Eli Zaretsky (sopra), nato a Brooklyn, è professore di storia presso la New York School University di New York. Da tempo si occupa di psicoanalisi e storia della cultura moderna. Ricordiamo tra i suoi libri : Capitalism, the Family, and Personal Life (1976), tradotto in quattordici lingue e I misteri dell’anima, tradotto anche in lingua italiana e pubblicato da Feltrinelli nel 2006.
Ne parliamo perché Zaretsky sostiene una originale teoria e cioè che la psicoanalisi abbia contribuito a creare il consumismo moderno.
Ripercorrendo la storia delle teorie freudiane dalle origini, l’autore riconosce alla prima psicoanalisi la genesi di un movimento rivoluzionario e libertario, che si abbatté come un uragano sulle società dei primi decenni del XX secolo ed aiutò a cambiare i costumi, la cultura, la società, ma anche, soprendentemente, l’economia. Vediamo come.
Zaretsky ritiene che la psicanalisi abbia incoraggiato l’idea di una vita individuale, distinta dalla famiglia: per scoprire la propria vera identità non ci si doveva più richiamare alla posizione sociale, alla famiglia d’origine, al posto di lavoro, ecc. ma alla propria vita interiore, al proprio Io.
Le teorie del Freud furono accolte molto favorevolmente negli Stati Uniti perché si adattavano perfettamente all’enfasi americana sull’individualità: molti subirono il fascino di scoprire il proprio Io, i misteri dell’inconscio e della sessualità; tutte nuove dimensioni che minavano i ruoli sociali fino ad allora imperanti ed aprivano la strada alle rivendicazioni femminili e alle unioni omosessuali.
Queste teorie coincisero storicamente con lo sviluppo della società dei consumi di massa, dove l’individuo che conta di più è quello che più degli altri può permettersi di spendere, di consumare. L’individuo freudiano coincideva perfettamente con la figura del consumatore, cui cominciava a rivolgersi il mercato. Con le sue teorie e con il suo famoso divano, Freud permetteva alle persone di ‘indossare’ la propria interiorità, così come le industrie producevano oggetti e status symbols che esaltavano quelle individualità.
Ford costruiva in quei tempi le prime catene di montaggio, Taylor organizzava tempi e metodi di lavoro: gli operai andavano incontro all’alienazione, ma potevano consolarsi accedendo per la prima volta nella storia, ai consumi di massa.
Freud, analizzando le storie private dei suoi pazienti, li spingeva verso la ricerca del benessere individuale, della felicità; le industrie cercavano dei consumatori disposti a spendere e a consumare per sentirsi più felici.
Come il sociologo tedesco Max Weber vide nei valori del protestantesimo (austerità, rigore, laboriosità, risparmio finalizzato al reinvestimento) il terreno fertile per la nascita del capitalismo, Zaretsky ritiene altrettanto importante, nella storia dei sistemi sociali ed economici, l’alleanza inconsapevole, ma oggettiva, fra Psicoanalisi e Fordismo.
Poi, cambiamento di paradigma: la rivoluzione culturale degli anni sessanta, che andava contro la vita privata (“Il personale è politico” era uno degli slogan). La psicoanalisi fu messa sotto accusa dagli studenti, dalle femministe, dagli omosessuali: tutti vi trovavano concezioni profondamente antiche e sbagliate.
A partire dagli anni settanta la psicoanalisi cominciò a perdere consensi, non serviva più: erano infatti nate altre psicoterapie, e soprattutto erano nati nuovi movimenti carismatici che avevano sfidato la psicoanalisi, come ad esempio il femminismo, la controcultura, il movimento gay.
Pubblicazioni :
Zaretsky I misteri dell’anima, Feltrinelli, 2006
Links:
Lire (francese)
Intervista a Zaretsky (italiano)
La psychoanalise des elections (francese)
Dott.ssa Giuliana Proietti

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Dr. Giuliana Proietti
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