Anna Frank
Persone e Personaggi

Anna Frank, la ragazza che voleva vivere

Anna Frank, la ragazza che voleva vivere


Milioni di persone hanno letto il suo diario, assistito a diverse rappresentazioni teatrali e cinematografiche, o visitato mostre dedicate alla sua storia. Migliaia di persone fanno la fila davanti alla casa di Amsterdam, dove trascorse 760 giorni nell’alloggio segreto, nascondendosi dalla Gestapo e dai suoi collaboratori olandesi. Ma chi era, in realtà, Anna Frank? Cerchiamo di conoscerla meglio.

Psicolinea 20+anni di attività

Nascita e trasferimento in Olanda

Annelies Marie Frank nacque  il 12 giugno 1929 a Francoforte sul Meno da una benestante famiglia ebrea tedesca assimilata. Dopo l’ascesa di Hitler e l’introduzione delle prime leggi razziali, i suoi genitori Otto Frank ed Edith Hollander decisero di portare Anne e la sorella maggiore Margot nei Paesi Bassi. 

Otto dirigeva la filiale olandese di un’importante azienda, gli affari andavano bene e la famiglia Frank viveva nell’agiatezza. Margot era piuttosto timida, mentre Anna era più estroversa. Dopo soli sette anni di tranquillità, nel 1940 i nazisti invasero l’Olanda ed anche qui iniziò la persecuzione razziale: gli ebrei non potevano muoversi in bicicletta come gli altri olandesi, dovevano esibire sui loro abiti la stella giudaica, non potevano avere un’automobile, non potevano muoversi in tram, non potevano uscire dopo le otto di sera. La famiglia Frank continuò a vivere ad Amsterdam nonostante la crescente minaccia perché i tentativi di emigrare negli Stati Uniti fallirono.

Le deportazioni

La crescente persecuzione continuava a limitare le loro vite. All’inizio del 1942, i nazisti iniziarono a pianificare le deportazioni degli ebrei verso est. A luglio, quando Margot ricevette una chiamata per il trasporto verso la Polonia occupata, la famiglia decise di nascondersi.

I Frank si rifugiarono in un appartamento situato sopra gli uffici della sua ditta. Per accedervi bisognava oltrepassare uno scaffale girevole, contenente alcuni faldoni. Alla famiglia si aggiunsero presto Herman Van Daan, della stessa ditta di Otto, e sua moglie Petronella, il figlio Peter con il gatto nero Mouschi e, in un secondo tempo, il dentista Albert Dussel.

Erano i primi giorni di luglio del 1942 e le due famiglie cominciarono a sperimentare una vita in piena clandestinità, resa possibile grazie all’aiuto delle segretarie degli altri dipendenti della Filiale di Otto e dei loro familiari.

Psicolinea sempre con te
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta  - Tel. 348 3314908

Il Diario e la vita in clandestinità

Anna ricevette il diario a quadretti rossi il giorno del suo tredicesimo compleanno, poco prima di trasferirsi nell’alloggio segreto. Scriveva solo occasionalmente, ma presto il diario divenne il suo compagno inseparabile. Era un luogo in cui poteva esprimere i suoi sentimenti.

Anna annotava nel suo diario tutti i particolari della loro vita, i personaggi, le cose che le accadono, le notizie che hanno della scomparsa delle altre famiglie ebree di loro conoscenza. Il 14 Agosto 1942 Peter venne descritto come ‘uno scioccone che non ha ancora sedici anni, noioso e timido, dalla cui compagnia c’era poco da aspettarsi…” In realtà dopo poco tempo sbocciò tra loro un flirt adolescenziale, che però finì per la delusione di lei. Peter infatti era agli occhi di Anna troppo timido, insicuro, senza scopi da raggiungere, senza una fede. 

La dieta delle due famiglie di rifugiati era basata su cibi a lunga conservazione, su ortaggi, fagioli, cavoli, rarissimi pezzetti di carne e patate. I rapporti familiari invece erano un po’ tesi. Anna non andava d’accordo con la madre, era gelosa delle attenzioni del padre per la sorella, i coniugi Frank sembravano aver completamente dimenticato la loro luna di miele.

C’erano poi tensioni con l’altra famiglia e con l’altro ospite, come è del resto comprensibile dato l’esiguo spazio a loro disposizione, la paura di essere scoperti, la necessità di passare le ore del giorno completamente immobili per non farsi sentire nel sottostante ufficio.

Di tutto questo Anna scriveva nel suo diario, fino al 1 Agosto, poi più niente.

L’irruzione della Gestapo e i campi di concentramento

Dopo l’irruzione della Gestapo i Frank ed i Van Daan furono trasferiti nel campo di Westerbork,in Olanda, per essere poi deportati ad Auschwitz. Le donne furono poi trasferite nel vicino campo di Birkenau ed Otto Frank non rivide mai più la moglie e le figlie. Margot ed Anna furono colpite dalla scabbia e ricoverate in un reparto apposito, seguite dalla mamma Edith che rimase con loro fino al 28 ottobre, quando le due sorelle furono trasferite a Bergen Belsen, vicino Hannover, in Germania.

Leggi anche:  Geronimo, capo spirituale Apache

Questo non era un campo di sterminio, ma era un campo molto affollato e disorganizzato, dove era facile contrarre malattie. Ciò infatti avvenne per le sorelle Frank, che furono colpite dal tifo nel febbraio del 1945. Il loro stato fisico e mentale si deteriorò presto. Un sopravvissuto di Belsen ricordò in seguito le “due figure magre e rasate” che “sembravano uccellini congelati”.

Non sapevano che la madre, Edith, rimasta ad Auschwitz era nel frattempo morta di denutrizione e di dolore il 6 gennaio. A distanza di tre giorni l’una dall’altra, in febbraio morirono anche Margot e Anna. Per un tragico destino questo avvenne solo tre settimane prima della liberazione del campo da parte delle truppe alleate.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

L’unico sopravvissuto

L’unico sopravvissuto fu Otto che, appena liberato, tornò in Olanda, senza più la sua famiglia, né alcuno dei suoi forzati conviventi.

L’ex vicino, Herman Van Daan era stato mandato nella camera a gas, ad Auschwitz, proprio sotto i suoi occhi, la moglie era morta a Buchenwld, proprio nel giorno in cui il campo veniva liberato, il figlio Peter era morto nel campo di Mauthausen; il dottor Albert Dussel era deceduto nel campo di Neuengamme. Una sola cosa era rimasta: il diario di Anna, che fu pubblicato per la prima volta nel 1947.

La censura paterna

Nella versione curata dal padre vennero tolti molti dettagli del flirt con Peter e vennero attenuate le critiche alla madre di Anna e al signor e alla signora Van Pels. Probabilmente Otto decise di fare queste variazioni per rispetto delle vittime. Le ultime pagine sopravvissute del diario di Anna, contenenti commenti critici sul matrimonio dei suoi genitori, furono rese pubbliche solo dopo la morte di Otto, avvenuta decenni dopo.

Così’ scriveva Anna, ad esempio, dei suoi genitori: ”In questo matrimonio non ci sono litigi, né divergenze di opinioni, ma non si può certo parlare di matrimonio ideale. Papà stima la mamma e prova affetto, ma non si tratta di amore, di matrimonio, da come li vedo’…

Un altro caso riguarda parti del diario in cui Anna esprimeva il desiderio di toccare il seno dell’amica e di baciarla. Scrisse anche della sua attrazione per la nudità femminile nell’arte.

Sfruttamento commerciale del Diario

Ben presto si cercò di trasformare il diario in un’opera teatrale e in un film. Otto accettò, perché aveva bisogno di soldi per conservare la casa. L’opera teatrale di Broadway debuttò nel 1955 e il film di Hollywood nel 1959. Nei decenni successivi, la storia di Anna ispirò numerosi autori, ma anche attivisti che si rivolsero all’icona pubblica per sostenere i propri programmi.

Oggi il suo diario è ancora uno dei libri più letti del mondo, tradotto in 55 lingue. (Per ironia della sorte, Anna è oggi la scrittrice più conosciuta al mondo: esattamente quello che, nei suoi sogni di ragazza, avrebbe voluto diventare…)

Dr, Giuliana Proietti

Una Conferenza sulla Paura

YouTube player

Imm: Wikimedia

Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online. In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa. Per appuntamenti: 347 0375949 (anche whatsapp) mail: g.proietti@psicolinea.it Visita anche: www.giulianaproietti.it Pagina Facebook Profilo Facebook Instagram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *