Ronald David Laing e il concetto di Io diviso

Ronald David Laing e il concetto di Io diviso

Ronald David Laing e il concetto di Io diviso

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Ronald David Laing, nacque il 7 ottobre 1927, a Glasgow, in Scozia. Fu un geniale psichiatra, psicoanalista e psicoterapeuta che rinnovò radicalmente, insieme ad altri clinici e teorici del suo tempo, quali Franco Basaglia, Giovanni Jervis, Thomas Szasz e altri ancora, il pensiero medico e psichiatrico della seconda metà del ‘900.

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Laing nacque in una famiglia della working class: suo padre era un tecnico e sua madre una casalinga. Lo psichiatra ha descritto i suoi genitori – sua madre in particolare – come un po’ strani, anaffettivi e antisociali, ma soprattutto come persone che gli avevano sempre chiesto di portare a casa ottimi risultati.  Questa ambizione familiare fu forse quello che portò il giovane Ronald a studiare medicina e a specializzarsi poi in psichiatria, conseguendo un dottorato nel 1951.

Dopo aver prestato servizio come psichiatra di leva nell’esercito britannico (1951–52) e aver insegnato all’Università di Glasgow (1953–56), Laing si trasferì, nel 1956, a Londra, con lo scopo di formarsi come psicoanalista, attraverso una borsa di studio, presso la Tavistock Clinic, con personaggi del calibro di John Bowlby, D. W. Winnicott e Charles Rycroft.

Qui in realtà fece carriera, divenendo dapprima direttore della ricerca (1956–60) e poi prestando la sua opera professionale presso il Tavistock Institute of Human Relations (1960–89). Inoltre, Laing svolgeva la libera professione di psichiatra in uno studio privato a Londra.

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ASPETTI TEORICI E PROFESSIONALI

Sul piano teorico, Laing era decisamente contrario ai trattamenti standard per gli schizofrenici, come il ricovero e la terapia con elettroshock, e sosteneva che la malattia mentale fosse dovuta all’incapacità di un individuo di far fronte alle pressioni familiari e sociali.

Per gran parte della sua carriera, Laing si interessò alle cause della schizofrenia. Nel suo primo libro, The Divided Self (L’Io diviso, Studio di psichiatria esistenziale 1960), pubblicato a soli 28 anni e ispirato alla filosofia esistenzialista di Sartre, teorizzò che l’insicurezza ontologica (cioè l’insicurezza sulla propria esistenza) provoca una reazione difensiva in cui l’Io si scinde in componenti separate, generando così i sintomi psicotici caratteristici della schizofrenia.

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La sua ricerca sulla schizofrenia lo portò a scrivere, nel 1961, The Self and Others ( L’io e gli Altri, Psicopatologia dei processi interattivi) e poi, con Aaron Esteson, Sanity, Madness, and the Family (Normalità e Follia nella Famiglia, 1964), un gruppo di studi nei quali sosteneva che le persone che soffrivano di malattie mentali erano indotte a ciò dalle loro relazioni disfunzionali con gli altri membri della famiglia. Nel libro l’autore forniva resoconti di molte storie familiari, analizzando il modo in cui membri si consideravano e come comunicavano fra loro.

Con il concetto di Io diviso, Laing contrappone l’esperienza della persona “ontologicamente sicura” (la condizione di “essere nel mondo” perché esistiamo per gli altri, i quali esistono per noi) a quella di una persona che invece non è in grado di comprendere la realtà, la vita, l’autonomia, l’identità di sé e altre cose comunemente date per scontate, per cui, alla fine, si trova costretta ad escogitare strategie per evitare la “perdita del suo Io”.

In seguito modificò alcune delle sue posizioni e, nel 1985, pubblicò il suo libro autobiografico Wisdom, Madness, and Folly: The Making of a Psychiatrist, 1927–1957.

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I METODI TERAPEUTICI

Nel 1965, Laing, insieme a un gruppo di colleghi, creò la Philadelphia Association , e iniziò una comunità terapeutica, la Kingsley Hall, dove i pazienti e i terapeuti vivevano insieme e i pazienti aiutavano a gestire la comunità. Questa non fu la sola idea originale: ispirato dal lavoro della psicoterapeuta americana Elizabeth Fehr, creò anche i “laboratori per la rinascita” (rebirthing workshops) dove una persona poteva scegliere di ri-sperimentare la lotta nel cercare di liberarsi dal canale uterino (birth canal) rappresentato dal resto dei membri del gruppo che aveva intorno a sé.

Il suo obiettivo dichiarato era quello di divulgare queste tesi e questi metodi anche fuori del mondo accademico, sfidando così molti dei valori generalmente accettati della professione psichiatrica.

Laing viene spesso citato, insieme a David Cooper, come il fondatore del movimento dell’antipsichiatria. Sicuramente aveva un rapporto conflittuale con la psichiatria del tempo, che a suo modo di vedere era fondata su una falsa epistemologia, in quanto la malattia veniva diagnosticata in base al comportamento, ma poi curata con sistemi biologici.

Sulla base di queste riflessioni, la schizofrenia era per lui “una teoria, non un fatto” e questo lo portava a contrastare l’uso dei farmaci antipsicotici.

Laing fu rivoluzionario anche nel valutare il contenuto del comportamento e del discorso dello psicotico come una espressione di insofferenza verso la propria condizione, sebbene il linguaggio utilizzato dai pazienti psichiatrici fosse apparentemente enigmatico e pregno di simbolismi personali, significativi solo se visti dall’interno della situazione vissuta. Di conseguenza, per Laing se un terapeuta riusciva ad entrare in contatto con il mondo interiore del paziente, allora poteva iniziare a fare “uso sensato” del simbolismo della psicosi del paziente, affrontando i  problemi che erano la causa e la radice della malattia mentale.

Nella malattia mentale Laing vedeva anche un episodio di trasformazione personale, quasi un viaggio sciamanico, dove il paziente/viaggiatore poteva tornare dal viaggio trasformato da importanti intuizioni che lo rendevano più saggio e più equilibrato.

Alcuni ritengono, oggi, che Laing abbia fatto del male alla scienza psichiatrica “romanticizzando” la malattia psicotica e idealizzando la figura del pazzo; altri pensano invece che questo psichiatra sia stato molto importante per aver attirato l’attenzione sulla sofferenza degli emarginati, considerati spesso pazzi in quanto fuori dal sistema.

A lui dobbiamo l’esperienza delle comunità terapeutiche.


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INFLUENZA SOCIALE E POLITICA DI LAING

Le sue posizioni in materia di salute mentale inglobavano una critica non solo alla psichiatria, ma anche alla società capitalista, nella quale l’alienazione mentale era completamente intrecciata con l’alienazione sociale. Laing pose in rilievo il ruolo dalla società e, in particolar modo, il ruolo della famiglia nello sviluppo della “follia”, sostenendo  che gli individui potevano essere messi spesso in situazioni impossibili, in cui sperimentavano l’impossibilità di conformarsi alle aspettative conflittuali dei loro pari, arrivando a provare uno stato di forte oppressione psicologica, che portava alla follia.

Il pensiero di Laing si collegava a Marx, a Sartre, a Freud: anche lui riteneva che la società, con le sue norme, incatena il genere umano, sottraendogli la libertà individuale. Lasciate a loro stesse, le persone sarebbero state sane e quelle con la cosiddetta malattia mentale non erano in realtà malate: stavano solo cercando di trovare una strada che le riportasse alla loro naturale salute mentale.

Negli anni settanta, grazie alla sua vasta cultura umanistica, oltre che psichiatrica, Laing fu uno degli ispiratori del movimento giovanile, che trovò in lui un sofisticato alimento intellettuale.

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VITA PRIVATA

La vita privata del Dott. Laing fu piuttosto discutibile: lo psichiatra era infatti un alcolista, già dall’età di 18 anni. Era inoltre un uomo che odiava profondamente l’ “establishment”: una volta si  presentò ubriaco alla Edinburgh University Medical School per tenere la “Lezione annuale per studenti della British Medical Association” (1967): un modo per dimostrare il suo disprezzo. Poteva però permettersi questi comportamenti perché era ormai famoso e i suoi scritti avevano già elegantemente espresso le sue teorie migliori.

Lo psichiatra sapeva bene di avere dei problemi: secondo la sua stessa auto-diagnosi, in un’intervista del 1983 rilasciata ad una trasmissione radiofonica (BBC Radio) condotta da Anthony Clare, ammise di essere depresso e di avere problemi di alcolismo.

Per quanto riguarda la vita familiare, Laing ebbe 10 figli, sei maschi e quattro femmine, da quattro donne diverse ed i suoi rapporti familiari non furono idilliaci (alcuni figli lo hanno descritto come anaffettivo e persino violento).

Nell’ultimo periodo della sua vita Laing fu sospeso dalla pratica della medicina per alcolismo: divorziato tre volte e con dieci figli a carico, dovette affrontare nell’ultimo periodo della sua vita seri problemi economici.

Morì giovane, a 61 anni, nel 1989, ma in un contesto felice: mentre giocava una partita a tennis a Saint-Tropez.

Dr. Giuliana Proietti

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Immagine:
Collezioni speciali, Biblioteca dell’Università di Glasgow, MS Laing WF21/3

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