L’economia non ha più ricette per la felicità

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Dal tempo di Aristotele, il quale affermava che il denaro esiste “non per natura, ma per legge,” la creazione della moneta e le decisioni in merito alle attribuzioni del credito sono stati l’essenza della politica economica nelle società. Re e governanti hanno controllato l’emissione del denaro per finanziare le guerre di conquista e per mantenere il controllo sulle loro popolazioni. Da queste esperienze è nata la moderna economia, la quale però oggi è profondamente in crisi, essendo state minate alla radice molte delle certezze su cui posava.

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L’economista britannico Adair Turner , Visiting Professor presso la London School of Economics e la Cass Business School di Londra, ha da poco pubblicato un libro, Economics After the Crisis nel quale affronta alcune verità inquietanti sulla relazione attuale fra economia e felicità. Egli tenta ad esempio di spiegare perché le disuguaglianze nella ricchezza posseduta siano cresciute così tanto negli ultimi decenni: “Da una parte, il mondo delle celebrità ha creato uno slancio verso remunerazioni eccessive, che sono state concesse senza prendere in considerazione cifre ragionevoli e giuste, come si faceva in passato. Inoltre, la tecnologia e la globalizzazione hanno costretto verso il basso i salari dei lavoratori meno qualificati”.

La crisi del 2008-2009, egli scrive, dovrebbe suggerire delle  nuove sfide alle ipotesi economiche e politiche e sulla teoria economica. Turner sostiene infatti che i difetti delle teorie e delle politiche che hanno portato alla crisi sono elementi integrati all’interno di un più ampio insieme di credenze semplicistiche sugli obiettivi e gli strumenti dell’attività economica, che hanno dominato la riflessione politica per diversi decenni.

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Ciò che occorre oggi mettere in discussione è l’idea che la crescita economica debba essere sempre il principale obiettivo e che il mercato sia il mezzo economiauniversale per raggiungere questo obiettivo. Occorre inoltre ripensare alle disuguaglianze sociali e non ritenerle più necessarie e inevitabili. Turner affronta nel libro questi argomenti punto per punto, sostenendo che per i ricchi Paesi sviluppati la crescita più rapida non dovrebbe rappresentare più l’obiettivo primario, che dovremmo preoccuparci piuttosto del problema delle disuguaglianze sociali, che la fiducia pre-crisi nei mercati finanziari come mezzo per raggiungere gli obiettivi era profondamente sbagliata, e che tali conclusioni implicano riconsiderazioni relative alla libertà economica, alle politiche da condurre in specifiche aree (tra cui la regolamentazione finanziaria e il cambiamento climatico), e nella stessa disciplina economica.

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Le analisi di Lord Turner sono abbastanza importanti, non solo perché sono state elaborate da un insigne economista, ma anche perché Turner sarà probabilmente il prossimo governatore della Banca d’Inghilterra.

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Fonti:
Economics After the Crisis, MIT Press
Why Money No Longer Makes Us Happy, Big Think
Book Reviews: ‘Economics After The Crisis’ And ‘Money And Sustainability’, SeekingAlpha

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