In un editoriale firmato da Kalman Applbaum, docente di Antropologia medica all’University of Wisconsin di Milwaukee si legge che spesso si tende a credere che l’impostazione sbilanciata verso le strategie di marketing delle aziende farmaceutiche sia un fenomeno recente, ma si tratta invece della logica evoluzione di pratiche avviate sin dall’800.
I produttori di farmaci sono da sempre un punto fermo nella storia della pubblicità, e sono sempre stati non solo tra i principali investitori in questo campo, ma hanno anche contribuito in modo decisivo all’affermarsi di numerose tecniche pubblicitarie, che hanno spesso tenuto a battesimo.
William James, psicologo e fratello del romanziere Henry James, si diceva talmente disgustato “dall’abominio della pubblicità medica”, che nel 1894 auspicava che gli autori degli annunci pubblicitari di farmaci andassero puniti come nemici pubblici e senza pietà.
Se le scoperte delle aziende farmaceutiche hanno contribuito a migliorare la vita di milioni di esseri umani, è anche vero che il marketing farmaceutico non è poi così diverso dal marketing di altri prodotti, come invece ci si potrebbe aspettare.
Produttori e consumatori arrivano persino a condividere una visione dei loro bisogni e dei termini per la soddisfazione degli stessi. Questa apparente, paradossale complicità fa sì che anche le aziende più aggressive tendano a credere di star compiendo un servizio pubblico.
“I manager farmaceutici non vedono nulla di sbagliato nell’inserirsi nella catena di distribuzione dei farmaci, a tutti i livelli: al contrario, ritengono che si tratti di una dimostrazione di capacità professionale e furbizia”.
Il potere di autodeterminazione attraverso la scelta è uno dei punti fermi della filosofia del consumatore, ma questa scelta è solo un’illusione.
La rincorsa ad uno stato quasi utopico di salute perfetta ha consegnato alle aziende commerciali il controllo di alcuni tra i principali strumenti di libertà in tema di Sanità: l’obiettività della ricerca scientifica, l’etica nell’assistenza sanitaria, il privilegio di somministrare medicine e la libertà di lavorare in autonomia per il bene dei malati.
Fonte: Applbaum K. Pharmaceutical marketing and the invention of the medical consumer. PLOS 2006; 3(4): e189. DOI 10.1371/journal.pmed.0030189.
via Il Pensiero Scientifico Editore
Dr. Walter La Gatta
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