Alla scoperta dell’orgasmo femminile

ALLA SCOPERTA DELL’ORGASMO FEMMINILE

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Esiste l’orgasmo femminile?

Sicuramente fino agli anni settanta dello scorso secolo la parola “orgasmo” suscitava un certo imbarazzo se attribuito alle donne: soprattutto era una parola difficile da definire e da spiegare, in quanto l’orgasmo femminile, prima della rivoluzione sessuale, semplicemente non veniva considerato, non esisteva.

Se si parlava di sessualità, desiderio, piacere, si parlava sempre di quello degli uomini. Poi vi furono il femminismo, gli studi sessuologici sulla funzione dell’orgasmo, la riscoperta del clitoride, una maggiore liberalizzazione dei costumi ed infine l’entrata in uso della pillola anticoncezionale. E da qui cambiò veramente tutto: l‘orgasmo femminile cominciò ad esistere ufficialmente e le donne si preoccuparono di raggiungerlo.

Orgasmo femminile: una definizione

L’orgasmo può essere definito un’esplosione di piacere, un momento, più o meno lungo, di trance, di rapimento, di estasi, che si verifica durante l’attività sessuale. Dal punto di vista fisiologico si assiste ad una escalation di contrazioni negli organi genitali, che si susseguono a meno di 1 secondo l’una dall’altra, fino a raggiungere un punto di non ritorno, dopo il quale si prova un intenso piacere, che dura, più o meno, una decina di secondi.

Cosa succede durante un orgasmo?

Quando una donna si eccita, i vasi sanguigni presenti nei suoi genitali si dilatano. Vi è un aumento del flusso sanguigno nel clitoride e nelle pareti vaginali. Questo produce la lubrificazione, che rende la vagina bagnata.  I genitali esterni  (il clitoride, l’apertura vaginale, le piccole e grandi labbra) diventano gonfi, a causa dell’aumento del flusso sanguigno. All’interno del corpo, la parte superiore della vagina si espande.

I battiti cardiaci e la respirazione accelerano, aumenta anche la pressione del sangue. Sono possibili arrossamenti, specialmente sul petto e sul collo, a causa della dilatazione dei vasi sanguigni. Il seno può aumentare di dimensioni fino al 25%.

L’orgasmo è la sensazione, intensa e piacevole, di rilassamento dopo la tensione sessuale che si è via via accumulata nei primi stadi della stimolazione. E’ caratterizzato da contrazioni (a distanza di 0,8 secondi) dei muscoli genitali.

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Cosa succede dopo l’orgasmo?

La maggior parte delle donne non ha bisogno di un periodo di recupero dopo un orgasmo e, dopo appena qualche secondo, può avere un altro orgasmo se è di nuovo stimolata.

Perché non tutte le donne raggiungono l’orgasmo?

Le ragioni possono essere molteplici. Per la maggior parte delle donne tuttavia, i preliminari (accarezzamento delle zone erogene e stimolazione diretta del clitoride) svolgono un ruolo fondamentale per il verificarsi dell’orgasmo.

Orgasmo e qualità della vita

L’orgasmo non è semplicemente un piacere fisico molto intenso, seppure brevissimo, rispetto ad altre esperienze della vita, ma è qualcosa che riesce a trasmettere una sensazione di benessere e di appagamento all’intera persona. Come dimostrano le ricerche, le donne soddisfatte sul piano sessuale avvertono un maggiore benessere anche sul piano psicologico e mostrano una maggiore vitalità rispetto alle donne sessualmente insoddisfatte.

Perché le donne che non provano orgasmo con il partner continuano ad avere una vita sessuale attiva?

E’ provato che molte donne, che non raggiungono l’orgasmo e che non provano piacere durante la stimolazione dei genitali, continuano comunque ad avere una vita sessuale attiva (almeno due rapporti al mese) allo scopo di soddisfare le aspettative del partner. Questo può, nel tempo, generare un senso di rifiuto verso la sessualità.

Orgasmo vaginale e clitorideo: c’è differenza?

Quando si parla di orgasmo femminile, è meglio specificare se ci si riferisce all’orgasmo vaginale o clitorideo. L’esperienza dell’orgasmo vaginale non è dissimile da quello clitorideo, ma è sicuramente più funzionale al rapporto di coppia, in quanto permette di raggiungere insieme (o quasi) il piacere sessuale.

Solo tre donne su dieci tuttavia riescono a raggiungere l’orgasmo vaginale, mentre la maggior parte delle donne prova un orgasmo clitorideo. Le donne che provano un orgasmo clitorideo non dovrebbero pertanto considerarsi “anorgasmiche”.

L’orgasmo clitorideo, nella maggior parte dei casi, è abbastanza facile da raggiungere attraverso la stimolazione diretta del clitoride, con le dita, un sex toy o un rapporto orale. Il partner, specie se è giovane e inesperto, andrebbe guidato dalla donna attraverso suggerimenti, impliciti ed espliciti (a seconda delle preferenze). Molte donne infatti non raggiungono neanche questo tipo di orgasmo, semplicemente perché non vengono stimolate adeguatamente.

L’orgasmo vaginale viene provato da una minoranza di donne, ma viene spesso mitizzato, come se fosse il più naturale e il più frequente tipo di orgasmo femminile, per vari motivi: un po’ perché, a partire dalle teorie di Sigmund Freud, si è ritenuto che esso indicasse la raggiunta maturità femminile e dunque una migliore salute mentale nella donna, un po’ perché, sul piano religioso, è servito a distinguere il sesso utile (rapporto penetrativo) dal sesso inutile (o perverso), cioè quello che non aveva finalità riproduttive.

Oggi questi concetti sono ampiamente superati. Per questa ragione, non provare l’orgasmo vaginale non dovrebbe essere considerato una limitazione enorme, soprattutto perché, come dice ironicamente la sessuologa Helen Kaplan, l’orgasmo femminile in realtà è uno solo ed avviene nel cervello, più che negli organi genitali.


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Quando l’orgasmo non c’è

Circa il 10% delle donne non ha mai provato un orgasmo, né con un partner né durante la masturbazione. Del 90% che rimane, non tutte lo provano in tutte le occasioni e spesso hanno difficoltà nel raggiungerlo.

Questo può dipendere da molti fattori, fra cui: l’ambiente in cui si svolge l’attività sessuale, che può creare ansietà, l’inesperienza del partner, la convinzione di non poter avere orgasmi, che porta la donna a deconcentrarsi mentalmente dalla stimolazione, problematiche di tipo religioso, traumi sessuali infantili, paura di perdere il controllo di sé, paura della gravidanza, paura del giudizio altrui.

Gli orgasmi multipli

L’orgasmo femminile, a differenza di quello maschile, può ripetersi a breve distanza di tempo: la donna infatti è in grado di provare orgasmi multipli, a pochi secondi gli uni dagli altri.

Differenze individuali

Le donne più abili nel gestire le proprie emozioni sono anche più abili nel comunicare le proprie aspettative sessuali ed i loro desideri al/alla partner, così come a lasciarsi andare alle proprie fantasie. Talvolta un’educazione troppo rigida o convinzioni religiose possono portare le donne ad evitare di sperimentare le proprie reazioni corporee e l’autoerotismo ed anche questa mancanza di conoscenza e di esperienza sul proprio corpo può influire notevolmente sul mancato, o ridotto, raggiungimento del piacere.

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L’eiaculazione femminile (squirting)

Le donne in genere non eiaculano, anche se si bagnano con delle sostanze fluide che servono per lubrificare la vagina, facilitando la penetrazione. Vi sono tuttavia alcune ricerche che portano a non escludere che, in alcune donne, non vi sia una semplice lubrificazione, ma l’involontaria emissione di urina durante l’attività sessuale, con la presenza, seppure marginale, di secrezioni di tipo prostatico, dovute alle ghiandole di Skene, considerate le omologhe ancestrali della ghiandola prostatica maschile. Esse sono situate in prossimità del meato urinario.

Una spiegazione non fantascientifica a queste osservazioni potrebbe essere questa: gli uomini e le donne sono geneticamente molto simili nello stadio fetale e le differenze cominciano a mostrarsi nei successivi livelli di sviluppo, già durante la gestazione, producendo dei feti maschi o femmine, i quali conservano alcune caratteristiche dell’altro sesso, anche se non hanno una funzione fisiologica.

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I capezzoli negli uomini sono un esempio di residuo dello stato iniziale di indifferenziazione. Allo stesso modo, in alcune donne potrebbe rimanere un residuo di tessuti prostatici maschili, che potrebbero influenzare la funzione orgasmica, sia nella stimolazione, sia nell’orgasmo.

Il Punto G

Un’altra teoria che risale agli anni cinquanta del secolo scorso riempie ancora pagine e pagine di giornali, in cui scienziati di diverso orientamento dibattono e discutono fra chi vorrebbe questa teoria provata dall’osservazione scientifica e chi la considera semplicemente una bufala: stiamo parlando del punto G.

G sta per Gräfenberg, Ernst Gräfenberg, il medico tedesco che per primo si interessò di orgasmo ed eiaculazione femminile in uno studio pubblicato nel 1950 su The International Journal of Sexology. Il punto G sarebbe un punto particolarmente sensibile della parete anteriore della vagina, stimolando il quale si raggiunge l’orgasmo vaginale.

Nonostante la quasi totalità degli studi condotti in questo ambito abbiano dimostrato l’inesistenza del punto G, esso rimane ancora per molti argomento di discussione, forse perché conferma che l’orgasmo vaginale è possibile, anche se poco frequente, a causa della mancata stimolazione del punto G.

L’eccitazione sessuale

Nella donna a produrre la soddisfazione sessuale non sono tanto le componenti ormonali, quanto gli aspetti psicologici. La particolarità nell’eccitazione sessuale femminile è proprio questa: vi sono delle componenti libidiche non-ormonali nella eccitazione sessuale femminile, che non possono essere attivate con facilità, ad esempio attraverso un farmaco. Ecco perché, nonostante anni di studi, non si è ancora riusciti a trovare una “pillola rosa” che risolva le disfunzioni sessuali femminili.

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Cosa fare in caso di anorgasmia? Rivolgersi all’esperto.

Quando non si riesce a provare l’orgasmo occorre anzitutto sottoporsi ad una visita ginecologica, per verificare eventuali problemi di tipo organico.

Una volta esclusa questa componente, va indagata la sfera psicologica e relazionale. Sono presenti dei traumi infantili? Il tipo di educazione ricevuta era particolarmente rigida e sessuofobo? Che rapporto si ha con l’autoerotismo? Il partner ha una discreta esperienza, o comunque si mostra disponibile a cambiare i suoi metodi di stimolazione, se gli viene detto che sono inefficaci?

Una terapia psicosessuale potrebbe essere utile per indagare su tutti questi aspetti, oltre che per permettere alla donna di apprendere alcuni specifici esercizi perineali e una tecnica di rilassamento, da utilizzare prima e durante il rapporto: del resto, se non ci si riesce a rilassare e si è preda di pensieri invasivi ed interferenti, è difficile trovare la giusta concentrazione per il raggiungimento del piacere.

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Cosa fare da sole

Le tecniche per aiutarsi nel raggiungimento dell’orgasmo clitorideo sono le seguenti:

  • Meditazione e concentrazione sulle sensazioni del corpo
  • Esercitarsi nel tendere i muscoli perineali e nel rilassarli (esercizi di Kegel). Si tratta degli stessi muscoli che si stringono per fermare il flusso di urina a metà. Contrarre (o rilassare) questi muscoli aumenta il flusso sanguigno in tutto il corpo e spesso nell’area genitale
  • Prendersi tutto il tempo che si vuole, in un momento che non si ha da pensare ad altro, ed esercitare la masturbazione
  • Tenere occupato il cervello, durante masturbazione o rapporto sessuale, con fantasie erotiche piacevoli anziché con pensieri negativi o ansiogeni
  • Usare i sex toys

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia

Cosa fare con il partner

  • Parlarne senza pudore
  • Informarsi sugli argomenti sessuali usando testi o articoli scientifici
  • Provare a cambiare posizione
  • Cambiare o allungare il tempo dei preliminari
  • Iniziare una terapia sessuale

Tenere presente che l’assenza di orgasmo spesso dipende da una carenza di desiderio, di interesse, di piacere e di soddisfazione nell’atto sessuale: per molte donne queste carenze sono parte dell’esperienza sessuale generale, e sono tutte inestricabilmente connesse.

Non si può provare piacere con un’altra persona se non si conoscono approfonditamente il proprio corpo e le proprie sensazioni. Allo stesso modo, non si può provare piacere se non ci si rilassa e non ci si dispone psicologicamente a provare sensazioni piacevoli e intense. Questo non è ovviamente possibile se si ha una relazione molto conflittuale.

Il dolore

Molte donne non raggiungono il piacere perché durante il rapporto ciò che provano è soprattutto dolore. Il fenomeno, conosciuto come “dispareunia“, riguarda il 15-20% delle donne in età fertile, fino a raggiungere circa il 40% di quelle in post-menopausa. Le cause possono essere molteplici: epistomia dopo il parto, endometriosi, atrofia vaginale da menopausa, infezioni vaginali, carenza di estrogeni, uso di farmaci antidepressivi o antipsicotici, malattie della pelle, infiammazione della vescica, ecc.

Che fare se si prova dolore durante il rapporto sessuale?

La prima cosa da fare è rendersi pienamente conto che il dolore durante il rapporto sessuale non è normale e dunque va opportunamente curato. Parlarne anzitutto con la ginecologa/o per individuare eventuali cause organiche.  Se il problema persiste, in assenza di cause organiche, va intrapresa la strada della consulenza psico-sessuale.

Dr. Giuliana Proietti

 

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