Il disturbo dissociativo dell’identità (DID)
Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta
La “doppia personalità” è spesso associata al concetto di Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), precedentemente noto come Disturbo di Personalità Multipla. Si tratta di un disturbo caratterizzato dalla presenza di due o più identità o stati di personalità distinti all’interno di una singola persona, ognuno dei quali può avere il proprio modo di percepire, pensare e interagire con il mondo. Cerchiamo di saperne di più.
Cosa si intende per “personalità”?
Quando si parla di personalità ci si riferisce al patrimonio neurobiologico ereditario e all’adattamento di questo alle esigenze socioculturali dell’ambiente: è da questa integrazione dinamica che si determina la ‘identità’ della persona nei suoi aspetti intellettivi, emotivi, volitivi, così come nel suo modo di rapportarsi agli altri.
Cos’è il Disturbo Dissociativo dell’Identità?
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità è una condizione psichiatrica in cui un individuo sperimenta almeno due identità distinte, che prendono alternativamente il controllo del comportamento. Queste identità, o “alter”, possono avere caratteristiche differenti, come nome, età, sesso e persino linguaggio o accento. Oltre a queste identità, le persone con DID spesso soffrono di amnesie, non ricordando ciò che accade mentre un’altra identità è “attiva”.
Quale è la storia psichiatrica di questo disturbo?
All’inizio del 1800, quando la psicologia cominciava ad interessarsi alla mente degli esseri umani ed al mistero del suo funzionamento (cosa che, fino ad allora, era stato argomento più attinente alla religione che alla scienza), si cominciò a parlare di “personalità multipla”.
Da allora sono stati descritti in letteratura non più di 300 casi ‘certi e documentati’ di “personalità multipla”, ma ciò nonostante questa patologia ha sempre avuto grande notorietà e fascino, sia in campo scientifico, sia in letteratura, sia nell’arte o nel cinema, perché argomento sicuramente ‘di confine’ fra scienza e fantascienza.
Il primo caso descritto in letteratura di ‘personalità multipla’ è del 1816: è il caso di Mary Reinolds, una donna che, senza alcun tipo di preavviso, cadeva in un sonno profondo che si protraeva per diverse ore, dal quale si risvegliava mostrando una personalità completamente diversa da quella di base, come se due persone distinte si alternassero in lei, ognuna ignara dell’altra. Altri casi furono descritti nel 1830 e nel 1845.
Nel 1901, attraverso il caso di Miss Beauchamp, venne introdotto nella letteratura medica il concetto di ‘personalità multipla alternante’: la paziente mostrava di essere in alcuni casi remissiva e moralista, in altri ambiziosa e aggressiva. Il medico che l’aveva in cura, Morton Prince, servendosi dell’ipnosi, evidenziò anche una terza personalità, sotto il nome di Sally e spiegò queste alterazioni della personalità postulando l’esistenza di un meccanismo cerebrale responsabile.
Nel 1911 fu introdotto nella medicina psichiatrica la diagnosi di ‘schizofrenia’ il cui sintomo principale era la ‘dissociazione’ dell’affettività del soggetto, dei suoi comportamenti, del suo stile di pensiero, del tutto insolito e scorretto da un punto di vista logico.
Con l’individuazione di questa nuova sindrome, per circa 80 anni non si parlò più di ‘personalità multipla’, in quanto le sue manifestazioni erano state conglobate nel concetto di ‘schizofrenia’, nelle sue diverse forme.
La sindrome ricomparve come categoria diagnostica negli anni ’80 del secolo scorso, nel DSM III R dell’American Psychiatric Association. Dopo una serie di pubblicazioni che avevano contribuito a risvegliare l’interesse su questa materia, essa veniva reintrodotta in ambito clinico nei ‘disturbi dissociativi’ e descritta come ‘disturbo dissociativo dell’ identità’ : con questo atto, la psichiatria medica riconosceva ufficialmente la possibile presenza, in uno stesso individuo, di più identità o stati della personalità ben distinti, indipendenti dalla volontà del soggetto, aventi una propria modalità di percepire l’ambiente, di relazionarsi ed interagire con gli altri.
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Il DID è ancora citato nel DSM5?
Si. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), include il DID tra i disturbi dissociativi.
Quali persone possono andare incontro al DID?
Il DID è spesso collegato a esperienze traumatiche, soprattutto durante l’infanzia. Le persone con questo disturbo in genere hanno spesso subito abusi fisici, psicologici o sessuali intensi e prolungati.
Uno studio condotto da Ross et al. (1991) ha dimostrato che il 90% delle persone con DID riferisce di aver subito abusi infantili, suggerendo un legame forte tra il trauma e lo sviluppo del disturbo .
Quali sono i sintomi?
I sintomi principali del DID riguardano:
1. Presenza di due o più identità: Ogni identità ha una percezione distinta del mondo e di sé. Le diverse personalità possono emergere in risposta a situazioni specifiche.
2. Amnesia dissociativa: Gli individui non ricordano spesso ciò che accade mentre un’altra identità è attiva. Questa amnesia può variare da episodi brevi a lacune estese nella memoria.
3. Derealizzazione e depersonalizzazione: Le persone possono sentirsi disconnesse dalla realtà (derealizzazione) o dal proprio corpo (depersonalizzazione), sintomi comuni nei disturbi dissociativi.
4. Difficoltà nelle relazioni interpersonali: Il cambiamento tra identità può creare confusione e difficoltà nei rapporti con amici e familiari.
5. Ansia e depressione: Il DID è spesso accompagnato da altri disturbi psichiatrici, come disturbi d’ansia, depressione e disturbi dell’umore.
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Come si effettua la diagnosi?
La diagnosi del DID viene effettuata attraverso una valutazione clinica approfondita, che include colloqui strutturati, osservazione e uso di strumenti diagnostici come la Dissociative Experiences Scale (DES) per misurare la dissociazione.
È importante distinguere il DID da altre condizioni come la schizofrenia o i disturbi dell’umore, poiché i sintomi dissociativi possono sovrapporsi a quelli di altri disturbi mentali.
I criteri del DSM-5 per diagnosticare il disturbo dissociativo dell’identità sono i seguenti:
- Devono essere presenti due o più identità distinte, o stati di personalità, ognuno con il proprio modello durevole di percepire, relazionarsi e pensare all’ambiente e al sé.
- Deve esserci amnesia, definita come incapacità nel ricordare eventi quotidiani, importanti informazioni personali e / o eventi traumatici.
- La persona deve essere afflitta dal disturbo o avere problemi di funzionamento in una o più aree di vita importanti.
- Il disturbo non deve derivare da pratiche culturali o religiose.
- I sintomi non devono essere collegabili agli effetti fisiologici di una sostanza (es. alcol) o a una condizione medica generale (come le crisi parziali complesse).
Come si cura questo disturbo?
Il trattamento del DID è impegnativo e richiede un approccio integrato. Le terapie più efficaci includono:
– Psicoterapia: In questo caso l’obiettivo principale è l’integrazione delle diverse identità in un’unica personalità coesa e la gestione dei sintomi associati, come l’ansia, la depressione e l’elaborazione dei ricordi traumatici.
– Terapia farmacologica Non esistono farmaci specifici per il DID, ma i farmaci possono essere usati per trattare sintomi concomitanti come ansia e depressione.
– Terapie aggiuntive: In alcuni casi possono essere aggiunte anche tecniche di mindfulness, la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la terapia dell’esposizione per il trattamento del trauma.
Il DID viene sempre riconosciuto dalla comunità scientifica?
No. Il DID è stato oggetto di molte controversie nella comunità scientifica.
La comprensione di questo disturbo e dello sviluppo di più personalità è difficile, anche per gli addetti ai lavori. La diagnosi stessa rimane controversa, perché molti ritengono che questi disturbi siano semplicemente parte del disturbo di personalità borderline.
Uno studio di Lilienfeld e Lynn (2003) ha evidenziato che alcuni pazienti con DID possono sviluppare personalità multiple in risposta a domande suggestive da parte dei terapeuti, alimentando il dibattito sull’origine del disturbo.
Tuttavia, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che il DID esista come condizione reale, anche se rara, e che sia legato a meccanismi di coping estremi per affrontare esperienze traumatiche.
In altre parole, il disturbo viene riconosciuto, ma si ritiene che non sia affatto frequente e pertanto non meriti una categoria diagnostica specifica: molti ritengono che si tratti di sintomi che possono essere inclusi in altre categorie diagnostiche e che questi stati dissociati della mente non possano essere considerati personalità pienamente mature, ma piuttosto rappresentino un senso di identità disgiunto. Ecco perché in alcuni paesi questo disturbo non viene quasi mai diagnosticato, mentre in altri è abbastanza frequente: è solo un problema di definizioni.
Quali sono i meccanismi che portano al DID nella visione psicoanalitica?
Secondo la psicoanalisi il DID rappresenta un meccanismo di difesa psicologico, per cui la persona dissocia, cioè separa la propria coscienza, per far fronte all’esperienza traumatica. Questa dissociazione permette di “scindere” l’esperienza dolorosa, creando personalità distinte che si fanno carico di diversi aspetti del trauma.
Lo scopo della dissociazione è quello di creare una barriera fra quello che si vuole conservare e quello che si vuole escludere dalla propria coscienza: il trasferimento avviene in questo caso in senso verticale, con lo stesso principio dei vasi comunicanti, per cui si creano più coscienze parallele.
La personalità multipla dunque potrebbe essere definita, in una visione psicodinamica, come la conseguenza di una dissociazione di una parte dei contenuti della mente, a scopo adattivo, per gestire situazioni particolarmente traumatiche e stressanti, (ad esempio un incidente, un abuso sessuale o fisico vissuto nell’infanzia, il fallimento delle relazioni familiari ecc), verso le quali il soggetto non sarebbe stato in grado di far fronte con i suoi consueti modi di affrontare la realtà, specie se il trauma è avvenuto nei primi anni di vita.
La creazione di personalità multiple è la conseguenza di una forma elaborata di rifiuto di certi contenuti psichici, per consentire la salvaguardia di un nucleo sano del Sé, riferendo tutto il vissuto negativo ad altre persone diverse da Sé.
Questi meccanismi si attiverebbero in particolare nell’infanzia, perché in questo periodo della vita è abbastanza comune abbandonarsi a ricche produzioni fantastiche, che includono la presenza di amici o nemici immaginari.
Come si cura questo disturbo in psicoanalisi?
Il trattamento si orienta verso l’integrazione graduale dei vissuti traumatici del soggetto, così che l’immagine di Sé precostituita possa lentamente assimilare il Sé traumatizzato, imparando a rievocare il proprio passato e a vivere la propria identità personale in maniera meno confusa.
Per risolvere la dissociazione, il trauma deve essere guardato apertamente, anche nei suoi eventuali risvolti di colpa o di vergogna, avendo l’accortezza di non esporre troppo precocemente il paziente a ricordi per lui intollerabili. La terapia deve essere graduale e per questo l’ipnosi si presta molto bene, per le sue caratteristiche di accendere e spegnere i ricordi con una certa facilità.
Quanto è comune il disturbo dissociativo dell’identità ?
Molte persone possono temere di avere una personalità dissociata, o multipla, perché sentono in se stesse dei cambiamenti repentini nel modo di pensare o di reagire. In realtà il disturbo dell’identità dissociativa è una forma piuttosto grave di psicopatologia: un processo mentale che produce una mancanza di connessione nei pensieri, nei ricordi, nei sentimenti, nelle azioni o nel senso di identità di una persona.
In particolare, il DID ha la caratteristica di essere rarissimo.
Qual è la differenza tra Disturbo dissociativo dell’identità (DID) e schizofrenia?
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) e la schizofrenia sono due condizioni psichiatriche diverse, sebbene spesso confuse a causa di alcune somiglianze superficiali, come la frammentazione della realtà percepita. Tuttavia, queste condizioni differiscono per sintomi, cause e trattamenti. Ecco una panoramica delle principali differenze tra DID e schizofrenia:
- La schizofrenia è una grave malattia mentale caratterizzata principalmente dall’ascoltare o vedere cose che non sono reali e pensare o credere cose che non hanno evidenza nella realtà.
Gli episodi psicotici, in particolare, sono caratterizzati da allucinazioni (vedere o sentire cose che non esistono) e deliri (credenze false e distorte). - Il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) è caratterizzato dalla presenza di due o più identità o personalità distinte che controllano il comportamento di una persona in momenti diversi. Le persone con DID possono avere lacune nella memoria riguardo ad avvenimenti quotidiani, informazioni personali o eventi traumatici, come se non ricordassero ciò che è accaduto mentre un’altra identità era attiva.
- Similitudini e Differenze: sia il Disturbo Dissociativo dell’Identità che la schizofrenia sono disturbi mentali gravi, ma essi differiscono notevolmente in termini di sintomi, cause e trattamenti. Il DID è caratterizzato da identità multiple e dissociazione ed è spesso legato a traumi infantili, mentre la schizofrenia coinvolge principalmente episodi psicotici, allucinazioni e deliri, ed ha cause neurobiologiche.
Quale è la prognosi del DID?
La prognosi del DID varia in base alla gravità dei traumi e alla risposta alla terapia. Alcune persone possono raggiungere un’integrazione completa delle loro identità e vivere una vita stabile, mentre altre potrebbero continuare a sperimentare episodi dissociativi nel tempo.
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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