Altruismo: bravi a predire i comportamenti degli altri

Effetti dell’altruismo

In genere, quando proviamo a capire cosa potremmo fare in determinate circostanze, è difficile che ci prendiamo davvero, ma le cose cambiano quando dobbiamo predire il comportamento di altre persone. Emily Balcetis e David Dunning, gli autori della ricerca, dicono dunque che siamo molto più bravi in psicologia sociale che nell’auto-analisi personale.

Attraverso tre studi, Balcetis e Dunning hanno chiesto a degli studenti di predire come si sarebbero comportati i loro compagni in alcune situazioni: aiutare una persona a sistemare dei pezzi di puzzle in una scatola, donare parte della loro quota di partecipazione allo studio in beneficenza, imbrogliare su un  quiz. I fattori rilevanti della situazione sono stati, rispettivamente: essere soli o in gruppi di due o tre, essere di buon umore o di cattivo umore (indotto tramite video divertenti o noiosi); anonimato. Mentre alcuni degli studenti dovevano semplicemente prevedere cosa avrebbero fatto i loro compagni, altri ragazzi venivano messi nella situazione specifica ed il  loro comportamento veniva registrato. Le previsioni sono state poi confrontate con la realtà.

Risultato: quando si deve predire il comportamento degli altri, si è come degli “psicologi laici” in quanto si tende a prendere in considerazione tutti i fattori situazionali. Per esempio, gli studenti hanno compreso che vi sarebbero state il 27 per cento di probabilità in meno di contribuire a riordinare il puzzle quando si è in gruppo rispetto a quando si è da soli. Nel prevedere il comportamento dei coetanei, gli studenti hanno anticipato questo, affermando che i loro coetanei avrebbero manifestato una propensione all’aiuto degli altri minore del 22 per cento, se presi in gruppo. Nel predire il loro comportamento, tuttavia, non hanno minimamente pensato alla situazione dell’essere da soli o in gruppo.

Stessa cosa per le donazioni e la falsificazione del test. In realtà, gli studenti di cattivo umore hanno dato il 23 per cento di soldi in meno in beneficenza. E gli studenti che potevano agire nell’anonimato hanno imbrogliato di più. Gli studenti nel ruolo di predittori hanno considerato questi effetti situazionali (anche se li hanno sottovalutati) ma quando si è trattato di predire il proprio comportamento hanno detto che avrebbero dato in beneficienza gli stessi soldi, a prescindere dal loro umore e, quanto all’imbrogliare, non hanno preso in considerazione il vantaggio di mantenere l’anonimato.

Un’altra tendenza, presente in tutti gli studi è quella di tendere a sopravvalutare il proprio altruismo (valutato in base alla media di come le persone si comportano nella realtà), ma per stimare l’altruismo degli altri sembra siamo tutti più affidabili. Questo è in sintonia con una montagna di ricerche del passato, che dimostrano come si tenda ad auto-valutarsi in una luce più favorevole rispetto alla realtà.

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La buona notizia, hanno concluso i ricercatori, è che sappiamo comprendere le variabili situazionali per predire le scelte degli altri; la cattiva notizia è che non riusciamo a capire, o a renderci conto, che questa conoscenza deve essere applicata anche alle previsioni sul nostro comportamento.

Dr. Giuliana Proietti

Fonte:

Why we’re better at predicting other people’s behaviour than our own, BPS

Immagine:

Ed Yourdon, Wikimedia

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Un commento

  1. Il fatto è che quando dobbiamo fare previsioni o valutazione su noi stesso cerchiamo comunque sempre un’aura imbellettante da mettersi addosso, ci autoimbrogliamo insomma, spesso sapendo di mentire a noi stessi: per questo quasi sempre gli altri ci conoscono meglio di noi stessi.

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