I libri femministi che cambiarono il mondo

I libri femministi che cambiarono il mondo

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Barbara Ellen ha riassunto per The Guardian i dieci libri che fecero il femminismo. Seguendo la sua traccia riporto la stessa lista, ma con una piccola quanto, secondo me, imprescindibile aggiunta.

Il secondo sesso di Simone de Beauvoir (1949)

Chiedersi, dice la Ellen, quale influenza abbia avuto questo libro sulla politica di genere è come chiedersi che cosa il sole abbia mai fatto per la terra…. La risposta? Tutto. Oggi, “il secondo sesso” è ancora considerato come la madre della filosofia femminista. “Non si nasce donne, ma piuttosto lo si diventa “, dice la De Beauvoir (la citazione varia secondo la traduzione), per dire che buona parte del modo di essere della donna non è naturale o biologico, ma costruito sul piano culturale e sociale, dopo moltissimi secoli di subordinazione al genere maschile. Esplorando gli argomenti che riguardano le donne, dal lavoro alla famiglia, fino al più antico mestiere femminile, la prostituzione, la De Beauvoir sfida la nozione degli uomini come termine di paragone (l’ideale umano) e delle donne come “le altre”.

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Simone de Beauvoir su Psicolinea

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La mistica della femminilità di Betty Friedan (1963)

Questo libro non è stato un semplice libro per casalinghe depresse e insoddisfatte degli anni sessanta, ma ha rappresentato una vera e propria chiamata alle armi, dando vita alla “seconda ondata femminista” (la prima era stata quella delle così dette “suffragette”), per le donne comuni di tutto il mondo,  cioè non solo quelle consapevoli e politicizzate. La Friedan ha anche identificato “il problema che non ha nome”, sondando la mancanza di soddisfazione nelle vite delle donne, dove tutto ciò che era “domestico” era considerato banale e “tipicamente femminile” nello stesso tempo, mentre tutto ciò che era importante era “solo per gli uomini”. Con una precisione e una sfida che si avverte ancora oggi, la mistica della femminilità ha contestato la nozione che, per le donne, l’anatomia fosse un destino.

La politica del sesso di Kate Millett (1970)

La politica del sesso ha sfidato la cultura e la politica di genere, parlando di come le donne venivano allo stesso tempo umiliate e sovrastimate nella letteratura e nella cultura in generale.
Chiamando in causa i personaggi di Norman Mailer, Henry Miller e DH Lawrence, per ciò che potrebbe essere chiamato cortesemente l’aspetto maschile/patriarcale o più volgarmente la cultura del macho sciupafemmine, la Millett ha condotto una critica culturale molto importante, che ha incoraggiato i lettori a mettere in discussione non solo gli argomenti citati, ma tutti gli stereotipi legati al genere, per spiegare come il sessismo possa essere sistematicamente radicato, culturalmente e politicamente.

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L’Eunuco Femmina di Germaine Greer (1970)

Questo lavoro ha segnato la Greer come una femminista punk,  prima ancora che il punk fosse inventato, per il suo modo di attaccare ogni tabù. Il tono provocatorio si nota già dalla copertina, che fece epoca, dove il corpo femminile viene illustrato come fosse una divisa, che ogni donna doveva indossare per essere accettata nella società. Il libro consigliava alle donne di liberarsi in tutti i modi dalla “normalità” prescritta dai maschi, ivi inclusa la monogamia. L’Eunuco femmina rimane un classico femminista, anche se è un libro del suo tempo, con tutte le esagerazioni derivanti dall’aver messo tutto in discussione (alle donne veniva consigliato di assaggiare il proprio sangue mestruale, per imparare a non provare schifo per il proprio corpo e la propria femminilità).

Contro la nostra volontà: uomini, donne e violenza sessuale di Susan Brownmiller (1975)

Il libro della Brownmiller è un testo fondamentale sulla violenza sessuale ed è a lei che dobbiamo la identificazione dello stupro come un crimine contro la persona e non contro la morale; è un crimine, diceva l’autrice, “non di lussuria, ma di violenza e di potere”, contestando lo stereotipo della donna tentatrice che si “meritava” quanto le accadeva. Il libro della Brownmiller ha contribuito a trasformare la visione pubblica della stupro a livello mondiale, anche influenzando i cambiamenti legislativi nei vari stati (fra cui l’Italia).

Oltre i frammenti di Sheila Rowbotham, Lynne Segal, Hilary Wainwright (1979)
(Non tradotto in italiano)

Prima un opuscolo, poi una conferenza, poi un libro, di queste tre autrici, che dettero un colore politico alle teorie femministe con il socialismo, invitando a pensare che la condizione della donna derivava anzitutto dai complessi problemi di una società con troppe inuguaglianze  Ciò che era personale, si diceva in questo libro, doveva essere considerato anche politico, e quello che era politico era anche personale.

 

Dr. Giuliana Proietti
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Ain’t I a Woman: Black Women and Feminism by bell hooks (1981)

Anche questo libro non è stato tradotto, forse perché all’epoca in Italia il razzismo era solo verso i meridionali e non erano ancora arrivati i neri a mettere tutti d’accordo. Nel libro si faceva per la prima volta la distinzione fra donne e donne, cioè fra nere e bianche, dove le prime non avevano neanche i pochi diritti che erano riconosciuti alle donne bianche.

Rapporto, di Andrea Dworkin (1987)

Il libro si concentrava sul modo in cui il sesso eterosessuale fosse troppo spesso basato sulla subordinazione, l’ “occupazione” e il degrado delle donne. Queste idee, decisamente contro gli uomini,
potrebbero ancora apparire troppo “forti” per molti. Tuttavia, non potrebbe esservi un serio dibattito su temi come la violenza o il consenso sessuale, scrive l’autrice dell’articolo, senza riconoscere il coraggio  e l’originalità di questa teorica femminista.

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Il mito della bellezza di Naomi Wolf (1990)

Il lavoro della Wolf ha portato in superficie il tema dell’apparire, che per le donne è sempre stato di fondamentale importanza,. Infatti, se anche alcune donne possano in molti casi essere intelligenti, divertenti e sveglie, c’è sempre qualcosa che può farle sentire insicure… Come ad esempio la dimensione delle loro cosce… La Wolf parla di un argomento totalmente nuovo, e cioè dell’oppressione femminile causata dal Mito della Bellezza, ovvero dal potere delle industrie cosmetiche e di tutti coloro che lavorano nel campo dell’estetica, sul corpo femminile, in modo da incentivare il senso di inadeguatezza delle donne e dunque la loro sottomissione.

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Cattiva femminista di Roxane Gay (2014)

E’ un classico della quarta ondata del femminismo, un best seller, oltre tutto molto ben scritto.  Roxane Gay parla di  molti argomenti, cercando di analizzarli sul piano femminista, ma anche tentando di  comprendere anche posizioni diverse. Si parla di genere e sessualità, competizione e intrattenimento, politica, violenza sessuale e disturbi alimentari, con molte note autobiografiche. Il libro vuole essere un invito a dialogare ed esprimere il proprio femminismo, piuttosto che ad assumere comportamenti troppo rigidamente osservanti l’ideologia femminista.

Qui si conclude l’elenco del Guardian ma, come anticipato, non posso concludere questo articolo senza citare i due grossi omissis che a mio avviso ha fatto la Ellen: due libri che, almeno in Italia, sono stati fondamentali per la cultura femminista e, più ancora, per la vita sessuale della donna. Essi sono:

Shere Hite, Il Rapporto Hite, 1976

La Hite ha cercato di comprendere come le donne vivevano la loro esperienza sessuale e il significato che essa aveva per loro. La sua conclusione è che il 70% delle donne non raggiungono l’orgasmo nei rapporti col partner ma sono facilmente in grado di raggiungerlo tramite masturbazione o altre stimolazioni dirette sul clitoride. Pur non negando che i pionieri della ricerca sessuale, Kinsey e Masters e Johnson avessero svolto un ruolo cruciale nella ricerca sul sesso, Hite riteneva che la società dovesse comprendere la costruzione culturale e personale dell’esperienza sessuale. La ricerca sul piacere sessuale femminile, secondo questa ricercatrice, aveva sempre messo il coito al centro dei vari studi e delle varie osservazioni, e questo era il suo limite. Queste le sue parole:

“L’attività sessuale è un contatto fisico intimo per il piacere, per dividere il piacere con un’altra persona (o anche con noi stessi). Si possono avere rapporti fino all’orgasmo, o non fino all’orgasmo, rapporti genitali, o solo intimità fisica – qualunque cosa sembri valida. Non c’è assolutamente motivo di pensare che l’obiettivo debba essere il coito, e di cercare di fare quello che sembra giusto in quel contesto. Non c’è un rendimento sessuale standard ‘uguale per tutti’ con il quale dobbiamo misurarci; non siamo guidate da regole ormonali o biologiche. Siamo libere di esplorare quello che vogliamo, e di avere rapporti fisici con le altre persone, di entrambi i sessi, in qualunque modo ci piaccia.

Leggi anche: Shere Hite, prime e dopo il rapporto Hite,  Clinica della Coppia

Noi e il nostro corpo, del Collettivo per la salute di Boston, 1974

Questo libro è stato una sorta di bibbia per le donne dell’epoca, in quanto ha promosso l’autoconoscenza del corpo femminile e della sua fisiologia: nei rapporti sessuali, nella prevenzione delle nascite, nell’aborto, nel parto, ecc., con illustrazioni chiarissime e dettagliate degli organi genitali femminili che non si erano mai viste prima, se non (forse) nei testi di medicina. Il libro sosteneva che le donne non si sarebbero mai emancipate se non si fossero riappropriate del proprio corpo e degli eventi ad essi legati. Per dirlo con le parole delle autrici:

«Innanzitutto scoprimmo che potevamo imparare altrettanto bene dai libri di testo, dalle pubblicazioni mediche, dai medici stessi, dalle infermiere e dalle nostre esperienze. Ma una volta appreso ciò che gli esperti avevano da dirci, scoprimmo che avevamo ancora molto da imparare l’una dall’altra. Per esempio molte avevano studiato qualcosa sul ciclo mestruale nelle ore di scienza e biologia ma la maggior parte di noi non se ne ricordava più. Quando, lavorando insieme, leggemmo che tutte le ragazze tra i dieci e i diciotto anni hanno le prime mestruazioni, cominciammo a parlare del nostro primo periodo mestruale. Scoprimmo che per molte di noi l’inizio del ciclo mestruale non era stato qualcosa di normale, ma al contrario, ci eravamo spaventate, ci era sembrato imbarazzante e misterioso. Ci rendemmo conto che quello che ci avevano detto sulle mestruazioni e anche quello che non ci avevano detto, e persino il tono di voce che avevano usato, che tutto questo, insomma, aveva influito sulla nostra consapevolezza di essere donne. (…) Imparare a conoscere il nostro corpo in questo modo cambiò radicalmente la nostra vita e noi stesse. E’ splendido studiare, quando ciò che proviamo emotivamente e ciò che  impariamo sono due esperienze parallele, strettamente legate che si integrano a vicenda. Scoprimmo che non avremmo mai imparato nulla se ci fossimo sentite come semplici ‘recipienti’ che dovevano I accogliere un certo numero di nozioni e ci accorgemmo che le nostre reazioni e la partecipazione attiva di ciascuna di noi a quanto andavamo imparando – così come il discutere insieme – si rivelavano strumenti validi e utili per accogliere criticamente ciò che gli esperti ci dicevano».

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