Disturbi alimentari: che cosa è la bulimia e come si manifesta
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La bulimia è uno dei disturbi del comportamento alimentare più diffusi e, al tempo stesso, più difficili da riconoscere. Si manifesta attraverso un rapporto conflittuale con il cibo, che diventa al tempo stesso rifugio e nemico, e riflette un profondo disagio psicologico. Dietro le abbuffate, i sensi di colpa e i tentativi di compensare, si nasconde spesso una sofferenza interiore legata alla percezione di sé, al controllo e al bisogno di accettazione. Comprendere questo disturbo significa guardare oltre il comportamento alimentare, per cogliere le fragilità e i bisogni emotivi che lo sostengono.
Cosa significa “Bulimia”?
Il termine “bulimia” deriva dal greco “boulimía”, che significa letteralmente “fame da bue”. Definisce un bisogno incontrollabile di alimentarsi, una fame smisurata accompagnata da un senso di perdita di controllo. Non si tratta di semplice appetito, ma di una coazione invincibile a mangiare, spesso legata a fattori emotivi più che fisiologici.
Relazione fra sesso e cibo
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Bulimia in senso psicopatologico
In ambito clinico, la bulimia è definita come un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate, seguiti da comportamenti compensatori (vomito autoindotto, digiuno, abuso di lassativi o attività fisica eccessiva). Durante l’abbuffata, il soggetto consuma in un breve periodo di tempo (da pochi minuti a un paio d’ore) una quantità di cibo notevolmente superiore a quella che la maggior parte delle persone assumerebbe in circostanze simili.
Segni e sintomi del disturbo
Uno dei segnali più frequenti è la tendenza a trascorrere molto tempo in bagno dopo i pasti, spesso per indurre il vomito. La persona bulimica parla spesso del proprio peso o dell’aspetto fisico, preferisce mangiare da sola e tende a nascondere le tracce delle proprie abbuffate. Tra gli indizi visibili: tagli o abrasioni sulle mani (dovuti al contatto con i denti durante il vomito), piccoli segni rossi sul viso causati dalla rottura di capillari e, nei casi più gravi, erosione dello smalto dentale.
Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze.
Chi colpisce maggiormente
La bulimia è molto più frequente tra le donne (circa l’85% dei casi), e insorge prevalentemente tra i 12 e i 35 anni, con un picco tra i 17 e i 19 anni. È diffusa in tutte le classi sociali: non è un disturbo “dell’abbondanza”, ma una sofferenza trasversale, che può colpire chiunque, indipendentemente dal livello socioeconomico.
Aspetto fisico e peso corporeo
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la persona bulimica non è necessariamente obesa. Molti soggetti mantengono un peso normale o addirittura basso, anche per anni, grazie ai comportamenti compensatori. Il disturbo, infatti, è spesso tenuto nascosto per vergogna o paura del giudizio.
Relazione con altri disturbi alimentari
La bulimia può alternarsi o seguire periodi di anoressia. Nonostante le abbuffate, il peso corporeo può restare stabile o diminuire, a causa del vomito frequente, del digiuno o dell’uso di lassativi.

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Come avvengono le abbuffate
Le abbuffate si svolgono solitamente in solitudine e di nascosto, poiché chi ne soffre prova vergogna e senso di colpa. Il cibo viene consumato in grandi quantità, spesso dolci o cibi semiliquidi, fino a provocare nausea, dolore addominale, sonnolenza o vomito. Subito dopo, la persona può sentirsi disgustata da se stessa e tentare di “rimediare” con comportamenti di eliminazione.
Fattori psicologici coinvolti
La bulimia è fortemente influenzata da fattori psicologici: bassa autostima, ansia, impulsività, difficoltà nelle relazioni, paura del giudizio e una costante insoddisfazione per il proprio corpo. Frequenti sono anche l’umore depresso, la sensibilità interpersonale elevata e la difficoltà a tollerare la frustrazione. Alla base, spesso, vi sono diete restrittive ripetute e un’eccessiva importanza attribuita alla magrezza come misura del valore personale.
La famiglia del soggetto bulimico
Le famiglie dei soggetti bulimici sono spesso descritte come caratterizzate da scarsa comunicazione emotiva e da difficoltà relazionali. In molti casi, il cibo diventa un mezzo per consolare o colmare i vuoti affettivi, sostituendo le parole e l’ascolto.
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Il carattere della persona bulimica
Rispetto agli anoressici, i soggetti bulimici appaiono più estroversi e disinibiti, ma anche più impulsivi e vulnerabili. Possono fare uso di alcool o droghe leggere e talvolta assumere comportamenti sessuali a rischio. Evitano spesso le occasioni conviviali, con conseguente isolamento sociale.
Comportamenti di eliminazione
Il vomito autoindotto è il più comune tra i comportamenti di compenso. Può iniziare come gesto volontario e diventare nel tempo automatico, fino a essere scatenato da semplici movimenti del corpo. Altri comportamenti includono l’uso eccessivo di lassativi, clisteri, diuretici, oppure un’attività fisica esasperata.
Danni fisici
Il vomito e l’abuso di lassativi provocano gravi squilibri elettrolitici (soprattutto carenza di potassio), con rischi cardiaci, renali e neurologici. Sono frequenti gastriti, erosioni dentarie, esofagiti e problemi ginecologici come infertilità. Alcune conseguenze, come la gastroparesi, possono persistere anche dopo la guarigione.
Uso di sostanze e rischi associati
L’associazione di bulimia e sostanze (alcool, cocaina, droghe leggere, stimolanti o farmaci dimagranti) può essere estremamente pericolosa, anche letale. Queste combinazioni alterano il metabolismo, amplificano i rischi cardiaci e rendono più difficile il controllo degli impulsi.
Durata e decorso
La bulimia può manifestarsi per pochi mesi o diventare cronica, con fasi alterne di remissione e ricaduta. Più del 50% dei soggetti riesce a guarire completamente nel corso della vita, soprattutto se riceve un trattamento tempestivo e integrato.
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Trattamento e cura
La terapia della bulimia si basa su un approccio multidisciplinare, che unisce psicoterapia individuale o familiare e, se necessario, farmaci antidepressivi. L’obiettivo è non solo ridurre i sintomi, ma affrontare i conflitti interiori e le emozioni alla base del disturbo. Nei casi più gravi si ricorre al ricovero ospedaliero, mentre i gruppi di auto-aiuto possono rappresentare un valido sostegno nel percorso di guarigione, grazie al senso di comprensione e solidarietà che si crea tra i partecipanti.
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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