Prepararsi al parto

Il parto è sempre stato un evento gestito da medici e ospedali?

Chiaramente no: una volta le donne partorivano in casa, assistite dalle altre donne della famiglia o dalla levatrice. Così si tramandava il sapere su cosa e come fare quando in casa c’era una partoriente.

Quando sono cambiate le cose?

All’inizio del secolo scorso, quando è arrivata la ‘medicalizzazione’ della gravidanza e del parto, Quello che, fino a quel momento, era un evento naturale, è divenuto una potenziale malattia, da prevenire con numerose visite mediche specialistiche, analisi di laboratorio, ecografie, ecc., per tutta la durata della gravidanza. Anche il parto non avviene più nell’ambiente domestico, ma in ospedale, alla presenza di personale specializzato.

La medicalizzazione del parto lo ha reso un evento maggiormente ansiogeno per la donna?

Certamente si: andare in un ambiente diverso dalla propria casa, senza poter disporre liberamente del conforto delle persone care ha molto acuito lo stato ansioso della futura mamma. Non è facile, in effetti, in un momento così delicato, sentirsi trattare come una persona malata. Anche il personale più professionale non è in grado, come è ovvio, di far sentire alla partoriente tutto l’affetto e la partecipazione all’evento che la futura mamma sta vivendo.

Il rovescio della medaglia è senz’altro il fatto che, con la medicalizzazione del parto, si è ridotta drasticamente la mortalità infantile, salvaguardando anche la salute della madre, che in passato poteva facilmente morire durante o subito dopo il parto.

Che tipo di preparazione occorre fare per prepararsi al parto?

Per le persone che amano condividere le proprie esperienze e le proprie paure è consigliabile iscriversi a un corso di preparazione al parto, perché l’esperienza è sicuramente molto rassicurante. (Ad esempio, scoprire che il singhiozzo in utero non riguarda solo il proprio bambino, o che è comune soffrire di insonnia ed alzarsi di notte per andare in bagno, può ridurre lo stato di ansia e di preoccupazione delle mamme in attesa). Le persone più riservate non sempre si sentono a loro agio in questi corsi. Il consiglio, in questi casi, è di rivolgersi privatamente ai vari specialisti che possano dare le necessarie informazioni e consigli utili.

Come sono strutturati i corsi di preparazione al parto?

I corsi si basano su una parte teorica che fornisce informazioni relative all’anatomia e alla fisiologia della gravidanza e del parto (a partire da notizie sulla fecondazione, sullo sviluppo del feto, sui sintomi che precedono il parto, sulle fasi di espulsione, sulle diverse posizioni che attenuano il dolore delle contrazioni etc.) e di una parte pratica, di preparazione psico-fisica (esercizi muscolari, di respirazione e di concentrazione) che deve essere completata con esercizi fatti a casa.

In cosa consistono gli esercizi fisici per la preparazione al parto?

Gli esercizi fisici riguardano soprattutto l’apprendimento di tecniche per il rilassamento dei muscoli, in particolare quelli addominali, quelli della fascia lombare e soprattutto del perinèo, ossia il complesso dei tessuti molli che chiudono la parte inferiore del bacino e che sono molto importanti nella fase del parto e sostengono organi come il collo dell’utero, la vagina, la vescica e il retto. Questi esercizi mirano a far acquisire la capacità di contrarre i muscoli addominali nello stesso momento in cui si distendono quelli perineali.

E’ importante imparare anche il controllo della respirazione ?

Si. Attraverso gli esercizi si impara una buona inspirazione, che deve essere molto ampia e profonda, simile a quella che si ha durante il sonno, all’arrivo delle prime contrazioni; quando le contrazioni si intensificano il ritmo respiratorio deve essere modificato attraverso un’inspirazione non troppo profonda, con arresto del respiro, allo scopo di immagazzinare aria, che va poi espirata lentamente. Al culmine delle contrazioni si usa la ‘respirazione del cagnolino’ accelerata e superficiale, che serve per immagazzinare ossigeno senza però comprimere l’utero con il diaframma, che rimane così immobilizzato. Per la fase espulsiva sono invece state messe a punto delle tecniche di respirazione particolari che consistono nell’insegnare alla partoriente ad inspirare profondamente e a trattenere l’aria nei polmoni per almeno 15 secondi al momento della spinta, tornando poi in uno stato di rilassamento, per poi riprendere la respirazione profonda alla spinta successiva. Questa tecnica permette di premere sul diaframma, il quale a sua volta preme sull’utero, spingendo in basso il bambino.

I corsi hanno anche una parte psicologica?

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Si, la parte psicologica dei corsi consiste in genere nell’insegnamento di una tecnica di rilassamento e consigli sulla gestione dell’ansia.

Quando si comincia a frequentare i corsi?

I Corsi iniziano in genere intorno al sesto-settimo mese di gravidanza e vengono praticati in gruppi di 6-10 gestanti. Gli incontri hanno frequenza settimanale, durano circa un’ora e sono condotti da professionisti esperti: un ginecologo, un’ostetrica, uno psicologo.

Chi frequenta i corsi non prova poi dolore durante il parto?

Lo scopo dei corsi non è l’eliminazione del dolore, ma la conservazione delle proprie energie durante il travaglio ed il parto, per meglio accogliere il bambino, mantenendo il contatto con il proprio corpo e con la propria mente. L’obiettivo è quello di vivere il parto come un momento di benessere. Occorre inoltre tenere presente che talvolta le cose possono andare diversamente da come ci si aspettava: il travaglio e il parto potrebbero richiedere più o meno tempo rispetto alle attese, o  potrebbe essere necessario ricorrere al taglio cesareo. Per questa ragione è importante avere stabilito per tempo un rapporto di fiducia con l’ospedale e il ginecologo.

E’ utile il Training Autogeno?

Il Training Autogeno, la più famosa terapia di rilassamento, può alleviare la reazione emotiva al dolore, cioè limitare la paura, che è uno dei fattori determinanti della reazione dolorosa.

Esiste un modo “giusto” per partorire?

Non esiste un modo “giusto” per partorire perché il parto è un’esperienza altamente individuale ed è importante che la donna possa sentirsi libera di fare quello che in quel momento sente di fare. L’importante è arrivare al parto con una preparazione sufficiente, per capire cosa avviene intorno a sé e cosa poter chiedere al personale medico e infermieristico per gestire al meglio le fasi del parto.

E’ consigliabile il papà in sala parto?

Ormai quasi tutti i papà entrano in sala parto: l’importante è che il papà sappia che non va ad assistere ad una partita di calcio, che la cosa potrebbe rivelarsi molto meno romantica e piacevole di come la immaginava. Se il futuro padre non se la sente di assistere, è bene che non assista, anche per non ostacolare il lavoro dei medici e degli infermieri che, in questo caso, invece di seguire un solo paziente ne devono seguire due.

Dr. Giuliana Proietti

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