Una nuova ricerca dell’Università di Cambridge ha scoperto che le fluttuazioni dei livelli di serotonina nel cervello, che spesso si verificano quando non si è mangiato o si è sotto stress, influiscono sulle regioni cerebrali che consentono alle persone di regolare l’emozione della rabbia.
Sebbene in precedenza si fosse già osservato che livelli di serotonina ridotti producano comportamenti aggressivi, questo è il primo studio che dimostra come questa sostanza chimica aiuti a regolare il comportamento del cervello e perché alcuni individui possono essere più inclini all’aggressività. I risultati della ricerca sono stati pubblicati oggi, 15 settembre, nella rivista Biological Psychiatry.
Per lo studio, i livelli di serotonina di alcuni volontari sani sono stati alterati, modificando la loro dieta. Il giorno in cui si voleva far diminuire la serotonina, è stato dato loro da mangiare un miscuglio di aminoacidi che mancava del triptofano, precursore della serotonina. Il giorno del placebo, i volontari hanno mangiato lo stesso miscuglio, ma con una normale quantità di triptofano.
I ricercatori hanno poi scansionato il cervello dei volontari usando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre essi osservavano delle foto di volti arrabbiati, tristi, o espressioni neutre. Utilizzando la fMRI i ricercatori erano in grado di misurare le reazioni nelle differenti regioni del cervello e le comunicazioni tra di esse, mentre i volontari erano dediti all’osservazione di volti con differenti espressioni facciali.
La ricerca ha rivelato che un livello basso di serotonina cerebrale rende più deboli le comunicazioni tra l’ amigdala e i lobi frontali. I risultati suggeriscono che quando i livelli di serotonina sono bassi, può essere più difficile per la corteccia prefrontale controllare le risposte emotive della rabbia, che si generano all’interno dell’amigdala.
Utilizzando un questionario di personalità, i ricercatori hanno anche determinato quali individui avevano una naturale tendenza a comportarsi in modo aggressivo. In questi soggetti, le comunicazioni tra l’amigdala e la corteccia prefrontale sono risultate ancora più deboli dopo la riduzione del livello della serotonina. Una comunicazione “debole”, hanno precisato i ricercatori, fa si che la corteccia prefrontale riesca a controllare con maggiore difficoltà i sentimenti di rabbia che si generano all’interno dell’amigdala. Come risultato, le persone che potrebbero essere naturalmente predisposte a mettere in atto comportamenti aggressivi, sono state anche le più sensibili ai cambiamenti di livello della serotonina.
Il Dr Luca Passamonti, co-primo autore della ricerca, che è stato un visiting scientist presso il Cognition and Brain Sciences Unit of the Medical Research Council in Cambridge (ed ora è presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Unità Ricerca Neuroimmagini di Catanzaro ha dichiarato: “Anche se questi risultati provengono da volontari sani, sono rilevanti per una vasta gamma di disturbi psichiatrici che hanno a che fare con la violenza. Per esempio, questi risultati possono aiutare a spiegare i meccanismi cerebrali di un disturbo psichiatrico noto come disturbo esplosivo intermittente (IED). Gli individui affetti dallo IED di solito producono esplosioni di rabbia intense, estreme e incontrollabili, anche solo dopo aver osservato un’espressione di rabbia su un altro viso”.
Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona
Fonte:
Serotonin levels affect the brain’s response to anger, Eurekalert
Immagine:
Mr. Gunn, Flickr
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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Ottimo articolo!
Sempre più le ricerche dimostrano come l’intensità della rabbia dipenda in gran parte da reazioni chimiche, ad esempio le catecolamine al momento dell’innesco.
Avendo la serotonina fondamentale importanza per l’equilibrio psichico non mi sorprende che quando questa manchi si abbiano problemi a controllare la rabbia.
Un’ altra tipica situazione in cui si è più portati ad adirarsi (oltre a dieta scorretta, mancanza di sonno) è quella in cui nella stessa giornata ci si è già arrabbiati.
Anche se dopo ci si è calmati infatti, si permane in una condizione tonica di fondo creata precedentemente dall’amigdala e mediata dalle ghiandole surrenali che predispone ad un ulteriore rilascio di catecolamine.