Le manie di perfezionismo
Cosa si intende per “perfezionista”?
Si intende qualcuno che aspira alla perfezione, all’impeccabilità. Ciò si ottiene spesso fissandosi sulle imperfezioni, sul voler controllare le situazioni, sul lavorare sodo per evitare le critiche, proprie o di altri.
Il perfezionismo può essere sintomo di altre patologie?
Si, come ad esempio di depressione, di comportamenti ossessivo compulsivi, di una dipendenza.
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Quali sono le cause del perfezionismo?
Il perfezionismo può essere causato dalla paura del giudizio o dalla disapprovazione degli altri. A volte può dipendere dalle esperienze della prima infanzia, come avere genitori con aspettative eccessivamente elevate.
Ci sono differenze fra i vari perfezionisti?
Si, i perfezionisti possono essere di tre tipi:
1) orientati sul sé, sul raggiungimento di particolari standard di perfezione, che se non vengono raggiungi provocano forti auto-critiche e stati depressivi
2) orientati sugli altri: non si è mai contenti delle prestazioni con gli altri, per cui si finisce anche per rovinare delle solide relazioni;
3) orientati su un io-ideale: come vorrebbe essere per soddisfare le aspettative proprie e degli altri. In questo ultimo caso potrebbero insorgere ad esempio disturbi sull’alimentazione o perfino idee suicidarie.
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Essere perfezionisti è pericoloso?
Si, quando il perfezionismo non si ferma a una sola cosa, ma invade tutte le aree della vita: è presente in casa, nel modo di apparire, nel modo di parlare, nelle persone che si frequentano, ecc.
Essere perfezionisti provoca ansia?
Si. I perfezionisti spesso hanno dei sensi di inadeguatezza e si preoccupano di non essere all’altezza delle proprie aspettative. Questa preoccupazione costante può generare sentimenti di ansia, in particolare quando il perfezionismo tende a concentrarsi sull’autocritica.
I perfezionisti sono sempre consapevoli di essere tali?
Non sempre ed anzi a volte sono molto orgogliosi dei loro impulsi verso la perfezione, anche se questi sono a scapito delle relazioni sociali o del proprio senso di benessere personale. Del resto la società. in genere, apprezza i comportamenti perfezionisti e addirittura li rinforza.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Quali sono le caratteristiche tipiche dei perfezionisti?
- Legge del ‘tutto o niente’, I perfezionisti non accettano l’idea che ci si possa migliorare imparando dai propri errori: vogliono essere sempre perfetti, mai arrivare seconde in qualche cosa. Si tratta di persoanlità molto rigide, perché sanno (o temono) che lasciarsi andare può significare scivolare, cadere, fallire. La legge del tutto o niente permette loro di rimanere fedeli a se stessi.
- Autocritica. I perfezionisti sono più critici nei confronti di se stessi che degli altri e in se stessi tendono a individuare errori e imperfezioni. Si concentrano sulle imperfezioni e hanno difficoltà a vedere il resto.
- Atteggiamento timoroso. I perfezionisti sono spinti verso i propri obiettivi dalla paura di non raggiungerli e dal timore del giudizio altrui.
- Avere standard irrealistici. Gli obiettivi di un perfezionista spesso sono irragionevoli.
- Eccessiva concentrazione sui risultati. Per usare una metafora, gli interessa di più raggiungere la meta che fare il viaggio.
- Infelicità per i risultati non raggiunti. I perfezionisti sono molto più infelici degli altri quando le loro aspettative non vengono soddisfatte.
- Tendenza alla procrastinazione. Sembra paradossale che i perfezionisti siano inclini alla procrastinazione, poiché tale caratteristica è in genere dannosa per la produttività, ma perfezionismo e procrastinazione tendono ad andare di pari passo. Questo perché, temendo il fallimento, i perfezionisti preferiscono aspettare piuttosto che sbagliare.
- Stare sulla difensiva. Poiché una performance tutt’altro che perfetta è così dolorosa e spaventosa per i perfezionisti, essi tendono a stare sempre sulla difensiva.
Cosa si può fare per superare le proprie manie di perfezionismo?
Le strategie che possono aiutare a superare il perfezionismo comportano l’utilizzo di un dialogo interiore positivo, evitando di confrontarsi sempre con gli altri. Può essere utile sfidare i propri pensieri ricorrenti e praticare la consapevolezza, imparare a concentrarsi sul presente senza preoccuparsi troppo del passato o del futuro. Un’idea potrebbe essere quella di provare una volta a ‘fare del proprio peggio’. Questo permetterà di capire che tutti i limiti che ci si auto-impone sono spesso inutili e sono solo dei sintomi, ad esempio di un disturbo ossessivo-compulsivo.
Dr. Walter La Gatta
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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche e Umbria
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