HIV: si può prevenire con l’intuito?

HIV: si può prevenire con l’intuito?

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Il virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV) costituisce uno dei rischi maggiori al mondo per la salute umana eppure ancora oggi l’uso del preservativo è piuttosto limitato: le ricerche dimostrano che le persone sessualmente attive ricorrono in gran parte all’intuito per capire se sia necessario proteggersi o fidarsi del/della partner.

Circa 2,1 milioni di persone vivono con l’HIV nel Nord America e nell’Europa occidentale e centrale (UNAIDS. Global Report, 2013). Nonostante il crescente uso di terapie antivirali e le numerose campagne di informazione degli ultimi anni sul modo principale in cui si contrae l’HIV, cioè i comportamenti sessuali a rischio (WHO. HIV/AIDS Fact sheet N°360, 2014), i tassi di infezione sono rimasti pressoché stabili in queste zone del mondo.

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Sebbene la maggior parte delle persone siano bene informate sulle pratiche di sesso sicuro e sull’uso costante del preservativo, vari studi hanno osservato che negli adulti vi è una scarsa percezione del rischio di contrarre l’HIV e un uso del condom sbagliato e comunque poco frequente  (Adefuye AS, Abiona TC, Balogun JA, Lukobo-Durrell M, 2009-Nkomazana N, Maharaj P, 2014). Questi risultati suggeriscono che quando si parla di HIV o di altre malattie sessualmente trasmissibili (MST), conoscere i fatti non è di per sé sufficiente per spingere le persone ad adottare un comportamento protettivo nei confronti di sé e degli altri.

Piuttosto che fare affidamento in modo coerente e affidabile sulle pratiche di sesso sicuro, le persone preferiscono seguire altre strategie, come ad esempio “conoscere bene il/la partner” o “informarsi sulla storia sessuale del/della partner” (Swann WB, Silvera DH, Proske CU., 1995, Thompson SC, Kent DR, Thomas C, Vrungos S., 1999).

Purtroppo, queste strategie di prevenzione non sono efficaci e, oltre tutto, possono indurre un falso senso di gestione del rischio. Le persone che hanno contratto l’infezione da HIV spesso riferiscono di essere state convinte che i loro partner fossero delle persone non a rischio (Gold RS, Karmiloff-Smith A, Skinner MJ, Morton J, 1992). Allo stesso modo, dei focus group condotti con studenti universitari hanno rivelato che i giovani adulti spesso si basano sul loro intuito, anche quando non sanno molto sul passato del/della partner o sulla sua personalità (Keller ML, 1993 – Maticka-Tyndale E. , 1991).

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Un recente studio (Barth, A., Schmälzle, R., Hartung, F.-M., Renner, B., & Schupp, H. T., 2015) si è focalizzato sulle differenze di genere per la percezione del rischio di HIV ed ha scoperto che sono soprattutto le donne a fidarsi del loro intuito, mentre gli uomini sono più attenti.

Questo probabilmente accade perché nella fase iniziale della storia della malattia, l’HIV e l’AIDS furono fortemente correlati ai rapporti sessuali tra uomini, tanto che si parlava di “peste gay”. Ancora oggi, il dibattito pubblico nei paesi occidentali è ancora dominato dall’uso della profilassi per gli uomini gay (Holt M, Lea T, Murphy D, Ellard J, Rosengarten M, Kippax S, De Wit J, 2014). L’ampia e costante considerazione dei fattori di rischio per gli uomini di contrarre l’HIV  può pertanto aver contribuito a dare ai soggetti di sesso maschile un quadro piuttosto chiaro del rischio che possono correre. Al contrario, le donne non sono state al centro di queste discussioni sulle misure da prendere per prevenire l’HIV (Corea G. , 1992,Treichler PA., 1988).

Solo di recente le donne hanno ricevuto più attenzione (Marshall L. , 2007); tuttavia le campagne di prevenzione si sono basate soprattutto su donne che vivono nei Paesi sottosviluppati, e non su quelle che vivono nel mondo occidentale.

Accade così che molte persone, soprattutto donne, pensino di essere in grado di capire se il partner rappresenta un rischio, grazie al loro intuito. Queste intuizioni si verificano in modo automatico, senza particolare approfondimento, senza consapevolezza cosciente; queste “impressioni”, vengono incredibilmente prese per buone (Hogarth RM, Portell M, Cuxart A, Kolev GI.., 2011).

Altri elementi che portano a scegliere di fidarsi “a prescindere” sono la vergogna e l’imbarazzo nel dover chiedere di visionare il test HIV o il tipo di protezione utilizzato (Bontempi JB, Mugno R, Bulmer SM, Danvers K, Vancour ML, 2009), il rifiuto o l’antipatia verso i preservativi (Lust SA, Bartholow BD.., 2009), il non voler interrompere la passione del momento (Ariely D, Loewenstein G., 2006). Tutto questo può indurre un falso senso di controllo e di protezione dai rischi (Thompson SC, Kyle D, Swan J, Thomas C, Vrungos S, 2002).


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Purtroppo a differenza di molti altri settori della vita sociale in cui le prime impressioni possono anche essere valide (Schaller M.., 2011), l’intuizione del rischio di HIV è fallibile e spesso fornisce un controllo illusorio del rischio di contrarre le malattie a trasmissione sessuale. E’ importante dunque promuovere pratiche sessuali più sicure soprattutto in queste persone che pensano di avere il controllo della situazione basandosi sull’intuito. A questo proposito, uno studio condotto da Thompson et al. (2002) ha mostrato che l’uso del condom è aumentato in un gruppo di studio, in cui i partecipanti sono stati sensibilizzati alle possibilità di commettere errori di valutazione.

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Altro intervento necessario è quello sulle donne, che hanno meno preoccupazioni di contrarre l’HIV rispetto agli uomini, in quanto non si sentono soggetti ad alto rischio, a causa delle prime campagne condotte in Europa sulle modalità di contrarre il virus. Occorre dunque far superare alle persone la sensazione di poter giudicare se sono a rischio o no consigliando loro di adottare comunque dei comportamenti efficaci e costanti di protezione e prevenzione.

Dr. Walter La Gatta

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Fonte:
Barth, A., Schmälzle, R., Hartung, F.-M., Renner, B., & Schupp, H. T. (2015). How Target and Perceiver Gender Affect Impressions of HIV Risk. Frontiers in Public Health, 3, 223. http://doi.org/10.3389/fpubh.2015.00223

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