L'attività fisica contro depressione e ansia al tempo del Covid19

L’attività fisica contro depressione e ansia

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Quando si pensa all’esercizio fisico, la prima cosa che viene in mente è quella di andare in palestra, ma si possono in realtà fare tante altre cose anche nel comfort della propria casa. Ecco qualche suggerimento:

1. Essere attivi in casa

Stare in casa non significa solo stare sul divano o a letto: ci si può dedicare alle pulizie, oppure al giardinaggio, si può portare a spasso il cane, spostare i mobili, lavare la macchina… Tanti sono i modi per muoversi in casa, facendo esercizio fisico, ma anche distogliendo la mente dal lavoro e dalle preoccupazioni.

2. Fare yoga

Lo yoga prevede delle posizioni che richiedono forza fisica, resistenza e concentrazione, ma a questo si possono aggiungere anche delle tecniche meditative, che possono far bene sia al corpo che allo spirito.

3. Fare esercizi a corpo libero a casa

Gli esercizi a corpo libero utilizzano la massa anziché l’attrezzatura da palestra per aumentare la forza e aumentare il metabolismo. Flessioni, addominali, plank, squat e una serie di altri esercizi possono essere eseguiti con grande efficacia direttamente nella propria casa, con o senza l’ausilio di oggetti da palestra.

4. Fare attività aerobica

Correre, camminare a ritmo sostenuto, andare in bicicletta aumentano la frequenza cardiaca, attivando sostanze neurochimiche anti-ansia nel cervello . Una sessione cardio vigorosa può anche aiutare a ridurre la tensione nei muscoli e dare un senso di rilassamento.

5. Ballare

Si, a casa si può anche ballare. Non solo il ballo è uno dei migliori allenamenti che si possono fare sul piano fisico, ma è anche un modo efficace per migliorare lo stress e l’ansia . Tutto ciò che serve è un po’ di musica e abbastanza spazio per potersi muovere.

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Fai i test di screening sulla depressione 

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Patient Health Questionnaire – 9 (PHQ-9) per depressione

Patient Health Questionnaire – 9 (PHQ-9) 
QUESTIONARIO PER LA VARIABILITA’ DEI SINTOMI DEPRESSIVI

Se stai cercando un test per la depressione, è importante notare che nessun test online può sostituire una valutazione professionale da parte di un medico o di uno psicologo.

Tuttavia, il Patient Health Questionnaire – 9 (PHQ-9) è uno strumento ampiamente utilizzato per valutare la gravità dei sintomi depressivi.

È composto da nove domande che riguardano i sintomi tipici della depressione. Le risposte vengono valutate su una scala da 0 a 3, dove 0 indica “mai” e 3 indica “quasi tutti i giorni”.

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Test

Questo test misura la variabilità dei sintomi depressivi. Rispondere a tutte le 9 domande, selezionando la risposta che meglio rappresenta la risposta ideale per ciascuna domanda.

Nelle ultime 2 settimane, con quale frequenza si è sentito disturbato da qualcuno dei seguenti problemi?  

1. Scarso interesse o piacere nel fare le cose

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

2. Sentirsi giù, depresso o disperato

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

3. Difficoltà ad addormentarsi o mantenere il sonno, o dormire troppo

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

4. Sentirsi stanco o avere poca energia

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

5. Scarso appetito o mangiare troppo

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

6. Sensi di colpa per essere un fallito, per aver danneggiato se stesso o la propria famiglia

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

7. Difficoltà a concentrarsi sulle cose, come leggere il giornale o guardare la televisione

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

8. Muoversi o parlare così lentamente tanto che anche gli altri se ne sono accorti o, al contrario, essere così irrequieto o agitato da sentire il bisogno di muoversi molto più del solito

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

9. Pensare che sarebbe meglio essere morto o farsi del male in qualche modo

0 Mai
1 Diversi giorni
2 Più di 7 giorni su 14
3 Quasi ogni giorno

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Interpretazione:

Il punteggio ha un range compreso tra 0 e 27.

Il punteggio di 10 viene indicato come il punto minimo in cui lo strumento inizia a riconoscere una depressione di rilevanza clinica.
Punteggi alti indicano una maggiore gravità della depressione.

Tuttavia, è importante sottolineare che il PHQ-9 è uno strumento di screening e non una diagnosi definitiva.

Se ottieni un punteggio elevato o sei preoccupato/a per i tuoi sintomi, è fondamentale cercare assistenza da un professionista per una valutazione completa e un piano di trattamento appropriato.

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Depressione maggiore e punteggi di rischio poligenico (PRS)

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Cosa è il punteggio di rischio poligenico?

Il punteggio di rischio poligenico (PRS) è un’innovativa misura genetica che fornisce informazioni sul rischio individuale di sviluppare determinate malattie. 

Cosa è la genomica?

La genomica è il campo della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma, ovvero l’insieme completo dei geni di un organismo. Il genoma contiene tutte le informazioni genetiche necessarie per lo sviluppo, la crescita, la funzione e il mantenimento di un organismo vivente. In questa disciplina vengono analizzati la struttura, la funzione, l’evoluzione e l’interazione dei geni all’interno del genoma.

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Da quanto tempo esiste questa disciplina?

La genomica moderna si è evoluta rapidamente grazie agli avanzamenti tecnologici come il sequenziamento del DNA ad alto rendimento e la bioinformatica, che consente l’analisi e l’interpretazione dei vasti quantitativi di dati generati dal sequenziamento del genoma. Questi progressi hanno reso possibile studiare il genoma su larga scala, analizzando non solo i singoli geni ma anche la loro interazione e regolazione all’interno del contesto del genoma complessivo.

In che cosa viene utilizzata la genomica in medicina?

La genomica ha una vasta gamma di applicazioni in diversi settori. In medicina, può essere utilizzata per identificare varianti genetiche associate a malattie, facilitando la diagnosi precoce, la prognosi e lo sviluppo di terapie personalizzate.

Come si previene il rischio poligenico?

Per prevenire il rischio poligenico, ci sono diverse strategie che possono essere adottate:

  • Stile di vita salutare: mantenere uno stile di vita sano può contribuire a ridurre il rischio associato ai punteggi di rischio poligenico. Questo include una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare ed evitare comportamenti dannosi come il fumo e l’eccessivo consumo di alcol
  • Screening Regolare: Sottoporsi a screening regolare per le condizioni di salute associate al rischio poligenico può consentire una diagnosi precoce e interventi tempestivi, migliorando così gli esiti clinici
  • Consulenza genetica: consultare un consulente genetico può essere utile per comprendere meglio il proprio rischio genetico e adottare misure preventive personalizzate
  • Formazione e Consapevolezza: Essere informati sui propri punteggi di rischio poligenico e sull’importanza dei fattori genetici nella salute mentale può aiutare le persone a prendere decisioni consapevoli per la prevenzione
  • Consapevolezza sulla Salute Mentale: Prestare attenzione alla salute mentale è essenziale per garantire una buona qualità della vita. La gestione dello stress, il supporto sociale e la ricerca di aiuto professionale, quando necessario, sono molto importanti per mantenere un equilibrio psicologico.
  • Partecipazione alla Ricerca: Contribuire alla ricerca scientifica sull’impatto dei punteggi di rischio poligenico può portare una migliore comprensione delle malattie e allo sviluppo di nuove strategie preventive


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La genomica può essere d’aiuto anche nello studio della depressione?

Si. Le ricerche attuali hanno dimostrato una correlazione tra i punteggi PRS e la presenza di sintomi depressivi, suggerendo un potenziale ruolo predittivo dei fattori genetici nella patogenesi della depressione. Questi risultati sottolineano l’importanza di considerare i punteggi di rischio poligenico come strumento complementare nella valutazione del rischio individuale e nello sviluppo di strategie preventive personalizzate.

Cosa si intende per disturbo depressivo maggiore?

Il disturbo depressivo maggiore (MDD) è una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo e colpisce circa 350 milioni di persone ( Ren et al., 2018 ; Ferrari et al., 2013 ). Si ritiene che questo disturbo sia responsabile di una perdita di aspettativa di vita corretta per la qualità (QALE) di quasi 30 anni, superando di gran lunga la perdita di QALE per la maggior parte delle altre condizioni croniche ( Jia et al., 2015 ).

Cosa si intende per aspettativa di vita corretta per la qualità QALE?

L’aspettativa di vita corretta per la qualità (QALE) è un indicatore che tiene conto non solo della durata della vita, ma anche della qualità della vita durante quel periodo. Questo parametro considera la salute e il benessere complessivo di un individuo, integrando la quantità di anni vissuti con la qualità di vita durante quegli anni.

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Da cosa è caratterizzato il disturbo depressivo maggiore?

Il disturbo depressivo maggiore può essere caratterizzato da tristezza, sensazione di bassa autostima, scarsa concentrazione, anedonia , senso di colpa e pensieri suicidi, sebbene la presentazione della malattia vari fortemente da individuo a individuo ( García-González et al., 2017 ; Kanders et al., 2020 ).

Gli antidepressivi possono essere di aiuto per curare questa forma grave di depressione?

Si. Gli antidepressivi rappresentano un passo importante nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, da moderato a grave.

Quali sono gli antidepressivi che vengono utilizzati?

Attualmente sono disponibili un gran numero di farmaci antidepressivi, i più comuni sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) e gli antidepressivi triciclici (TCA) ( Fabbri et al., 2016 ; Bauer et al., 2015 ).

I farmaci antidepressivi funzionano sempre, su tutti i pazienti?

No. Nonostante la vasta gamma di farmaci, il numero di pazienti per i quali il trattamento è efficace è limitato. Infatti, circa un terzo dei pazienti con disturbo depressivo maggiore sono resistenti al trattamento, il che significa che non rispondono ad almeno due diversi antidepressivi ( Al-Harbi, 2012 ; Trivedi et al., 2006 ). Inoltre, solo il 30% della popolazione con MDD mostra una remissione completa dopo il primo farmaco prescritto ( Trivedi et al., 2006 ).

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Come si fa a capire quale trattamento è più adatto per un paziente?

Scoprire quale trattamento funziona è in gran parte basato su tentativi ed errori e il periodo di ritardo tra l’inizio del trattamento e la risposta clinica rende difficile decidere se cambiare trattamento sia la soluzione migliore ( García-González et al., 2017 ; Ward et al. , 2018 ). Di conseguenza, trovare un trattamento efficace può essere un processo lungo e arduo, durante il quale l’individuo non sperimenta un sollievo sintomatico e può addirittura avvertire un peggioramento.

Ci sono strumenti per prevedere la risposta agli antidepressivi nei singoli pazienti?

Attualmente sono disponibili strumenti limitati per prevedere con successo la risposta antidepressiva nei singoli pazienti o per identificare sottogruppi di pazienti che potrebbero avere una scarsa risposta al trattamento antidepressivo.

Da cosa dipende questa mancata risposta al trattamento?

Da diversi fattori demografici, clinici e psicologici, tra cui lo stato sociale, gli eventi della vita, i tratti della personalità e le dimensioni dei sintomi del DDM ( Iniesta et al., 2016 ; Keers et al. , 2010 ; Uher et al., 2009 , 2011 ; Amare et al., 2018 ).

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Sono stati compiuti studi per identificare i geni associati alla resistenza al trattamento antidepressivo?

Si, sono stati compiuti sforzi considerevoli per identificare i geni associati alla resistenza al trattamento antidepressivo. Questi studi hanno riportato una serie di associazioni di geni, correlate al trasporto di farmaci, alla segnalazione dei neurotrasmettitori e a disturbi dello sviluppo neurologico o psichiatrico, ma ancora non ci sono risposte certe ( Zanardi et al., 2000 ; Uhr et al., 2008 ; McMahon et al., 2006 ; Paddock et al., 2007 ; Fabbri et al., 2016 ).

E’ possibile già oggi incorporare i PRS nelle strategie per identificare i pazienti con disturbo depressivo maggiore che hanno scarsa risposta al trattamento?

No. E’ ancora troppo presto per incorporare i PRS nelle strategie per identificare i pazienti con disturbo depressivo maggiore a rischio di scarsa risposta al trattamento, o di sviluppo di depressione resistente al trattamento. Ciò è in parte dovuto al fatto che la maggior parte degli studi sulla PRS sono sottodimensionati. Un altro problema è l’eterogeneità della popolazione.

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Bastano i contributi genetici per prevedere lo sviluppo di una malattia?

No. E a questo scopo è importante tenere presente che i PRS sono in grado di catturare solo i contributi genetici a un determinato tratto. Poiché la risposta al trattamento antidepressivo ha un’eziologia multifattoriale, occorre un ulteriore sforzo per combinare strategie di previsione che coinvolgano contributi sia genetici che non genetici al rischio.

In conclusione, il punteggio PRS è di prossima applicazione per prevedere la risposta al trattamento antidepressivo?

Purtroppo ancora no: occorrono ulteriori studi, ma questo sarà il futuro.

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Fonte principale
Julia J. Meerman, Sophie E. ter Hark, Joost G.E. Janzing, Marieke J.H. Coenen,
The Potential of Polygenic Risk Scores to Predict Antidepressant Treatment Response in Major Depression: A Systematic Review,
Journal of Affective Disorders, Volume 304, 2022, Pages 1-11,ISSN 0165-0327, https://doi.org/10.1016/j.jad.2022.02.015.

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Il litio nella cura della depressione: caratteristiche e utilizzi

Il litio nella cura della depressione: caratteristiche e utilizzi

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Il litio è uno dei farmaci più noti e utilizzati in psichiatria, soprattutto per il trattamento dei disturbi dell’umore. Sebbene sia maggiormente conosciuto per il trattamento del disturbo bipolare, ha un ruolo significativo anche nella gestione della depressione, specialmente in quella resistente ad altre terapie. Cerchiamo di saperne di più.

Cos’è il litio?

Il litio (da greco lithos, “pietra”) venne scoperto da Johann Arfvedson nel 1817. Arfvedson trovò il nuovo elemento all’interno dei minerali di spodumene, lepidolite e petalite, che stava analizzando sull’isola di Utö in Svezia. Nel 1818 Christian Gottlob Gmelin fu il primo ad osservare che i sali di litio emettevano una fiamma rosso brillante durante la combustione. Entrambi cercarono, senza successo, di isolare il litio dai suoi sali.
L’elemento non venne isolato fino a quando William Thomas Brande e Sir Humphrey Davy impiegarono l’elettrolisi sull’ossido di litio. La produzione commerciale del litio venne ottenuta nel 1923 dalla compagnia tedesca Metallgesellschaft AG attraverso l’uso dell’elettrolisi sul cloruro di litio e sul cloruro di potassio fusi.

Sembra che il nome “litio” fu scelto perché venne scoperto all’interno di un minerale mentre gli altri metalli alcalini vennero rintracciati nei tessuti vegetali.

Il litio è largamente disponibile, ma non si trova in natura nella sua forma libera; a causa della sua reattività si trova sempre legato ad altri elementi o composti. Si trova in minima parte in quasi tutte le rocce ignee ed anche in molte salamoie naturali.

A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, la produzione di litio è cresciuta notevolmente. Il metallo viene separato dagli altri elementi delle rocce ignee, ed è anche estratto da alcune sorgenti di acqua minerale. Lepidolite, spodumene, petalite, e amblygonite sono i principali minerali che lo contengono.
Il metallo, di colore argenteo come il sodio, il potassio e gli altri membri della serie dei metalli alcalini, è prodotto per elettrolisi da una miscela di cloruro di litio e cloruro di potassio fusi.

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Somministrato in forma farmacologica, su quali sistemi del corpo umano agisce il litio?

Agisce su diversi sistemi neurochimici, tra cui:

  • Neurotrasmettitori: aumenta la disponibilità di serotonina e noradrenalina, due sostanze coinvolte nella regolazione dell’umore.
  • Neuroprotezione: promuove la sopravvivenza delle cellule cerebrali e migliora la plasticità sinaptica, contribuendo a un funzionamento cerebrale più stabile.
  • Riduzione dell’eccitabilità neuronale: aiuta a stabilizzare le fluttuazioni emotive e a ridurre i sintomi maniacali e depressivi.

In quali contesti viene utilizzato?

Il litio viene utilizzato soprattutto nei seguenti contesti:

  1. Depressione maggiore resistente: quando gli antidepressivi tradizionali non producono miglioramenti significativi, il litio può essere aggiunto come terapia adiuvante per potenziarne l’efficacia.
  2. Disturbo bipolare: il litio è considerato il trattamento di prima linea sia per prevenire gli episodi depressivi che quelli maniacali.
  3. Rischio suicidario: è uno dei pochi farmaci con evidenze scientifiche significative che mostrano una riduzione del rischio di suicidio, indipendentemente dalla diagnosi di base.

Il litio può essere considerato un antidepressivo?

No, il litio, in genere, non è considerato un antidepressivo, ma piuttosto una sostanza capace di regolare il tono dell’umore, 

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Posologia e monitoraggio: quali dosi?

La dose di litio varia da persona a persona ed è determinata in base ai livelli nel sangue, che devono essere mantenuti entro un intervallo terapeutico preciso (generalmente tra 0,6 e 1,2 mEq/L). È essenziale monitorare regolarmente i livelli sierici per evitare effetti collaterali o tossicità.

Ci sono effetti collaterali?

Nonostante la sua efficacia, il litio può dare effetti collaterali, tra cui:

  • Sete eccessiva (polidipsia) e aumento della produzione di urina (poliuria).
  • Tremori fini delle mani.
  • Problemi gastrointestinali come nausea o diarrea.
  • Aumento di peso.
  • Alterazioni della funzione tiroidea (ipotiroidismo).
  • Danni renali a lungo termine in alcuni casi.

Precauzioni e controindicazioni: quali?

L’uso del litio richiede attenzione, soprattutto nei seguenti casi:

  • Gravidanza: può essere teratogeno, soprattutto nel primo trimestre.
  • Compromissione renale: il litio viene eliminato dai reni, quindi una funzione renale ridotta può aumentare il rischio di tossicità.
  • Uso di altri farmaci: farmaci come diuretici, FANS e ACE-inibitori possono interferire con i livelli di litio nel sangue.

Dott.ssa Giuliana Proietti 

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Leggi anche: disturbo bipolare

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Donne a 50 anni e sentimenti: una ricerca

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Articolo datato

In una ricerca denominata ‘Donne a 50 anni e sentimenti’, è stato analizzato un campione di 700 italiane tra i 46 e i 59 anni e da questi dati è stato estrapolato il profilo della cinquantenne dei nostri tempi: eccolo.

Al primo posto l’amore: il 61% delle cinquantenni intervistate afferma che i sentimenti sono molto importanti, e per il 33% lo sono abbastanza. Il 94% del campione è attento rispetto alla propria sfera emotiva, convinto nell’80% dei casi di vivere l’amore e la coppia in modo più consapevole di quando aveva 30 anni. Per il 68% delle intervistate, poi, l’amore diventa meno passionale ma più profondo, fondato su affetto e stima reciproca, sempre più consolidato nel tempo, rafforzato da un lungo percorso di vita. E una cospicua minoranza (40%) si sente ancora affascinante e seducente.
Per l’85% delle cinquantenni amare significa rimanere con il proprio compagno. Ma l’amore va vissuto sempre con la stessa intensità e passione, come a 20 anni, per il 58% del campione. Il 31% ammette di tradire il proprio partner: ciò significa che tre donne su dieci si sono concesse qualche scappatella.

Figli. Il 90% delle cinquantenni italiane ha dei figli, e il 71% dedica loro molta attenzione. Il 28% però dichiara scarsa o nessuna attenzione verso i figli ormai cresciuti, confermando il desiderio di maggiore autonomia delle donne ma anche il fatto che i figli delle cinquantenni di oggi sono più indipendenti. Solo il 13% delle cinquantenni non è felice che i figli lascino la casa. Infine, solo il 25% considera amicale il rapporto con i propri figli.

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Divorzio. Il 47% delle cinquantenni afferma che il divorzio è una brutta esperienza che lascia il segno, ma solo il 10% lo considera quale la fine di un periodo della vita. Anche una separazione può essere vista non più soltanto come un evento catastrofico, ma come una liberazione da un rapporto sbagliato (il 32% delle intervistate la pensa così).

Scelta del partner. Se il 22% delle cinquantenni non ha un uomo dei sogni, il 20% è sensibile al fascino degli intellettuali. Nella classifica del principe azzurro perfetto seguono gli imprenditori e gli uomini d’affari (17%), e gli attori del cinema americano (14%), mentre in coda troviamo i politici (solo il 3% delle donne li sogna come uomini ideali) e i nobili ‘doc’ (3%).

Aspetto e salute. Il 70% delle cinquantenni teme le malattie: la rigidita’ motoria e il timore della metamorfosi progressiva delle forme del corpo appaiono come il maggior motivo di allarme. Il 17% ha paura della solitudine, mentre invecchiare spaventa solo il 6%. Il 75% delle intervistate privilegia il proprio benessere psicologico, senza comunque ignorare lo stile di vita, una corretta alimentazione e una sana attività sportiva coniugate con l’attenzione alla cura estetica del corpo. Condurre uno stile di vita sano (42% delle preferenze) e avere una sana alimentazione (35%) sono due aspetti complementari. Discorso a parte per l’attività fisica e sportiva: solo il 26% non ci rinuncia.

Da una ricerca per l”Osservatorio Differently ‘Ri-scoprirsi donna a 50 anni’ (promosso da Lancaster), realizzata nel corso del 2008 dal Gfk Eurisko.

Fonte: ADN Kronos

Dott.ssa Giuliana Proietti 

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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