La disoccupazione è un disturbo psicologico?
Nei giorni scorsi è stato pubblicato un nuovo studio in una speciale edizione del British Medical Journal Medical Humanities che riguarda la ‘psico-politica’ negli interventi del governo inglese (neoliberista) per far si che i disoccupati tornino al lavoro.
Per cominciare, la spiegazione della disoccupazione è questa: i disoccupati sono persone che hanno prospettive o atteggiamenti sbagliati. In pratica, se sei disoccupato, sei una persona che ha problemi psicologici. Ad esempio, si parla di “mancanza di motivazione”, così come di “resistenza psicologica al lavoro”.
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Gli autori dello studio documentano l’impatto della coercizione psicologica creata da email non richieste in cui si invitano i disoccupati al “pensiero positivo”, al “cambiamento dei propri atteggiamenti”. La reazione dei disoccupati a queste missive è un senso di umiliazione, oltre che di inutilità.
I programmi governativi includono coaching, corsi di formazione, workshop motivazionali, training sessions che usano approcci psicologici per far superare le percezioni negative che possono avere i disoccupati e instillare al loro posto ottimismo, sicurezza, ambizione, motivazione e flessibilità.
La co-autrice dello studio, Lynne Friedli, ha commentato così: “L’attitudine al lavoro’ dei ‘disoccupati’ sta divenendo la base per stabilire chi ha diritto agli ammortizzatori sociali: non conta più cosa tu devi fare per cercarti un lavoro, ma ciò che devi credere e pensare”. Riciclando la disoccupazione come fosse un problema psicologico, si riesce a deviare l’attenzione dal mercato del lavoro inglese e dalle insicurezze e le ineguaglianze che esso produce.
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L’idea di collocare degli psicologi, che hanno questo mandato, nei Job Centres, appare dunque particolarmente preoccupante.
Robert Stearn, del Department of English and Humanities presso Birkbeck, Università di Londra, ha aggiunto: “I metodi tratti dalla psicologia sono stati usati per ridefinire gli scopi della ricerca attiva del lavoro”. I centri per l’impiego chiedono che le uniche emozioni che i disoccupati abbiano siano quelle utili per cercare lavoro. Nello stesso tempo, viene considerato “un cambiamento positivo dell’atteggiamento verso il lavoro” quando un disoccupato accetta di lavorare gratuitamente.
Questi interventi, si sostiene in Inghilterra, non solo fanno del male alla psicologia, ma fanno del male alle persone. Si tratta di politiche “positive” solo nell’apparenza, perché possono spingere chi non ha lavoro verso la depressione più nera, per i problemi della disoccupazione e per questi messaggi che tendono a significare che se non lavori è colpa tua: hai gli atteggiamenti sbagliati.
Per saperne di più potete ascoltare questo podcast (in inglese)
Dr. Giuliana Proietti
Fonte: First research paper from Hubbub: Unemployment ‘being rebranded as a psychological disorder’, Health Canal
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Dr. Giuliana Proietti
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