QI di bambini prematuri o di basso peso alla nascita

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Con i miglioramenti nella cura delle unità di terapia intensiva neonatale, sembrano essere diminuite le principali disabilità neurologiche  dei bambini, come la paralisi cerebrale, il ritardo mentale, la cecità e la sordità. Tuttavia, i risultati cognitivi / comportamentali dei bambini in età scolare nati prematuramente risultano peggiori di quelli dei bambini nati a termine.
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Una meta-analisi condotta su bambini in età scolare nati prematuramente ha mostrato che i punteggi cognitivi medi erano significativamente più bassi (differenza media ponderata, 10,9; intervallo di confidenza al 95%, 9,2-12,5) rispetto a quelli dei bambini a termine [ Bhutta AT, Cleves MA, Casey PH, Cradock MM, Anand KJ. 2002]. 

I punteggi del quoziente di intelligenza (QI) mostrano un gradiente correlato all’età gestazionale, specialmente nei bambini nati prima delle 33 settimane [ Johnson S, 2007]. 

Inoltre, la maggior parte degli studi mostra un aumento del rischio di problemi di attenzione, come il disturbo da deficit di attenzione / iperattività (ADHD) [ Bhutta et al. e Johnson S, cit.]. 

Clinica della Timidezza

Alcuni studi si sono interessati della funzione esecutiva e del rendimento scolastico in bambini in età scolare nati prematuramente, mostrando dei ritardi rispetto ai coetanei nati a termine [ Aarnoudse-Moens CS, Weisglas-Kuperus N, van Goudoever JB, Oosterlaan J. 2009].

Questi studi si concentrano su neonati molto pretermine (<32 settimane di gestazione) o con peso alla nascita molto basso (<1.500 g). Nel frattempo, gli esiti cognitivi e comportamentali a lungo termine dei neonati pretermine moderati (da 32 a 33 settimane di gestazione) e tardivi (da 34 a 36 settimane di gestazione) sono relativamente sconosciuti, anche se rappresentano la maggior parte delle nascite pretermine.

In uno studio coreano (Eun Sun Kim, 2020) centrato sugli esiti dello sviluppo neurologico a lungo termine di bambini nati pretermine (da moderati a tardivi) si è visto che circa un quarto dei bambini aveva problemi cognitivi (QI, 70-84) e più della metà aveva punteggi anormali nei test di screening per l’ADHD. Si è anche scoperto che circa un quarto dei bambini aveva punteggi borderline nei test di funzionalità esecutiva, suggerendo possibili deficit nel rendimento scolastico

Il  follow-up sui risultati a lungo termine sarebbe tuttavia importante e per fare questo occorrono studi longitudinali corredati di gruppi di controllo, rappresentati idealmente dai fratelli nati a termine, che contribuiscono al controllo dei fattori ambientali postnatali. Anche i compagni di classe di pari  età e genere sessuale possono essere utilizzati come gruppi di controllo.

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I punteggi del QI tendono ad aumentare nel tempo per cui è necessario che questi valori vengano confrontati diverse volte nel tempo, ri-sottoponendo tutti i soggetti, anche del gruppo di controllo, a screening [ Johnson S, 2007]. 

Un punto interessante scoperto dal recente studio coreano è che non vi è alcuna associazione significativa fra fattori perinatali / socioeconomici e risultati neurocognitivi. Poiché sono stati esclusi i casi di grave deficit neurologico e nessun bambino nel gruppo di studio aveva una grave lesione cerebrale, altri fattori perinatali non hanno mostrato alcun impatto significativo sui risultati a lungo termine.

I fattori ambientali postnatali come la genitorialità, l’istruzione o lo stato economico sono invece possibili fattori influenti sugli esiti neurocognitivi nei neonati prematuri. L’intervento dei genitori viene suggerito come metodo ideale per ottenere migliori risultati neurocognitivi dei neonati prematuri, una volta raggiunta l’età scolare [Treyvaud K, Doyle LW, Lee KJ, Ure A, Inder TE, Hunt RW, et al., 2016 ].

Questo significa che bambini nati molto prematuri o con basso peso alla nascita possono avere un basso punteggio di QI, il quale tuttavia può migliorare nel tempo. Il suggerimento è quello di identificare precocemente eventuali problemi cognitivi in ​​questi bambini già dal secondo anno di età: questo può aiutare a pianificare interventi terapeutici ed educativi specializzati. ( Linda D. Breeman et al. 2015)

Dr. Giuliana Proietti

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Fonte:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7303423/

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