Stufa delle sue manie – Consulenza on Line

Gentile Dott.ssa, il quesito non riguarda me, ma mio marito.Ha 36 anni, terzo figlio di una famiglia iper-protettiva, ha perso il padre per una malattia cinque anni fa. Da allora non riesce più a vivere sereno, si crea problemi e preoccupazioni su futili motivi, è ossessionato dalla paura disbagliare sul lavoro (è libero professionista), ha manie sempre più vistose del tipo controllare mille volte la chiusura delle porte, la cassetta della posta,etc ripete gli stessi movimenti in modo maniacale. I problemi si accentuano quasi sempre nei giorni di festa, nel fine settimana, quando non dovrebbe pensare al lavoro ed invece si fa venire ansie ed attacchi di panico improvvisi. Lui si rende conto della stranezza dei suoi comportamenti, ne soffre, ma non riesce a controllarsi.Sembra quasi che ogni volta che ha la possibilità di divertirsi e di rilassarsi, si senta in dovere di trovare un problema che lo faccia stare male e gli impedisca di essere felice.E questo è niente… Tutti i giorni va al cimitero sulla tomba del padre, ed anche lì le solite manie, rituali, etc. Considera un fatto di primaria importanza che sulla tomba non ci siano fiori secchi e non si spenga il lumino,se la cosa succede si fa venire una crisi. Se per caso un giorno “dimentica” di andare, perché assorbito dalla vita quotidiana, o non riesce ad arrivare in orario, si sente come se avesse fatto qualcosa di gravissimo. Parlando dell’argomento, ha detto che sarebbe capace anche di andare a dormire dentro il cimitero, perché è convinto che lì ci sia suo padre. Quando ci passa davanti in macchina, lancia baci e saluti dal finestrino… La madre ed i due fratelli più grandi sono anch’essi assidui “frequentatori” del posto, ma non li ho mai visti fare quello che fa lui. Siamo sposati da pochi mesi, io ho lasciato la mia famiglia ed il mio lavoro con mio padre, che mi dava grandi soddisfazioni, per stare con lui in un posto dove non ho grandi prospettive, perché lui non era in grado di stare lontano dalla sua famiglia. E’ stata una battaglia anche solo riuscire a farlo venire a vivere a qualche chilometro di distanza dalla famiglia, in una casa nostra indipendente, me lo rinfaccia come fosse un grande sacrificio, eppure tutti i giorni va a casa sua dalla madre e tutti i sabati e le domeniche siamo a pranzo dai suoi. Mi sforzo di comprendere la sua sofferenza per la perdita del padre, ma non riesco a capire le manie, che mi sembrano sempre più morbose, non riesco a capire perché inconsciamente si sente in colpa di essere felice dal momento in cui suo padre non c’è più. Come se sopravvivere a chi se n’è andato prima di noi, e cercare comunque di andare avanti, fosse una mancanza di rispetto.Mi sento estremamente delusa e sfiduciata, lo vedo immaturo, debole e non mi dà alcuna sicurezza. Mi sento come se avessi messo i piedi nelle sabbie mobili… Che posso fare? Grazie. C.

Cara C.,

Dalla sua lettera si capisce chiaramente lo sconforto, l’ansia e la delusione che sta vivendo in questo momento. E’ tutto comprensibile, ma questa non è, purtroppo, la condizione migliore per riuscire a guardare alla cosa con un certo distacco, giudicarla obiettivamente e prendere le decisioni più opportune.
Certamente c’è qualcosa che non va nel modo di vivere di suo marito ed anche nel vostro ménage di coppia e per questo le consiglio vivissimamente di contattare un terapeuta di coppia, in modo che sia possibile trovare il bandolo della matassa e riscrivere completamente le regole che stanno alla base del vostro rapporto. Probabilmente sarebbe opportuno, oltre alla terapia di coppia, che suo marito facesse anche delle sedute individuali (con altro terapeuta), per risolvere la sua nevrosi ossessiva ed i suoi sensi di colpa.
Detto questo, vorrei farla riflettere su due passaggi della lettera, che mi sembrano interessanti: 1. quando dice ‘si fa venire ansia e attacchi di panico improvvisi’. Queste parole, che non sono scelte a caso, fanno comprendere come lei senta i problemi psicologici di suo marito quasi come un dispetto nei suoi confronti, un segnale di mancanza di attenzione, di immaturità.
E’ ovvio che non è così: suo marito è una persona che soffre moltissimo e ‘non si fa venire’ queste cose, ma le subisce , contro la sua volontà, proprio perché ha momentaneamente perso la condizione di pieno equilibrio psicologico.
2. ‘Non riesco a capire le manie’: le manie non vanno comprese, non c’è niente di razionale in una mania, altrimenti non sarebbe tale. La mania è il sintomo di un disagio più profondo, e solo risolvendo questo disagio profondo sarà facile liberarsi anche delle manie.
Dunque, cara C., coraggio. Se ha scelto quest’uomo e ha fatto tutti questi sacrifici per stare con lui, c’è sicuramente un motivo. Non si lasci abbattere da queste prime difficoltà: i disagi psicologici possono essere curati perfettamente, al punto di poter restituire alla persona il giusto livello di benessere, che gli renda possibile guardare alla vita con altri occhi, apprezzare quello che ha e costruire dei progetti per il futuro.
Cordialmente,

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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