La Francia: un Paese triste?
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Gérard Depardieu non molto tempo fa ha deciso di lasciare clamorosamente la Francia (meritandosi per questo l’appellativo di «squallido» dal primo ministro Jean-Marc Ayrault), per banalissime ragioni fiscali. In una recente intervista tuttavia, rilasciata alla televisione belga Notélé, l’interessato ha precisato che la vera ragione per il suo cambio di nazionalità è che «la Francia è triste» e «i francesi sono stanchi».
La sensazione di Depardieu sul tono dell’umore dei francesi sembra ora confermata da un nuovo studio appena pubblicato da Claudia Senik, della Scuola di Economia di Parigi. Secondo questa ricerca, la Francia, un tempo famosa per la sua gioia di vivere, sembra soffrire oggi di una grave forma di tristezza esistenziale. La Senik ritiene che l’origine di questa situazione sia da individuarsi nel sistema educativo francese, che costruisce una particolare “mentalità”, capace di rendere i francesi molto meno felici di quanto la loro ricchezza e il loro stile di vita potrebbero lasciar attendere.
La tristezza del popolo francese contrasta infatti nettamente con la loro organizzazione sociale: uno stato sociale particolarmente generoso, l’accesso universale e gratuito alle cure sanitarie, agli ospedali, alle scuole pubbliche e alle università, gli orari di lavoro di 35 ore settimanali. Tuttavia, anche un recente sondaggio WIN-Gallup conferma il dato evidenziato da Claudia Senik, rilevando a sua volta che le aspettative per il prossimo anno del francese medio sono addirittura inferiori a quelle che si provano in Paesi come l’Iraq o l’Afghanistan.
Un altro dato che preoccupa sulla Francia è quello rilasciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sul tasso dei suicidi dei francesi: esso è molto più alto che in altri Paesi europei, con l’eccezione della Finlandia. Il suicidio è la seconda causa di mortalità nella fascia d’età 15-44-anni, dopo gli incidenti stradali, e la causa principale tra i 30 e i 39 anni.
La Senik sostiene che questo “paradosso francese” si spieghi con “gli atteggiamenti mentali che vengono acquisiti durante la giovinezza, nei luoghi deputati alla socializzazione”. Illuminante del resto è il dato della ricerca che mostra come anche i francesi che risiedono all’estero siano ugualmente poco felici, rispetto ai nativi, mentre gli immigrati che si trasferiscono in Francia risultano più felici rispetto alla popolazione francese indigena, almeno nei primi tempi: più si integrano, più diventano infelici.
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“Tutto ciò suggerisce che vi sia qualcosa nella cultura che rende tristi i francesi”, afferma la Senik, che esclude però la causa della tristezza nel modo di esprimersi: infatti, le comunità francofone in Svizzera o in Canada appaiono felici come altrove. Secondo la studiosa la vulnerabilità è nel sistema dell’istruzione, che dovrebbe rivedere i suoi metodi, insegnando ai bambini ad essere più allegri e trasformando precocemente i loro atteggiamenti psicologici e culturali, prima che essi orientino il tono dell’umore verso l’infelicità.
Dr. Walter La Gatta
Fonti:
French are ‘taught to be gloomy by their culture’, The Guardian
Immagine:
Freepik
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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Povera Francia un paese cosi triste .
Potremmo dargli il pagliaccio di HARDCORE cosi li fa ridere un po’ e gli insegna il BUNGA BUNGA.