Cesare Musatti: una biografia del fondatore della psicoanalisi italiana
Cesare Luigi Musatti è stato uno dei principali pionieri della psicoanalisi in Italia, nonché figura centrale nello sviluppo della psicologia scientifica italiana del XX secolo. Filosofo, psicologo e psicoanalista, la sua opera si è distinta per la capacità di coniugare il rigore scientifico con un profondo interesse per l’esperienza umana e per le dinamiche dell’inconscio. Cerchiamo di conoscerlo meglio.
Formazione e primi anni
Nacque a Dolo, in una casa sulla riviera del Brenta, il 21 Settembre del 1897, ‘settimino’ e ‘non vitale’, come fu dichiarato allora. Trascorse la sua giovinezza tra la casa natale e la casa di Venezia, dove viveva la nonna paterna.
Malgrado la famiglia fosse più che benestante, il padre era di idee socialiste e fu anche deputato al Parlamento Italiano per il partito socialista. Tra l’altro, fu anche compagno ed amico di Matteotti.
Da bambino Cesare soffrì di gelosia nei confronti del fratello Riccardo , minore di tre anni, cui la madre sembrava maggiormente affezionata. Quando Riccardo morì, per un’emorragia interna, ancora giovanissimo, il fratello maggiore, divenuto figlio unico, sentì dei forti sensi di colpa, dai quali gli fu difficile riprendersi.
Terminato il liceo classico, da Padova Cesare si trasferì a Venezia, per studiare matematica. L’atmosfera gli sembrò deprimente, anche perché i corsi erano frequentati solo da maschi: inoltre erano tutti della sua stessa classe di leva, quella del 1897, che non era stata ancora chiamata sotto le armi. Decise quindi di passare a lettere e filosofia, un corso dove c’erano molte ragazze, ma soprattutto c’era un ottimo insegnate, Antonio Aliotta, professore di filosofia teoretica, ma anche molto informato sugli orientamenti scientifici del tempo, soprattutto tedeschi.
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La leva
Come lo psicoanalista stesso ricordò in : ‘Chi ha paura del lupo cattivo?’, nel 1916, a diciannove anni, fu chiamato sotto le armi. Fu assegnato a Roma, dove a quel tempo viveva la sua famiglia, Reggimento Artiglieria da campagna. La legge prevedeva che, pagando una tassa piuttosto elevata, il giovane potesse rimanere sotto le armi per un solo anno, anziché per i tre anni previsti, divenendo ufficiale e potendosi permettere di scegliere l’arma, la sede e il reggimento desiderati.
Dopo un breve periodo di addestramento a Torino dunque, il futuro psicoanalista nel ’17 fu mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finito il conflitto, tornò a Padova, per completare gli studi.
Padova
Sebbene attratto dalla matematica, scelse ancora filosofia, perché arrivò quell’anno a Padova un professore triestino che aveva insegnato all’Università di Graz e che era divenuto cittadino italiano in seguito all’annessione di Trieste. Era Vittorio Benussi (1878-1927) filosofo e psicologo che aveva ottenuto la cattedra di psicologia sperimentale.
Musatti si laureò in filosofia all’Università di Padova nel 1920, sotto la guida di Vittorio Benussi. Quest’ultimo, oltre che esponente della scuola di Graz era una figura fondamentale per lo sviluppo della psicologia sperimentale in Italia e influenzò profondamente l’orientamento scientifico di Musatti.
Morte di Benussi
Musatti si laureò nel 1922 e nel ’23 fu nominato assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Nel 1927 Benussi, che soffriva di una grave forma maniaco-depressiva, si uccise con il cianuro, lasciando il Laboratorio nelle mani di Musatti e della sua collega Silvia De Marchi.
Vita privata
Nel 1928, Musatti fu nominato direttore incaricato del Laboratorio di psicologia. Con la collega Silvia De Marchi pubblicò quindi quanto aveva lasciato il Professore di inedito. A quell’epoca Musatti era sposato con la prima moglie, Albina Pozzato, una compagna d’università, che però morì subito dopo (seguita, dopo pochi anni, dalla seconda moglie, Silvia De Marchi, sua collega al laboratorio di psicologia).
Avvicinamento alla psicoanalisi
Negli anni Trenta Musatti si avvicinò alla psicoanalisi, in un’epoca in cui questa disciplina era ancora marginale e guardata con sospetto in ambito accademico e culturale italiano, anche per ragioni politiche e ideologiche.
Fu uno dei primi italiani a studiare direttamente il pensiero di Sigmund Freud, traducendo e commentando le sue opere. In particolare, fu curatore dell’edizione italiana delle Opere complete di Freud, pubblicate da Boringhieri a partire dagli anni Cinquanta: un lavoro monumentale che contribuì in modo decisivo alla diffusione della psicoanalisi in Italia.
La SPI
Dal 1925 intanto era stata riorganizzata la SPI, Società psicoanalitica italiana, attraverso l’opera di Edoardo Weiss, con la collaborazione di Cesare Musatti, Nicola Perrotti ed Emilio Servadio.
Fascismo e Seconda Guerra Mondiale
Ben presto la Società di psicoanalisi venne ridotta all’inattività per l’ostilità del regime fascista e per le leggi razziali del 1938, che colpirono pesantemente i membri ebrei della Società. Anche Musatti, ebreo per parte di padre, venne allontanato, lo stesso anno, dall’insegnamento universitario e declassato a insegnante di liceo. (Infatti, fu considerato di razza ariana per l’esercito – e per questo dovette partecipare, come capitano, alla seconda guerra mondiale – e per l’insegnamento secondario e gli uffici di stato civile, e non-ariano per l’insegnamento universitario e per la stampa di pubblicazioni scientifiche).
Dal 1940 divenne professore di Filosofia presso il Liceo Parini di Milano, così come la moglie. I Musatti si stabilirono in Corso di Porta Nuova, a due passi dal Liceo.
Nella primavera del ’43 le sorti della seconda guerra mondiale volgevano decisamente a favore degli alleati. Si adunarono allora a Milano, attorno a Lelio Basso, alcuni vecchi socialisti, con l’ambizione di costruire un partito (PSIUP) erede dell’antico Partito socialista italiano, anteriore alle scissioni (da quella di Livorno in poi).
Il gruppo, cui partecipava anche Musatti, si riuniva in casa di Ferrazzutto (già amministratore dell’Avanti, prima del fascismo, e che allora lavorava presso l’editore Rizzoli) e Lelio Basso presiedeva le riunioni. A Musatti fu dato l’incarico di reperire il denaro per una prima organizzazione, e poi di cercare di allacciare rapporti col Partito comunista clandestino, di cui si conosceva l’esistenza, ma che agiva con estrema prudenza ed era, anche per gli antifascisti, difficilmente raggiungibile.
La città di Milano, distrutta dai bombardamenti, veniva sempre più sfollata. Dati i bombardamenti notturni, i Musatti pernottavano ad Abbiategrasso e andavano ogni giorno a Milano con la vecchia tramvia, denominata “el gamba de legn”. I figli furono mandati al sicuro nel Veneto, dove non avvenivano incursioni aeree.
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Attività clinica e teorica
Accanto all’attività clinica, Musatti si dedicò all’insegnamento e alla divulgazione. Per decenni fu una voce autorevole e rispettata nel dibattito culturale italiano, intervenendo su temi legati alla psicologia, alla filosofia della scienza, alla sessualità e all’etica, con uno stile sempre chiaro e accessibile.
Musatti, con la moglie e i figli, accettò di trasferirsi a Ivrea, ospite di Adriano Olivetti, con il quale aveva rapporti di amicizia. Nella cittadina piemontese, su richiesta di Olivetti, fondò un centro di psicologia del lavoro. Lo stipendio offerto era elevato e comprendeva l’uso di una villetta per tutta la famiglia.
Il lavoro non era sempre qualificato, ma era interessante, per questo intellettuale ricco di curiosità. L’ultimo periodo come dipendente regolare della Olivetti fu ad esempio quello di Direttore della Scuola Allievi Meccanici, cioè di ragazzi fra i quindici ed i diciotto anni, destinati a divenire operai meccanici specializzati. Musatti ricordava con piacere questa esperienza, che gli permise di prendere contatto con le applicazioni pratiche della geometria, suo primo amore.
Nel 1947 vinse, all’Università Statale di Milano la prima cattedra di psicologia istituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, dove prestò la sua opera fino al 1967.
Era un insegnante con capacità istrioniche, capace di tenere la scena per due ore di fila, tenendo incollati tutti i suoi studenti, che sempre affollavano le sue lezioni.
Opere principali
Tra i suoi scritti più noti si ricordano: Trattato di psicoanalisi (1949), una delle prime opere sistematiche italiane sul pensiero freudiano, che univa rigore teorico e chiarezza espositiva; numerosi saggi e articoli su riviste scientifiche e divulgative; prefazioni e commenti alle opere di Freud e di altri autori della tradizione psicoanalitica.
Quando comparve il suo Trattato di psicoanalisi, pubblicato da Einaudi in due volumi, non erano ancora disponibili le opere di Freud in italiano, che poi pubblicò proprio Musatti da Boringhieri.
La psicoanalisi in Italia
Le teorie freudiane furono inizialmente quasi respinte, prima ancora di essere conosciute, sia dalla cultura universitaria che da quella di ispirazione cattolica. Pesavano su questo insuccesso anche gli anni dell’isolamento culturale dovuto al Fascismo.
Dal 1955 si cominciò a pubblicare sotto la sua direzione la ‘Rivista di psicoanalisi’, erede della ‘Rivista italiana di psicoanalisi’ fondata nel 1932 da Weiss, che costituisce l’organo ufficiale della SPI. Musatti divenne il leader indiscusso della psicoanalisi italiana.
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Critiche
Gli fu spesso rimproverato di non aver adottato, nelle istituzioni preposte alla trasmissione del sapere psicoanalitico, lo stesso atteggiamento liberale e progressista da lui assunto nella vita politica e sociale.
Musatti tuttavia era convinto che la psicoanalisi fosse una terapia riservata ai ceti borghesi e che fosse inutile ed illusorio estenderla al di fuori della sua originaria cerchia di competenza. Alla base del suo pensiero c’era l’idea che la psicoanalisi servisse a comprendere l’umanità, ma che non tutti, necessariamente, dovessero sapere cosa fosse l’analisi.
Era un convinto assertore del potenziale liberatorio, antirepressivo, insito nelle proposte freudiane; difese dunque l’ortodossia freudiana e rimase fedele all’istituzione psicoanalitica, avversando le teorie di Lacan. Ciò nonostante gli viene riconosciuto di non essere mai stato completamente acritico nei confronti della disciplina psicoanalitica e non ebbe nei suoi confronti una appartenenza di tipo ‘religioso’.
Ultimi anni
Musatti, nonostante la sua posizione privilegiata, non fu mai un uomo di potere, non fondò una scuola di psicoanalisi che tramandasse il suo nome e i suoi insegnamenti e che vegliasse sull’ortodossia degli associati rispetto al Verbo Freudiano. Era uno spirito critico, con libertà di giudizio e dotato di sottile ironia.
Scrisse anche libri di letteratura e fra questi ricordiamo Il pronipote di Giulio Cesare, che gli fece vincere, nel 1981, il Premio Viareggio. Come intellettuale, si interessò anche moltissimo di teatro (per il quale aveva un’antica passione) e di televisione.
Da aristocratico illuminato si impegnò anche sul piano civile, accettando per due volte la carica di Consigliere Comunale a Milano, dove fu anche consulente del Tribunale dei Minori. Si batté in difesa della pace, del progresso dei lavoratori, dell’emancipazione femminile, dei diritti civili.
Musatti visse fino a un’età molto avanzata, mantenendo viva la sua attività intellettuale e terapeutica fino agli anni Ottanta.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Morte
Morì il 21 Marzo 1989. A continuare l’opera di Musatti furono, in ambito accademico, Fabio Metelli (1907-1987) e Guido Petter a Padova, Gaetano Kanizsa (1913-1993) a Trieste, Dario Romano, Enzo Funari e Dario Varin a Milano. In ambito psicoanalitico e clinico ricordiamo Franco Ferradini, Giancarlo Zapparoli, Renato Sigurtà e Franco Fornari (1921-1985).
Il suo pensiero ha continuato a influenzare generazioni di psicoanalisti, psicologi e filosofi. L’importanza storica di Musatti risiede nella sua capacità di introdurre la psicoanalisi in un contesto culturale ancora refrattario, e di averlo fatto con un approccio che non rinunciava mai alla complessità del pensiero. A lui si deve l’istituzionalizzazione della psicoanalisi in Italia e la formazione di molti dei suoi protagonisti successivi.
Curiosità
Musatti fu anche un personaggio amato dal grande pubblico: partecipò occasionalmente a programmi radiofonici e televisivi, e non disdegnava il dialogo con la cultura laica e umanistica. Il suo equilibrio tra rigore scientifico e apertura mentale resta uno dei tratti distintivi della sua figura.
Dr. Giuliana Proietti
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Imm. Univ. Studi Padova

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
mail: g.proietti@psicolinea.it
Visita anche:
www.giulianaproietti.it








