Intelligenza emotiva: cosa è e a cosa serve

Intelligenza emotiva: cosa è e a cosa serve

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Intelligenza emotiva: che cosa è?

E’ la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, di riconoscere sentimenti diversi e saperli definire appropriatamente, usare le “informazioni emotive” per guidare il pensiero e il comportamento, e gestire e / o regolare le emozioni per adattarsi agli ambienti o raggiungere i propri obiettivi. L’intelligenza emotiva riflette anche le capacità di unire l’intelligenza, l’empatia e le emozioni per migliorare il pensiero e la comprensione delle dinamiche interpersonali.

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Come è nato questo termine?

Il termine “intelligenza emotiva” apparve per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch e successivamente nella tesi di dottorato di Wayne Payne, A Study of Emotion: Developing Emotional Intelligence del 1985, ma è divenuto estremamente popolare solo dal 1995, quando un giornalista scientifico, Daniel Goleman, scrisse un libro con questo titolo.

Chi è Daniel Goleman e perché è importante?

Daniel Goleman, psicologo laureato ad Harvard e per molti anni giornalista scientifico per il New York Times, ha il grande merito di aver contribuito a sviluppare un atteggiamento culturale più attento, rispettoso e favorevole nei confronti delle emozioni. Il suo libro, Emotional Intelligence, per un anno e mezzo è stato nella lista dei bestseller del New York Times, è stato più volte ristampato, fino a raggiungere i 5.000.000 di copie, vendute in tutto il mondo (il libro è stato tradotto in trenta lingue).

A quale modello si è ispirato Goleman?

Goleman ritiene che l’intelligenza emotiva consti di due tipi fondamentali di competenza: la competenza personale e la competenza sociale.

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Quali sono gli aspetti che riguardano la competenza personale?

Sono tre: Consapevolezza di sé, padronanza di sé e motivazione.
Più in dettaglio:

Consapevolezza di sé

  • Consapevolezza emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti;
  • Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti;
  • Fiducia in se stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità;

Padronanza di sé

  •  Autocontrollo: dominio delle emozioni e degli impulsi distruttivi;
  • Fidatezza: mantenimento di standard di onestà e integrità;
  • Coscienziosità: assunzione delle responsabilità per quanto attiene alla propria prestazione;
  • Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento;
  • Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci e informazioni nuovi.

Motivazione

  • Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di eccellenza;
  • Impegno: adeguamento agli obiettivi del gruppo o dell’organizzazione
  • Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni
  • Ottimismo: costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacoli e insuccessi

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Quali sono gli aspetti che riguardano la competenza sociale?

Questi aspetti sono l’empatia e le abilità sociali.

Più in dettaglio:

Empatia

  • Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui; interesse attivo per le preoccupazioni degli altri;
  • Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze degli altri:
  • Promozione dello sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e capacità di mettere in risalto e potenziare le loro abilità;
  • Sfruttamento della diversità: saper coltivare le opportunità offerte da persone di diverso tipo;
  • Consapevolezza politica: saper leggere e interpretare le correnti emotive e i rapporti di potere in un gruppo

Abilità sociali

  • Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti
  • Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti
  • Leadership: capacità di ispirare e guidare gruppi e persone
  • Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento
  • Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo
  • Costruzione di legami: capacità di favorire e alimentare relazioni utili
  • Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuniLavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi comuni

Tratto da Lavorare con l’intelligenza emotiva, di Daniel Goleman

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Si può apprendere l’intelligenza emotiva?

Si. Goleman ipotizza che sia possibile imparare l’intelligenza emotiva in qualsiasi fase della propria vita, anche se questo potrebbe richiedere un periodo di tempo molto lungo.

Che cosa è l’alessitimia?

Le persone che mancano di intelligenza emotiva sono coloro che soffrono di alessitimia (incapacità di esprimere le proprie emozioni e di empatizzare con gli altri).  Vi sono diversi livelli di alessitimia: a volte l’incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni infatti non è assoluta, ma limitata ad alcuni particolari contenuti, situazioni, emozioni.

Come sono percepite le persone con intelligenza emotiva?

Gli individui emotivamente intelligenti sono percepiti in modo maggiormente positivo dagli altri (appaiono più gradevoli, socialmente preparati ed empatici). Questi individui hanno anche relazioni di coppia e familiari più soddisfacenti, migliore rendimento scolastico, migliori relazioni sociali durante le prestazioni lavorative e nella soluzione dei conflitti. L’intelligenza emotiva è anche correlata positivamente con una maggiore soddisfazione della vita, autostima e percezione del benessere.

Gli individui emotivamente intelligenti hanno maggiori probabilità di avere una migliore comprensione di se stessi e di prendere decisioni consapevoli basate sull’emozione e sulla logica combinate. Complessivamente, queste competenze portano verso l’autorealizzazione.

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In sostanza, avere intelligenza emotiva potrebbe significare vivere la vita in tranquillità, evitando gli scontri con gli altri?

Assolutamente no. In un articolo pubblicato su Harvard Business Review, Daniel Goleman sostiene che le persone si sbagliano sul concetto dell’essere “gentili” nell’intelligenza emotiva. In effetti, secondo Goleman, essere gentili non significa essere remissivi: riuscire ad essere abili in ciascuna delle quattro componenti dell’intelligenza emotiva può generare conflitti con gli altri, solo che l’intelligenza emotiva permette di gestire questi conflitti in modo più strategico e produttivo.

L’intelligenza emotiva, secondo Goleman. conferisce una forte autoconsapevolezza e capacità di autogestione, il che permette di controllare i propri impulsi iniziali o qualsiasi ansia che si potrebbe avere durante la conversazione. Un senso di empatia altamente sviluppato: fa parte della consapevolezza sociale – e permette di vedere la situazione dal punto di vista dell’altra persona, in modo da poter presentare agli altri la propria argomentazione in un modo che li faccia sentire ascoltati o che parli dei loro interessi. La gestione dei conflitti è una parte importante della gestione delle relazioni: è importante poter dire chiaramente e con forza quello che si pensa, e in un modo che l’altra persona possa sentire.

Credere che l’intelligenza emotiva significhi semplicemente essere “gentili”, sostiene Goleman, oscura ciò che rende questo quadro così utile e impedisce ai leader di avere conversazioni potenti e produttive per influenzare e guidare tutte le loro relazioni.

Concludendo, cosa pensare della intelligenza emotiva?

Concludendo, la popolarità dell’ intelligenza emotiva sembra sia dovuta più alla pubblicità di cui il concetto ha goduto nei media, piuttosto che a risultati scientifici oggettivi.

Tuttavia, è innegabile che la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare se stessi, e di gestire positivamente le emozioni, sia interiormente, sia nelle relazioni sociali, capacità non rilevate dai test di intelligenza (che si basano unicamente sulle capacità cognitive e sul pensiero razionale), non possano che essere di aiuto ad una persona che voglia perseguire i suoi obiettivi, nonostante le frustrazioni e gli eventuali insuccessi, perché permette di gestire meglio le emozioni, di controllare gli impulsi e di rimandare il momento della gratificazione.

Forse non è giusto parlare di intelligenza, forse si tratta solo di alcune abilità… In ogni caso, sono i risultati quelli che contano.

Dr. Giuliana Proietti

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Foto di Timothy Dykes su Unsplash

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