Sembra che gli etruschi fossero uomini particolarmente attenti alla loro immagine, amanti del lusso e della bella vita, tanto da dedicare buona parte del loro tempo alla scelta dei tessuti, delle acconciature alla moda, dei gioielli preziosi e così via.
I contemporanei li ritenevano uomini poco virili, soprattutto perché vivevano in una società molto paritaria, in cui anche le donne avevano il loro spazio, potevano uscire liberamente, mantenere il loro cognome anche da sposate, intraprendere attività commerciali. Lo storico romano Tito Livio racconta, ad esempio, che la donna etrusca “esce spesso per essere esposta agli sguardi degli uomini senza arrossire”; Aristotele afferma che “gli Etruschi banchettano con le loro mogli, sdraiati sotto la stessa coperta”, cosa che ai romani e ai greci sembrava scandalosa, poiché ai loro banchetti venivano ammesse solo le prostitute: le mogli dovevano stare presso il focolare.
Gli Etruschi non beneficiavano dunque dei privilegi maschili che tradizionalmente erano conferiti, presso altri popoli, dall’ordine patriarcale. Questo li ha fatti considerare dai loro contemporanei, e non solo, degli uomini “molli”, con usanze e comportamenti non tipicamente mascolini.
Venendo ai nostri giorni, abbiamo dovuto aspettare gli effetti dei movimenti femministi sulla società perché si aprisse una discussione critica sui ruoli di genere, Da allora comunque molti uomini non si vergognano più (come accadeva una volta), di piangere, di curarsi direttamente dei figli, di cucinare, ecc.
Fra loro, molti sono addirittura diventati piuttosto critici verso i classici valori maschili (portatori di guerra, competizione e dominio) ed hanno imparato a dominare l’aggressività, a rinunciare all’ambizione e alla carriera come valori assoluti, a mettere tra le loro priorità la partner e la famiglia, a partecipare al bene della comunità, e perfino a battersi per l’emancipazione della donna. Tra essi troviamo i militanti dei diritti umani, i pacifisti, gli ecologisti: uomini che hanno deciso di essere migliori, rinunciando ai tradizionali ruoli e comportamenti virili.
In inglese questa categoria di persone viene definita “soft men“; in italiano si tende ad usare l’aggettivo “molle”, anche se in questa espressione non si può non leggere un atteggiamento svalutativo: la “mollezza” infatti è sinonimo di fiacchezza o effeminatezza, così come la tendenza ad una vita comoda e lasciva, lasciando da parte gli impegni e le responsabilità. (Forse il termine giusto potrebbe essere “morbido”, piuttosto che “molle”, visto che la morbidezza non ha, come nel precedente caso, un’accezione negativa, ma anzi esalta le qualità funzionali della cedevolezza e della delicatezza).
I “millennials“, cioè i ragazzi nati intorno al 2000, hanno meno caratteristiche virili rispetto agli uomini dei tempi passati, anche se per loro non si è trattato di una scelta consapevole: ciò dipende probabilmente dal fatto che le abilità tecniche manuali che hanno fatto la differenza fra i due generi nei tempi passati sono state ormai messe da parte, in favore di una società tecnologica che è sicuramente destinata ad implementarsi nei tempi futuri, e che ha più bisogno di conoscenza che di forza fisica. Oggi qualsiasi lavoro richiede basi di tecnologia, capacità di lavorare in team o in situazioni di stress, saper affrontare situazioni complesse, ecc, piuttosto che la forza muscolare o le abilità manuali. Questo rende i millennials molto simili fra loro, senza vistose differenze di genere.
Speriamo che gli uomini del futuro sappiano dunque riformulare una mascolinità più consona al nuovo linguaggio dei sessi, individuando nuovi codici per relazionarsi con le donne in modo paritario. Non è detto che tutto questo possa realizzarsi solamente in una società del futuro: forse basterebbe semplicemente, sin da oggi, prendere ispirazione dai “molli” etruschi.
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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