Possessione demoniaca ed esorcismi

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All’epoca della riforma luterana, migliaia di europei pensavano di essere The devilposseduti dai demoni. I sintomi riguardavano violente convulsioni, manifestazioni di forza soprannaturale, vomito di oggetti estranei (ad esempio spille o unghie, ma anche chiodi, monete, vetri, pezzi di carbone, pietre), bestemmie, disprezzo per gli oggetti sacri, levitazione. Per espellere gli spiriti maligni dai corpi delle vittime, venivano chiamati degli esorcisti. L’esorcismo è una tecnica tutt’ora utilizzata nella Chiesa cattolica, anche se vi si ricorre in misura assai meno frequente rispetto al passato, dal momento che la psicologia e la psichiatria hanno fornito nuove possibili spiegazioni di certi fenomeni, che una volta potevano essere interpretati solo con il ricorso al sovrumano.

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Brian Levack, uno storico statunitense che per molti anni ha studiato la cultura religiosa europea ed in particolare il fenomeno della caccia alle streghe, ha da poco pubblicato un libro in lingua inglese che tratta della possessione demoniaca nell’occidente cristiano (il libro si chiama The Devil Within) ed anche della sua cura tradizionale: l’esorcismo, tecnica che ha conosciuto il suo massimo splendore in Europa, fra il XVI e il XVII secolo.

Come ci si può aspettare, The Devil Within è un libro pieno di storie curiose ed interessanti. Ad esempio vi si racconta che nel 1619, ad una suora chiamata Benedetta fu chiesto perché si fosse impegnata in una serie di pratiche sessuali con un’altra suora di nome Bartolomea. Benedetta spiegò che era stata posseduta da un bellissimo angelo chiamato Splendiletto.

Nel corso di un’indagine ecclesiastica sulle sue affermazioni, Benedetta a volte parlava con la voce di Splendiletto, il che portò gli investigatori a sospettare una possessione demoniaca, piuttosto che angelica. Nel libro viene anche raccontata la storia di un’altra suora posseduta a Auxonne, nel 1658, la quale riuscì ad alzare un pesante vaso di marmo pieno di acqua santa usando solo due dita. Vi è anche la storia, del 1620, relativa a William Perry, un ragazzo di 12 anni che sosteneva di essere posseduto, ma che fu preso in flagrante, mentre mischiava la sua urina con l’inchiostro, per renderla blu. Uno dei casi più famosi tuttavia riguarda quello delle suore Orsoline di un convento di Loudun, in Francia, dove si dice che le suore galleggiassero insieme con la loro madre superiora, suor Jeanne, durante un esorcismo. Esse rispondevano alle domande in latino e in greco, spagnolo, italiano e turco. (Il loro sacerdote-confessore fu accusato di stregoneria e bruciato sul rogo. I diavoli di Loudun divenne il soggetto di un libro di Aldous Huxley e un film di Ken Russell).


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Levack fa anzitutto notare che in genere quando si pensa alla caccia alle streghe si pensa ad un’epoca medioevale, mentre invece non è così:  questa pratica raggiunse il suo apice all’epoca di Robert Boyle e Isaac Newton, cioè negli anni fra il 1600 e il 1700, quando la scienza e la razionalità cominciavano ormai a brillare sulle tenebre.

Dice l’autore del libro: “Le estasi e le visioni delle indemoniate e gli esorcismi praticati da sacerdoti uomini su corpi contorti femminili, molto spesso adagiati su un letto durante il rito servivano solo ad accentuare la dimensione sessuale dell’esperienza”. Le possessioni demoniache erano infatti più comuni nei Paesi cattolici, rispetto a quelli protestanti e secondo l’autore questo poteva dipendere dal fatto che le donne potevano così giustificare alcuni loro comportamenti, ritenuti altrimenti inaccettabili, specie di tipo sessuale.

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L’esorcismo insomma era un dramma psicologico, oltre che religioso. E’ un po’ come quando si pensa a figure antropomorfe, ma non umane: vampiri, zombie, lupi mannari, ecc. Tutti questi personaggi sono una allegoria di quello che potrebbe capitare a chiunque perdesse la propria umanità o smarrisse il controllo di sé stesso. A questo si aggiunge la paura del soprannaturale, cioè ciò che può togliere autonomia e volontà alle persone.

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La tesi di Levack è che le precedenti ricerche storiche sul concetto di possessione demoniaca abbiano avuto la tendenza a razionalizzare, spiegandosi  il “demoniaco” con la malattia o con la finzione fraudolenta. Levack ritiene invece che la possessione demoniaca fu anzitutto una “performance culturale” tipica di un paese cattolico.

Cento anni fa gli studiosi avevano già cercato di interpretare il fenomeno pensando a malattie come l’epilessia, la malinconia o l’isteria. Oggi si pensa piuttosto alla sindrome di Tourette, al disturbo dissociativo o a stati d’ansia di origine religiosa. Levack preferisce guardare a questi episodi come a degli spettacoli, che riguardavano gli indemoniati, così come tutti coloro che si occupavano di curarli: tutti erano attori e spettatori di una commedia in stile religioso, che metteva in scena un rituale sociale, il quale rifletteva la cultura religiosa del demoniaco, della comunità cui apparteneva e dell’esorcista stesso. Il contesto sociale, dice l’autore del libro, non è mai ininfluente sul comportamento umano e dunque queste possessioni, così come i riti che le curano, sono espressioni tipiche delle credenze di un popolo i cui comportamenti possono essere capiti solo all’interno del determinato contesto in cui essi si verificano.

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Fonti:
When nuns puked nails, Prospect Magazine
Flying nuns? It’s the Devil’s work, Daily Mail

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