DAP

DAP e altre paure – Consulenza on Line

Mi chiamo Francesca ed ho 40 anni.Sono casalinga ed ho 2 figli, una adolescente, l’altra che frequenta le elementari.ho sofferto in passato di attacchi di panico, e di paure osssessive, sono stata in cura con una psicoterapeuta per un anno e mezzo dopodichè per 10 lunghi anni ho avuto sporadici casi di dap ma una volta ogni tanto, quindi sopportabili.Quest’estate sono rivenute , dopo un periodo altamente stressante, fuori le paure ossessive e gli attacchi di panico più intensi ma soprattutto la mia paura più grande cioè quella di separarmi dai miei figli che adoro con i pensieri maligni di dire o fare qualcosa che possano far sì che ciò accada…..sono consapevole che sono pensieri irrazionali ma mi fanno star male….grazie per la sua cortese risposta.

Cara Francesca,

Purtroppo la psicoterapia non guarisce per sempre e andrebbe ripresa ogni volta che se ne sente la necessità. Infatti, i normali alti e bassi della vita influiscono molto sul tono dell’umore, sull’autostima, sull’ansia: può dunque capitare che situazioni e comportamenti che sembravano archiviati nel passato si ripresentino nel momento attuale, generando molta paura.
La prima cosa da pensare è che certi pensieri automatici e autodistruttivi possono essere controllati, con specifiche tecniche di desensibilizzazione e di rilassamento, come del resto ha potuto fare in passato. Che fare quando si è presi da questi pensieri che fanno stare tanto male? Come prima cosa non spaventarsene: sono solo pensieri e immagini, non sono la realtà e mai la diventeranno, solo perché ci è capitato di pensarli. (Questo tipo di pensiero “magico” e irrazionale peraltro è tipico dei bambini, non delle persone mature). Un’altra cosa utile è imparare a leggerli in altro modo, come ad esempio considerarli espressioni di grande amore verso qualcuno: pensare di perdere una persona e soffrirne al solo pensiero significa che si prova un grande sentimento di amore verso questa persona. Concentrandosi dunque sulla bellezza e la grandezza dell’amore provato, anziché sulla paura per l’eventuale perdita di quell’amore, è una buona tecnica per riuscire a tenere a bada ansia e fobie.
Cari saluti.

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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scelte alimentari

Scelte alimentari e controllo del peso vengono meglio se sei ricco

Un nuovo studio, condotto dalla Dr.ssa Wendy Wills dell’University of Hertfordshire’s Centre for Research in Primary and Community Care (CRIPACC) e dai ricercatori della University of Edinburgh ha scoperto una cosa mai ipotizzata prima d’ora… Lo diciamo in senso ironico naturalmente: infatti, lo studio ha scoperto che appartenere ad una classe sociale più o meno elevata fa la differenza, nelle abitudini alimentari, nel peso, nello stato complessivo di salute.

Sembra che le classi popolari siano più propense a godersi il presente, mentre le classi medie siano più capaci di darsi delle proprità e di comportarsi in modo da prevedere situazioni future. Ad esempio questo succede nelle scelte alimentari, nel mantenimento del peso corporeo e della salute in generale. Ciò è dovuto al fatto che vivono vite familiari più sicure, sia dal punto di vista sociale che economico.

Per questo studio sono stati intervistati dei ragazzi, di età compresa fra i 13 ed i 15 anni: la metà erano sovrappeso o obesi. Anche i loro genitori sono stati ascoltati, poi i risultati sono stati messi a confronto con i dati di una precedente ricerca condotta su famiglie di bassa estrazione sociale.

I ricercatori hanno così scoperto che nelle classi medie vi sono meno preoccupazioni per la vita quotidiana, meno affanni per la disponibilità di denaro e per questo le persone sono maggiormente in grado di compiere delle scelte e soddisfare le loro aspirazioni di vita.

Nello studio precedente emergeva invece che nelle classi popolari le persone sentivano di correre dei rischi, si sentivano insicure, per cui tendevano a scegliere sulla base del “qui e ora”, anche per quanto riguarda la dieta e il peso.

Fonte: University of Hertfordshire (2009, May 6). Social Class Has Major Influence On Teenagers’ Diet And Weight. ScienceDaily. Retrieved May 6, 2009, via Science Daily

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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Rilassarsi e divertirsi per prevenire le malattie cardiache

E’ stato appena pubblicato uno studio molto importante sulla rivista leader mondiale della cardiologia in Europa, lo European Heart Journal. Lo studio è importante perché è il primo a dimostrare scientificamente che vi è una relazione tra emozioni e malattia coronarica.

La Dr.ssa Karina Davidson, che ha guidato la ricerca, ha affermato che è possibile fare qualcosa per prevenire le malattie cardiache, migliorando le emozioni positive delle persone. Tuttavia, ha precisato, sarebbe prematuro formulare raccomandazioni mediche, senza opportune sperimentazioni cliniche, per indagare ulteriormente i risultati.

“Abbiamo assolutamente bisogno di una rigorosa sperimentazione clinica in questo settore. Se le prove dovessero sostenere i nostri risultati, questi saranno estremamente importanti nel descrivere specificamente quello che i medici e / o pazienti potrebbero fare per migliorare la salute”, ha affermato la Davidson, che è Professore Associato di Medicina e Psichiatria e Direttore del Center for Behavioral Cardiovascular Health presso il Columbia University Medical Center (New York, USA).

Nell’arco di un periodo di dieci anni, la Davidson e colleghi hanno seguito 1.739 adulti sani (862 uomini e 877 donne) che avevano partecipato nel 1995 al Nova Scotia Health Survey. All’inizio dello studio, era stato valutato il rischio dei partecipanti di avere malattie cardiache: sia attraverso la compilazione di questionari, sia attraverso la valutazione clinica, sono stati misurati i sintomi di depressione, ostilità, ansia e il livello delle emozioni positive provate dai pazienti.

L’emozione positiva è definita come un’esperienza piacevole: ad esempio la gioia, la felicità, l’entusiasmo, la soddisfazione. Questi sentimenti possono essere transitori, ma di solito sono stabili e vengono a far parte del carattere, in particolare in età adulta (anche se, come capita a tutti, talvolta anche la persona più serena può manifestare segni di ansia, rabbia o depressione).

Dopo aver tenuto conto di età, sesso, fattori di rischio cardiovascolare ed emozioni negative, i ricercatori hanno scoperto che, nel periodo di dieci anni, vivere emozioni positive aveva inciso sul rischio di malattie cardiache del 22% per ogni punto su una scala a cinque punti che misurava le emozioni positive (da “Nessuna” a “Massima”).

I partecipanti che non hanno emozioni positive corrono dunque un rischio superiore del 22% per quanto riguarda la cardiopatia ischemica (infarto o angina) rispetto a quelli che hanno scarse emozioni positive, i quali a loro volta corrono il 22% di rischio in più rispetto a coloro che hanno moderate emozioni positive.

I ricercatori hanno inoltre scoperto che se una persona abitualmente positiva al momento del sondaggio prova sentimenti di depressione o negativi, questo non pregiudica comunque la percentuale di rischio complessiva.

I possibili meccanismi attraverso i quali le emozioni positive influenzano il comportamento, proteggendo dalle malattie cardiache riguardano probabilmente una maggiore igiene del sonno e lo smettere di fumare. Chi si prende lunghi periodi di riposo ha infatti un maggiore rilassamento fisiologico, che aiuta la regolamentazione del sistema parasimpatico. Inoltre, questi soggetti hanno la possibilità di recuperare più rapidamente dai fattori di stress.

Diminuire le emozioni negative dunque potrebbe essere un modo per prevenire le malattie cardiache.

Le persone, suggeriscono i ricercatori, dovrebbero imparare a garantirsi delle attività piacevoli durante la loro vita, senza esagerare, con moderazione e coerenza. Rilassarsi e divertirsi è dunque il modo migliore per ottenere la salute mentale, e migliorare la salute fisica.

Al momento sono in corso studi controllati per aumentare le emozioni positive in pazienti con malattie cardiovascolari, allo scopo di annullare il ‘circolo vizioso’ che collega le malattie cardiovascolari con la depressione: se questi studi avranno i risultati sperati questo potrebbe incentivare, in futuro, la collaborazione fra cardiologi e psicologi, per fare prevenzione.

Secondo i ricercatori questo è il primo studio prospettico che esamina il rapporto, valutato clinicamente, fra emozioni positive e malattia cardiaca.

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

Fonte: Science Daily

Immagine: Pink Sherbet Photography

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bambini prematuri

Bambini prematuri corrono maggiori rischi di disturbi psichiatrici

Progressi significativi nella cura intensiva neonatale hanno portato ad un sensibile aumento della sopravvivenza dei bambini prematuri, nati dopo meno di 26 settimane di gestazione, i così detti “bambini estremamente prematuri”.

Sarebbe un risultato meraviglioso, se non fosse per il fatto che il miglioramento del livello di sopravvivenza viene spesso accompagnato da un più alto rischio, in questi bambini, di deficit di tipo cognitivo e neuromotorio, oltre che di menomazioni sensoriali.

Uno studio, dopo 11 anni di follow-up, di 219 bambini nati estremamente prematuri da parte di un gruppo di ricercatori (Johnson e colleghi) ha cercato di determinare la prevalenza ed i fattori di rischio per disturbi psichiatrici in questa popolazione. I ricercatori hanno scoperto che quasi un quarto dei bambini estremamente prematuri ha un disturbo psichiatrico a 11 anni di età. Le condizioni psichiatriche più frequenti sono stati Deficit di Attenzione (12%), Disturbi emotivi (9%), Autismo e Disturbi dello spettro autistico (8%).

L’indagine registra anche un triplice rischio complessivo più elevato di successivi problemi di salute mentale nei bambini nati prematuramente. I risultati dei ricercatori britannici sono riportati nel numero di maggio 2010 del Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry.

Questo è il primo studio per esaminare sistematicamente la prevalenza dei disturbi psichiatrici in una popolazione di bambini nati pretermine. I dati sono stati raccolti nell’ambito dello studio EPICure, che ha seguito i bambini nati estremamente pretermine nel Regno Unito e in Irlanda a 1 anno, 2,5 anni, 6-8 anni e 10-11 anni. Lo studio Epicure, istituito nel 1995, aveva lo scopo di determinare le probabilità di sopravvivenza e di salute dei sopravvissuti al parto prematuro.

Nell’articolo “Psychiatric Disorders in Extremely Preterm Children: Longitudinal Finding at Age 11 Years in the EPICure Study” il dottor Johnson e colleghi affermano: “Clinicamente, i risultati suggeriscono che va data molta importanza al primo controllo cognitivo e psicologico di bambini estremamente prematuri per quanto riguarda le possibili malattie neuropsichiatriche ed emotive. Esami cognitivi e comportamentali andrebbero condotti per tutto il periodo prescolare, per facilitare una diagnosi psichiatrica precoce”.

Fonte:Eurekalert, via Health24
Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Immagine: Gabi Menashe

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equilibrio

Trovare un equilibrio sessuale – Consulenza online

Gentile Dottoressa,
sono una ragazza di 25 anni, ho una relazione stabile e molto coinvolgente da un anno e mezzo, ma fatico a trovare un equilibrio sessuale. Il problema si manifesta in una difficoltà estrema a raggiungere l’orgasmo con il partner: a volte la sensibilità fisica è quasi assente, mentre praticamente ogni volta non riesco a liberare la mente e a lasciarmi andare, tanto che con la penetrazione risulta assolutamente impossibile. Da questo si è sviluppata la sensazione che il mio piacere sia secondario rispetto a quello di lui (perché molto più faticoso da ottenere), tanto che mi ritrovo a viverlo da sola per soddisfare le mie esigenze senza “disturbare” il mio ragazzo; a conferma di questa insoddisfazione, durante la masturbazione costruisco fantasie su situazioni in cui il piacere femminile è necessario e non opzionale.Ho sempre vissuto la sfera sessuale con disagio, sentendo che mi mancasse qualcosa, come se avessi un handicap.
Questo è il primo uomo con cui ho creduto di poter sistemare le cose in questo campo e mi trovo ad affrontare tutti questi problemi irrisolti. Queste difficoltà non mi sono nuove, ma prima di quest’uomo ho incontrato persone che non si prendevano a cuore la faccenda e io a mia volta tendevo a rifuggire il problema e ignorarlo.
Un particolare importante è che il mio uomo aveva a sua volta dei blocchi psicologici nel sesso, che sfociavano in impotenza, ma con tanto amore e una strategia mirata, abbiamo fatto grandi progressi insieme e il suo problema ora non ci condiziona quasi per nulla; una conseguenza però è stata che per dedicarmi a lui io sono rimasta “indietro” sui miei di blocchi. Ho tentato di parlare con lui e si è dimostrato disponibile, ma allo stesso tempo presentargli un problema gli fa riaffiorare certi problemi di autostima e quindi non riesce a prendere in mano la situazione. Io vorrei proporgli una soluzione “pratica”, ma sono confusa e ultimamente anche un po’ vittima di me stessa:le sensazioni che ho descritto sopra mi provocano spesso sfoghi di pianto, mi sento incompleta, sola, irrealizzata, senza speranza. Ha qualche suggerimento da darci? Ho bisogno di una direzione da prendere, vedo il problema ma non so cosa fare nella pratica per risolverlo.
La ringrazio molto.

Gentilissima,

Le consiglierei anzitutto di cambiare strategia. E’ vero che parlare di questa sua insoddisfazione con il partner potrebbe portare lui a perdere le sicurezze faticosamente acquisite e dunque ricadere nei problemi di disfunzione erettile che manifestava in precedenza, ma non è assolutamente accettabile che, per favorire la virilità di lui, lei abbia accettato questa sorta di anestesia sessuale, che non le permette di essere felice. Non è accettabile che per dare a lui la possibilità di provare un piacere completo, lei rinunci totalmente al suo. La sessualità, infatti, è della coppia: non è proprietà privata né dell’uno, né dell’altro partner e, se ci sono dei problemi, in primis si deve cercare di risolverli insieme, parlandone. In un secondo momento, se non ci sono risultati soddisfacenti, ci si può rivolgere ad un sessuologo/terapeuta della coppia. Se non vuole affrontare l’argomento con il suo ragazzo in modo troppo serioso (per riservarsi tale approccio, eventualmente, in seconda battuta), potrebbe cercare di introdurre qualcosa di nuovo nel rapporto (ad esempio, cambiare posizioni, luoghi di incontro, tipo di effusioni, introdurre qualche sex toy, ecc.) che susciti la sua curiosità e che vi porti ad una discussione ludica e serena sulla sessualità. Parlandone così, senza caricare l’argomento di eccessive tensioni e preoccupazioni, vi sarà più facile infrangere i tabù che si sono creati fra voi (ovvero che la sessualità di lui è delicatissima, quasi come un vaso di cristallo che, se non viene manipolato con cura, va in pezzi).
Non è così e, oltre tutto, su questa asimmetria sessuale la coppia non può davvero funzionare.
Cordiali saluti e auguri.

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Immagine: Wikimedia

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