Sándor Ferenczi: l’“enfant terrible” della psicoanalisi
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Così scriveva nel 1931 Sándor Ferenczi, uno dei primi e più originali allievi di Freud: “Sono conosciuto come uno spirito inquieto, o, come mi hanno detto recentemente a Oxford, come l’enfant terrible della psicoanalisi.” Fu davvero uno psicoanalista controverso: innovatore, empatico, provocatore, noto per le sue teorie ardite e per i suoi metodi di cura non convenzionali, che talvolta includevano gesti affettuosi verso i pazienti, come prenderli tra le braccia, per offrire loro il calore umano negato nell’infanzia.
Cerchiamo di conoscerlo meglio.
Infanzia e adolescenza
Sándor Ferenczi nacque il 7 luglio 1873 a Miskolc, in Ungheria, ottavo di dodici figli di una famiglia ebraica di origine polacca. Erano ebrei ortodossi, osservanti delle tradizioni, sia nella nozione di clan familiare sia nella assegnazione dei ruoli. Il padre, Baruch Fränkel, era un libraio, editore e organizzatore di eventi culturali, impegnato politicamente nel movimento liberale e progressista ungherese del 1848. Nel 1879 cambiò il cognome in “Ferenczi” e divenne presidente della Camera di Commercio di Miskolc. Grazie agli interessi culturali paterni, Sándor crebbe in un ambiente intellettualmente stimolante e si distinse presto per la sua vivace curiosità e per il talento poetico. Tuttavia, la morte del padre, quando aveva 15 anni, lo segnò profondamente.
La madre, Róza Eibenschütz, donna energica e autoritaria, continuò con successo l’attività del marito, ma Sándor si sentì poco amato da lei, troppo severa e distante. Nelle sue memorie descrisse questo periodo come segnato da fantasie e curiosità sessuali precoci, ma anche da solitudine e insicurezza affettiva. In gioventù si interessò, come Jung, allo spiritismo e ai fenomeni paranormali, tema che avrebbe ripreso nei suoi primi scritti.
In questi anni conobbe Gizella Altschul, una donna sposata più anziana di lui, di cui si innamorò profondamente, sentimento che provò successivamente anche per la figlia di lei, Elma. Questo complesso intreccio amoroso, durato molti anni, avrebbe ispirato alcune delle sue riflessioni più intime sul transfert e sulle relazioni amorose.
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Studi universitari e primi interessi scientifici
Ferenczi studiò medicina all’Università di Vienna, dove si trasferì giovanissimo. Durante gli anni universitari sperimentò per la prima volta la libertà dalla famiglia, dedicandosi non solo agli studi ma anche alla vita sociale e culturale viennese. Si laureò nel 1894, a soli 21 anni, e prestò servizio militare nell’esercito austro-ungarico. Al ritorno a Budapest, iniziò la specializzazione in neurologia e psichiatria e si appassionò all’ipnosi, alla psicopatologia e alla relazione mente-corpo, influenzato dalle letture su Charcot e Janet.
Nel 1897 divenne interno all’Ospedale Rókus di Budapest, specializzandosi in neurologia e neuropatologia, e nel 1898 medico ausiliario all’Ospizio dei poveri Elizabeth, dove curava emarginati e prostitute. Tra il 1899 e il 1907 pubblicò numerosi lavori scientifici (“Gli scritti di Budapest”), che riflettevano i suoi interessi pre-psicoanalitici: Spiritismo (1899), L’omosessualità femminile (1902), Encefalopatie saturnine (1903), Il valore terapeutico dell’ipnosi (1904).
Parallelamente, partecipava alla vita politica ungherese e sosteneva i diritti civili. Nel 1907 aderì al Comitato Umanitario Internazionale per la Difesa degli Omosessuali, fondato da Magnus Hirschfeld, opponendosi alla concezione patologica dell’omosessualità dominante all’epoca.
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L’incontro con Freud (1908)
Nel 1908 Ferenczi conobbe Sigmund Freud grazie al collega Philip Stein. Aveva letto l’Interpretazione dei sogni e ne era rimasto folgorato. Jung, in una lettera a Freud, segnalò l’interesse di Ferenczi per la psicoanalisi, e così, il 2 febbraio 1908, i due si incontrarono a Vienna.
L’incontro con Freud andò così: Jung andò a Vienna nel Marzo del 1907 per vedere Freud, poi proseguì per Budapest dove si incontrò col Dr. Stein, amico e collega di Ferenczi. Jung e Ferenczi parlarono molto in questo incontro ed il 28 giugno Jung scrisse a Freud che ”Il Dr. Stein di Budapest e l’altro specialista di malattie mentali, il Dr. Ferenczi, desiderano visitarla a Vienna e mi hanno chiesto di domandarle quando potrebbe essere comodo per lei questo incontro“.
La domenica del 2 Febbraio 1908 Stein e Ferenczi visitarono finalmente Freud a Vienna, che allora aveva 52 anni (Ferenczi ne aveva solo 34). Nonostante la differenza di età i due si capirono al volo, tanto che il Maestro lo invitò a presentare un lavoro nel Primo Congresso Psicoanalítico di Salisburgo (1908) e, fatto inaudito, ad incontrarsi in Agosto con lui e la sua famiglia a Berchtesgaden, dove i Freud trascorrevano le vacanze estive.
Al ritorno da Salisburgo Ferenczi era passato completamente dalla parte di Freud. Un giorno (5 Ottobre 1909) scrisse al Maestro: “Mi sento come il famoso ingegnere che dopo cinquant’anni di servizio va in pensione, e se ne sta a guardare una locomotiva ferma sul binario, finché esclama con ingenua ammirazione: “E’ proprio una bella invenzione! Da anni trascorro le mie giornate ad arrovellarmi sulla psicoanalisi, sono un manovale di questo metodo, è la mia arte e il mio pane quotidiano. Eppure non passa giorno che io non mi fermi, spesso nel mezzo di una seduta, ad ammirare gli straordinari progressi nella comprensione degli uomini malati e di quelli sani. E’ davvero una bella invenzione!”
Cominciò così un’amicizia durata 25 anni. Malgrado la differenza di età con Freud (17 anni) Ferenczi fu quello che si avvicinò più di ogni altro allievo al Maestro, fu il primo ad essere definito ‘caro amico’ nelle lettere, l’unico chiamato a fargli compagnia durante le vacanze, gelosamente nascoste ai più.
Questa amicizia visse di un profondo rapporto epistolare, definito da Freud come ‘un’intima condivisione della vita, dello spirito e degli interessi’. L’interesse principale dei due era certamente quello per la psicoanalisi ed in particolare i due discutevano di transfert, contro-transfert, paranoia, relazioni oggettuali.
I due psicoanalisti viaggiarono insieme negli USA (1909), quando Freud fu invitato a tenere un ciclo di conferenze insieme a Jung. Ferenczi li accompagnò ed i tre ebbero così modo di conoscersi a fondo e di commentare le conferenze di Freud. Questa esperienza inoltre permise loro di analizzarsi reciprocamente.
Ferenczi fu compagno di viaggio di Freud anche a Parigi, Roma, Napoli, Palermo, Siracusa (1910), nelle Dolomiti (1911), di nuovo a Roma (1912), in Dalmazia (1912), a Corfu’, in Grecia (1913).
Nel 1913 Ferenczi fondò la società psicoanalitica ungherese e fu psicoanalista di personaggi che a loro volta sarebbero diventati importanti nel movimento, M. Klein, E. Jones, M. Balint.
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La vita sentimentale tormentata
A 31 anni, Ferenczi aveva iniziato una relazione con Gizella (1904), che aveva allora 39 anni, ed era sposata con Géza Palos, con il quale aveva avuto due figlie, Elma e Magda. Géza era un uomo malato e la relazione fra i due fu clandestina. Sette anni dopo, nel luglio del 1911, quando Sandor aveva 38 anni e Gizella 46, Elma Palos, la figlia maggiore di Gizella, una bella ragazza di 24 anni, chiese alla madre di poter consultare Ferenczi per una depressione generata dal suicidio del suo fidanzato.
Ferenczi si innamorò anche della figlia di Gizela e cominciò quindi un rapporto a tre dal quale i personaggi non riuscivano ad uscire. Per questo Elma fu mandata in analisi da Freud.
Così scriveva Ferenczi a Freud: ‘Le lettere di Elma e il Suo rapporto, non sfavorevole, hanno mitigato il mio stato d’animo e in parte si sono dissolte le impressioni riguardo agli aspetti patologici di Elma; più spesso hanno cominciato a riemergere dalla memoria, scene che sembravano dimostrare la sua capacità di amare, e ho cominciato a contemplare la possibilità di una soluzione positiva. nel frattempo facevo visita ogni giorno alla signora G., che ha continuato a consolarmi nonostante la sua tristezza. tanta capacità di amare e tanta abnegazione, tanta ricchezza intellettuale e affettiva mi ricordano ogni volta dolorosamente quel che invece potrebbe essere in serbo per me con Elma. E tuttavia, per rispetto alla verità, devo riconoscere che malgrado tutto quel che ho rilevato, e constatato consciamente per quanto riguarda fascino, intelletto e sensibilità, con la signora G. non sento quell’entusiasmo, quello slancio spensierato, gioioso e naturale che Elma ha liberato in me. L’amore è irrazionale! “
Gizella era disposta a rinunciare questa relazione per la felicità di entrambi, ma Ferenczi non riusciva a decidersi. Così scriveva Elma a sua madre: “Cara mamma, Lei non mi parla mai di sé. Se Lei e Sandor avete deciso di comune accordo che non potete vivere l’uno senza l’altra, me lo scriva sinceramente. Finché Lei si sentirà così profondamente colpita dalla perdita di Sandor, egli non potrà staccarsi interiormente da Lei, né io potrò accettare a cuor leggero il suo amore. Ci rendiamo ben conto del Suo dolore, anche se Lei vuole nasconderlo; sarà meglio essere sincere. I suoi sentimenti limpidi, senza alcuna ombra, meritano di essere salvaguardati più dei miei. Tanto il mio futuro sarà una successione di difficoltà; una rinuncia in più o in meno non conta gran che per me…”.
Per fortuna, Elma fece un viaggio negli Stati Uniti dove conobbe Laurvick, un americano, e lo sposò. Sandor si sposò così con Gizella nel 1919, quando lui aveva 46 anni e lei 55.
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
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Rapporto con Freud e ultimi anni
Ferenczi si distinse ben presto per la sua visione umanistica e sperimentale della psicoanalisi. Pur restando fedele ai principi di Freud, ne ampliò la prospettiva introducendo una maggiore attenzione alla relazione terapeutica e alla dimensione affettiva del trattamento.
Tuttavia, come accadde per altri seguaci di Freud (Jung, Adler, Frank, ecc.) anche il rapporto di Ferenczi con il Maestro non avrebbe retto nel tempo. Per le sue idee, considerate ‘infantili’ dall’ortodossia psicoanalitica, Ferenczi fu messo progressivamente ai margini del movimento.
A differenza di quanto accaduto con gli altri oppositori interni alla psicoanalisi, le divergenze teoriche fra Ferenczi e Freud non incrinarono del tutto il loro rapporto personale: nelle ultime lettere che i due si scambiarono appare ancora un rapporto di stima e di amicizia. La rottura avvenne sulla questione della causa della nevrosi: Ferenczi era convinto che la vera causa della nevrosi fosse l’abuso sessuale subito dai bambini da parte degli adulti.
Queste convinzioni contraddicevano la tesi freudiana per cui la nevrosi si basava sulla fantasia di aver subito degli abusi da parte dell’adulto e non su abusi veri e propri.
Anche nei metodi clinici, Ferenczi riteneva giusto non essere dei semplici osservatori, ma empatizzare col paziente, assisterlo, anche attraverso manifestazioni di affetto: quelle manifestazioni di affetto che gli erano mancate nelle prime relazioni oggettuali.
Le sue ‘tecniche attive’ non piacevano a Freud, che ripudiò l’innovazione del ruolo attivo dell’analista e insorse contro l’idea che l’analista potesse dare soddisfazione emotiva al paziente: per Freud l’analisi doveva, al contrario, essere condotta in un’atmosfera di astinenza.
Ferenczi si allontanò ancor di più da Freud quando formulò la teoria della corrispondenza fra sviluppo dell’individuo (ontogenesi) e sviluppo della specie (filogenesi). La vita intrauterina rappresentava una ripetizione dell’esistenza delle più semplici forme di vita oceanica.
Quando, nelle età passate, una specie vivente era emersa dal mare, per continuare la sua evoluzione sulla terraferma, aveva sperimentato un dramma, di cui quello della nascita non era che una ripetizione. L’uomo avvertiva con dolore non solo la nostalgia del ritorno nel grembo materno (come sosteneva anche Rank, ma soprattutto quella del ritorno alla propria primordiale esistenza nelle profondità marine.
Troviamo queste idee in Formazione e scomparsa dei sintomi nevrotici 1914, Isteria e patonevrosi 1919, Il punto di vista sociale in psicoanalisi, 1922, Thalassa, psicoanalisi della vita sessuale 1924.
Dopo la partenza di Elma per gli Stati Uniti (1913) Ferenczi fisicamente non stette più bene: soffrì delle conseguenze di un’operazione alla narice, poi di emorragie interne, somatizzazioni, mal di testa, difficoltà di respirazione, stanchezza intellettuale e fisica, attribuita ai suoi processi intellettuali creativi, accompagnati da una sistematica preoccupazione per il problema della morte.
Nel 1932, Ferenczi pubblicò il suo capolavoro teorico, La confusione delle lingue tra gli adulti e il bambino, testo rivoluzionario e ancora oggi centrale nella clinica del trauma. Afflitto da una grave anemia perniciosa, morì a Budapest nel 1933, a soli 59 anni.
Per decenni, le idee di Ferenczi furono ignorate o criticate dai seguaci ortodossi di Freud. Tuttavia, oggi è considerato uno dei precursori più influenti della psicoanalisi moderna, in particolare dei modelli relazionali e intersoggettivi. La sua opera ha ispirato figure come Michael Balint, Donald Winnicott, Heinz Kohut, Fairbairn, Mitchell e Stolorow.
Innovazioni teoriche e cliniche
Principali contributi:
- Il trauma precoce: fu tra i primi a sostenere che gli abusi infantili reali, e non solo le fantasie, potessero causare gravi traumi psichici.
- La “confusione delle lingue” (1932): descrisse come il trauma derivi dal fraintendimento tra il linguaggio affettivo del bambino e quello erotico dell’adulto.
- La tecnica attiva: introdusse interventi più partecipativi, rompendo con la neutralità analitica classica.
- L’empatia e la mutualità: esortava il terapeuta a mostrarsi autentico e umano, promuovendo una relazione di reciprocità e fiducia.
Ferenczi concepiva la psicoanalisi non come “cura fredda”, ma come un incontro autentico tra due persone reali.
Dr. Giuliana Proietti
Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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mail: g.proietti@psicolinea.it
Visita anche:
www.giulianaproietti.it









