Jane Goodall: la donna che cambiò il modo di guardare agli scimpanzé
Il percorso di vita di Jane Goodall attraversa quasi un secolo di storia e di scienza, dalla curiosità infantile per le creature del suo giardino inglese fino alla rivoluzione dello studio dei primati in Africa. Le sue ricerche hanno ridefinito i confini tra esseri umani e animali, trasformandola in un’icona mondiale e in una Messaggera di Pace delle Nazioni Unite.
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Infanzia e formazione
Valerie Jane Morris-Goodall nacque il 3 aprile 1934 a Hampstead, Londra, da Mortimer Herbert Morris-Goodall, uomo d’affari, e Margaret Myfanwe Joseph, scrittrice conosciuta con lo pseudonimo di Vanne Morris-Goodall. Crebbe a Bournemouth, in una casa vittoriana in mattoni rossi, abitata solo da donne: la madre, la sorella Judy, due zie e una nonna. Suo padre era spesso lontano e in seguito i genitori divorziarono.
Fin da bambina, Jane desiderava vivere avventure e fare cose che allora erano considerate “da uomini”. Sognava l’Africa e gli animali selvatici. In quella casa di sole donne, grazie soprattutto all’incoraggiamento di sua madre, imparò a essere indipendente e a credere che avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa desiderasse. Suo padre le regalò uno scimpanzé di peluche, Jubilee, che divenne il simbolo precoce del legame profondo che avrebbe sviluppato con questi animali.
La sua curiosità scientifica emerse presto: studiava i lombrichi che metteva sotto il cuscino finché la madre non le spiegò che, senza terra, sarebbero morti; osservava un pettirosso che aveva convinto a nidificare nella sua libreria e trascorreva ore con il suo cane Rusty, che considerava il suo primo vero insegnante. Da lui imparò che gli animali possiedono intelligenza, emozioni e personalità distinte.
L’arrivo in Africa e l’incontro con Louis Leakey
Nel 1957, spinta dal desiderio di conoscere l’Africa, Jane si recò in Kenya, dove trovò lavoro come segretaria. L’incontro decisivo avvenne con l’archeologo Louis Leakey, che riconobbe in lei una mente curiosa e libera dai pregiudizi accademici. Cercava proprio una persona così per studiare il comportamento degli scimpanzé e le propose di avviare una ricerca in Tanzania.
Nel 1960, grazie al suo sostegno, Jane raggiunse il Gombe Stream National Park, accompagnata dalla madre — una condizione imposta dal comitato di ricerca per ragioni di sicurezza. Divenne così la prima donna a dirigere un progetto di campo di quella portata in un ambiente quasi interamente maschile.
National Geographic e il riconoscimento mondiale
Nel 1961 la National Geographic Society si interessò al suo lavoro. Louis Leakey presentò il progetto al Committee for Research and Exploration, un gruppo di 16 uomini che assegnava fondi a scienziati e esploratori. Nonostante le perplessità iniziali — Jane era giovane, senza laurea, minuta e apparentemente fragile —, il comitato approvò un primo finanziamento di 1.400 dollari.
Quando Leakey raccontò che Goodall aveva osservato scimpanzé fabbricare e usare strumenti, l’interesse crebbe: fino ad allora, solo gli esseri umani erano considerati capaci di farlo. La notizia convinse la National Geographic a finanziare ulteriormente la ricerca. Fu l’inizio di una collaborazione durata quarant’anni, che fece conoscere Jane al mondo.
I media si concentrarono spesso più sulla sua figura che sulla scienza: titoli come “La graziosa signorina che studia le scimmie” o “Rosica, Fay Wray” dominavano i giornali. Persino il presidente della Society la definì “la ragazza bionda britannica che studia le scimmie”. Jane ne sorrise: quella narrazione, pur paternalistica, le apriva porte e attenuava le resistenze. “Ero la ragazza copertina del National Geographic”, disse con ironia.
Gli studi a Cambridge e la nascita della primatologia moderna
Nel 1962, senza alcuna laurea, Jane Goodall fu ammessa all’Università di Cambridge, dove conseguì il dottorato in etologia. Le sue ricerche a Gombe rivoluzionarono lo studio del comportamento animale: osservò scimpanzé che manifestavano empatia, affetto, cooperazione e violenza. Dimostrò che anche loro costruiscono utensili e cacciano in gruppo, comportamenti ritenuti unici dell’essere umano.

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Vita privata e matrimoni
Nel 1964 sposò il fotografo olandese Baron Hugo van Lawick, inviato in Tanzania dal National Geographic per documentare il suo lavoro. Le sue immagini e i suoi filmati resero celebre la ricerca di Jane in tutto il mondo. La coppia ebbe un figlio nel 1967, soprannominato Grub. Dopo alcuni anni insieme, le strade professionali li divisero: Jane sentiva il richiamo di Gombe e della scienza. Divorziarono nel 1974, ma rimasero amici.
Successivamente sposò Derek Bryceson, parlamentare e direttore del sistema dei parchi nazionali tanzaniani, che contribuì alla fondazione del Parco del Gombe Stream. Dopo la sua morte, nel 1980, Jane non si risposò più. “Avevo molti amici, uomini e donne. La mia vita era completa. Non avevo bisogno di un marito”, ricordò.
Scoperte e rivoluzione scientifica
Tra il 1960 e il 1975, Goodall rimase quasi sempre a Gombe, coordinando anche altri ricercatori. Fu la prima a dare nomi agli scimpanzé che studiava — un gesto ritenuto poco scientifico, ma che oggi è considerato un atto di rispetto etologico. Documentò comportamenti complessi, come la Guerra degli Scimpanzé di Gombe, un conflitto durato quattro anni tra due comunità rivali.
Le sue osservazioni portarono Louis Leakey a pronunciare una frase destinata a entrare nella storia: “Dobbiamo ridefinire l’uomo, ridefinire l’utensile o accettare gli scimpanzé come umani.”
Impegno per la conservazione
Nel 1977 fondò il Jane Goodall Institute, oggi attivo in decine di paesi, dedicato alla tutela degli scimpanzé e al sostegno delle comunità locali. Da esso nacque anche Roots & Shoots, un programma educativo rivolto ai giovani. Successivamente istituì il Tchimpounga Chimpanzee Rehabilitation Center nella Repubblica del Congo e il progetto TACARE, volto a integrare riforestazione, educazione e empowerment femminile.
Carattere e stile di vita
Nonostante i grandi traguardi scientifici, Jane Goodall rimase una donna semplice, allegra e incoraggiante. Aveva la capacità di far sentire chiunque in grado di cambiare il mondo. Camminava spesso a piedi nudi nella foresta, era vegetariana e conduceva una vita spartana. Le cose materiali non avevano valore per lei: contavano solo gli scimpanzé, la natura e la lotta per salvare il pianeta.
Attivismo e valori
Negli anni successivi ampliò il suo impegno verso la tutela ambientale e il benessere animale. Fu una convinta sostenitrice di un’alimentazione vegetariana e di un’etica della compassione. Collaborò con organizzazioni internazionali per proteggere le specie minacciate e con la NASA per monitorare la deforestazione dallo spazio.
Fondò anche Ethologists for the Ethical Treatment of Animals, promuovendo metodi di ricerca rispettosi. Denunciò la crudeltà degli allevamenti e delle gabbie, affermando che “dovremmo essere gentili con gli animali, perché questo ci rende esseri umani migliori”. Grazie alla sua influenza, i National Institutes of Health posero fine all’uso degli scimpanzé nella ricerca medica, e nel 1989 contribuì a fermare il commercio illegale di carne selvatica in Africa.

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Spiritualità e pensiero
Cresciuta in una famiglia cristiana, Jane sviluppò una profonda spiritualità personale. Nel libro Reason for Hope (1999) raccontò esperienze interiori che la portarono a credere in una forza universale connessa alla natura. Accettava la teoria dell’evoluzione, ma non vedeva contraddizione tra scienza e fede: per lei erano due vie complementari alla comprensione della vita.
Riconoscimenti e influenza culturale
Nel corso della sua vita, Jane Goodall ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti, tra cui il titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico, la Legion d’Onore francese, il Premio Kyoto e il Templeton Prize. È stata nominata Messaggera di Pace delle Nazioni Unite e inserita da Time tra le 100 persone più influenti del mondo. La sua figura ha ispirato film, documentari, canzoni, libri e perfino una bambola Barbie e un set Lego dedicati alla sua immagine.
Morte
E’ morta il 1 Ottobre 2025., per cause naturali, all’età di 91 anni. Jill Tiefenthaler, amministratore delegato della National Geographic Society ne ha parlato in questi termini: “La Dott.ssa Jane Goodall ha portato tanta luce in questo mondo, dimostrando magnificamente cosa una singola persona può realizzare. Conoscere Jane significava conoscere una straordinaria scienziata, ambientalista, umanitaria, educatrice, mentore e, forse più profondamente, una sostenitrice instancabile della speranza”.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Eredità e memoria
Jane Goodall è considerata una delle più grandi scienziate e attiviste del XX e XXI secolo. Il suo approccio empatico verso gli animali, la sua visione spirituale della natura e il suo impegno per la conservazione continuano a ispirare milioni di persone nel mondo. La sua voce, ferma e gentile, continua a ricordare che “ogni individuo conta, ogni individuo ha un ruolo da svolgere, ogni individuo fa la differenza.”
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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