Perché gli uccelli non hanno il pene?
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Alcuni biologi della Università di Yale in Connecticut e della Università di Sheffield in Gran Bretagna si sono contemporaneamente interessati ad un’area della biologia ancora poco studiata, che però potrebbe far luce su come agisce l’evoluzione sia nei maschi, sia nelle femmine, per quanto riguarda gli aspetti della riproduzione.
La ricercatrice Patricia Brennan si è chiesta perché alcune specie di uccelli hanno un pene ed altre no.
Gli uccelli sono il solo gruppo di animali in cui il pene è andato perduto con l’evoluzione: il 97% degli uccelli non ha il fallo.
E’ strano, dice la Brennan: se il pene fosse uno strumento utile e comodo da usare, perché gli uccelli non lo avrebbero più? Per la riproduzione gli uccelli usano il “bacio a cloaca” un piccolo tocco sulla bocca, dalla quale escono sia le uova che lo sperma. La Brennan ha notato che le femmine scelgono un compagno solo dopo che questo abbia compiuto un complicato rito di corteggiamento. Gli uccelli sono spesso monogami.
Un’eccezione è quella delle anatre, specialmente i germani reali. Benché i germani reali si accoppino anche volontariamente, le femmine sono spesso violentate da maschi randagi.
Tuttavia, anche se in questa specie il 40% dei rapporti sessuali sono forzati, gli anatroccoli sono perlopiù generati con i compagni scelti dalla femmina: questo implica, secondo la Brennan, che le femmine possano servirsi di un meccanismo che permette loro di controllare la paternità dei loro piccoli.
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Così il gruppo di ricerca ha deciso di osservare con attenzione la parte posteriore delle anatre, scoprendo, con grande sorpresa, degli ovidotti a forma di cavatappi. Anche il fallo maschile ha forma di una spirale, ma che si gira in senso opposto, in senso antiorario: in questo modo, le torsioni nell’ovidotto sembrano progettate per escludere le torsioni avversarie del fallo del maschio. È un sistema ottimo di serratura-a-chiave. Solo se la femmina è rilassata e cooperativa lo sperma del maschio può raggiungere le uova non fecondate.
Ora c’è da chiedersi se anche altri animali abbiano sviluppato questi tratti antagonistici alla fecondazione da parte del maschio.
Lo studio è disponibile onlinenella Public Library of Science journal PLoS One presso: .
Fonte: Reuters
Foto: Unsplash
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
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