Propaganda: organo esecutivo del governo invisibile
Dr. Giuliana Proietti
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
g.proietti@psicolinea.itTel. 347 0375949
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Ultimo aggiornamento:
In questo periodo di elezioni americane (ed italiane), è tornata senz’altro di moda la parola ‘propaganda’: sapere cosa è, come e perché è nata e viene utilizzata può essere sicuramente una buona forma di autodifesa per chi non ama che il proprio pensiero possa essere scientificamente manipolato, al fine di favorire questo o quel gruppo di potere.
La propaganda è un tipo di messaggio mirato a influenzare le opinioni o il comportamento delle persone. Essa è deliberatamente mistificatoria e si serve dei “media” (leggi pure giornali e televisioni) i quali oltre che “divertire, intrattenere e informare“, hanno il compito di “inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte”.
Le élite politiche, economiche e religiose hanno dunque bisogno dei media per diffondere informazioni (in tardo latino, propaganda significa appunto “cosa da propagare” o “che deve essere diffusa“) da cui esse possano trarre vantaggio.
Le tecniche della propaganda vennero codificate e applicate in maniera scientifica per la prima volta dal giornalista Walter Lippman e dallo psicologo Edward Bernays ( 1891-1995, nipote di Sigmund Freud, in quanto figlio della sorella Anna, la quale aveva sposato Eli, il fratello di Martha Bernays, la moglie di Freud. Clicca qui per saperne di più sui Bernays) agli inizi del XX secolo.
Durante la prima guerra mondiale, Lippman e Bernays furono assunti dal Presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson per spingere l’opinione pubblica ad accettare l’ingresso in guerra a fianco della Gran Bretagna.
Finita la guerra, le stesse tecniche utilizzate per la propaganda vennero adattate per favorire la vendita di un prodotto commerciale. Edwards Bernays creò le condizioni per canalizzare le pulsioni libidiche – grazie a mio zio Sigmund! – soleva dire, al servizio di una grande industria. Poteva fare la stessa cosa per il governo, per un partito politico, una chiesa, un gruppo di pressione, un’associazione benefica. La propaganda era secondo lui «inevitabile», «necessaria», «permanente», «sistematica» e «universale»: consisteva semplicemente nel «manipolare l’opinione pubblica come se gli si volessero vendere dei tubetti di dentifricio».
Bernays cominciò a fare i primi affari con l’industria del tabacco. Le donne americane nel 1920 avevano ottenuto il diritto al voto e dopo la grande guerra volevano continuare la loro marcia di emancipazione verso il completo affrancamento dal loro ruolo subalterno nella società. Di questo profittò l’American Tobacco Co., per presentare la sigaretta come il simbolo dell’emancipazione femminile.
Organizzando nel 1929 la Fiaccolata della Brigata della Libertà, Bernays fece si che le suffragette marciassero in parata fumando, come un simbolo di liberazione delle donne. Senza che nessuno si opponesse, progettò il modello pubblicitario con l’AMA (Associazione dei medici Americana – alla faccia del giuramento di Ippocrate!) che durò quasi 50 anni, ‘dimostrando’ che le sigarette facevano bene alla salute. (Vedi pubblicità in Life o Time anni 40-50). Bernays rese popolare anche l’idea di fare colazione con il bacon.
Nei decenni successivi Bernays e i suoi colleghi elaborarono il concetto che generalmente si poteva creare l’influenza voluta in masse di persone per mezzo di messaggi ripetuti centinaia di volte. Nel 1928 Bernays raccolse tutte le sue idee relative nel libro ‘Propaganda’.
Il termine ‘propaganda’ non aveva all’inizio una connotazione negativa, come poi accadde quando i bolscevichi ed i nazisti cominciarono ad usarla nei loro regimi antidemocratici. (Josef Goebells, ministro della Propaganda del partito di Hitler, studiò proprio i principi di Edward Bernays per convincere i Tedeschi a ‘purificare’ la loro razza).
«Il pensiero, nel senso stretto del termine – diceva Bernays – non ha posto nella mentalità collettiva, guidata dagli impulsi, dalle abitudini e dalle emozioni». Il pubblico era, ai suoi occhi, come “un gregge che ha bisogno di essere guidato.”
Il suo assioma fondamentale fu: “controlla le masse senza che esse lo sappiano“.
Bernays fu anche giornalista ed agente di stampa (anche per il tenore Caruso, fra gli altri); la sua tecnica consisteva nel «prevedere il tipo di emozione che si vuole suscitare» nel pubblico: per lui vendere una Dodge a 6 cilindri o un candidato alla presidenza era assolutamente la stessa cosa.
Il mestiere di «fattore di opinioni» si riassume, nel crudo linguaggio di Bernays, semplicemente con questa definizione: «torcere il collo alle voci e ai sospetti ed evitare i malintesi faziosi». In questo modo le «minoranze intelligenti» potranno continuare a dominare e ad arricchirsi, dal momento che la maggioranza non capisce nulla degli affari della City e della Borsa.
Bernays non era certo un democratico ed il suo libro, Propaganda, va per questo letto come un documento politico. La propaganda, che considerava l’ «organo esecutivo del governo invisibile» poteva essere utilizzata per “irregimentare le menti dei cittadini in modo simile a quanto avviene con i soldati di un esercito” e la cosa, diceva Bernays ormai quasi un secolo fa, «promette molto bene per il futuro».
Libri:
Propaganda Edward Bernays Lux éditeur 155 p.21,95$
Propaganda by Edward L. Bernays and Mark Crispin Miller (Paperback – Sep 15, 2004
Fonti:
Cyberpresse
Wikipedia
Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona
In Italia:
Edward Louis Bernays
Propaganda
Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia.
Note: Traduzione di Augusto Zuliani
Comunicazione sociale e politica
Anno: 2008
Pagine: 150 Formato: Copertina:
Editore: logo fausto lupetti
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