Jaqueline Kennedy, icona di stile e di eleganza

Jacqueline Lee Bouvier, passata alla storia come Jaqueline Kennedy Onassis, è stata una delle donne più famose ed ammirate del XX secolo, per lo stile, la bellezza e l’eleganza.

Nata a Southhampton (New York), il 28 Luglio 1929, era figlia di John “Black Jack” Vernon Bouvier III e di sua moglie, Janet Lee. John Bouvier era un facoltoso agente di cambio di New York, cattolico, di origine francese,  sua madre Janet era figlia di un direttore di banca, di origine irlandese.

Nei suoi anni giovanili, Jaqueline poté godere di tutti i privilegi dovuti alla nascita in una famiglia facoltosa: imparò a cavalcare prima ancora di imparare a camminare, studiò danza, frequentò le migliori scuole private di New York City, East Hampton e Long Island. Sin da piccola si dilettava a scrivere storie, che poi illustrava. Questo periodo idilliaco finì con la separazione dei genitori, quando Jackie aveva solo sette anni: l’allontanamento dal padre fu una grave perdita per la futura First Lady e la sorella, che lo amavano teneramente.

Nel 1942 la madre si risposò con Hugh D. Auchincloss, Jr., un ricco agente di borsa, portando le sue figlie a “Merrywood,” nella sua casa vicino Washington. Nel 1947, a diciotto anni, un colonnista del gruppo Hearst la notò, nominandola ‘debuttante dell’anno’. Così la descrisse ai suoi lettori: ‘una brunetta regale, dai lineamenti classici e dalla carnagione che ricorda la porcellana di Dresda’.

Nel 1949 Jaqueline trascorse un anno a Parigi per studiare alla Sorbona. Qui restò molto affascinata dalla Francia, sviluppando un senso del gusto e dell’eleganza che si sarebbe manifestato successivamente in molti aspetti della sua vita e sviluppò un amore per la cultura europea che la accompagnò per il resto della sua vita.

Nel 1951 si laureò presso la George Washington University di Washington in Belle Arti. L’unica cosa che l’ambiziosa Jaqueline sapeva a questo punto del suo futuro, come ebbe lei stessa a dichiarare, era che certamente non avrebbe mai fatto la casalinga.

Nello stesso anno, Jackie trovò un lavoro presso il Washington Times-Herald, inizialmente come fotografa, poi come giornalista, per intervistare esponenti del mondo politico. Così conobbe il futuro marito ad un party, ma con lui non scoccò immediatamente la scintilla dell’attrazione.

Si fidanzò infatti, poco dopo, con John Husted, fidanzamento che però durò pochi mesi, perché all’orizzonte riapparve la stella dell’allora senatore e astro nascente del partito democratico, John Kennedy, e questa volta fu subito amore.

Jackie era una ragazza bella, brillante, intelligente e colta e John la giudicò subito la ragazza giusta per lui; la presentò dunque alla sua numerosa famiglia, che ne rimase entusiasta, specialmente il patriarca del clan, l’ambasciatore Joseph Kennedy, padre di John.

Il 12 Settembre del 1953 fu celebrato il loro sontuoso matrimonio, presso la St. Mary’s Roman Catholic Church di Newport, Rhode Island. Il matrimonio fu celebrato da un arcivescovo e quattro sacerdoti; al ricevimento furono invitati 1300 ospiti.

I due sposi andarono a trascorrere la loro luna di miele presso la villa di Don Miguel Aleman, Presidente messicano.  Nel 1956 nacque la prima figlia della coppia, Arabella, nata morta, cui seguirono Caroline (1957), John (1960) e un altro bambino nato morto, Patrick, nel 1963.

Nel primo periodo di nozze John Kennedy ebbe diversi problemi di salute, dovuti a traumi vertebrali riportati in guerra, a seguito dei quali dovette sottoporsi a due interventi chirurgici e passare lunghi periodi di convalescenza.

Nonostante i problemi di salute, John Kennedy (Jack per i familiari) si candidò alle presidenziali americane (1960) e Jacqueline, sebbene incinta, non si risparmiò in questa avventura e lo aiutò pronunciando i suoi discorsi in spagnolo, francese, italiano, a seconda del luogo dove il futuro presidente andava a parlare.

Nel voto dell’8 novembre 1960 Kennedy sconfisse di misura Richard Nixon, divenendo il 35º Presidente degli Stati Uniti d’America: Jackie Kennedy divenne una delle più giovani First Lady della storia e in questa veste si rivelò  perfetta, poiché aiutò moltissimo il marito nella sua carriera politica, occupandosi della sua immagine, dei suoi discorsi, dei suoi ricevimenti.

Jackie si interessò moltissimo di arte ed ispirò nei media un’attenzione particolare per la cultura, mai così evidente a livello nazionale e popolare.  Supervisionò, ad esempio, il restauro della Casa Bianca, facendone una sorta di museo della storia americana, e incoraggiò la conservazione degli edifici circostanti. La White House, completamente restaurata nello stile di Jackie, fu mostrata in un programma televisivo il 14 febbraio del 1962: lo videro 56 milioni di americani e la First Lady vinse un Emmy Award onorario per la sua performance.

La coppia presidenziale si distinse inoltre per il coinvolgimento in eventi sociali e culturali:  Jackie e John si circondarono di artisti, celebrità e premi Nobel, che parteciparono ai pranzi e alle cerimonie ufficiali, mescolandosi alle autorità politiche.

Nei viaggi all’estero Jaqueline aveva molto successo, con i giornalisti e i capi di stato, tanto che in una visita in Francia il presidente Kennedy si presentò come  “l’uomo che ha accompagnato Jacqueline Kennedy a Parigi”.

Il 22 Novembre del 1963 a Dallas, nel Texas, Jackie era seduta dietro suo marito nella macchina presidenziale, quando lui fu ucciso da Lee Harvey Oswald. La vedova del presidente, trentaquattrenne, nella sua dignitosa compostezza, malgrado le macchie di sangue del marito sul suo vestito rosa, divenne il simbolo di una nazione ferita.

Ricordando la morte del marito la ex first lady fece riferimento a Camelot, la fortezza del leggendario Re Artù, con la famosa frase: “There’ll be great presidents again, but there’ll never be another Camelot again”. Nel 1964 Jackie  lasciò Wahington ed andò a New York, come per fuggire ai suoi ricordi.

Al funerale di John, Jacqueline Kennedy, tenendo i figli per mano, seguì a piedi il feretro dalla Casa Bianca alla cattedrale di St. Matthew ed accese la fiamma eterna sulla sua tomba nel cimitero nazionale di Arlington. Il London Evening Standard scrisse: «Jacqueline Kennedy ha dato al popolo americano una cosa che gli era sempre mancata: la maestà».

Jacqueline fu molto vicina al cognato Robert Kennedy durante la sua campagna presidenziale, ma il 6 giugno 1968 anche Robert fu assassinato. Quattro mesi dopo, il 20 ottobre 1968, la ex first lady sposò l’armatore greco Aristotele Onassis, 23 anni più vecchio di lei, che per questa nuova relazione dovette interrompere la lunga storia d’amore con la cantante lirica Maria Callas.

Sebbene i figli della nuova coppia avessero legato molto (fu Alexander Onassis che diede al giovane John Kennedy le prime lezioni di volo…Per uno scherzo del destino questi due ragazzi morirono entrambi giovani e per incidente aereo). La figlia Christina Onassis invece non andò mai d’accordo con Jacqueline, che considerava un’approfittatrice. Il matrimonio della strana coppia fallì, ma durò formalmente fino alla morte di lui, nel 1975.

Dopo la morte del secondo marito la Kennedy-Onassis tornò a New York e lavorò come editore di libri, diventando senior editor di Doubleday, dove si occupava principalmente di arte egizia e di letteratura.

Nel 1994 le fu diagnosticato un linfoma non Hodgkin che la condusse alla morte il 19 maggio dello stesso anno, all’età di 64 anni, nel suo appartamento sulla Fifth Avenue.

Jacqueline Kennedy è ora sepolta a fianco del suo primo marito, John Fitzgerald Kennedy, nel Cimitero Nazionale della Contea di Arlington. Il figlio John disse che i maggiori pregi di sua madre erano stati: ‘amore per le lettere, per la casa e la famiglia e per lo spirito di avventura’.

Poco prima di morire, Jackie aveva ricordato: ‘Mi sono capitate diverse cose brutte ed ho anche sofferto molto, ma ho avuto anche tanti bei momenti. Ogni momento che si vive è differente dall’altro. Il bello, il brutto, le cose difficili, la gioia, la tragedia, l’amore, la felicità formano una cosa unica, che è quello che si chiama ‘vita’. Non si può separare il buono dal cattivo e forse non ce n’è nemmeno bisogno di farlo’.

Giuliana Proietti

Imm. Wikimedia

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