Gli psicopatici meglio descritti al cinema

Gli psicopatici meglio descritti dal cinema

Gli psicopatici meglio descritti dal cinema

Psicolinea

Terapeuti di Psicolinea:
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta  -   Tel. 348 3314908

Uno studio  appena pubblicato nel Journal of Forensic Sciences ha identificato gli psicopatici descritti con maggiore accuratezza dal cinema.

Lo studio ha specificamente escluso film che non erano nati per essere realistici (riguardanti poteri magici, storie di fantasia e così via), ma ha comunque esaminato 126 personaggi presenti nei film dei secoli XX e XXI.

Vale la pena notare che la definizione clinica della psicopatia non è quella che la maggior parte delle persone pensano: non si tratta necessariamente di qualche maniaco armato di coltello, ma piuttosto di qualcuno che ha scarsa empatia, pochi sensi di colpa ed è impulsivo e manipolativo.

Inutile dire che la psicopatia è più comune nelle persone che sono in genere violente, ma non è necessario essere persone violente per essere degli psicopatici.

Dopo aver condotto lo studio, gli autori descrivono quali film secondo loro sono riusciti meglio nel descrivere le caratteristiche dello psicopatico.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

YouTube player

Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tra i più recenti e più realistici personaggi psicopatici idiopatici di maggiore interesse c’è Anton Chigurh nel film dei fratelli Coen del 2007, No Country for Old Men (in italiano Non è un paese per vecchi). Anton Chigurh è un ben progettato e prototipico psicopatico idiopatico / primario.

Ci mancano informazioni riguardo la sua infanzia, ma abbiamo sufficienti argomenti e informazioni dettagliate sul suo comportamento nel film per poter fare una diagnosi di psicopatia attiva, primaria, idiopatica, con incapacità di provare amore, assenza di vergogna o rimorso, mancanza di introspezione psicologica, incapacità di imparare dalle esperienze del passato, atteggiamento cinico, spietatezza, determinazione totale e mancanza di empatia. Egli sembra essere affettivamente invulnerabile e resistente a qualsiasi forma di emozione o di umanità. Avendo letto e studiato il caso del serial killer Richard Kuklinski, Chigurh e Kuklinski hanno diversi tratti in comune. Nel caso di Chigurh, la descrizione è estrema, ma realisticamente potremmo parlare di “un disturbo di personalità antisociale”.

Un altro interessante esempio realistico è Henry (ispirato alla vita reale del serial killer Henry Lee Lucas) (Henry-Portrait of a Serial Killer, in italiano Henry pioggia di sangue 1991). In questo film, l’interessante tema principale è il caos e l’instabilità nella vita dello psicopatico, la mancanza di insight di Henry, la sua importante mancanza di empatia, la sua povertà emotiva e l’incapacità ben descritta di pianificare in anticipo. George Harvey è un altro carattere diverso e interessante trovato in The Lovely Bones (in italiano Amabili resti, 2009. Harvey è più adattato di Chigurh e Henry. Ha una casa, è socialmente competente e sembra ‘l’uomo medio della strada’. Attraverso il film, si apprende che egli è in realtà un parafiliaco organizzato, un SVP (sexually violent predator – predatore sessualmente violento). Qui, il falso sé è bene illustrato.

In termini di ‘successo psicopatico’, Gordon Gekko di Wall Street (1987) è probabilmente uno dei personaggi di fantasia fino ad oggi più interessanti, manipolativi, psicopatici. I caratteri psicopatici manipolativi sempre più spesso compaioni in film e serie. Ancora una volta, osserviamo lo stesso processo, come osservato e spiegato prima, con psicopatici antisociali. Negli ultimi anni, con la crisi economica mondiale e alcuni processi di alto profilo (ad esempio il processo di Bernard Madoff), l’attenzione dei clinici è più focalizzata sugli ‘psicopatici di successo’, chiamati anche psicopatici aziendali di Babiak et al film e serie che presenta personaggi come brokers, commercianti disonesti, avvocati corrotti, e coloro che sono impegnati nello spionaggio aziendale  (per esempio, Mad Men, The Wire) e sono generalmente legati all’economia globale e al business internazionale. Ancora una volta, vediamo un forte parallelismo tra ciò che accade nella nostra società e cosa succede nel film.

Psicolinea for open minded people

Lo studio ha anche una breve sezione su come i film ritraggono i professionisti psicopatici della salute mentale, che erano apparentemente erano più comuni nel cinema degli anni ottanta.

Esso descrive come lo psichiatra Hannibal Lecter sia un ‘clinico straordinariamente astuto’ in grado di diagnosticare i conflitti psicologici dell’ agente Starling, a partire dal suo profumo e dal suo giudizio sulle scarpe e l’abbigliamento di lei, essendo anche invulnerabile.

Gli autori notano seccamente che queste abilità “non si trovano generalmente nella pratica clinica quotidiana”.

Link allo studio nel Journal of Forensic Sciences

Dr. Vaughan Bell

Articolo originale:
The most accurate psychopaths in cinema, Mind Hacks

Traduzione e riproduzione autorizzata, a cura di psicolinea.it

Immagine:
Pxhere

Psicolinea 20+anni di attività

I Social
Breve storia della narcoanalisi

Breve storia della narcoanalisi

Breve storia della narcoanalisi

Psicolinea for open minded people

Il giudice, nel caso del ‘Colorado shooter’ (Lo sparatore del Colorado) James Holmes, ha preso la sconcertante decisione di permettere di utilizzare l” “intervista narcoanalitica” e l'”esame poligrafo” nel tentativo di dimostrare l’incapacità di intendere e di volere.

Sebbene il poligrafo, o ‘macchina della verità’ sia noto per essere poco affidabile ed alcuni Stati negli USA ne consentano ancora l’utilizzo in alcuni processi in tribunale, utilizzarlo in un caso-chiave come questo appare francamente bizzarro.

L’ ‘intervista narcoanalitica’ è così inusuale da lasciare perplesse molte persone, che si domandano se il giudice stesso sia sotto effetto dei narcotici.

L’ ‘intervista narcoanalitica’ è talvolta descritta come l’applicazione di un ‘siero della verità’, ma la pratica è molto più interessante.

È stata chiamata in molti modi: ‘narcoanalisi’, ‘narcosintesi’, ‘intervista all’amytal’ e consiste, come ci si può aspettare, nell’interrogare una persona mentre è sotto l’effetto di una sorta di narcotico.

Psicolinea consulenza online
...E' gratis!

Queste pratiche nacquero nei primi anni novanta del XIX secolo, ancora in tempi pre-psicoanalitici quando Freud usava l’ipnosi per rilassare i pazienti ed aiutarli a parlare di questioni emotivamente difficili.

L’idea che l’essere rilassati permetta di superare la naturale resistenza della mente a formulare pensieri difficili e permetta di accedere all’inconscio, divenne il fondamento del lavoro di Freud. La narcoanalisi è ancora essenzialmente basata su quest’idea.

Ma, naturalmente, il concetto ha dovuto attendere fino alla scoperta dei primi farmaci idonei: i barbiturici.

Lo psichiatra William Bleckwenn scoprì che somministrando barbiturici a pazienti affetti da schizofrenia catatonica determinava un “intervallo di lucidità” in cui i pazienti sembravano in grado di discutere il proprio stato mentale in un modo in precedenza impossibile.

Si possono trovare dei parallelismi nell’uso della ‘narcoanalisi’ fra il caso attuale ed i suoi primissimi utilizzi, mentre nel resto del secolo il concetto si è fuso con l’idea di mettere a punto un “siero della verità”.

Psicolinea Facebook

Questo accadde negli anni Venti, quando il ginecologo Robert House notò che le donne che avevano ricevuto la scopolamina per facilitare il parto sembravano accedere ad uno  ‘stato crepuscolare’ in cui erano più aperte e più loquaci.

House decise di testare questa sostanza sui criminali e la somministrò nelle carceri, interrogando i prigionieri sotto l’effetto della sostanza, allo scopo di ‘determinare la loro innocenza o colpevolezza’. Incoraggiato da alcune confessioni all’inizio, in seguito ritrattate, House sosteneva che questo metodo avrebbe dovuto essere utilizzato di routine nelle indagini della polizia.

Tutto ciò probabilmente sarebbe finito come una curiosità della medicina, se la rivista Time non avesse pubblicato un articolo nel 1923, dal titolo “Il siero della verità”( “The Truth-Compeller”), sulla teoria di House, facendo di lui e del ‘siero della verità’ delle star nazionali.

Questi approcci sono poi stati militarizzati: in primo luogo la ‘narcoanalisi’ fu utilizzata per curare i soldati traumatizzati nella Seconda Guerra Mondiale, e in secondo luogo essa fu utilizzata dalla CIA durante la Guerra Fredda, come metodo di interrogatorio, diventando un elemento centrale del progetto segreto MKUltra .

Essa ha continuato raramente ad essere utilizzata nelle indagini penali negli Stati Uniti, anche se appare in alcune sentenze processuali.

Nel 1985 la Corte Suprema degli Stati Uniti  respinse l’appello di due persone condannate per omicidio poiché ritenevano che i loro interrogatori in narconalisi avessero prodotto prove false circa la loro colpevolezza.

Chiedere aiuto è il primo passo!

YouTube player

Tariffe Psicoterapia

Tuttavia, lo psichiatra che aveva condotto l’interrogatorio non riuscì a convincere uno dei giudici sul fatto che che la ‘narcoanalisi’ fosse un beneficio:

Egli sostenne dapprima che questo metodo avrebbe potuto suscitare una dichiarazione precisa della memoria soggettiva, ma poi ha ritenuto che il soggetto poteva fabbricare dei ricordi. Si rifiutò di accettare che il soggetto potesse rivelare con maggiore sicurezza la verità, se sottoposto a narcoanalisi.

Il concetto sembrò scomparire quando nacquero dei sospetti sul fatto che la  ‘narcoanalisi’ fosse ancora utilizzata dalla CIA. quando il famigerato ‘torture memo‘ del governo Bush giustificava l’uso di “sostanze che alterano la mente”, come parte delle ‘tecniche di interrogatorio’.

Non vi è alcuna prova che la ‘narcoanalisi’ sia realmente di aiuto, in qualsiasi forma o maniera, a dosi moderate o elevate, mentre alcuni dei farmaci possono impedire la memoria o rendere più probabile che la persona si confonda nel ricordare.

Ho il sospetto che il risultato effettivo della bizzarra sentenza sul caso del ‘Colorado shooter’ farà si che gli psichiatri saranno in grado di dare un semplice farmaco ansiolitico ad un soggetto potenzialmente psicotico, senza modificare l’esito della prova.

Sarebbe un po’ come dare questo tipo di farmaci ad un testimone ansioso e agitato, per aiutarlo a raccontare quello che è successo.

Ma il fatto che il giudice includa la ‘macchina della verità’ e la ‘narcoanalisi’ nella sua sentenza ritenendoli strumenti giuridici utili piuttosto che riconoscere le imperfezioni di queste tecniche investigative è molto preoccupante e suggerisce che il pensiero giuridico si sia impantanato agli anni Cinquanta.

pdf della sentenza del giudice

Dr. Vaughan Bell

Articolo originale:
A brief history of narcoanalysis, MindHacks
Traduzione a cura di psicolinea.it
Riproduzione autorizzata

Una Conferenza sulla Paura

YouTube player

Seguici su X - Psicolinea

A32/A12

I Social
La vera storia dell'antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

La vera storia dell’antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

La vera storia dell’antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

Psicolinea for open minded people

In una storia che potrebbe essere la trama di un film, si è scoperto che uno dei pionieri dell’antropologia nel mondo, era un membro sia della SS nazista che della resistenza francese, durante la seconda guerra mondiale.

Gerardo Reichel-Dolmatoff è divenuto una leggenda in antropologia e in particolare in Colombia, dove ha vissuto con molte persone indigene del Paese nel corso degli anni Cinquanta  e Sessanta e ha fondato il primo dipartimento di antropologia. Morì nel 1994, ma la sua leggenda non ha fatto che crescere, dalla sua scomparsa.

In molti modi, Reichel-Dolmatoff ha plasmato l’immagine classica dell’antropologo.  Ha vissuto con le comunità di origini più remote per imparare la lingua e le visioni del mondo delle società sconosciute del passato. Ha camminato attraverso la giungla e ha partecipato alle cerimonie allucinatorie delle religioni locali. Ha aperto la strada all’archeologia non della civiltà gigante, ma di popoli sperduti in specifiche valli e crinali.

Era in realtà nato in Austria, ma parlava poco del suo passato. Questo non sorprende, alla luce delle nuove rivelazioni.

Augusto Oyuela-Caycedo, un antropologo presso l’Università della Florida, ha svolto una ricerca approfondita su questa figura leggendaria, ma ha scoperto molto più che l’eco di un mito.

Chi parla spagnolo può guardare la sua presentazione ad una recente conferenza. In ogni caso, è facile constatare la sua assenza dalle discussioni accademiche.

Oyuela-Caycedo ha iniziato la sua indagine in omaggio al suo amico e mentore solo per scoprire un passato triste ben documentato negli archivi nazisti. A un certo punto della presentazione, è arrivato fino alle lacrime mentre stava leggendo una descrizione di come il futuro antropologo austriaco aveva ucciso un uomo anziano con la pistola.

Si è scoperto che Reichel-Dolmatoff era un membro del partito nazista e delle SS, egli stesso nella guardia personale di Hitler, e un partecipante agli squadroni della morte della Gestapo. In seguito aveva allenato le guardie del campo di concentramento di Dachau.

Una Videoconferenza su Salute e Benessere

YouTube player

Alla luce della sua successiva vita in Colombia, sarebbe facile pensare a questo come ad un altro triste racconto di un nazista sfuggito alla giustizia attraverso l’anonimato in America Latina, ma Reichel-Dolmatoff non sembrava il tipico nazista fuoriuscito dall’Europa. Nel 1936 ebbe una vagamente descritta  ‘crisi mentale’ e fu dichiarato inadeguato alle SS e pubblicamente espulso dal partito nazista.

Curiosamente, subito dopo lavorò per la resistenza francese anti-Hitler, e continuò a sostenere la resistenza francese dopo il suo arrivo in Colombia nel 1939, al punto che alla fine fu insignito dell’Ordine Nazionale del Merito, da parte del Presidente francese.

Il successivo lavoro antropologico di Reichel-Dolmatof è completamente privo di sfumature naziste: non un accenno di ‘igiene razziale’ eugenetica  e per tutta la sua vita ha cercato di dimostrare la straordinaria diversità dei popoli indigeni della Colombia, del Rio delle Amazzoni e delle montagne della Sierra Nevada.

Il caso solleva una serie di domande difficili. La natura della “crisi mentale” di Reichel-Dolmatof rimane completamente oscura. La rivista in lingua spagnola Arcadia si chiede: come ha fatto un giovane nazista a lavorare in Colombia per un movimento di resistenza contro Hitler? Si è trattato di una crisi di coscienza o di qualcosa più opportunistico?

Ma forse più importante è la questione se Reichel-Dolmatof potrà mai redimersi. La sua vita e la sua opera saranno per sempre infangate? Il suo buon lavoro verrà sepolto dal suo oscuro e violento passato ?

Lui stesso potrebbe essersi posto questa domanda molte volte.

Link in lingua inglese alla scoperta di questa storia
Link alla presentazione di Oyuela-Caycedo in lingua spagnola
Link all’articolo della rivista Arcadia.

Vaughan Bell

Articolo originale: A dark and complex past

Immagine: Mind Hacks

Traduzione Psicolinea.it © Settembre 2012 – Riproduzione autorizzata

A37/A17

I Social
Dark Warrior

Nascita e tramonto dell’epilessia del Dark Warrior

Nascita e tramonto dell’epilessia del Dark Warrior

Psicolinea for open minded people


Articolo datato

Di tutti i nomi utilizzati per definire un disturbo neurologico nella storia della medicina, il più impressionante è la ‘epilessia del Dark Warrior’.

Questa definizione è stata inclusa in una edizione del 1982 del British Medical Journal ed aveva questo nome in quanto il paziente osservato soffriva di convulsioni, ma solo durante la riproduzione di un video gioco chiamato Dark Warrior (il Guerriero Tenebroso).

Il videogame era in realtà collocato in una macchina a gettoni per sala-giochi e, nonostante la grafica complicata, è noto per essere stato uno dei primi giochi “parlanti”.

La paziente era una ragazza diciassettenne, il cui padre era uno dei programmatori del videogioco. Il padre ha dunque fatto in modo che la ragazza potesse giocarvi gratuitamente.

Curiosamente, la relazione sul caso afferma che la ragazza aveva già imparato a giocare con Space Invaders, Asteroids e Lunar Rescue.

Gli appassionati dei primi videogiochi leggendo di questo caso ripenseranno tranquillamente alla loro esperienza e ne avranno rispetto, ma chi propende per un atteggiamento di tipo medico potrebbe invece grattarsi la testa, chiedendosi perché mai la storia di una paziente che giocava ai video-game possa essere diventato un caso clinico.

Voglio dire, anche io giocavo a Elite, ma questo non è mai stato citato nei mei scritti di medicina.

La ragione è che, solo l’anno prima, era stato segnalato il primo caso in assoluto di epilessia scatenata da un videogioco. Il caso fu definito “epilessia da Space Invader” perché era stato causato dal videogame da sala giochi Astro Fighter e il neurologo chiaramente non conosceva la differenza tra il classico videogame da sala giochi e la sua copia a buon mercato.

La diciassettenne di Bristol, tuttavia, non fu turbata da Space Invaders, né da altri videogiochi. Aveva giocato con tutti senza problemi. Fu solamente il Dark Warrior  a creare problemi al suo cervello e, in particolare, fu una scena molto particolare del gioco che conteneva una sequenza luminosa lampeggiante e multicolore.

Una Videoconferenza su Salute e Benessere

YouTube player

I medici che trattarono la ragazza pensarono che valesse la pena di inviare il caso a una rivista medica, perché i videogiochi erano ancora una novità nel 1982.

Nonostante l’uso della definizione  ‘Epilessia del Dark Warrior’, coniata per questo caso particolare, fu creato anche un altro nome – quasi altrettanto incredibile – per disturbi convulsivi simili: ‘Epilessia da video game di guerra spaziale elettronica’

E’ stato poi scritto quello che può solo essere definito come uno dei migliori paragrafi delle neuroscienze:

Il termine epilessia da Space Invader è, di fatti , un termine improprio, in quanto non è stato mai segnalato alcun caso riferito al video gioco Space Invader. Si suggerisce dunque che l’epilessia da Astro Fighter e l’epilessia da Dark Warrior vengano classificate sotto la voce “epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica ”  come una categoria speciale di epilessia foto convulsiva. Video giochi diversi dai giochi di guerra spaziale – per esempio, Super Bug e Munch Man – sembrano essere meno epilettogeni. L’epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica è stata inoltre segnalata con Defender, Fury Space, Lunar Rescue, o gli war games Asteroids.

A quel tempo, c’era molto paura, da parte dei media, nei confronti dei ‘videogiochi che causano l’epilessia ‘, ma la vera storia è in realtà molto più interessante.

In neurologia oggi non si parla di titoli di giochi specifici, ma si ritiene ancora che i videogiochi possano effettivamente scatenare delle convulsioni.

In primo luogo, cerchiamo di mettere in chiaro che i videogiochi non causano l’epilessia, ma la ragione per cui una persona può soffrire di crisi epilettiche durante il gioco non è causata dal videogioco in sé, ma da un tipo di disturbo neurologico chiamato “epilessia riflessa”, che può essere innescato da caratteristiche peculiari dell’ambiente.

La più nota e la più comune è l‘epilessia fotosensibile, dove alcuni tipi di luci lampeggianti possono causare una crisi epilettica. Circa 5 persone ogni 100 che soffrono di epilessia, hanno questo tipo di disturbo.

In realtà, l’epilessia riflessa è molto varia. Alcune persone possono soffrire di crisi epilettiche provocate da particolari odori,  forme,  emozioni,  melodie, o anche applicandosi ad un particolare tipo di problem-solving, come il calcolo mentale.

Alcuni dei primi casi di epilessia causata dal computer stati provocati da alcune sequenze di flash nei giochi, che ora è stato deciso, di comune accordo, di non inserire più nei video games.

Di tanto in tanto però si manifestano ancora crisi legate ai videogiochi, soprattutto quando il gioco presenta delle caratteristiche che coincidono con lo stimolo capace di attivare una preesistente epilessia riflessa. Può essere una specifica sequenza di note musicali, o un oggetto di una certa forma, o un particolare senso di frustrazione che esso causa.

Purtroppo, né l’ “epilessia del Dark Warrior”, né l’ ”epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica” hanno avuto successo e la letteratura medica parla ormai in gran parte di “convulsioni indotte da video-game “.

Link a 1.982 casi di epilessia Dark Warrior.

Vaughan Bell

Riproduzione autorizzata

Link all’articolo originale: The rise and fall of Dark Warrior epilepsy, Mind Hacks

Immagine:

Flickr

Una intervista sulla violenza domestica

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Psicolinea 20+anni di attività

I Social
L'odore della schizofrenia

L’odore della schizofrenia

L’odore della schizofrenia

Psicolinea 20+anni di attività

Per un breve periodo, la comunità scientifica ha creduto che esistesse l’odore della schizofrenia.

Nel 1960, un curioso articolo apparso negli Archives of General Psychiatry suggeriva infatti non solo che le persone che soffrivano di schizofrenia avessero un odore caratteristico, ma che tale odore poteva essere verificato sperimentalmente.

Lo studio, degli psichiatri Kathleen Smith e Jacob Sines, rilevava che “molti hanno notato lo strano odore che pervade i reparti dove sono ricoverati i malati di mente” e continuava raccontando numerosi aneddoti sull’odore apparentemente curioso, associato con la diagnosi.

LibriAutori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Avendo lavorato a mia volta nei reparti di un ospedale psichiatrico, la mia prima reazione è stata quella di pensare che lo ‘strano odore’ probabilmente riguardasse il personale e non i pazienti, ma Smith e Sines erano sicuri delle loro osservazioni.

Essi hanno prelevato del sudore da 14 pazienti di razza bianca di sesso maschile, affetti da schizofrenia e da 14 pazienti confrontabili con il primo gruppo, con diagnosi di ‘sindrome cerebrale organica’ scoprendo che potevano allenare dei ratti a distinguere i diversi odori, ma anche un gruppo di “sniffers” umani del sudore sembravano in grado di fare lo stesso.

Apparentemente sostenuta dalle abilità olfattive di due specie diverse, la scienza ha tentato di determinare l’origine dell’ ‘odore schizofrenico’.

Due anni dopo, dei ricercatori di Washington hanno suggerito che l’odore poteva essere innescato dal batterio Pseudomonas aeruginosa, ma uno studio successivo accertò che esso non era più comune nelle persone affette da schizofrenia di quanto non fosse nel gruppo di controllo.

Poco prima della fine degli anni Sessanta, il team di ricerca originale sganciò una bomba scientifica. Il gruppo affermava infatti di aver identificato l’odore specifico della schizofrenia e i relativi risultati furono pubblicati su Science con un articolo a grandi lettere.

Psicolinea for open minded people

Mediante cromatografia gassosa i ricercatori avevano identificato la ‘sostanza odorosa’: acido trans-3-metil-2-hexenoic, ora noto come TMHA.

A questo punto, potreste guardare lo schermo con sguardo assente, o battere le palpebre nel totale disinteresse visto che si parla di una sostanza chimica apparentemente minore associata alla malattia mentale, ma per capire il motivo per cui tutto questo elettrizzò l’equivalente scientifico della rivista Vogue è necessario capire le speranze e i sogni nella storia della ricerca psichiatrica.

Per gran parte del ventesimo secolo, la psichiatria è stata a caccia di quella che veniva definita la ‘schizotossina endogena’ cioè una tossina interna ipotetica che presumibilmente innescava la malattia.

Una gran parte del primo interesse scientifico per gli psichedelici si muoveva sulla stessa linea degli psichiatri per capire se alcune droghe che modificavano la percezione della realtà, come l’LSD e la mescalina, agivano sugli stessi fattori chimici, o se, in alcuni casi, potevano essere essi stessi la ‘schizotossina’.

Quindi, una sostanza chimica identificata in modo univoco nel sudore delle persone affette da schizofrenia era una grande novità. Sogni di premi Nobel senza dubbio sono balenati nella mente dei ricercatori, che si sono lasciati andare, fantasticando la possibilità di aver finalmente scoperto il “mistero della follia”.

Sull’onda dell’entusiasmo, altri scienziati rapidamente hanno attrezzato i loro laboratori, ma non sono riusciti a confermare il legame – i risultati continuavano ad essere negativi. Nel 1973 il team di ricerca originale aggiunse un proprio studio ugualmente deludente e conclusero che la teoria dell’odore schizofrenico’ era morta.

Seguici su X - Psicolinea

Guardando indietro, ora sappiamo che il TMHA è davvero una componente importante nell’odore del sudore. Curiosamente, si scopre che è in gran parte limitato a popolazioni di razza bianca, ma nessun collegamento alla malattia mentale o ad altri disturbi psichiatrici è mai stato confermato.

La teoria sembra una curiosa anomalia nella storia della psichiatria, ma è riemersa in un’altra occasione. Nel 2005 uno studio ha sostenuto che l’odore esiste ma è “complesso e non può essere limitato ad un singolo composto, semmai ad una variazione globale dell’odore del corpo”, ma poi non vi sono state ulteriori indagini.

Io, invece, sono ancora convinto che fosse il personale la fonte dello ‘strano odore’, ma prima devo ottenere un finanziamento per la ricerca, prima di confermare le mie teorie d’avanguardia.

Articolo originale: A whiff of madness

Dr. Vaughan Bell

Psicolinea.it © Nov. 20011

Immagine:
Pixabay

YouTube player

Clinica della Coppia

I Social