La separazione. E poi?

Come ogni cosa della vita, tutto ha un inizio e una fine, anche il processo di separazione.  Quando ci sono le prime avvisaglie della crisi sembra impossibile che una relazione possa davvero bruscamente interrompersi, magari con una separazione o un divorzio: poi, quando si comincia a ragionare seriamente su questa eventualità, le cose si fanno drammaticamente serie e, da un giorno all’altro, ci si ritrova soli.

La prima cosa da osservare è che la separazione dà sempre un senso di fallimento ma, imparando dagli errori commessi, potrebbe essere una preziosa opportunità per ricominciare tutto da capo. Non sempre per il meglio, per la verità, dato che il tasso di separazioni e divorzi per i secondi matrimoni (o convivenze) è in genere superiore a quello delle prime unioni. Come mai?

Le ragioni di questo fenomeno sono diverse: anzitutto quando si è più maturi e si sono avute già delle esperienze familiari si diventa meno tolleranti rispetto al nuovo partner e la via di fuga di una rottura, in caso di grosse difficoltà, è sempre dietro l’angolo. Una seconda ragione può essere quella di fare delle scelte poco meditate nella ricerca del nuovo partner, perché non si vede l’ora di riempire il vuoto della solitudine. Inoltre, sebbene a livello teorico si impara sempre dagli errori, è piuttosto frequente che le persone tendano a ripeterli, più e più volte.

E’ importante dunque, dopo una separazione, partire col piede giusto per non incorrere in nuovi errori nella riformulazione della propria vita e delle proprie abitudini.

Uno dei primi problemi da tenere in considerazione è quello dei figli, che improvvisamente si trovano a perdere un genitore, con conseguenze sul piano psicologico non sempre facili da risolvere. E’ vero che la figura ‘assente’può essere a volte ‘rimpiazzata’ da altre figure: zii, amici di famiglia, nonni,  nuovo partner della mamma o del papà… L’importante è rendersi conto che questo può essere d’aiuto, ma ovviamente non è mai la stessa cosa.

La rottura del nucleo familiare incide soprattutto sui figli, che hanno un legame di attaccamento con entrambi i genitori e però devono rassegnarsi a perderne uno, spesso senza capirne il perché. Per un figlio è difficile capire le ragioni della separazione dei suoi genitori: non ha sufficiente esperienza di vita e per lui/lei la normalità è avere un papà e una mamma, entrambi presenti in casa.

C’è da aspettarsi inoltre, da parte dei figli adolescenti, un comportamento talvolta molto critico. I ragazzi infatti tendono a non giustificare i genitori che vogliono separarsi: ‘siete voi che avete voluto questa famiglia’ dicono, per cui ‘fate qualcosa per risolvere il vostro problema e cercate di stare insieme’. Occorre far capire loro con molta pazienza che la cosa non è possibile, ma che niente cambierà nell’affetto che entrambi i genitori provano per loro e che si farà di tutto per mantenere vivo il legame con il genitore che lascia la casa familiare.

La mancanza di tempo, o una certa superficialità di giudizio, non deve consentire che i figli vadano lasciati alle cure dei fratelli maggiori e, meno che mai, si deve dare immediata autorevolezza al nuovo partner. Il bambino infatti deve avere il tempo di sviluppare, verso questa nuova persona, un senso di fiducia. Bisogna capire che la ‘famiglia ricomposta’, come si chiama la famiglia in cui è entrato un nuovo partner, richiede molto tempo prima di diventare funzionale: bisogna conoscersi, simpatizzare, apprezzarsi reciprocamente.

In genere il genitore affidatario è la madre, il che non è sempre una buona scelta. E’ vero infatti che i bambini piccoli si trovano in genere meglio con la mamma, ma è anche vero che gli adolescenti maschi, a parità di condizioni, spesso preferirebbero stare col papà, perché pensano che la mamma non possa capire le loro esigenze, oppure possono esservi casi in cui la madre è molto impegnata col lavoro e non ha tempo da dedicare ai figli, come invece potrebbe il padre.

Anche i due ex, dopo la separazione, possono affrontare problematiche psicologiche di una certa entità. Il genitore affidatario del bambino può commettere l’errore di scegliere il figlio come confidente, facendolo maturare troppo precocemente e arrivando talvolta ad una stupefacente inversione dei ruoli. In altri casi, l’adulto neo-separato tiene conto solamente dei suoi desideri narcisistici, lasciando i figli da soli a badare a se stessi, in quanto sia  la mamma, sia il papà, hanno altro a cui pensare.

Una volta che si è pensato ai figli, che dopo una separazione devono avere l’assoluta priorità, non resta che pensare ad esplorare ciò che la propria vita può ora diventare. La separazione non comporta solo il senso di fallimento e di nostalgia per ciò che è stato, ma può innescare una profonda crescita personale, attraverso nuove esperienze e nuove relazioni. Chi non riesce a voltare pagina e resta concentrato sui sensi di colpa e di rabbia irrisolti potrebbe cadere nella trappola della depressione.

Occorre lavorare molto su se stessi, cercando di reagire, anche facendo cose che non si desidera fare, cercando di rompere la morsa del passato e forzare l’attenzione sul momento presente. Reagire significa aprirsi a nuove esperienze, nuove relazioni e nuovi modi di pensare a se stessi e alla propria famiglia. Questo processo implica il desiderio di esplorare attivamente le opzioni che si offrono, piuttosto che reagire passivamente agli eventi della vita.

Gli atteggiamenti negativi, depressivi o pessimisti non aiutano a reimpostare la propria vita. Per questa ragione, se non si riesce ad abbandonare mentalmente il proprio passato è utile pensare alla psicoterapia, per trovare sostegno, incoraggiamento e  suggerimenti per mettere in atto comportamenti più funzionali al momento che si sta vivendo.

Che fare allora, per cercare di affrontare le cose nel miglior modo possibile? Ecco alcuni consigli:

Per il rapporto con i figli:

. Capire che una cosa sono i rapporti di coppia, un’altra cosa è la funzione genitoriale; tenere le due cose su due piani nettamente distinti;

. Utilizzare l’evento della separazione per migliorare il proprio ruolo di genitore: stando soli con i figli, si può ripensare il proprio ruolo e cercare di perfezionarlo;

. Mantenere rapporti di amicizia con l’altro coniuge, se questo è possibile: se non fosse possibile esigere comunque un rapporto ‘civile’, non aspettandosi che sia sempre l’altro a dover fare il primo passo, o a dare l’esempio;

. Non far perdere autorevolezza all’altro genitore, perché altrimenti questo può comportare un naturale distacco dell’adulto nei confronti del minore: visite artificiali e forzate, conflittualità permanente con l’ex, rapporti falsati, strumentalizzazione dei figli, manipolazioni, visite troppo brevi possono far perdere fiducia nel ruolo di genitore dell’ex ed indurlo/a a cercare ricompense sul piano affettivo, occupandosi ad esempio dei figli del nuovo partner;

. Tenere sempre i figli al di fuori dalle difficoltà coniugali;

. Cercare un accordo fra genitori per uno stile educativo comune;

. Non adultizzare i bambini, non farli maturare prima del tempo, non traumatizzarli con scenate e questioni familiari anche dopo la separazione, magari usando il figlio come un ostaggio, o come un messaggero per inviare comunicazioni all’ex;

. Se si capisce che la situazione è diventata ingestibile, ricorrere alla mediazione familiare, per tnetare di risolvere i conflitti.

Per se stessi

Se la separazione deve essere l’inizio di una nuova vita, pensare a queste possibili opportunità:

. Cambiare lavoro;
. Chiedere un trasferimento;
. Comprarsi una nuova casa;
. Cambiare i mobili della propria abitazione;
. Frequentare corsi di formazione (lingue, ballo, giochi di carte, fotografia, ecc.)
. Iscriversi all’Univerisità e prendere una laurea;
. Esplorare nuovi hobbies e nuove compagnie;
. Cambiare look (abbigliamento, stile, mettersi a dieta, rassodare i muscoli, ecc.)
. Viaggiare;
. Dedicare alcune ore del proprio tempo al volontariato.

Insomma, la vita può ricominciare, non è finita!

Dr. Walter La Gatta

Immagine:
Unsplash

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