malattie della mente: questo autore usò termini come “perversione”e “degenerazione” in riferimento al sesso non-procreativo.

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Richard, Freiherr (barone) von Krafft-Ebing, è spesso considerato il fondatore della sessuologia moderna. La sua famosa opera Psychopathia Sexualis (1886) forniva una dettagliata classificazione psichiatrica e analisi dei disturbi sessuali, basandosi su 238 casi clinici. Nei suoi tentativi di tassonomizzare i tipi di attività sessuale, Krafft-Ebing coniò termini ancora oggi utilizzati, come masochismo, sadismo e feticismo. L’esperienza di conoscere personalmente molti individui omosessuali lo portò alla conclusione che la maggior parte di questi soggetti erano fisicamente, mentalmente e moralmente sani e che l’omosessualità non era il risultato di una malattia mentale. Krafft-Ebing credeva che le perversioni dell’istinto sessuale avessero una base genetica.

Nel 1837 venne pubblicato a Parigi il primo studio approfondito sulla prostituzione, di A. J. P. Parent- Duchatelet, “De la prostitution de la ville de Paris”. Nel 1865 nella città di Brno (Repubblica Ceca) il religioso Gregor Mendel scoprì le sue famose leggi della ereditarietà.

La seconda metà del secolo vide una proliferazione di opere sull’omosessualità, a cominciare dal lavoro dell’avvocato tedesco Karl-Heinrich Ulrichs, il quale descrisse l’omosessualità maschile come la naturale espressione di una “anima femminile in un corpo maschile” e chiamò il fenomeno uranismo. I termini omosessualità ed eterosessualità furono coniati poco dopo (1869) dalla scrittrice ungherese Karoly Maria Kertbeny, la quale, come Ulrichs, si batté per la depenalizzazione dell’omosessualità inviando un pamphlet anonimo al Ministro della Giustizia prussiano.

Nel 1872 il medico e antropologo italiano Paolo Mantegazza pubblicò un libro in tre volumi sulle questioni sessuali, dal titolo “Trilogia dell’ amore” (Igiene, Fisiologia e Antropologia dell’Amore). Nel 1896 lo studioso inglese Havelock Ellis pubblicò i suoi “Studies in the Psychology of Sex” (ultimo volume nel 1928). I suoi libri vennero censurati e pubblicati nella traduzione in lingua tedesca.


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Il maggiore contributo alla sessuologia del tempo fu però quello di Sigmund Freud. Dedicato allo studio della sessualità è il libro Tre Saggi sulla Sessualità pubblicato nel 1905. La sua teoria della sessualità era basata sull’idea che la pulsione sessuale fosse la prima fonte di energia motivazionale negli esseri umani e che la sua repressione portasse alla nevrosi ed alla perversione.  La teoria dello sviluppo psicosessuale di Freud, che è rimasta influente nel corso di tutto il XX secolo, sosteneva che il desiderio sessuale subisse un processo di “maturazione”, nelle fasi orale, anale, fallica,  fino al raggiungimento della “genitalità” matura.

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c. Periodo scientifico sessuologico

Il termine “sessuologia” (Sexualwissenschaft ) nacque ad opera di un dermatologo-venereologo tedesco, Iwan Bloch, il quale introdusse nell’ambiente scientifico il termine sessuologia e ne definì l’oggetto, affermando che la nuova disciplina doveva dedicarsi allo studio della ‘vita d’amore’ . Nel suo studio Das Sexualleben unserer Zeit in seinen Beziehungen zur modernen Kultur (1907; La vita sessuale del nostro tempo nelle sue relazioni con la civiltà moderna), Bloch propose la fondazione di questa nuova scienza, capace di integrare gli approcci medici, psicologici e culturali sullo studio della sessualità umana.

Un anno dopo Magnus Hirschfeld, un altro scienziato di Berlino, pubblicò la prima rivista di sessuologia, Zeitschrift für Sexualwissenschaft (“Rivista di Sessuologia”). Hirschfeld, che aveva lavorato a indagini statistiche sull’omosessualità e contribuito a fondare la prima organizzazione mondiale per i diritti degli omosessuali nel 1897, aprì il primo istituto per la sessuologia a Berlino nel 1919 (l’istituto fu chiuso dai nazisti nel 1933 e la sua biblioteca fu bruciata pubblicamente), nel 1928 fondò la Lega Mondiale per la Riforma Sessuale, per difendere l’uguaglianza legale e sociale dei sessi e per l’accesso universale all’educazione sessuale e alla contraccezione.

L’importante contributo di Hirschfeld alla ricerca sessuologica fu la sua dottrina sugli intermediari sessuali, che enfatizzò le normali variazioni naturali nella sessualità umana. Introdusse anche il termine “travestito” per distinguere il travestitismo dall’omosessualità.

Tra gli anni venti del secolo scorso e gli anni quaranta e cinquanta, nacque la moderna scienza sessuologica, basata non tanto sul comportamento dei soggetti criminali, studiati fino a quel momento, ma sui comportamenti sessuali delle persone “normali”.

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I primi decenni del XX secolo videro anche la comparsa della etnosessuologia. Questa disciplina era rappresentata dai lavori dell’etnologo viennese Friedrich Salomon Krauss (1859-1938), che pubblicò molto materiale sui comportamenti sessuali, da lui personalmente raccolto nei Balcani. I lavori antropologici che seguirono, come lo studio di Bronisław Malinowski (1884-1942) La vita sessuale dei selvaggi nella Melanesia nordoccidentale (1929) e il lavoro di Margaret Mead (1901-1978) e altri, offrirono ulteriori approfondimenti significativi su varie pratiche sessuali delle società non occidentali.
Katharine Bement Davis (1860-1935) fu la prima studiosa donna di sessualità femminile e scrisse testi riguardanti la masturbazione prima e dopo il matrimonio, l’uso di contraccettivi e vari aspetti del rapporto sessuale.

La moderna ricerca sulla sessualità appare dopo la seconda guerra mondiale, con il lavoro di Alfred C. Kinsey. Kinsey era uno zoologo all’Università dell’Indiana. Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale (1947), questo studioso fondò l’Istituto per la Ricerca Sessuale, dove continuò i suoi studi prevalentemente sociologici sul comportamento sessuale umano. Avendo osservato che molti dei suoi soggetti non si adattavano perfettamente nelle categorie “omosessuale” o “eterosessuale”, Kinsey creò una scala sulla quale gli orientamenti sessuali degli individui avrebbero potuto essere tracciati come valori tra zero (esclusivamente eterosessuali) e sei (esclusivamente omosessuali). Nel 1948 Kinsey e i suoi collaboratori Wardell B. Pomeroy e Clyde E. Martin pubblicarono il loro primo grande studio, Sexual Behavior in the Human Male, cui seguì  nel 1953 Sexual Behavior in the Human Female. Entrambi gli studi erano basati su interviste personali condotte con migliaia di individui provenienti da tutti gli Stati Uniti.

Lo studio della diversità sessuale fu arricchito nel 1953, dal medico Harry Benjamin, un amico di Hirschfeld, il quale introdusse il termine “transessuale”, in modo da distinguere i transessuali dai travestiti. Nel 1966 pubblicò il primo libro sull’argomento, The Transsexual Phenomenon. Sempre nel 1966 i sessuologi americani William H. Masters e Virginia Johnson pubblicarono Human Sexual Response, che delineava un modello dell’eccitazione sessuale basato sulla loro osservazione e monitoraggio fisiologico di centinaia di partecipanti allo studio che si erano impegnati in comportamenti di masturbazione e in rapporti sessuali.

Gli ultimi decenni del XX secolo hanno visto la comparsa di una grande varietà di approcci nello studio del genere e della sessualità: studi femministi, studi culturali, la ricerca sullo sviluppo e la teoria psicoanalitica postmoderna hanno contribuito all’ampliamento della conoscenza su varie forme e aspetti della sessualità.

Va citato in particolare il lavoro di John William Money (1921-2006), ricercatore, pediatra, psico-endocrinologo e co-fondatore della Gender Identity Clinic presso il Johns Hopkins. Money definì l’identità di genere e l’identità di ruolo, basandosi sul lavoro condotto su soggetti omosessuali e transessuali. E’ stato tra i più accesi fautori della nascita della Society for the Scientific Study of Sexuality e della sua rivista scientifica, The Journal of Sex Research.

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Nel 1978 Fred Klein pubblicò The Bisexual Option, uno studio psicologico rivoluzionario sulla bisessualità basato sulla cosiddetta Klein Orientation Grid, un sistema multidimensionale per descrivere un complesso orientamento sessuale che misurava orientamento e identità sessuale, prevedendo anche cambiamenti nel tempo.

Lo studio dell’omosessualità, della bisessualità e del transgenderismo transessuale, compresi sotto il termine ombrello di studi queer, è ormai diventato un campo disciplinare nel mondo accademico.

Helen Singer Kaplan (1929 –  1995) sessuologa,  fondò la prima clinica per disturbi sessuali  in una scuola di medicina. La Kaplan cercò di combinare alcune intuizioni e tecniche della psicoanalisi con metodi comportamentisti.  Studiò la risposta sessuale umana e la definì come un fenomeno costituito da fasi separate, ma interdipendenti: desiderio, eccitazione e orgasmo. I disturbi nella fase del “desiderio” secondo la Kaplan sono i più difficili da trattare, essendo associati a profonde difficoltà psicologiche. I suoi principali discepoli sono considerati Ruth Westheimer e Hans-Werner Gessmann.

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La sessuologia oggi

Oggi la scienza sessuologica ha meglio chiarito l’obiettivo del suo contributo alla comunità scientifica, che è quello di operare in senso preventivo, terapeutico e riabilitativo, allo scopo di realizzare e mantenere la salute sessuale.
Tuttavia bisogna osservare che la complessità dei comportamenti legati alla sessualità ha chiavi di lettura molto diverse (anatomofisiologica, psicologica, sociologica etc.) che costringono il sessuologo alla interdisciplinarità, ovvero al ricorso a diverse fonti di conoscenza; per questo è difficile parlare in un linguaggio univoco di ‘sessuologia‘. Ogni scienza infatti è innanzi tutto un linguaggio con il quale viene espresso un insieme di conoscenze in maniera che esse siano confrontabili, trasmissibili, esaminabili, comunicabili, e dunque ciascuno specialista o studioso del sesso espone le proprie conoscenze secondo criteri di protocollarità che gli sono propri e il suo linguaggio è inevitabilmente legato alla sua scienza. Lo psicologo che parla di impotenza maschile associa tale termine alla rappresentazione mentale di un soggetto sofferente per la compromissione della propria virilità, per l’inadeguatezza del proprio ruolo di uomo, per l’impossibilità di strutturare una relazione sessuale soddisfacente, per la ferita narcisistica con la quale si deve confrontare, per i fantasmi di castrazione etc. Al contrario un andrologo, nel trattare lo stesso tema, lo associa alla mancanza di erezione, ai disturbi circolatori, endocrini, neurologici che possono sostenerla, alla necessità di un esame obiettivo, ai dosaggi ormonali etc.

Qualche professionista in verità subisce il fascino dell’onnipotenza operativa, per cui si convince di poter sostenere nello stesso tempo il ruolo di medico, di psicologo, di sociologo etc. In questo modo si nega la pluridimensionalità di un evento clinico e si assolutizza la propria competenza specialistica accentuando la dicotomia fra organico e psichico, fra scuole endocrinologiche e chirurgiche, comportamentiste e psicoanalitiche. La pratica clinica invece ha di fatto suggerito il lavoro in équipe dove i diversi apporti specialistici vengono coordinati al fine di ottenere una dimensione globale della situazione studiata, salvaguardando la specificità degli interventi.
Lo stesso fenomeno sessuale può e deve essere infatti letto con strumenti e metodi diversi, che lo suddividono in tante conoscenze e linguaggi diversi, anche se complementari, che purtroppo non consentono un’immediata lettura unitaria. Per questo la sessuologia è una scienza complessa e multidisciplinare e trova grandi difficoltà a divenire una vera e propria scienza autonoma.

Dott.ssa Giuliana Proietti

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