Le parolacce e l’onestà
Dr. Walter La Gatta
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Le persone che imprecano e maledicono spesso sono le più oneste. Nella rivista Social Psychological and Personality Science un team di ricercatori dei Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti e Hong Kong ha pubblicato un articolo secondo il quale le persone che fanno uso di parolacce nel loro modo di esprimersi hanno meno probabilità di essere associate con la menzogna e l’inganno.
Di solito le parolacce vengono dette per esprimere sentimenti di rabbia, frustrazione o sorpresa. Ma le parolacce possono essere utilizzate anche al di fuori di questi contesti, come fanno molti comici per intrattenere e divertire il pubblico.
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L’impatto sociale delle parolacce, siano esse imprecazioni, bestemmie o oscenità, è molto cambiato nel tempo. Nel 1939, Clark Gable pronunciò nel film Via col Vento la frase memorabile “Francamente mia cara, me ne infischio”: i produttori dovettero pagare una multa di 5.000 dollari per questa battuta. Oggi i film, gli spettacoli televisivi e la carta stampata sono pieni di parolacce.
Un esempio più recente? Donald Trump, che ha usato parolacce in alcuni dei suoi discorsi durante la campagna elettorale nelle elezioni degli Stati Uniti dello scorso anno ed è stato per questo considerato, da alcuni, più “genuino” rispetto ai suoi rivali.
In genere una persona che dice parolacce viene considerata di bassa moralità e dunque si può facilmente associare alla disonestà. A meno che non si guardi la cosa sotto il profilo della genuinità: in questo senso, chi dice parolacce potrebbe essere molto più sincero, rispetto a ciò che prova, rispetto ad un’altra persona che si tiene tutto dentro.
Dr. Giuliana Proietti Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dr. Walter La Gatta Sessuologo Psicoterapeuta
Il team internazionale di ricercatori ha usato una serie di questionari che includevano le interazioni con gli utenti dei social media. Nel primo questionario è stato chiesto ai 276 partecipanti di elencare le parolacce più comunemente usate o favorite. Essi sono stati anche invitati a descrivere le loro ragioni per l’utilizzo di queste parole; poi hanno partecipato a un test della verità per stabilire se essi fossero sinceri o rispondevano nel modo che ritenevano più opportuno a livello sociale. Coloro che hanno utilizzato un maggior numero di parolacce erano coloro che avevano meno probabilità di essere bugiardi.
Una seconda indagine ha coinvolto la raccolta di dati da 75.000 utenti di Facebook per misurare il loro uso di parole vietate nelle loro interazioni sociali online. La ricerca ha scoperto che coloro che hanno utilizzato più parolacce sono stati anche più propensi a utilizzare modelli di linguaggio che, come dimostrato in precedenti ricerche, poteva essere collegato con l’onestà, come l’utilizzo dei pronomi “io” e “me”.
Molti utenti di Facebook sono stati reclutati da tutti gli Stati Uniti e le loro risposte hanno messo in evidenza punti di vista differenti per quanto riguarda ciò che è considerato osceno tra le diverse aree geografiche. Per esempio, i residenti negli stati nord-orientali (come Connecticut, Delaware,
New Jersey e New York) si sono mostrati più propensi a dire parolacce, mentre era meno probabile che questo accadesse negli stati del sud (South Carolina, Arkansas, Tennessee e Mississippi).
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Gilad Feldman et al “Frankly, we do give a damn: The relationship between profanity and honesty” DOI: 10.1177/1948550616681055, PDF: https://www.gsb.stanford.edu/sites/gsb/files/publication-pdf/profanity.pdf via Study finds links between swearing and honesty, Phys
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