Susan Sontag: una biografia

Susan Sontag: una biografia


Susan Sontag, è stata una delle più influenti intellettuali americane della generazione attiva negli anni sessanta. Ha scritto 17 libri tradotti in 32 lingue, girato quattro cortometraggi; si è occupata di arte, diritti umani e del movimento femminista.

Nella sua ricerca intellettuale ha esplorato anche sentieri poco battuti, come l’analisi della letteratura pornografica, l’estetica fascista, il trash presente nella cultura popolare. Fino alla morte, avvenuta a New York il 28 dicembre 2004, all’età di 71 anni, la Sontag è stata sempre un tipo giovanile, esile, con capelli lunghissimi.

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Susan Rosenblatt nacque a New York City il 16 gennaio del 1933, da una famiglia ebrea composta da Jack Rosenblatt e Mildred Jacobsen. Jack, un commerciante di pellame ebreo, morì in Cina di tubercolosi polmonare durante l’invasione giapponese, quando Susan aveva cinque anni. La madre di Susan, che era alcolizzata, si risposò sette anni dopo con il Capitano Nathan Sontag, e Susan e la sorella Judith presero il cognome del patrigno.

Susan Sontag era molto dotata intellettualmente: a tre anni aveva già imparato a leggere, a 15 anni (1948) poté lasciare la sua città, Tucson, ed entrare alla University of California, a Berkeley. Dopo un anno si trasferì alla University of Chicago. Prese una laurea breve in Arte. A 17 anni si sposò con il ventottenne Philip Rieff, un professore di sociologia. La Sontag si trasferì con Rieff a Boston e continuò i suoi studi ad Harvard, dove si laureò in filosofia.

Da questa unione con Rieff, conclusasi nel 1950, nacque il figlio David Rieff, che in seguito divenne anche lui scrittore ed editore dei libri della madre.

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Nel 1957-58 la Sontag studiò anche presso l’Università di Parigi.

A 30 anni (1963) Susan Sontag cominciò la sua carriera di scrittrice di successo scrivendo la prima novella, IL BENEFATTORE, nella quale il protagonista, Hippolyte, cerca di fare di tutto per far somigliare la sua vita reale a quella dei suoi sogni. Il tormentato protagonista del racconto alla fine trova un suo equilibrio nella scelta di vivere in silenzio.

Nel 1964 la Sontag scrisse il saggio Notes on Camp, nel quale esaminava l’estetica omosessuale e lanciava la moda della rivalutazione estetica della cultura popolare di bassa qualità, alla luce del motto : ‘più è brutto, più è bello’.

Nel 1967 scrisse DEATH KIT : come nel Benefattore, il protagonista non riesce sempre a distinguere fra sogno e realtà.
Nel 1968 volle spiegare cosa pensava dell’arte: scrisse AGAINST INTERPRETATION AND OTHER ESSAYS (1968), nel quale sosteneva che l’interpretazione dell’arte comincia da una risposta intuitiva e non dall’analisi dei dettagli, o da considerazioni intellettuali.

In THE STYLE OF RADICAL WILL (1969), la Sontag affrontò i temi della droga, della pornografia, del cinema, dell’arte moderna e del cinema.

Nel saggio ON PHOTOGRAPHY (1976) un libro assolutamente privo di fotografie, la Sontag studiava la forza della immagini fotografiche che sono continuamente inserite fra l’esperienza e la realtà, sostenendo che le parole raccontano la verità molto meglio di quanto possa fare la fotografia.

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La Sontag diceva della sua attività di scrittrice: ‘Ciò che scrivo è diverso da me. Ciò che scrivo infatti è più brillante di me. Perché posso riscriverlo’ e precisava che nei suoi lavori non c’era altro che arte e che non c’era niente da capire, se non vivere l’opera come un qualcosa a sé stante. ‘Le mie opere’ diceva, ‘non sono saggi sul mondo, ma oggetti che sono nel mondo… ‘

Nel 1978 pubblicò ‘La malattia come metafora’ (ILLNESS AS METAPHOR) scritto dopo un trattamento per guarire dal cancro. Nel libro sosteneva che, sebbene la malattia in generale e il cancro in particolare, siano spesso intesi metaforicamente come una sorta di punizione, la cosa migliore da fare è resistere a questo genere di pensiero e alla stigmatizzazione perpetrata dalla coscienza comune sul malato di cancro. Newsweek descrisse questo libro ” tra i migliori libri del nostro tempo, un libro che può aiutare le persone a liberarsi”.

Nel 1979 fu nominata Membro dell’American Academy.

Nel 1980 la Sontag iniziò una relazione con la fotografa Annie Leibovitz che durò fino alla morte di quest’ultima. Sebbene della sua vita privata si sappia molto poco, in un’intervista al New York Times fu la stessa Sontag ad ammettere pubblicamente di essere bisessuale.

Dal 1987 al 1989 fu Presidente dell’ American Center of PEN, l’organizzazione internazionale di scrittori dedicata alla libertà d’espressione in letteratura: in questa veste la Sontag condusse varie campagne in favore degli scrittori perseguitati e imprigionati per motivi d’opinione.
Il saggio AIDS AND ITS METAPHORS uscì nel 1988 : si tratta di una revisione ed ampliamento del primo libro sul cancro come metafora. Se il cancro era una metafora della punizione divina per chi, in qualche modo, aveva agito in modo trasgressivo nei confronti delle consuetudini, la nuova malattia individuata in quel periodo, l’AIDS, lo era ancora di più, in quanto l’uomo della strada vedeva in questa malattia un modo per scontare i propri errori.


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Nel 1992 ricevette in Italia il premio Malaparte.

Durante la guerra in Bosnia, la Sontag fu spesso a Sarajevo, fra il 1993 e il 1996, dove scrisse il famoso saggio ‘Perché siamo in Kossovo’, nel quale giustificava la guerra di Bosnia, perché, diceva la Sontag, la missione americana non aveva l’obiettivo di occupare la Jugoslavia, o costruire una base militare a Belgrado. A Sarayevo, praticamente sotto le bombe, mise in scena Aspettando Godot, di Beckett e per questo fu fatta cittadina onoraria di quella città.

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Nel 1992 pubblicò THE VOLCANO LOVER, che divenne un best seller mondiale. La trama era ambientata nel diciottesimo secolo e descriveva la storia fra il cinquantaseienne Sir Wlliam Hamilton e la sua giovane moglie Lady Emma Hamilton.
Nel 1999 fu nominata Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Governo Francese (in precedenza era stata nominata Officier per lo stesso ordine).

Il romanzo IN AMERICA (1999) è invece basato su una storia vera di un’attrice, Maryna Zalewska che viaggia nel 1876 con la sua famiglia verso la California in cerca di un’utopica ‘comune’, che poi fallisce e permette a Maryna di tornare con successo sulle scene. Il libro ricevette nel 2000 il National Book Award , uno dei più prestigiosi premi letterari statunitensi. Nel 2001 ricevette il Premio Gerusalemme, che viene dato ogni due anni a scrittori che esplorano la libertà dell’individuo nella società.

Dopo l’11 Settembre la Sontag assunse una posizione molto critica nei confronti del governo americano. Nella sua ricostruzione dei fatti l’America, dopo la caduta dell’impero sovietico, aveva bisogno di un nuovo nemico, possibilmente transnazionale, per poter giustificare la presenza delle basi americane in tutto il mondo.

Si pensò, secondo la Sontag, dapprima alla scusa della droga, nemica di tutti, ma l’influenza non andava oltre la Colombia, le Filippine, l’Afghanistan. L’11 settembre per la Sontag è stato il più grande regalo che si sarebbe potuto fare all’ amministrazione Bush: a differenza della produzione della droga infatti, altamente localizzata in determinati paesi del mondo, il terrorismo può risiedere ovunque.

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La scrittrice si attirò molte polemiche quando sostenne che i terroristi dell’attacco agli Stati Uniti dell’11 Settembre potevano essere definiti in qualsiasi modo, ma non certo ‘codardi’, come faceva la stampa americana, dal momento, diceva la Sontag, che per fare ciò che avevano fatto ci voleva sicuramente un grande coraggio.

Saddam Hussein per la Sontag era certamente un mostro, un dittatore di prima classe, ma la scrittrice rimaneva dell’opinione che il vero motivo del conflitto fosse l’interesse americano ad avere basi militari permanenti in Iraq ed esercitare il controllo sul petrolio. George W. Bush – dichiarò in un intervista – è più sanguinario dell’imperatore Augusto: può essere definito un barbaro, ma è un gran furbo.

Nella sua analisi, il grande potere mondiale degli Stati Uniti si basa su tre convinzioni del popolo americano: che gli Stati Uniti non sbagliano mai; che gli Stati Uniti non possono perdere; che gli Stati Uniti sono sempre bravi, fanno sempre le cose giuste. Ed in America, secondo la Sontag, c’è il mito dell’innocenza eterna degli Stati Uniti, che non si può violare.
L’ultimo libro di Susan Sontag, ‘Davanti al Dolore degli Altri’ era dedicato alle foto di guerra e alle sofferenze della popolazione civile irachena, coinvolta negli attacchi bellici.

Il 12 Ottobre 2003 la Sontag ricevette il premio per la Pace dei librai tedeschi alla Fiera di Francoforte.

La Sontag è morta il 28 Dicembre 2004 in seguito a complicazioni dovute ad un’acuta leucemia. Nella sua vita aveva combattuto con diverse forme di cancro, incluso il cancro alla mammella e una rara forma di cancro all’utero. Oltre alle lotte per i diritti civili dunque, la sua vita è stata soprattutto una lotta per la sopravvivenza.

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