A differenza di Breuer, Freud non fuggì di fronte all’attrazione sessuale che le pazienti manifestavano nei suoi confronti: con sorprendente rigore empirico considerò questi sentimenti come ulteriori dati scientifici forniti dalle sue pazienti isteriche, che andavano integrati e capiti.
Per Freud infatti, l’attrazione sessuale che le pazienti manifestavano nei suoi confronti rappresentava un modo di rivivere e di far rivivere antichi sentimenti sessualizzati, che erano stati associati con la nevrosi originaria del paziente. Egli riconobbe i sentimenti sessualizzati nel rapporto terapeutico come un’importante forma di resistenza: i sentimenti sessualizzati prendevano il posto dei precedenti sintomi nevrotici.
Ciò che lo portò a formulare il concetto di ‘nevrosi di traslazione’ (o transfert) fu il riconoscere che i sentimenti sessualizzati nei suoi confronti rappresentavano una forma nuova e mascherata della nevrosi originaria. La nevrosi di traslazione era una forma nuova e particolare di nevrosi, legata specificamente al processo del trattamento in cui i sentimenti del paziente per il terapeuta sostituivano più antichi sintomi nevrotici. Spiegando la traslazione (o transfert) in termini dinamici e considerando la nevrosi di traslazione come una forma specifica di resistenza, Freud iniziò la tecnica dell’analisi della traslazione come si usa oggi.
Fonte: Zetzel E., MeissnerW.W., Psichiatria psicoanalitica, Boringhieri
Nb: ‘nevrosi di traslazione’, ‘transfert’ e ‘traslazione’ sono sinonimi nel linguaggio psicoanalitico
Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona
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Studio Freud, Freud Museum
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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