All’origine di…Naso – Articolo di Giorgio Rifelli

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Il naso è simbolo di perspicacia (avere naso) ma anche dei suoi limiti (non andare oltre il proprio naso) e, se alla sua forma è in buona parte affidata la bellezza del viso, si vuole che la sua misura sia nell’uomo indice di virilità.

Nulla di tutto ciò sembra essere rintracciabile nell’etimo che, anzi, ne ricorda la funzione meno attraente. Il termine naso infatti è di origine indoeuropea e probabilmente deriva dal greco nao (scorro) che lo mette in relazione con nave (in latino nave(m), dal greco nâus ‘nave’, che scorre sulle acque), nausea (lat. nausea(m), dal gr. nausía ‘mal di mare’, turbamento dovuto allo scorrere sulle acque della nave) e derivati quali navigare, naviganti, nauseante, ecc..

Quando non “scorre” il naso ha anche un potere di seduzione. Nelle donne dev’essere piccolo e dritto ed un poco all’insù in maniera da mostrar le narici che sono pur sempre delle cavità. D’Annunzio da grande esteta quale era ne celebrò i contorni (le inquiete alette)[1] e Kraft-Ebing al contrario, pur riconoscendo raro il feticismo del naso, non esita a riportare il caso di un professore trentaquattrenne “al quale venne l’idea di situare gli organi sessuali femminili nelle narici. […]

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Egli abbozza disegni in cui rappresenta teste di donna dal profilo perfettamente greco, ma con narici così dilatate da potervisi immettere il pene”[2]. Non sembra tuttavia che il professore abbia mai attuato questa sorta di coito nasale. Tecnica la cui presenza non è così insolita nella letteratura hard pur essendo descritta non nel senso dei genitali maschili che entrano nel naso, ma viceversa nel senso che è il naso ad entrare nei genitali femminili.

L’essere il naso delle donne luogo di bellezza non sempre le ha favorite: nel medio evo alle adultere veniva tagliato[3] mentre si racconta che nel ‘400 alcune devote di Santa Chiara prima di essere catturate dall’invasore mussulmano

“Per il casto serbar vergineo seno
Si recisero tal parte, e sì deformi
Agli occhi di que’ barbari restaro,
Che quantunque ben tutte furo uccise
Salvar l’intatta lor pura innocenza”[4]

Nell’uomo il naso sembra invece sedurre indirettamente, non per i suoi valori estetici, ma perché essendo protuberante rimanda ad altre protuberanze.

La tradizione di attribuire al bel naso un altrettanto bel… caso risale ai nostri più vecchi antenati; disponiamo infatti di citazioni latine (Nasatus, fortiter mentulatus – Nasutus bene, vel bene mentulatus[5] oppure Noscitur ex naso quanta sit hasta viro[6]) che confermano la vetustà del presunto rapporto fra naso e caso e sappiamo anche di certi disegni di Leonardo che nel rappresentare mostri non esitò a confondere l’anatomia del viso con quella del pube.

Sembra che una mano pudibonda abbia fatto di quei disegni giustizia per non compromettere l’immagine di un artista che si voleva esclusivamente dedito all’ideale di bellezza, ma di essi possediamo la descrizione: “fra tutti i mostri che ritrasse Lionardo Vinci in Milano uno dei quali era bellissimo fanciullo co’l membro in fronte e senza naso […] e l’altro aveva in cima del naso il membro.”[7]

In verità che la dimensione accentuata di questa parte del corpo sia segno di notevoli attributi virili a cui assegnare poteri seduttivi non è stata, come osserva il Pellegrini[8], anatomicamente controllata, anzi le vicende amatorie di Cirano di Bergerac suggeriscono che il naso può rappresentare un tale ingombro da impedire ogni conquista.

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Possiamo con certezza sostenere che non sono state ancora individuate ragioni oggettive per avallare vecchie credenze, ma dobbiamo riconoscere che non è sufficiente per ricondurre il naso alla sola sua anatomia e poiché “dietro ogni sciocchezza popolare si nasconde un briciolo di verità”[9] (Freud 1896) la scienza illuminata e illuministica ha trovato diverse occasioni per riconoscere dignità al naso, ai suoi valori simbolici e alle sue relazioni con il sesso. La fisiognomica ad esempio si è impegnata a correlare le forme del naso con le forme della personalità, la psicanalisi ha rischiato di trovare nel naso l’organo sul quale costruire le sue teorie.

Si deve infatti a Wilhelm Fliess, [10]l’indispensabile amico di Freud degli anni novanta, una ossessiva attenzione per il naso da lui considerato dominante su tutti gli altri organi, rappresentante del sesso maschile per la sua forma e del femminile per le sue cavità ed epistassi, sede di luoghi genitali e regolatore delle periodicità sessuali femminili e maschili.

Fliess, scienziato della mente che a causa della sua passione venne chiamato rinologo, ha avuto per seguaci non solo il primo Freud; trovò infatti ascolto nel mondo sessuologico del tempo in particolare per quanto riguarda l’influenza del naso sulla periodicità sessuale sulle mestruazioni e il parte.

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Non sappiamo quanto oggi sia stata abbandonata la convinzione dell’esistenza di mestruazioni “vicarianti” dovute appunto al naso e rappresentate da periodiche emorragie nasali che venivano rilevate nelle amenorroiche, ma anche negli uomini.

De Napoli, nel suo impegnato trattato su sesso e amore del 1927, annota “Io ho conosciuto un uomo che andava soggetto a vere ricorrenze mensili consistenti in epistassi […] che egli era in grado di prevedere con la stessa precisione con la quale la donna avverte il mestruo, qualche giorno prima. Queste epistassi si verificavano ogni 28 giorni circa.”[11].

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La ricca vascolarizzazione presente nella parte respiratoria della mucosa nasale ha consentito di associare quest’ultima al tessuto erettile penieno e se da un lato favorisce l’epistassi dall’altro è stata l’occasione anatomica con la quale si è giustificata la scientificità degli accostamenti fra naso e sesso.

Quando anche tali accostamenti non sono stati più sostenibili, quasi che dispiacesse perdere il collegamento con la tradizione, si è trovato un altro aggancio neurofisiologico. Negli anni 30 del 900 si considerò la possibilità di stimolare il “Gran Simpatico” agendo sulle sue terminazioni presenti nella mucosa nasale. In Spagna il Dottor Ausèro operava cauterizzando la mucosa, in Italia il Dottor Ricci[12] pensò meglio di sostituire il galvano-cauterio con un apparecchio incruento il Simparoton costituito da stiletti metallici che venivano semplicemente appoggiati su alcuni precisi punti della mucosa (i luoghi genitali di Fliess?). La pratica chiamata simpaticoterapia era una sorta di panacea con la quale si curavano molte cose e senz’altro l’impotenza maschile. Ricordo che ancora negli anni 70 un collega otorino praticava la cauterizzazione della mucosa nasale in soggetti con deficit erettile e se ne dichiarava soddisfatto. Non so quanto i pazienti lo fossero altrettanto.

Escludendo la funzione olfattiva che è altro dal naso come parte del volto, non sembra che attualmente ci siano ragioni per riconoscergli un qualche collegamento neuro-fisiologico con il sesso. In virtù della sua forma sporgente e cava il significato sessuale del naso è un prodotto culturale: nel gioco seduttivo ha la possibilità di rendere un viso bello o brutto, nel linguaggio rimane metafora fallica e nell’elaborazione simbolica si presta a rappresentare il maschile e il femminile.

1.Cit. da Pellegrini Rinaldo Sessuologia Cedam, Padova 1953 p. 319

2. Kraft Ebing (von) R.: Psychopathia sexualis (1887). Ed. Manfredi, Milano 1957 p.324

3. Canosa R.: Sesso e stato. Mazzotta, Milano 1981

4. Anderlini L. F.: L’anatomico in Parnaso. (1765) Nuova Ipsa, Palermo 1988 p.89

5. Blondeau N.: Dictionarium eroticum latino-gallicum. Isidore Liseux, Paris 1885 p.98

6. Pierrugues P.: Glossarium eroticum linguae latinae. Paris, Dondey 1826 p. 337

7. Fumagalli Giuseppina Eros di Leonardo Garzanti, Milano 1952 pp. 132-133

8. Pellegrini Rinaldo Sessuologia Cedam, Padova 1953 p. 319

9. Freud S. cit da Gay P. Freud una vita per i nostri tempi. CDE, Milano 1988 p. 52

10. Fliess W.: Die Bezeiung zwischen Nase und weiblichen Geschlechts-Organen. I ihrer biologischen Bedeutung dargestellt. Vienna 1897

11. De Napoli F. Sesso e amore. Bocca, Torino 1927 p. 232

12. Dr. Ricci: La simpaticoterapia scientifica endonasale col metodo di cura del Dottor Ricci. Opuscolo pubblicitario edito in Roma anni ~1940

Prof. Giorgio Rifelli

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