L’evoluzione prima di Darwin
Una Conferenza su Salute e Benessere
Molto prima che Charles Darwin pubblicasse “L’origine delle specie attraverso la selezione naturale” nel 1859, erano già comparsi degli accesi dibattiti sull’evoluzione, su entrambi i lati dell’Atlantico.
Praticamente sconosciuto a molti lettori americani di oggi, l’affascinante libro di Robert Chambers “Le vestigia della storia naturale della creazione” (1844) fu, ad esempio, un grande bestseller negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed in tutta Europa.
Molti luminari, tra cui Ralph Waldo Emerson, Abraham Lincoln, Alfred Tennyson, Florence Nightingale e perfino la regina Vittoria – elogiarono i suoi argomenti, forti e articolati. Lincoln presto “divenne un caldo sostenitore della dottrina”. Tennyson non trovava “nulla di degradante in quella teoria “. E la Nightingale raccontò scherzando di una discussione in un dopo-cena in cui: “Siamo andati così in alto con ‘Vestigia’ che non ho potuto tornare in basso, e sono uscita come se fossi un angelo”. Di fatti, il libro ha la particolarità di essere stato uno dei più letti e più discussi del secolo.
Perché è importante dare credito alla causa dei pensatori pre-darwiniani come Chambers? Per cominciare, perché ciò aiuta a ridimensionare la fissazione su Darwin, quasi ossessiva tra i creazionisti, che lo vedono come una bestia nera per aver minato la presunta verità della Genesi. In realtà importanti domande circa la veridicità dei versi iniziali della Bibbia erano emerse almeno un secolo prima. Il contributo di Darwin, chiaramente notevole, si basava su decenni di studi e scoperte già esistenti – dovute anche a suo nonno Erasmus e al naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829) – per cui l’idea che la teoria evoluzionistica si basi più o meno sulle spalle di un solo biologo si sgretola facilmente, potendola sostituire con la consapevolezza che un gran numero di americani e britannici del XIX secolo avevano già abbracciato l’evoluzione come concetto e principio.
Uno dei motivi per cui lo avevano fatto, come nota Adrian Desmond nel suo convincente “The Politics of Evolution”, è stato perché i primi argomenti sull’evoluzione erano politicamente molto radicali nel mettere in discussione le gerarchie apparentemente create da Dio. In Gran Bretagna, in particolare, si riteneva inevitabile che il monarca dovesse guidare la Chiesa, con l’appoggio dell’aristocrazia. La teoria evoluzionista degli anni 1820-40 rese tali convinzioni antiquate e ormai inaccettabili, incoraggiando una forte alleanza tra liberi pensatori, pensatori progressisti e rappresentanti della classe operaia, in quanto tutti e tre i gruppi erano interessati ad ottenere diritti democratici, principi e libertà.
In questo ambiente culturale piuttosto animato, Chambers, un editore scozzese, brillante scrittore e scienziato, lasciò cadere la sua ben scritta, seppure anonima, bomba esplosiva. In parte a causa della curiosità diffusa circa l’identità dell’ autore, ma anche per la qualità degli argomenti del libro, “Vestigia” ebbe un grande successo di pubblico, superando persino “L’origine delle specie” di Darwin, quando in seguito fu pubblicato, raggiungendo la dodicesima edizione nel 1884. Le prime recensioni lo elogiavano come “un libro veramente notevole, fatto in modo che gli uomini possano riflettere” (Lancet), e ritenendo il suo autore di “straordinaria abilità” e “chiarezza di ragionamento,” anche per “la grandezza degli argomenti … di cui tratta “(Atlas).
Chambers fu diligente nel fornire al suo pubblico incuriosito l’ultima sintesi della geologia, della storia naturale, della frenologia e della chimica. Fece anche astutamente appello ai lettori della classe media, rendendo possibile per loro discutere dell’evoluzione senza automaticamente essere ritenuto non religioso. Questo non impedì a Chambers di ricevere un attacco alle spalle dai suoi critici che lo accusarono di ateismo, quando si venne a sapere che era lui l’autore dell’opera. A questi attacchi però, egli rispose con calma e ragionevolezza: “Ho osservato, con spirito non irriverente, ma al contrario, che la supposizione che Dio si sottoponga frequentemente a degli sforzi particolari antropomorfizza la Divinità”. Varianti degli argomenti criticati da Chambers circolano ancora oggi, naturalmente, fra i politici, quando sostengono che Dio condivide la politica degli Stati Uniti o nelle squadre di calcio, che pregano per la vittoria prima di ogni partita, considerando la loro vittoria come un segno del favore divino.
“Come possiamo supporre”, si chiedeva provocatoriamente Chambers in “Vestigia”:
Che l’egregio Essere che ha dato vita a tutti questi innumerevoli mondi, tramite un principio naturale che sgorga dalla sua mente, possa interferire personalmente e particolarmente in ogni occasione in cui una nuova specie di molluschi o di rettili comincia a vivere su uno di questi mondi? Sicuramente questa idea è troppo ridicola per essere considerata anche per un momento …. Dobbiamo supporre che Dio adotti dei piani che siano in linea solo con le modalità di procedura dei meno illuminati della nostra razza?
L’appello aperto alle menti “illuminate” e “ragionevoli” aiuta a spiegare il successo del libro, in quanto considerava i suoi più accaniti critici come irragionevoli, e quindi come persone che avevano torto. Chambers aveva in realtà sbagliato su diverse questioni speculative, come il fatto che le piante potessero crescere come cristalli di ghiaccio, i cani potessero essere addestrati fino ad imparare a giocare a domino, e molte altre nozioni eccentriche di tal genere. Anche così, la sua autorità retorica lo faceva sembrare saggio, non blasfemo, quando sottolineava che il libro della Genesi era “non solo non in armonia con le idee ordinarie del genere umano che rispettano la creazione cosmica e biologica, ma in opposizione ad esse”.
“Quando lo esaminiamo attentamente [la Genesi] con la mente risvegliata”, continuava astutamente, quasi lusingando i suoi lettori:
troviamo che tutta la procedura è rappresentata in primo luogo e preminentemente come derivante da comandi e da espressioni di volontà, non da atti diretti. Sia la luce – Sia il firmamento – Sia la terra – Dalla terra nascano esseri viventi di diverse specie – questi sono i termini in cui sono descritti i principali atti. Le espressioni supplementari – Dio fece il firmamento – Dio creò gli animali sulla terra, & c, sono in subordine, presenti solo in pochi casi, ma non trasmettono necessariamente un’idea diversa del modo della creazione, e anzi appaiono solo delle frasi alternative, usate in modo duplicativo, come si fa nella narrazione orientale. (Enfasi in originale)
Secondo Chambers, le “menti ragionevoli” si rendono presto conto del fatto che “le idee prevalenti circa la creazione organica” sono semplicemente “una deduzione sbagliata tratta dal testo”, cioè dai primi versetti della Bibbia.
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Con un po’ di interesse personale e qualche giustificazione, Darwin scrisse un decennio e mezzo più tardi, nella pubblicazione del suo trattato sulla selezione naturale, che Chambers aveva reso “un eccellente servizio a questo Paese nel richiamare l’attenzione sull’argomento, nella rimozione dei pregiudizi, e in tal modo nel preparare il terreno per la ricezione di opinioni analoghe “, tra cui proprio quelle di Darwin. In un capitolo di “The Age of Doubt”, su Chambers e i suoi lettori, io sostengo che la linea di Darwin, che da allora è diventata opinione comune, ha avuto l’effetto perverso di relegare “Vestigia della storia naturale della creazione” ad un ruolo-ombra prima dell’ “Origine della Specie”, quando l’impatto del primo libro sul pubblico generale del Nord America, della Gran Bretagna e dell’Europa era stato incommensurabilmente più grande. Quanto ai critici di Chambers tra il 1840 e il 1850, compresi quelli che lo accusavano di ateismo e blasfemia, si intuisce che la loro reazione eccessiva agli argomenti delicati, tra cui l’evoluzione (o “trasmutazione”) della specie, fosse dovuta al fatto che il bestseller di Chambers aveva affrontato il tema in modo convincente . Il suo libro, brillante e accessibile, ristampato pochi anni fa dalla University of Chicago Press, vale la pena di essere letto, se non altro per la prospettiva che porta nella attuale discussione che c’è in America, circa l’accettazione della teoria dell’evoluzione.
Traduzione di Giuliana Proietti.
Leggi l’articolo in inglese, su psicolinea.
Prof. Christopher Lane
Immagine in alto:
Robert Chambers, Wikimedia
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Christopher Lane
Professore di Inglese presso la Northwestern University, autore del libro The Age of Doubt. Si interessa di psichiatria, in particolare della storia del DSM e della trasformazione della timidezza in fobia sociale, oltre che di religioni.
Leggi l’intervista rilasciata a psicolinea.
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