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Salve sono una donna di 35 anni, ho una vita sociale normale (ho un lavoro, ho amici, esco…). Sono single….e una bella ragazza, diciamo che non mi mancherebbero le occasioni, ma non sono molto interessata al sesso fine a se stesso e trovare uomini interessanti e seri per un rapporto duraturo è sempre più difficile. Ovviamente ho delle pulsioni sessuali e ultimamente, un pò per curiosità…un pò per trasgredire, sto frequentando delle chat erotiche…con video e tutto il resto.

Mi chiedo se sia così sbagliato….non è meglio divagarsi così…piuttosto che cambiare uomo una volta al mese? Alternativa che tra l’altro non mi esalta perchè non riesco ad avere rapporti solo “sessuali”. Secondo lei se non si abusa delle chat erotiche e si prendono per quello che sono, per me un gioco e un diversivo, non potrebbero essere più positive e meno invasive rispetto a fare sesso saltuariamente…..? Insomma mi devo preoccupare per la mia sanità mentale o no? 🙂

La ringrazio molto!
Saluti

Gentilissima,
Se non ho capito male, lei ritiene di provare vero interesse sessuale per gli uomini solamente quando se ne sente attratta anche per altri motivi, ad esempio sentimentali. Poiché però trovare un uomo di cui potersi innamorare è difficile, ma le pulsioni sessuali restano, lei mi chiede: è più sano andare a letto con persone che non si amano, ricavandone un piacere complessivo veramente scarso, o divertirsi con il sesso elettronico, che scarica ugualmente le pulsioni, ma riduce drasticamente il numero degli incontri sessuali dal vero, per lei spiacevoli?

A parte dunque la risposta, decisamente scontata, che sarebbe meglio fare sesso con una persona che la attrae anche per altri motivi, (e nella speranza che questa arrivi presto…), usi pure il mezzo che attualmente la incuriosisce, ma sappia che questo giochino potrebbe generare dipendenza e, oltre tutto, potrebbe acuire enormemente le già difficili relazioni che lei ha con l’altro sesso.

Tenga conto che nessuno dei porn addicted pensava di poter sviluppare una dipendenza, quando ha iniziato a trastullarsi con la pornografia.
Cordialmente,

Dr. Giuliana Proietti

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Sesso a 70 anni: sfatare i miti legati all'età

Sesso a 70 anni: sfatare i miti legati all’età

Sesso a 70 anni: sfatare i miti legati all’età

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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Oggi, che la longevità è sempre più diffusa, la sessualità nelle persone anziane diventa un tema sempre più importante e rilevante. Questo articolo si propone di analizzare il sesso a 70 anni e oltre, sfatando miti e stereotipi legati all’età.

Il sesso per gli anziani è altrettanto frequente e soddisfacente come per le persone più giovani?

In passato non esistevano molte ricerche in questo settore, per cui si pensava che, con l’età, il sesso diventasse piano, piano, un bel ricordo del passato. Ora sappiamo con certezza che le persone di età pari o superiore a 70 anni hanno una vita sessuale attiva e soddisfacente.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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Come sono cambiate le cose negli ultimi anni?

Se solo facciamo riferimento alle più antiche ricerche, come quella svedese del 1971, in cui solo il 52 % degli uomini sposati di età pari o superiore a 70 anni riferiva di essere ancora sessualmente attivo, vediamo che oggi questa cifra si è spostata al 68%. Allo stesso modo, solo il 38% delle donne sposate di età superiore ai 70 anni dichiarava di essere sessualmente attiva nel 1971, rispetto al 56% citato in ricerche più recenti.

Gli atteggiamenti nei confronti della sessualità sono diventati maggiormente positivi negli ultimi anni e la percentuale di anziani che riporta di avere una relazione molto felice è aumentata. Inoltre, sono diminuite le disfunzioni sessuali (disfunzione erettile tra gli uomini, disfunzione orgasmica nelle donne).

Si può ipotizzare che i cambiamenti riflettano livelli educativi più elevati,  un migliore stato socioeconomico, una migliore salute fisica generale, riflessa da una crescente aspettativa della vita media.

Una intervista sui rapporti familiari

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Quante volte fanno sesso gli over settanta?

Sicuramente più di quanto si pensi. Di tutti gli adulti più anziani sessualmente attivi, il 25 percento riferisce di fare sesso almeno una volta alla settimana (rispetto al 10 percento degli anni ’70).

Quali anziani hanno maggiori probabilità di essere sessualmente attivi a 70 anni?

I fattori associati all’essere sessualmente attivi all’età di 70 anni sono:

  • Atteggiamento positivo verso la sessualità
  • Essere sposati o conviventi
  • Avere una relazione molto felice
  • Avere un partner fisicamente e mentalmente sano
  • Buona salute fisica e mentale
  • Dormire bene

I fattori associati al fare meno sesso sono invece i seguenti:

  • Avere un partner più anziano
  • Diabete
  • Malattie coronariche
  • Depressione

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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Perché gli anziani fanno sesso più spesso?

Le persone vivono più a lungo e sono più sane. A 70 anni oggi le persone sono più sane rispetto ai 70 anni di qualche decennio fa e si ha un’aspettativa di vita più lunga. Le disfunzioni sessuali vengono prontamente affrontate e curate. Gli uomini hanno accesso a una serie di farmaci (come il Viagra) per il trattamento della disfunzione erettile. La cultura è cambiata  e le aspettative degli adulti più anziani sono molto diverse da quelle degli anni ’70. Oggi sempre più persone stanno dunque entrando nell’età avanzata mantenendosi sessualmente attive.

Cosa cambia nella sessualità over 70?

  • GLI UOMINI E IL “CLIMATERIO MASCHILE”

Prima di avere delle serie risposte scientifiche sull’argomento, ci si è chiesti per tanto tempo se esistesse un ‘climaterio maschile’. In effetti le analisi cliniche ci dicono che c’è un reale calo nella produzione di androgeni, gli ormoni sessuali maschili.

Negli uomini però questo calo è lento e porta con sé diverse modifiche, dall’afflosciamento della pelle e della muscolatura, alla diminuzione della elasticità dei vasi sanguigni, l’aumento della pressione e, in molti casi una diminuzione della capacità sessuale. Per molti anni si è creduto che la causa della graduale perdita della capacità sessuale fosse imputabile alla involuzione dei testicoli.

Nel 1889 un fisiologo originario delle isole Mauritius, di cultura francese, Charles Edouard Brown Séquard, a quel tempo settantaduenne, riferì di esperimenti condotti su sé stesso allo scopo di ritrovare una seconda giovinezza : prelevò dei testicoli ad alcuni tori appena uccisi, li pestò in un mortaio, poi vi aggiunse dell’acqua in proporzione da 20 a 1 e dell’acido borico come disinfettante; questo ‘estratto testicolare fresco’ se lo iniettò poi sotto cute, raggiungendo, a suo dire, una ‘rigenerazione veramente sorprendente’.

Probabilmente non si fece tanti scrupoli, anche perché era particolarmente motivato dal fatto di essersi da poco risposato, per la terza volta, con una donna molto più giovane. In ogni caso questo tipo di ricerca aprì la strada alla moderna endocrinologia. Qualche anno dopo infatti il fisiologo viennese Eugen Steinach (1862-1944) trapiantò ghiandole sessuali su vecchi topi, sostenendo di aver raggiunto il risultato di allungare loro la vita, oltre che fargli riprendere attività e vigore. Oggi sappiamo con certezza che questo tipo di procedimenti non possono assolutamente allontanare l’invecchiamento degli organi genitali maschili.

Con l’avanzare dell’età infatti si verifica una lenta e graduale modificazione degli organi genitali, che riguardano in particolare la produzione di testosterone, che ha effetti sulla ghiandola prostatica, il peso e la consistenza dei testicoli. L’ipertrofia prostatica è presente nella maggior parte degli uomini di età superiore ai 65 anni. L’apparato spermatogenico invece rimane intatto, la produzione di seme maschile si riduce ma non si estingue, ed è per questo che gli uomini possono essere fertili anche in età molto matura.


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– Modificazioni fisiologiche della sessualità maschile in età matura:

  • Durante l’eccitamento si può avere necessità di una stimolazione diretta maggiore di quella necessaria per il giovane, ovvero di un tempo due o tre volte più lungo per raggiungere una piena erezione;
  • Una volta raggiunta l’erezione la si può mantenere per un periodo di tempo più protratto prima di avere l’eiaculazione;
  • Si verifica una riduzione significativa della vasocongestione scrotale come risposta alla tensione sessuale;
  • La fase di plateau è più lenta, durante l’eiaculazione si può assistere più ad un gocciolamento del liquido seminale che una vera emissione; l’intera eiaculazione può essere meno violenta.
  • L’orgasmo può non verificarsi ad ogni rapporto, specialmente se questi sono abbastanza frequenti. La caratteristica più significativa della fase di risoluzione della persona anziana consiste nella maggiore durata.

Secondo Masters e Johnson si può dire che, in genere, ‘se vengono mantenuti elevati livelli di attività sessuale dagli anni più giovani e non interviene nessuna inabilità fisica, acuta o cronica che sia, l’uomo anziano è normalmente in grado di continuare le sue forme di attività sessuale fino a 70 ed anche 80 anni di età.

Secondo gli stessi autori, quando vi sono problemi nell’attività sessuale del maschio ciò è riconducibile ad una di queste 6 possibilità :

  • monotonia del rapporto sessuale
  • preoccupazione per la carriera o problemi economici
  • affaticamento fisico e mentale
  • eccessiva quantità di cibo o bevande
  • infermità fisica o mentale del partner
  • paura della prestazione sessuale

Un altro cambiamento riguarda il periodo refrattario dopo l’orgasmo : i maschi giovani e adulti possono raggiungere l’acme sessuale anche diverse volte al giorno, anche diverse volte di seguito; dopo i 50 anni invece si può avere un solo orgasmo alla volta ed il periodo refrattario può durare dalle 12 alle 24 ore.



  • LE DONNE DOPO LA MENOPAUSA

Per alcune donne la menopausa, ossia la brusca interruzione della capacità di procreare, può rappresentare un momento di crisi. Qualche anno prima della fine delle mestruazioni si verifica infatti una diminuzione graduale della secrezione ciclica di estrogeno e progesterone: ci si accorge del sopraggiungere della menopausa quando le mestruazioni si fanno più deboli, più brevi e più distanziate. In genere ciò capita fra i 48 ed i 52 anni.

In seguito a questa modificazione, le ovaie smettono di produrre estrogeno e non liberano più l’ovulo mensile, contemporaneamente si riduce drasticamente anche il livello di progesterone, (cioè di quell’ormone che ha fatto crescere tutti i mesi il rivestimento uterino per accogliere l’uovo fecondato) e ciò segna il termine definitivo dell’età feconda.

I due sintomi principali che accompagnano la menopausa sono le vampate di calore ed il calo di umidità ed elasticità vaginale (atrofia vaginale). La vampata di calore consiste in una improvvisa ondata di calore che si verifica dalla vita in su e che dura da pochi secondi a qualche minuto.

Le vampate possono comparire 4-5 volte al giorno ed anche durante il sonno notturno. La secchezza vaginale, che dipende dalla minori secrezioni delle pareti vaginali, si presenta in genere 5-10 anni dopo la fine delle mestruazioni; essa è causa di irritazioni e di una maggiore predisposizione alle infezioni vaginali.

Sono inoltre presenti altri disturbi neurovegetativi, quali la sudorazione, la cefalea, le palpitazioni, ed alterazioni metaboliche (dislipidemia e osteoporosi). La riduzione del livello di ormoni fa inoltre mutare la tonicità della pelle, favorendo la comparsa di alcune rughe, la maggiore distribuzione di adipe nel corpo.

Una donna su cinque tuttavia sembra avere pochi o nessun disturbo dalla menopausa grazie anche alla terapia sostitutiva con estrogeni, che fa notevolmente regredire questi disturbi.

Oggi l’orientamento di tutti gli specialisti è che si dovrebbe cercare di superare con la ragione e con le nuove tecniche farmacologiche quanto avviene a livello fisiologico. Dopo tutto ci sono nella vita altre circostanze anche molto più spiacevoli della menopausa che le donne imparano ad affrontare.

Le modificazioni ormonali non sembrano avere un’influenza diretta sulla libido femminile, ma diverse ricerche concordano sul fatto che le donne, con il passare del tempo, mostrano livelli di interesse e di attività sessuali minori dei loro coetanei di sesso opposto.

Del resto ciò è abbastanza comprensibile : a che serve ad una donna avere la consapevolezza che, in teoria, la sua capacità sessuale può durare fino alla fine dei suoi giorni se poi non si sente più desiderata e non si accetta più fisicamente ?

La capacità di attività sessuale e di risposta orgasmica della donna matura sembra inoltre dipendere molto dalla continuità e dalla frequenza dei rapporti avuti negli anni precedenti : se questi sono mancati, anche l’interesse per la sessualità viene fatalmente meno. Un’altra motivazione la si potrebbe ricercare nell’allungamento del tempo di lubrificazione vaginale.

In altri casi la menopausa può invece portare una nuova ondata di sessualità, perché la donna sente questo periodo come la fine delle limitazioni che le erano imposte dal ruolo genitoriale e dalla paura di nuove gravidanze.

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– Modificazioni fisiologiche della sessualità femminile in età matura:

Le caratteristiche principali della sessualità femminile in età adulta si possono così riassumere :

  • Le donne, a differenza degli uomini, anche in età avanzata possono avere diversi orgasmi, uno di seguito all’altro;
  • Durante la fase di eccitazione, la donna anziana ha la risposta clitoridea e l’erezione dei capezzoli simile a quelle che si osservano nella donna più giovane;
  • L’arrossamento sessuale causato da vasocongestione superficiale su risposta cutanea non si verifica frequentemente;
  • Si ha un minore aumento della tensione muscolare in risposta agli stimoli sessuali;
  • Le piccole labbra reagiscono in modo più blando;
  • L’attività secretoria delle ghiandole del Bartolino è ridotta, così pure in vario modo la lubrificazione vaginale;
  • L’espansione delle pareti vaginali durante la fase di eccitamento è minore;
  • La fase di plateau è ridotta, non vi è inturgidimento dell’areola mammaria come avviene nelle più giovani;
  • Nell’orgasmo la donna matura ha contrazioni vaginali nello stesso modo della giovane, ma di minore durata.

Dr. Walter La Gatta
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Figli gay: cosa fare in caso di coming out

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Chi viene a sapere per primo dell’omosessualità di un ragazzo/una ragazza?

Di solito, la prima rivelazione dell’omosessualità avviene al di fuori della famiglia: il primo ad esserne informato è un amico eterosessuale, poi un fratello o una sorella e infine i genitori. Gli amici rappresentano infatti un’importante fonte di sostegno e di conforto per il giovane gay, specialmente nel caso la sua famiglia di origine sia omofobica e non disponibile ad accettare questa rivelazione.

Perché i genitori possono rimanere traumatizzati da questa notizia?

Molti genitori sono, ancora oggi, particolarmente influenzati dagli stereotipi e dai luoghi comuni che riguardano la sessualità, per cui possono reagire in modo imprevedibile: superato lo shock iniziale, possono esprimere sentimenti di rabbia verso il figlio, a causa del dolore che stanno provando, oppure possono sentirsi colpevoli della sua omosessualità e tentare in tutti i modi di ‘curarlo’, magari proponendogli la conoscenza di potenziali partner di sesso opposto, o cure psicologiche.

Quali altre reazioni sbagliate possono avere i genitori?

I genitori potrebbero iniziare a minacciare o a ricattare psicologicamente il giovane, con umiliazioni pubbliche e divieto di uscire di casa. Il senso di fallimento e di colpa provato dai genitori per questa rivelazione, il loro senso di vergogna nei confronti del mondo esterno, può creare conflitti con il figlio e anche all’interno della relazione di coppia, con comportamenti impulsivi, dettati dai pregiudizi e dalla scarsa informazione. La famiglia può optare inoltre per l’isolamento sociale, cosa che non migliora certo la condizione già critica in cui si trova il giovane.

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Quale è la reazione migliore?

La reazione migliore è quella di non drammatizzare: i genitori non possono decidere loro quale dovrebbe essere l’orientamento sessuale del figlio e dunque devono accettare questa rivelazione senza mostrare segni di delusione.

Se il ragazzo o la ragazza sono molto giovani può essere utile fare in modo che ne parlino con un sessuologo, per cercare di comprendersi meglio e comprendere meglio anche le loro scelte. In adolescenza, ad esempio, è possibile che vi siano incertezze sull’orientamento sessuale per mancanza di esperienza, timidezza, difficoltà di stabilire una relazione o di sentirsi accettati, ecc. In ogni caso, è importante dimostrare al figlio che fa coming out che l’affetto che i genitori provano per lui/lei rimane immutato.

Quali potrebbero essere le scelte del ragazzo/della ragazza nel caso decida di non parlarne con i genitori?

Se il giovane sa che potrebbe verificarsi una reazione negativa a tale scoperta, in genere preferisce tacere sulla sua situazione omosessuale prendendo le distanze dal proprio nucleo familiare, anche trasferendosi in altre località, con la scusa delle scelte scolastiche o lavorative. La distanza psicologica dai genitori può anche non comportare distanze geografiche: possono essere semplicemente ridotti gli spazi di comunicazione e di confronto, pur continuando a vivere nella stessa casa.

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Con il tempo i genitori possono riuscire a cambiare opinione e accettare l’omosessualità del figlio senza problemi?

Certamente: un fattore da non sottovalutare nel miglioramento dei rapporti familiari è il tempo. Spesso, dopo le angosce iniziali, alcuni genitori sono disposti ad informarsi meglio sul tema dell’omosessualità, documentandosi o parlandone con altre persone più esperte, fino a che il momento doloroso della rivelazione risulta sempre più lontano ed il nuovo rapporto con il figlio, ricostruito con fatica, comincia a diventare più stabile e sereno.

Può essere utile parlarne con altri genitori di figli gay?

Si, può essere molto utile prendere contatto con le numerose associazioni di genitori di figli omosessuali, che offrono un importante momento di confronto e di conforto, offrendo utili consigli per affrontare meglio la cosa.

Dr. Walter La Gatta



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Una intervista sulla Timidezza

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Adolescenza e sessualità: le fasi

Adolescenza e sessualità: le fasi

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Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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L’adolescenza è una fase di transizione nello sviluppo psicologico e cognitivo umano che inizia nel periodo della pubertà e termina con l’età adulta. Gli adolescenti dunque sono i ragazzi che vivono questo periodo della vita, caratterizzato da molteplici cambiamenti, fra cui quelli di tipo sessuale.

In genere l’adolescenza viene divisa in tre tappe fondamentali:

1. Adolescenza iniziale (circa 10-13 anni)

In questa prima fase si attivano i cambiamenti puberali: lo sviluppo sessuale, la crescita fisica accelerata e la comparsa dei caratteri sessuali secondari. Questi mutamenti possono essere vissuti con sorpresa, imbarazzo o curiosità. Sul piano psicologico, si assiste a un progressivo distacco dai genitori come figure centrali, mentre il gruppo dei pari inizia a diventare punto di riferimento. 

In questo periodo i ragazzi iniziano a sperimentare la loro sessualità (in particolare con la fantasia e la masturbazione), ma i rapporti sessuali veri e propri non sono comuni.

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2. Adolescenza intermedia (circa 14-17 anni)

Questa è forse la fase più turbolenta, in cui si intensificano i conflitti interni ed esterni. Emergono interrogativi sull’identità personale, sessuale e di genere. Le emozioni possono essere vissute in modo estremo, con sbalzi d’umore e comportamenti impulsivi.

L’adolescente cerca autonomia e allo stesso tempo ha ancora bisogno di contenimento. Le relazioni fra pari si fanno più significative e la costruzione dell’immagine di sé assume un ruolo centrale. È anche il periodo in cui possono comparire condotte a rischio o sperimentazioni, come l’uso di sostanze o l’assunzione di comportamenti oppositivi, guidati da sentimenti di onnipotenza e invincibilità (anche se sono frequenti momenti di particolare vulnerabilità). 

Molti adolescenti in questo stadio possono “innamorarsi” per la prima volta. La sperimentazione sessuale è comune e i primi rapporti sessuali hanno luogo in questo periodo.

3. Tarda Adolescenza (circa 18-21 anni)

In questa fase si consolidano le conquiste precedenti. Il pensiero diventa più riflessivo e astratto, si sviluppa una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie aspirazioni. Cresce la capacità di tollerare la frustrazione, di pianificare il futuro e di assumersi responsabilità. Le relazioni familiari possono diventare più paritarie, mentre quelle amicali e amorose tendono a stabilizzarsi. È il momento in cui l’identità si definisce più chiaramente, anche se può restare aperta a ridefinizioni successive.

Si può dire che la tarda adolescenza continui oggi durante il periodo di istruzione universitaria. 

Una fase non uguale per tutti

Le età citate sono solo indicative: l’adolescenza può iniziare prima o protrarsi più a lungo, a seconda di fattori biologici, culturali, sociali e familiari. Inoltre, le tre fasi non sono rigidamente separate: spesso si sovrappongono o si influenzano reciprocamente.

In alcuni casi si parla oggi di post-adolescenza per indicare un prolungamento delle dinamiche adolescenziali oltre i 20 anni, soprattutto nei contesti in cui l’ingresso nell’età adulta viene ritardato.

Accompagnare l’adolescenza

Riconoscere le fasi dell’adolescenza aiuta a leggere con maggiore comprensione le crisi, i silenzi, le ribellioni o le richieste d’aiuto degli adolescenti. Il ruolo degli adulti — genitori, insegnanti, terapeuti — è quello di offrire una presenza autorevole ma non autoritaria, capace di contenere senza soffocare, di guidare senza imporre, di ascoltare senza giudicare.

In alcuni casi, l’intervento psicologico può fornire uno spazio utile per dare significato a vissuti complessi o dolorosi, contribuendo alla costruzione di un’identità sana e integrata.

Dr. Giuliana Proietti

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

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ICD

La depatologizzazione della omosessualità nell’ICD

La depatologizzazione della omosessualità nell’ICD

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Cosa è l’ICD?

L’ICD è la classificazione internazionale delle malattie, delle condizioni di salute e dei problemi sanitari correlati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Viene utilizzato per assegnare la morbilità e la mortalità umana a categorie specifiche. L’ICD non va confuso con Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico degli Psichiatri), che è una pubblicazione a cura dell’APA (Associazione Psichiatrica Americana), dove sono elencate tutte le malattie mentali. Qui di seguito riportiamo la storia della categoria diagnostica “omosessualità”, nell’ICD.

L’omosessualità nell’ICD

L’omosessualità è entrata per la prima volta nell’ICD, nella sua sesta versione (ICD-6). Era la prima volta che vi era nell’ICD una classificazione dei disturbi mentali. Prima dell’ICD-6 e della fondazione dell’OMS, l’ICD era esclusivamente una classificazione delle cause di mortalità (la prima versione era chiamata The International List of Causes of Death). Dall’ ICD-6 (approvato nel 1948), poi nell’ICD-7 (approvato nel 1955), nell’ICD-8 (approvato nel 1965) e nell’ICD-9 (approvato nel 1975), l’omosessualità è sempre stata inclusa nel Capitolo V sui disturbi mentali e anche come parte di una categoria generale per le “Deviazioni sessuali”.

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Da ICD-6 a ICD-9: Categorie specificamente correlate al funzionamento sessuale

 

ICD-6 (1948) e ICD-7 (1955)

ICD-8 (1965)

ICD-9 (1975)

Nome del capitolo Capitolo V. Disturbi mentali, psiconevrotici e di personalità

Capitolo V. Disturbi mentali

Capitolo V. Disturbi mentali

Descrizione e codici Disturbi del carattere, del comportamento e dell’intelligenza (codici 320–326) Nevrosi, disturbi della personalità e altri disturbi mentali non psicotici (codici 300–309) Disturbi nevrotici, disturbi della personalità e altri disturbi mentali non psicotici (codici 300–316)
Nome e codice del gruppo Personalità patologica
(codice 320)
Deviazione sessuale
(codice 302)
Disturbi e deviazioni sessuali (codice 302)
Nomi di categoria, codici e condizioni incluse

320.6 Deviazione sessuale

Comprende: esibizionismo, feticismo, omosessualità, sessualità patologica, sadismo, deviazione sessuale

302.0 Omosessualità
Include: lesbismo, sodomia302.1 Feticismo

302.2 Pedofilia

302.3 Travestitismo

302.4 Esibizionismo

302.8 Altre deviazioni sessuali
Include: erotomania, masochismo, narcisismo, necrofilia, ninfomania, sadismo, voyeurismo

302.9 Deviazione sessuale non specificata
Include: sessualità patologica NAS, deviazione sessuale NAS (NB I disturbi sessuali NAS sono disturbi del funzionamento sessuale che non rientrano in nessuna categoria specifica).

302.0 Omosessualità
Include: lesbismo302.1 Bestialità

302.2 Pedofilia

302.3 Travestitismo

302.4 Esibizionismo

302.5 Transessualismo

302.6 Disturbi di identità psicosessuale
Include: disturbo del ruolo di genere

302.7 Frigidità e impotenza
Include: dispareunia psicogena

302.8 Altra deviazione o disturbo sessuale
Include: feticismo, masochismo, sadismo

302.9 Deviazione o disturbo sessuale non specificato

Come si vede, nel glossario dell’ICD-9, le “deviazioni sessuali” sono state descritte come inclinazioni o comportamenti sessuali anormali, diretti principalmente verso persone non del sesso opposto, o verso atti sessuali non normalmente associati al coito, o verso il coito eseguito in circostanze anomale.

Il 17 maggio del 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Fu un momento storico, che portò, nel 2004 a scegliere il 17 maggio come data per l’istituzione della Giornata internazionale contro l’omobitransfobia (International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia – IDAHOBIT)

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La seconda era della classificazione dell’omosessualità nell’ICD

Nell’ICD-10 dell’OMS (pubblicato nel 1992) è stato tuttavia osservato un atteggiamento ambivalente  Infatti, nonostante venga specificato che  “il solo orientamento sessuale non è da considerarsi un disturbo “,  almeno tre codici ICD-10 (inclusi nel blocco “Disturbi psicologici e comportamentali associati allo sviluppo e all’orientamento sessuale”, sotto la voce ” Disturbi della personalità e del comportamento degli adulti”), in particolare F66.0 (“Disturbo della maturazione sessuale”), F66.1 (“Orientamento sessuale egodistonico”) e F66.2 (“Disturbo delle relazioni sessuali”), potrebbero essere applicati all’orientamento omosessuale, o bisessuale.

Il disturbo della maturazione sessuale è stato definito come un disturbo mentale applicato a un individuo che soffre di “ incertezza sulla propria identità di genere o orientamento sessuale, che causa ansia o depressione. Più comunemente ciò si verifica negli adolescenti che non sono certi di essere omosessuali, eterosessuali o bisessuali nell’orientamento o in individui che dopo un periodo di orientamento sessuale apparentemente stabile, spesso all’interno di una relazione di lunga data, scoprono che il loro orientamento sessuale sta cambiando. ”

L’orientamento sessuale egodistonico si riferisce a un individuo la cui “ identità di genere o preferenza sessuale non è in dubbio, ma l’individuo desidera che sia diverso a causa di disturbi psicologici e comportamentali associati e può cercare un trattamento per cambiarlo”.

Il “Disturbo della relazione sessuale” è una categoria per coloro la cui “ anomalia dell’identità di genere o delle preferenze sessuali è responsabile delle difficoltà nel formare o mantenere una relazione con un partner sessuale ”.

Anche se l’eterosessualità è elencata come solamente uno dei possibili orientamenti sessuali, le persone eterosessuali non sembrano destinatarie previste di queste diagnosi. E’  evidente che il discorso è rivolto a coloro che mostrano un orientamento sessuale omosessuale e che per questo possono provare un’angoscia correlata.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
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E’ bene ricordare che non ci sono prove che l’orientamento sessuale tra persone dello stesso sesso sia di per sé causa di angoscia (cioè, un disturbo della maturazione sessuale o un’omosessualità “ego-distonica”); sembra piuttosto che il disagio sia una conseguenza del rifiuto sociale e della discriminazione causata dallo stigma legato all’orientamento sessuale.

Il 18 giugno 2018, l’OMS ha pubblicato la sua nuova classificazione internazionale delle malattie, l’ ICD-11 depennando la “incongruenza di genere “ dalla classificazione dei disturbi psichiatrici.

La voce è restata nel documento ICD-11, ma in un altro capitolo di nuova istituzione, relativo alla salute sessuale. A questo importante pronunciamento,  hanno certamente contribuito le pressioni che da anni arrivavano dalle associazioni e dalle community LGBT di tutto il mondo

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Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Fonti:

Drescher J. Out of DSM: Depathologizing Homosexuality. Behav Sci (Basel). 2015 Dec 4;5(4):565-75. doi: 10.3390/bs5040565. PMID: 26690228; PMCID: PMC4695779.

Robles R., Real T., Reed G. Depatologizzare l’orientamento sessuale e le identità transgender nelle classificazioni psichiatriche // Consortium Psychiatricum. – 2021. – Vol. 2. – N. 2. – P. 45-53. doi: 10.17816/CP61

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