Charlie Chaplin, un genio senza tempo

Charlie Chaplin, al secolo Charles Spencer Chaplin nacque il 16 aprile 1889 a Walworth  Londra, e visse, con il fratellastro Sydney, una infanzia fatta di stenti e di estrema povertà.

I genitori erano entrambi degli artisti falliti del music hall. Lui, comico dedito all’alcool, lei, cantante nei locali notturni: si separarono quando il piccolo Charlie aveva appena un anno ed il padre morì che aveva cinque anni. I due fratellini poterono stare con la madre ben poco perché si rese necessario un ricovero di lei presso una casa di cura, per problemi mentali.

Questo breve lasso di tempo passato con la madre Hannah fu tuttavia fondamentale perché da lei Charlie potesse trarre grande ispirazione, sia per il lavoro che per la sua visione della vita. Il giovane se ne stava spesso dietro le quinte e fu nell’ultima esibizione della madre che, costretta lei a lasciare il palco in preda ad una crisi di nervi sopraggiunta per un improvviso calo della voce, si affacciò sul palco a cantare una canzone popolare intitolata “Jack Jones” che mandò in visibilio il pubblico intero.

Nel frattempo la vita si era fatta veramente difficile per i fratelli che passarono anche due anni in un orfanotrofio e poi ad arrangiarsi nella miseria degli slums londinesi.

C’è chi insinua che solo durante questa travagliata infanzia Charlie fu felice. Ma a queste malelingue egli rispose così nella sua autobiografia: “L’atteggiamento di chi vuol rendere la miseria attraente per gli altri è piuttosto antipatico. Devo ancora conoscere un povero che abbia nostalgia della povertà…”

Non aveva dieci anni che entrò in una compagnia del music hall, “the Eight Lancashire Lads”; poi a quattordici anni ottenne una parte nella commedia “Sherlock Holmes” che lo vide a lungo in tournée. Grazie all’interessamento del fratello Syd che già ci lavorava, nel 1908 venne scritturato da Fred Karno: per entrambi i ragazzi Karno rappresentò un collegio di vita e di commedia e specialmente su Charlie ebbe un grosso impatto.

Con tale compagnia fece un tour negli Stati Uniti nel 1910 e poi nel 1912 che gli consentì di farsi notare dalla Keystone di Mack Sennett, che lo scritturò a 150 dollari alla settimana lanciandolo nel mondo del cinema. Il personaggio di Chaplin nasce e si sviluppa subito: 35 comiche in un anno che non potevano prescindere da una bravura indiscutibile dell’ attore, costretto spesso ad improvvisare per la frenesia dei tempi di lavoro a disposizione.

Nel film “Charlot si distingue” del 1914 compare il personaggio del piccolo vagabondo ai margini della società, il perdente per antonomasia, schiacciato dagli ingranaggi della società e in generale da un mondo ingiusto e crudele, sempre solo ma generoso di cuore. Attraverso lui Chaplin attacca a fondo le convenzioni, polemizzando contro la società. Pantaloni larghi e sformati, grosse scarpe, bombetta e bastone da passeggio, baffetti ad esprimere una certa vanità caratterizzano Charlot, che verrà interpretato da Chaplin in più di settanta film con un linguaggio cinematografico caratterizzato da una straordinaria pantomima e abilità mimica. “Il vagabondo”(1915), “Charlot pattinatore”(1916), “Charlot macchinista”(1916), “Charlot ladro” (1916), “Charlot soldato” (1918), “Il monello” (1921) : questi alcuni titoli. A trenta anni Chaplin era già ricco e famoso e nel 1919 con i suoi cari amici Douglas Fairbanks, Mary Pickford e D.W.Griffith fondò la “United Artists” .

Per quanto riguarda la vita privata, nel 1918 aveva sposato Mildred Harris, perché pensava fosse incinta; fu un falso allarme sebbene dopo qualche tempo la donna diede a Chaplin il primo figlio, che sfortunatamente visse solo per tre giorni. Nel 1920 i due divorziarono e nel 1924 Chaplin poté sposarsi con Lita Grey, un’attrice che aveva partecipato ad alcuni suoi films. Lita Grey, che in seguito avrebbe avuto problemi di alcool, ebbe due figli, Charles Jr e Sydney Earl; anche questo matrimonio durò poco, fino al 1927, quando si arrivò ad una conclusione burrascosa e amara in tribunale.

Nel tempo, la quantità dei films diminuisce a vantaggio di una migliore qualità: Chaplin punta sul perfezionismo, facendo e rifacendo una miriade di volte le stesse scene: “La febbre dell’oro” e “Il circo” negli anni venti, “Luci della città” e “Tempi moderni” negli anni trenta, “Il grande dittatore” e “Monsieur Verdoux” negli anni quaranta, “Luci della ribalta” con la partecipazione di Buster Keaton nel 1952. Fu molto riluttante a lasciare il muto per il sonoro e, quando lo fece, dopo oltre dieci anni dall’inizio della sua introduzione, abbandonò il celebre personaggio di Charlot e si dedicò ad altre caratterizzazioni.

Intanto nel 1936 aveva sposato Paulette Levy, più nota come Paulette Godard, già moglie di Paul Getty e attrice nei films “Tempi moderni” e “Il grande dittatore,” ma il matrimonio durò fino al 1942, quando incontrò Oona O’Neal, la donna della sua vita. Lui aveva 53 anni e lei 18, ma da quel momento furono inseparabili ed ebbero otto figli (Geraldine, Michael, Josephine, Victoria, Eugene, Jane, Annette e Christopher).

Alla luce dei quattro matrimoni molti hanno voluto intravedere anche una latente sessuofobia nel personaggio di Charlot che a loro dire avrebbe sempre dei rapporti asessuati, astratti, con le sue partners, attribuendo tale comportamento all’infanzia dell’attore e al suo rapporto con la madre. Si difese così Chaplin: “A differenza di Freud io non credo che il sesso sia la cosa più importante. È più facile che incidano sulla psicologia il freddo, la fame e la vergogna della miseria.”

La presunta origine ebraica per parte di madre e le simpatie per i movimenti di sinistra lo posero sin dal 1922 sotto il controllo dell’FBI ed ebbe vita assai difficile tra la fine degli anni quaranta e l‘inizio degli anni cinquanta, in piena epoca maccartista. Certa propaganda indusse l’opinione pubblica a credere che fosse veramente un filocomunista e antiamericano, e i suoi films sembravano dimostrarlo. In “Tempi moderni” c’è una satira contro il capitalismo, in “Charlot apprendista” il protagonista è un operaio che si scontra con un padrone tiranno, nel film “Il grande dittatore” viene fatta una parodia di Hitler e nel discorso finale di questo primo film sonoro si dice: “l’odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo.”

Nel 1952, approfittando della decisione di Chaplin di recarsi a Londra per la prima del suo nuovo film “Luci della ribalta” all’Odeon Theatre, il Ministro della Giustizia americano annullò il visto di ritorno negli USA al regista che non aveva mai chiesto la cittadinanza americana. Fu così che Chaplin insieme con la famiglia andò a stabilirsi in Svizzera, a Corsier-sur-Vivey.

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Durante questo “esilio” si occupò della riedizione sonorizzata delle sue vecchie opere componendo lui stesso molte delle colonne sonore, alcune delle quali passarono alla storia. Del resto, la passione per la musica non l’aveva mai abbandonato sin da quando, all’età di sedici anni, aveva preso lezioni di violino e violoncello.

Si impegnò in altri due films, “Un re a New York” del 1957, girato a Londra dove con molta difficoltà cercò di ricreare New York, e “La contessa di Hong Kong del 1967 con Marlon Brando e Sofia Loren, l’unico film a colori nella sua carriera. Nel 1964 scrisse la sua autobiografia sulla quale in seguito si baserà il bellissimo e commovente film di Richard Attenborough “Charlot”.

Ritornò negli States solo nel 1972 per ritirare il premio Oscar alla carriera, ricevendo un’accoglienza trionfale che lo ripagò dei torti subiti. Nel 1975 fu insignito del titolo di baronetto dalla regina d’Inghilterra; morì alle 4 di mattina del Natale del 1977.

Lanfranco Bruzzesi

Imm. Wikimedia

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