Riflessioni su una nuova edizione dell’esperimento Milgram

Un nuovo studio mette in discussione gli esperimenti di Stanley Milgram condotti negli anni Sessanta, sostenendo che certi cambiamenti nel proprio modo di fare non dipendono solo da un comportamento di obbedienza nei confronti di un soggetto autorevole che ci dà gli ordini, ma possono capitare in qualsiasi situazione (ed anzi, prendere gli ordini da qualcuno è ciò che alle persone piace di meno…)

Milgram, in qualche modo, sconvolse il mondo scientifico dimostrando, con il suo famoso esperimento delle scosse elettriche, che una persona “normale” poteva diventare crudele, fino a somministrare scosse elettriche ad alto voltaggio ad una persona innocente, solo perché uno sperimentatore gli aveva chiesto di farlo. I partecipanti all’esperimento infatti, credevano di “educare” con quelle scosse uno ‘studente’ che non riusciva nel suo compito di apprendimento (in realtà lo studente dell’esperimento era un attore e le scosse non venivano date, ovviamente!).

I tentativi di studiare meglio la questione mediante una replica degli esperimenti si sono arenati negli ultimi decenni poiché si riteneva che l’esperimento poteva essere troppo stressante per i partecipanti.

Jerry Burger, della Santa Clara University ha trovato una soluzione parziale a questo problema nel suo studio del 2009. Burger infatti si era reso conto che il 79 per cento dei partecipanti di Milgram che era andato oltre il livello di 150 volt (quando l’attore comincia a mostrare forti dolori a causa delle scosse elettriche) aveva poi continuato a somministrare scosse fino al livello massimo di 450 volt, quasi come se il livello di 150 volt fosse stato un punto di non ritorno.

Burger ha dunque riprodotto l’esperimento, ma solo fino al livello di 150-volt scoprendo tuttavia che la percentuale di persone che erano disposte ad andare avanti erano circa il 70 per cento: una percentuale molto simile a quella trovata da Milgram negli anni sessanta (82,5 per cento). Presumibilmente, la maggior parte di questi partecipanti sarebbe arrivato fino ai 450 volt, se l’esperimento non fosse stato interrotto sui 150 volts.

Burger e i suoi colleghi hanno studiato le dichiarazioni fatte dai partecipanti dell’esperimento del 2009: coloro che si sentivano responsabili delle proprie azioni erano coloro che avevano meno probabilità di andare oltre il livello cruciale dei 150-volts.

Da notare che i partecipanti all’esperimento di Milgram, così come dell’esperimento di Burger, non si sentivano responsabilizzati, in quanto era stato loro detto che qualsiasi cosa fosse successa, se ne sarebbe assunta la responsabilità lo sperimentatore.

In ogni caso, anche chi aveva maggiore senso di responsabilità appariva poi riluttante a concludere l’esperimento: alla fine, dicono i ricercatori, molti sarebbero stati comunque disposti ad andare avanti, oltre i 150 volts.

Nel 2009 per l’esperimento di Burger sono state copiate le istruzioni utilizzate nella ricerca degli anni sessanta, parola per parola. La prima volta che un partecipante esponeva riluttanza a continuare, lo sperimentatore gli diceva: ‘La prego di continuare’. A segni successivi di resistenza, le espressioni dello sperimentatore divenivano sempre più forti: ‘L’esperimento richiede che lei continui’; ‘E’ assolutamente fondamentale che lei continui’ e, infine,’ Lei non ha altra scelta, deve andare avanti. ‘

Secondo Burger, come le espressioni dello sperimentatore divenivano più forti – di fatto somigliando più ad un comando, o ad un ordine, anziché a un invito – più la loro efficacia si riduceva. In effetti, a dei partecipanti cui era stato detto ‘lei non ha scelta, deve continuare‘, tutti hanno scelto di disobbedire e nessuno ha dunque raggiunto il livello massimo di 150 volt.

La sensazione dei ricercatori è che i risultati di Milgram, così come vengono proposti agli studenti e al grande pubblico, in realtà dicano poco sull’obbedienza e molto di più sulla propensione delle persone a cambiare modo di fare, quando si trovano in determinate circostanze.

‘Il punto è che questi comportamenti inusuali non sono limitati alle circostanze in cui una figura autorevole ci dà gli ordini‘ sostiene Burger, esprimendo preoccupazione:  ‘pochi di noi si troveranno in una situazione come My Lai e Abu Ghraib. Ma ognuno di noi potrebbe imbattersi in una situazione che lo porta ad agire in modi sorprendenti anche per sé stesso, e tutto ciò è molto inquietante.

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Fonte: Burger, J., Girgis, Z., and Manning, C. (2011). In Their Own Words: Explaining Obedience to Authority Through an Examination of Participants’ Comments. Social Psychological and Personality Science DOI: 10.1177/1948550610397632 via BPS

Immagine:Esperimento Milgram, Wikimedia

Su psicolinea puoi leggere ancora molti particolari relativi all’esperimento Milgram

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